Red Shoes (2022): la violenza di genere attraverso gli occhi di un padre

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Trailer del film Red Shoes

Il film è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2022 nella sezione Orizzonti Extra. La pellicola nasce grazie a una proficua collaborazione tra Messico e Italia, coinvolgendo maestranze di entrambe le Nazioni come la compositrice Camilla Uboldi, conosciuta per aver scritto le musiche per vari prodotti tra cui Ayotzinpa, El Paso de la Tortuga e American Animals.

Trama di Red Shoes

In un luogo sperduto del Messico vive il contadino Artemio, uomo solitario e in rovina. La sua vita, apparentemente tranquilla, viene sconvolta dalla notizia della morte della figlia che non vede da anni, così decide di partire per la città per recuperare il suo corpo e portarla a casa. Il suo viaggio lo porterà a ricordare momenti molto tristi del suo passato, a guardarsi dentro e ad incontrare una giovane donna che gli ricorderà dei suoi errori.

Red Shoes © reggi&spizzichino
Red Shoes © reggi&spizzichino

Recensione di Red Shoes

Quando si cerca di allontanare, o meglio, dimenticare il passato c’è un momento in cui viene tutto a galla e bisogna farci i conti. Il protagonista Artemio, nonostante l’aspetto tranquillo e il fare pacifico, porta dentro un tale dolore da aver deciso di riporlo in un cassetto e chiuderlo a chiave. Ma non è solo il dolore della perdita, è anche un profondo rimorso a cui non riesce a far fronte.

Un viaggio per affrontare il passato

Se il viaggio porta a guardare avanti, in questo film avviene l’esatto opposto: il vecchio protagonista è costretto a rivangare il passato e assumersi la responsabilità delle sue azioni, oltre alle sue colpe. Tuttavia non è una storia che prevede un lieto fine poiché la morte della figlia annulla ogni possibile rappacificazione, ma non è tutto bianco o nero. Artemio decide di fare un ultimo gesto di amore per sua figlia e per sé stesso, ovvero riportarla a casa come avrebbe dovuto fare molto tempo prima: si muove verso la città, un ambiente a lui poco familiare, e fa di tutto per vedere il corpo di sua figlia e riportarla dove è cresciuta. Forse cerca di colmare l’immenso vuoto che prova da anni, forse non vuole sentirsi più solo anche se ora lo è più che mai.

Nel corso del film si consolida sempre di più il ricordo del rapporto che c’era tra Artemio e la figlia Rosa, un amore mai veramente esplicitato e con molti conti in sospeso, ma sempre forte. Il regista stesso ha affermato:

Questa è una storia che merita di essere raccontata; una storia sul conflitto con i padri, argomento che interessa anche me da vicino. […] In questo senso, il film è un piccolo tributo al mio stesso padre, a tutti i padri e ai rapporti che non siamo mai in grado di concludere.

Durante il suo viaggio, Artemio incontra una giovane prostituta di nome Damiana. Lei è il punto di vista di una figlia che ha perso suo padre proprio come Artemio ha perso sua figlia, stesse dinamiche, ruoli invertiti. Ecco perché i due, dopo un primo incontro un po’ burrascoso, si troveranno in una dinamica padre-figlia di cui hanno entrambi inconsciamente bisogno. E’ qui che riescono ad affrontare il loro dolore, sanno che hanno al fianco una persona con cui capirsi, nonostante appartengano a due mondi opposti, quello di città e quello rurale, e ne rispecchino un po’ le caratteristiche.

Red Shoes © reggi&spizzichino
Red Shoes © reggi&spizzichino

Il mondo urbano cui con si confrontano i personaggi è insensibile, indifferente, proprio come i colori scelti per la pellicola: chiari, poco saturati, come se ci fosse sempre un velo grigio a bloccare la brillantezza. Ma è anche questo un tema centrale del film:

Carlos Eichelmann Kaiser- (Regista): Credo, inoltre, che ci sia bisogno di storie come queste che mettano in luce il duro contrasto tra il Messico rurale, luminoso quanto dimenticato, e il Messico urbano, vibrante quanto buio, doloroso quanto vivo.

Il viaggio interiore, lento e doloroso, è accompagnato da un montaggio altrettanto lento e da una sceneggiatura che da poco spazio al dialogo, rispecchiando l’indole stessa del protagonista, solitaria e arrendevole. La regia non è particolarmente spiccata, non ci sono scelte forti che fanno gridare a una grande autorialità; c’è un vasto uso del primo piano che sostituiscono molte battute: il viso espressivo di Artemio fa a meno di tante parole e si sposa perfettamente con il suo essere solitario e introverso.

© reggi&spizzichino
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Zapatos Rojos- tra politica e storia

Un tema centrale del film è il femminicidio e la violenza di genere: il film si apre con l’uccisione in condizione misteriose (e mai chiarite) della figlia del protagonista e si conclude con la straziante storia della giovane prostituta. La scelta del titolo deriva proprio dall’istallazione di denuncia realizzata da Elina Chauvet. L’artista, in risposta all’incremento dei femminicidi a Ciudad Juárez e come modo per superare l’omicidio della sorella, nel 2009 ha posizionato in tutta la città varie scarpe rosse di ogni tipo. Il colore, acceso e brillante, ricorda il sangue delle vittime e la loro sofferenza. L’installazione ha fatto il giro del mondo ed è ancora oggi un simbolo molto importante per la lotto contro la violenza di genere, sopratutto in un paese come il Messico dove il tasso di uccisione è ancora molto alto. Nel 2020 il movimento attivista ha indotto uno sciopero di 24 ore per tutte le donne lavoratrici utilizzando l’hashtag #UnDiaSinNosotras.

Installazione di Red Shoes
Installazione di Red Shoes

E’ un argomento molto delicato e che merita la giusta attenzione, anche se il film lo affronta in maniera un po’ marginale. La regia ha detto:

La storia inizia con la morte di una donna in circostanze misteriose e, sebbene vi sia una chiara intenzione di affrontare la questione del femminicidio, abbiamo voluto farlo in modo implicito e circostanziato. Quello che voglio dire è che il nostro obiettivo non era dire le cose apertamente, perché l’intenzione principale è sempre stata quella di fare un dramma sottile e un film affermativo, dove il punto di vista non è quello della vittima ma quello del padre, che soffre per l’assenza della figlia, ma anche per la propria colpa, per i propri rimpianti.

Probabilmente ci si sarebbe aspettati una inclusione più evidente, soprattuto in vista del titolo e del significato che porta con sé. Si sarebbe potuto mantenere il tema della violenza senza declinarla al femminile per non rischiare di dare poca attenzione ad un tema caldo e che coinvolge molte più persone di quanto si pensi.

Conclusioni

Carlos Eichelmann Kaiser ha fatto una scelta coraggiosa nel portare un film dalle tematiche molto attuali e che coinvolgono tanto il Messico quanto l’Italia. Si mostra una città moderna ma violenta, una campagna tranquilla ma cieca alle atrocità. Sicuramente è una pellicola che ha tanto da raccontare, ma certi momenti potevano essere più approfonditi per dare spessore a tutti quei topic che sono solo accennati.

Note Positive

  • Fotografia
  • Personaggi

Note negative

  • Ritmo
  • Il tema del femminicidio è affrontato troppo marginalmente

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