Selva trágica (2020): Sessualità, mitologia e natura

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Selva tràgica locandina film

Selva trágica

Titolo originale: Selva trágica

Anno: 2020

Paese: Messico, Francia, Colombia

Genere: mistero

Produzione: Zoología Fantástica, Barraca Producciones, Varios Lobos, Manny Films, Malacosa Cine

Distribuzione: Netflix

Durata: 96 minuti

Regia: Yulene Olaizola

Sceneggiatura: Yulene Olaizola, Rubén Imaz

Fotografia: Sof a Oggioni

Montaggio: Rubén Imaz, Yulene Olaizola, Israel Cárdenas, Pablo Chea

Musiche: Alejandro Otaola

Attori: Indira Andrewin, Gilberto Barraza, Mariano Tun Xool, Lázaro Gabino Rodríguez, Eligio Meléndez, Eliseo Mancilla de la Cruz, Dale Carley, Shantai Obispo, Nedal McLaren, José Alfredo González Dzul, Antonio Tun Xool, Marcelino Coba Flota, Gildon Rowland, Mario Canché Pat, Guillermo Muro Cárdenas

Trailer di Selva tràgica

Quinto lungometraggio della cineasta e scrittrice messicana Yulene Olaizola (Artificial Paradises, 2011; Fogo, 2012), Selva trágica è stato presentato in anteprima mondiale al festival cinematografico di Venezia 2020 nella sezione Orizzonti, successivamente è stato proiettato al New York Film Festival. In Italia il film è stato distribuito a partire dal 09 giugno 2021 sulla piattaforma Netflix.

Trama di Selva trágica

1920, dentro il cuore della giungla maya situata al confine tra Messico e Belize, la giovane beliziana Agnes, pura e casta, sta scappando da un inglese di mezza età che la vuole sposare. Insieme alla ragazza c’è una sua amica infermiera, Florence, e un signore che le sta aiutando a scappare facendogli largo in mezzo alla foresta, questi due durante il cammino si dedicano a momenti sessuali, che Agnes guarda di nascosto.

Un giorno, mentre sono su una barca nel fiume, i tre vengono scoperti dall’uomo bianco e dai suoi scagnozzi che iniziano a sparargli contro. Tutti e tre cercano di salvarsi la vita rifugiandosi nell’entroterra della foresta ma ognuno di loro viene colpito e trafitto dai proiettili, avviandosi verso la morte. Inaspettatamente però Agnes riesce a sopravvivere e decide di cambiare la sua identità indossando i vestiti di Florence per rendersi meno riconoscibile. La ragazza beliziana però fin troppo debole, in seguito, sviene a terra.

Nel territorio, un gruppo di uomini addetti all’estrazione della gomma dagli alberi si imbattono proprio in Agnes, mentre questa è priva di sensi. Per salvarla la prendono con loro e la conducono al loro campo base, situato all’interno della foresta. La presenza della donna scatena tra gli uomini una serie di tensioni interne causate dalle loro fantasie e dai loro desideri verso questa incantevole sconosciuta che parla un altra lingua difronte alla loro. Nessuno di questi uomini però sa che forse stanno risvegliando la crudele Xtabay, un essere leggendario che si nascondere nel cuore della giunga.

Selva trágica fotogramma
Fotogramma di Selva tràgica

Recensione di Selva trágica

Vedere che il colosso dello streaming Netflix, nonostante un suo catalogo prevalentemente commerciale, continui a proporre al pubblico opere dedicate maggiormente ai cinefili è senza dubbio un elemento di pregio della piattaforma on demand, anche se questa volta puntare sulla distribuzione di Selva trágica appare ancora di più una vera e propria sfida, se non un vero e proprio rischio economico, poiché la pellicola di Yulene Olaizola è un opera non solo enigmatica, riflessiva e per puri cinefili ma un vero e proprio viaggio mitologico dentro la giungla adatto a quel pubblico hardcore che vuole spingersi oltre i propri limiti di spettatore, tanto che guardare l’intera pellicola può apparire una sfida titanica soprattutto per un pubblico medio a causa di un ritmo narrativo piuttosto lento e di un mood interiore poetico del lungometraggio in cui è difficile riuscire a entrare.

Selva trágica possiede un sapore prettamente naturalistico ove il luogo stesso della giungla diviene un personaggio fondamentale e fondante della drammatizzazione degli eventi. I totali o i campi medi riguardanti l’elemento naturalistico sono realizzati attraverso un attenta e apprezzabile fotografia documentaristica, elemento che viene enfatizzato anche attraverso il lavoro sonoro, in cui la musica e i dialoghi per gran parte del lungometraggio scompaiono per lasciare spazio ai suoni della vita della foresta. Questa componente realistica viene enfatizzata anche attraverso la regia, con scelte dell’inquadrature, spesso e volentieri, lente e lunghe, girate con macchina a mano.

Il lato da documentario traspare fin dall’inizio della pellicola in cui sentiamo già dai titoli di apertura i rumori della natura su uno sfondo sfuocato che ritrae probabilmente l’erba, poi con uno stacco di montaggio siamo dinanzi a un gigantesco albero tagliuzzato nel tronco che è situato al centro dell’inquadratura, con uno stacco di montaggio vediamo degli uomini che stano facendo dei tagli sulla parte alta della corteccia dell’albero. Noi osserviamo i lavoratori in perenne silenzio e i suoni della natura e i rumori stessi della vita. Questo incipit appare un vero e proprio docufilm in cui viene mostrato come si ottiene le gomme da masticare, il tutto attraverso un ritmo molto sonnolento.

Selva trágica
Indira Rubie Adrewin in Selva trágica

Mitologia e sessualità (attenzione spoiller)

La vena documentaristica però si mescola entro una storia prettamente magica, mitologica e carnale, ed è proprio in questo mix tra le due parti che il film perde la sua forza narrativa, poiché la regista vuole e intende narrare il tutto come se fossimo dentro un documentary film senza andare nei momenti salienti ad accelerare il ritmo oppure a sviscerare e a raccontare il sottotesto psicologico e drammaturgico riguardante il personaggio femminile Agnes, ottimamente interpretata da Indira Rubie Adrewin che dona uno sguardo in grado di sedurre lo spettatore stesso, che però rimane per tutta le pellicola fin troppo enigmatico.

Selva trágica è una pellicola interamente connessa con la leggenda della Xtabay, divenendo quasi una trasposizione contemporanea di questo mito maya, il problema però è che se uno non conosce questa leggenda popolare messicana non comprende minimamente la storia narrata, segno di una sceneggiatura troppo enigmatica e mal scritta. Se invece sappiamo la mitologia sulla Xtabay la storia non aggiunge niente a quello che è già scritto nei testi antichi, possedendo inoltre un finale enigmatico e poco convincente.

Agnes: Non so cosa sia successo… ci sono dei fiori bellissimi intorno a te.

Florence: Ci sono fiori anche intorno a te? (l’inquadratura mostra alcuni stecchi)

Agnes: Posso chiederti una cosa? Come ci si sente a stare con un uomo? Nessuno mi ha toccata. Tu sei stata con molti uomini. Vorrei essere un fiore bellissimo come te

Selva trágica

Analizzando il lungometraggio attraverso la leggenda possiamo dire che Agnes rappresenta Utz – Cole, una ragazza bella e virtuosa ma allo stesso tempo crudele, mentre la sua amica infermiera che muore nel primo atto ricopre il ruolo della Xkeban, la peccatrice e colei che fa l’amore con tutti gli uomini. La leggenda racconta che al momento della morte la Xkeban si è trasformata in uno splendido fiore profumato, mentre la Utz – Cole diventa a causa della sua cattiveria la Xtbay, ovvero colei che esce dal fiore Tzacam, un catcus spinoso e rigido che diviene simbolo della sua cattiveria interiore. Questa una volta morta, si risveglia di tanto in tanto inseguendo gli uomini, attraendoli e poi uccidendoli, proprio come accade nella pellicola. Ma se accettiamo che il film si rifà esattamente alla leggenda vuol dire che Agnes muore nel primo atto e che quella che vediamo durante il continuo drammaturgico non è altro che lo spirito della donna, divenuta cacciatrice e predatrice di uomini.

In conclusione questa pellicola è indubbiamente interessante ma si perde nel suo eccessivo documentarismo e in una sceneggiatura che non si dimostra in grado di approfondire i personaggi, ma alla fine Selva trágica appare una storia, che se non conosciamo la leggenda su cui si basa, priva di qualsiasi senso.

Note positive

  • Fotografia
  • Scenografia
  • Interpretazione di Indira Rubie Adrewin

Note negative

  • La storia non possiede forza a causa di una sceneggiatura priva di qualsiasi approfondimento caratteriale
  • Ritmo eccessivamente lento
  • Assenza di Pathos

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