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Rushmore
Titolo originale: Rushmore
Anno: 1998
Paese: Stati Uniti d’America
Lingua: Inglese, spagnolo, francese, latino
Genere: Commedia
Casa di Produzione: American Empirical Pictures, Touchstone Pictures
Durata: 93 min
Regia: Wes Anderson
Sceneggiatura: Wes Anderson, Owen Wilson
Fotografia: Robert D. Yeoman
Costumi: Karen Patch
Scenografia: David Wasco
Montaggio: David Moritz
Musiche: Mark Mothersbaugh
Attori: Jason Schwartzman, Bill Murray, Olivia Williams, Seymour Cassel, Brian Cox, Mason Gamble, Sara Tanaka, Stephen McCole, Connie Nielsen, Luke Wilson
Recensione di Rushmore
Opera manifesto dell’estetica e del linguaggio visivo andersoniano, ancora aspri ma sulla buona strada; i personaggi e la regia sono ora delineati in modo molto preciso.
Film con il quale Anderson cominciò a farsi un nome al di fuori dei “salottini indie”, anche grazie al cast che conta nomi molto noti al grande pubblico, come Bill Murray e Brian Cox.
Come per il precedente film del regista, Un colpo da dilettanti, anche Rushmore non venne mai distribuito nelle sale cinematografiche italiane ma fu inserito direttamente nel circuito televisivo.
Trama di Rushmore
Rushmore Academy, 1998. Max Fisher, quindicenne estremamente creativo ed altrettanto svogliato nello studio, occupa tutto il suo tempo e le sue energie nel seguire e fondare club extracurricolari; grazie alla scuola, però, incontrerà due persone che diventeranno molto importanti per lui: il primo è Herman Blume, magnate dell’acciaio e padre di due suoi compagni di classe, la seconda è Rosemary Cross un’insegnante di scuola elementare della quale si innamora subito.
La vita di Max, fino ad allora soddisfacente, riceve una battuta d’arresto in seguito all’espulsione dalla Rushmore e dal rifiuto di Rosemary, cose che lo costringono a crescere emotivamente e a confrontarsi con il mondo al di fuori delle mura della scuola.


“Secondo me devi trovare qualcosa che ami fare e poi farlo per il resto della tua vita. Per me è frequentare la Rushmore.
cit. Max Fisher
Analisi di Rushmore
Seconda opera del regista americano; ancora una volta irriverente, colorata e sopra le righe che prende spunto direttamente dalla vita dei due sceneggiatori (Anderson e Wilson) così da diventare un –quasi– film autobiografico a quattro mani.
Cominciano a comparire delle palette ben precise con i calori pastello a farla da padrone.
Il protagonista, Max Fischer, è un ragazzo di quindici anni senza freni inibitori, che non riconosce autorità o differenza di ceto sociale, che tratta tutti come suoi pari, von un ego smisurato e pronto a tutto pur divedersi e di vendersi nel migliore dei modi e nonostante non spicchi per bellezza, simpatia o intelligenza possiede un carisma e un savoir faire fuori dal comune, molto più spiccato di molti adulti: Max è un ragazzo che sogna in grande e che sogna di essere già grande ma che non vuole lasciare il “ventre” confortante della Rushmore per dover affrontare la vita. Il set di questo film sembra una fiera del vintage: in ogni inquadratura non è ricercate solo la simmetria o i colori, ma anche l’arredamento che predilige i piccoli quadri e gli oggetti di antiquariato così da creare un ambiente che ricordi l’interno di un negozio nostalgia o un mercatino delle pulci.
La regia e gli interpreti
Quello che Anderson rappresenta, con questo suo secondo film, è una commedia scolastica che però si discosta molto dai prodotti di quel target usciti fino ad allora (si pensi a Clueless – Ragazze di Beverly Hills); qui tutto viene spostato ad un livello più alto.
La regia è, come sempre, minimal; la macchina da presa si limita a seguire i personaggi, non “interagisce” con loro esaltandone dei movimenti o delle scene ma restituisce allo spettatore una visione oggettiva di ciò che succede in scena, tutto risulta molto credibile.
Come già successe in Un colpo da dilettanti anche in questa pellicola troviamo attori emergenti al fianco di attori affermati in un mix assolutamente ben riuscito (in questo caso un giovanissimo Jason Schwartzman sopra le righe al fianco di un impassibile Bill Murray).
NOTE POSITIVE
- La sceneggiatura
- La fotografia
- Le musiche
NOTE NEGATIVE
- Ancora poco mordente