Rebecca – La prima moglie (1940): il folgorante esordio a Hollywood di Alfred Hitchcock

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Trailer del film Rebecca

“Rebecca – La prima moglie” è il film hollywoodiano d’esordio di Alfred Hitchcock. Il regista dopo i vari successi intrapresi nella propria patria, l’Inghilterra, decide di spostarsi negli Stati Uniti dove realizza alcuni dei più grandi capolavori della storia del cinema. Hitchcock inizia la sua carriera nel periodo del muto, nel 1925. I suoi primi film sono per lo più commedie e qualche sporadico thriller che inizia a far notare il talento del cineasta britannico. Con l’avvento del sonoro, Hitchcock migliora ulteriormente la qualità dei suoi prodotti realizzando ottimi successi commerciali e concentrandosi principalmente sul genere thriller, con film come “L’uomo che sapeva troppo (1935)” e “Sabotaggio (1936)”.

Il regista a partire dal 1940 si trasferisce negli Stati Uniti poiché al tempo veniva considerata la patria del cinema; qui potrà avere a disposizione maggiori mezzi tecnici e un’audience più grande rispetto a quella inglese. Come prima opera hollywoodiana a Hitchcock viene dato il compito dal produttore David O. Selznick di girare un film tratto dal romanzo “Rebecca, la prima moglie” di Daphe Du Maurieir. Durante la realizzazione dell’opera vari dissidi tra il produttore e il regista animano il set : David O Selznick vuole eliminare la componente thriller per dare al pubblico un prodotto più fedele al romanzo da cui è tratto; Hitchcock vuole invece che la componente thriller sia presente e sia di primaria importanza all’interno della storia. Alla fine, Hitchcock riesce ad aver avere la meglio e a creare l’opera che voleva, seppure con qualche modifica. “Rebecca – La prima moglie” esce nelle sale ed ha un grande successo, vincendo due premi oscar: miglior film e miglior fotografia. Viene inoltre inserito tra i 10 migliori film del decennio dal National Board of Review of motion pictures del 1940.

Trama di Rebecca – La prima moglie

Una giovane dama di compagnia si trova a Montecarlo con la sua padrona. Qui fa conoscenza di un ricco aristocratico, Maxim De Winter. I due si innamorano e decidono di sposarsi. Gli sposi vanno a vivere nel sontuoso castello di Maxim dove la prima moglie, Rebecca De Winter, era morta affogata. La protagonista riceve le antipatie della servitù che preferivano Rebecca, la quale sembra ancora nei pensieri di Maxim, e la cui presenza insedia tutta la casa.

Rebecca - La prima moglie (1940)  fotogramma del film
Rebecca – La prima moglie (1940) fotogramma del film

Recensione di Rebecca – La prima moglie

Il film è sostanzialmente diviso in tre parti. La prima è ambientata a Montecarlo dove i due personaggi principali si conoscono davanti ad un precipizio: la giovane e timida protagonista (della quale non sapremo il nome per l’intera durata della pellicola) salva il ricco Maxim mentre tenta di suicidarsi a causa della morte della moglie. Dopo l’incontro i due si innamorano e la loro storia viene raccontata con grande pathos, fino al matrimonio. Come di consueto nei film di Hitchcock, l’inizio serve per conoscere meglio i personaggi, entrare in sintonia con loro e creare la tensione lentamente. La seconda parte del film, successivamente al matrimonio, è ambientata nel castello a Manderley. Qui l’atmosfera si fa più sinistra e il carattere dei personaggi cambia radicalmente. La protagonista diventa più cupa e timorosa, sentendosi sempre osservata e pedinata dai servitori. Maxim sembra più distaccato e apatico nei confronti della nuova moglie. La presenza della prima moglie, Rebecca, si fa incessante poiché ogni singolo elemento della casa ricorda la donna defunta. Se nella prima parte la tecnica era al servizio della narrazione facendo conoscere i personaggi al pubblico, in questa seconda parte la regia cambia. Lenti movimenti di macchina introducono lo spettatore nel castello che diventa quasi spettrale. Il costante mantenimento del punto di vista della protagonista fa provare il senso di claustrofobia e oppressione che lei è costretta a vivere. I primi piani e dettagli sugli oggetti si fanno frequenti e la suspense aumenta. Anche la fotografia, ovviamente in bianco e nero, cambia radicalmente. Se nella prima parte la luce la faceva da padrona, con scene illuminate che rendevano il senso di gioia che i personaggi stavano vivendo, nella seconda parte sono molto più frequenti scene al buio. L’atmosfera s’incupisce e sfuma su immagini sempre più scure. L’elemento della nebbia (spesso presente nel film) permette dei giochi di luce e ombra che aumentano la tensione e il senso d’irrequietezza, donando anche splendide soluzioni visive e tagli di luce che rimandano alla corrente cinematografica espressionista.

Rebecca - La prima moglie (1940)  fotogramma del film
Rebecca – La prima moglie (1940) fotogramma del film

La terza e ultima parte è quella della rivelazione. Le misteriose circostanze nelle quali Rebecca è morta vengono a galla. La camera segue i personaggi e le loro reazioni ai numerosi colpi di scena che la storia mette in atto. La tensione giunge al limite per scoppiare nelle varie scoperte. Il meraviglioso finale rende giustizia alla storia. Un lieto fine avvolto nel fuoco che, sebbene finisca in maniera positiva per i protagonisti, continua a presentare atmosfere macabre grazie alla fotografia sempre tetra e la fine brutale di alcuni personaggi secondari. La suspense, di cui Hitchcock è assoluto maestro, viene mantenuta per le oltre due ore di durata e sono numerose le sequenze dove lo spettatore è tenuto a stare con il fiato sospeso per diversi minuti.

Il tema della competizione è presente in tutta la pellicola. La protagonista (povera, mal vestita e con un carattere poco deciso) ha continui complessi d’inferiorità nei confronti della prima moglie (bellissima, ben voluta da tutti e molto intelligente). Il peso della competizione non riesce a essere retto dalla nuova signora De Winter che più volte cede a crisi di pianto. Rebecca sebbene non sia mai fisicamente presente è come un’ombra all’interno del castello: i suoi oggetti, la sua camera e perfino il mare dove è affogata fanno pensare a lei. Hitchcock, nonostante il realismo della storia, riesce a far percepire Rebecca come un fantasma, dando la costante impressione che lei sia sempre presente, benché non compaia mai sulla scena. L’ambientazione del film ha delle tinte gotiche date dal castello, dall’incessante nebbia e da alcuni personaggi estremamente inquietanti come la signora Danvers, governante della casa. L’atmosfera goticheggiante aumenta l’idea di paura nello spettatore e accresce l’alone misterioso che cela il film.

Rebecca - La prima moglie (1940)  fotogramma del film
Rebecca – La prima moglie (1940) fotogramma del film

Lo spettatore, catturato dalle vicende e incuriosito di arrivare alla soluzione finale, è trapassato da un turbinio di emozioni che vanno dall’empatia alla tensione fino al vero e proprio terrore. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, con una profonda psicologia e diverse sfumature caratteriali che rendono la storia ancora più interessante. Anche gli attori sono ottimi: una grandiosa Joan Fontaine regge il ruolo della protagonista in maniera egregia, aprendosi le porte dei divi di Hollywood. Un eccezionale Laurence Olivier interpreta Maxim, donando tutte le sfumature del personaggio alla perfezione.

In conclusione

Hitchcock esordisce ad Hollywood con uno dei capolavori degli anni 40, lo stile del regista non viene snaturato dalla nuova patria e riesce a catturare lo spettatore in un film costruito sulla suspense e i numerosi colpi di scena. La pellicola ha un’ottima tecnica registica in grado di trasportare il pubblico nel film e una fotografia che gioca sul bianco e nero con numerosi tagli di luce di matrice espressionista. Il film presenta diversi temi come la morte, la competizione e la psicologia umana. I bellissimi e introspettivi personaggi sono recitati in maniera esemplare da tutti gli attori.

Note positive

  • Regia e fotografia straordinarie e coerenti con l’atmosfera del film.
  • Ottima creazione della suspense.
  • Narrazione che cattura lo spettatore.
  • Numerosi ed imprevedibili colpi di scena.

Note negative

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