Shahmaran 2 (2024). La storia di due sorelle

Recensione, trama e cast della seconda stagione della serie turca Shahmaran 2 del 2024, basata sul romanzo “Şah-ı Mar” del 2010,

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Trailer di “Shahmaran 2”

Informazioni sulla serie e dove vederla in streaming

Il 20 gennaio 2023, Netflix ha distribuito la prima stagione della serie fantasy-drammatica turca “Shahmaran”, diretta da Umur Turagay e scritta da Pinar Bulut. La serie è ispirata al romanzo “Şah-ı Mar” del 2010, scritto da Emine Buzkan Kaynak, e alla leggenda folkloristica di Shahmaran, letteralmente il “Re dei serpenti”. Dopo il successo della prima stagione, Netflix ha rinnovato la serie per una seconda stagione, che ha debuttato sulla piattaforma streaming l’8 agosto 2024. La nuova stagione riprende esattamente da dove eravamo rimasti: una notte nefasta in cui il sangue di innocenti è stato versato, e in cui Maran si è trovato costretto a rivelare a Şahsu la tragica verità. La leggenda di Shahmaran non è una semplice fiaba mitologica, ma un evento realmente accaduto e destinato a ripetersi, incastrato in un eterno gioco del destino tra i Mar e gli umani. Ora Şahsu sa di essere Shahmaran, e che lo spirito di questa regina-dea deve rinascere in lei, attraverso un sacrificio. Nel frattempo, Lilith, la malvagia sorella di Shahmaran, sta per riemergere dall’oscuro pozzo in cui è stata confinata per secoli, portando con sé sangue, morte e vendetta.

Trama di “Shahmaran 2”

La tanto attesa profezia si è avverata; Shahmaran inizia a risvegliarsi nel corpo di Şahsu, ma completare la trasformazione non sarà semplice. Per diventare completamente la regina dei serpenti, la donna che ha amato Camsap, Şahsu deve aprire tre porte metaforiche, affrontando tre complesse prove che sfideranno la sua moralità. Per superare queste sfide, ha bisogno dell’aiuto del suo amato Maran, il prescelto, un uomo metà Mar e metà umano. Il suo compito è di assisterla nel percorso di trasformazione e, allo stesso tempo, proteggere il suo popolo dalla furia vendicativa di Lilith. Quest’ultima, una volta uscita dal pozzo dove era stata rinchiusa per secoli per volontà di Shahmaran, non perde tempo e compie una strage, uccidendo l’intera famiglia di Maran, lasciandolo come unico sopravvissuto.

Mentre l’amore tra Şahsu e Maran cresce e i due affrontano numerose e complesse sfide, Lilith trova supporto da una fazione dei Mar, in particolare da Cihan, che accompagnerà la strega del male nell’esplorazione del mondo terrestre, a lei sconosciuto dopo secoli di isolamento. Presto, Shahmaran e Lilith si ritroveranno a lottare per il “ciclo dell’universo” in una disputa eterna.

Fotogramma di Shahmaran 2X06
Fotogramma di Shahmaran 2X06

Recensione di “Shahmaran 2”

Questa stagione si presenta come un perfetto proseguimento narrativo della prima, sia a livello stilistico che di sceneggiatura, con una regia e una scrittura che mantengono il linguaggio della stagione precedente, senza cambiamenti significativi, neppure nei toni cromatici o fotografici. La sceneggiatura riprende la storia esattamente da dove si era interrotta, nella stessa serata e nella stessa location: il lago, dove avevamo assistito agli ultimi istanti di romanticismo tra i due protagonisti, culminati in un appassionato bacio.

Visivamente e narrativamente, la storia si mantiene coerente con quanto visto nella stagione precedente, sia nei pregi che nei difetti. Da un punto di vista tecnico, la serie presenta alcune pecche nella CGI, con una regia attenta a evitare l’uso di effetti speciali ove possibile, preferendo inquadrature funzionali (si veda la trasformazione di Şahsu in Shahmaran), evitando di effettuare un ampio uso di effetti speciali. A livello di sceneggiatura, la serie continua a peccare nella caratterizzazione dei personaggi secondari, trattati con superficialità. Questo vale sia per i personaggi già noti che per le nuove aggiunte, come la figura di Abra, una Mar al fianco di Lilith. Le azioni e il passato di Abra non sono approfonditi a sufficienza, rendendola un personaggio interessante ma mal sviluppato, così come lo è la relazione che intreccia con Cihan. Quest’ultimo, destinato a diventare il “macellaio di Lilith”, si trasforma, come era prevedibile, in un anti-eroe dal cuore buono, spinto da rancore e rabbia verso Maran, che lo ha privato dell’amore di Şahsu. Cihan porta morte e distruzione in nome della crudele Lilith, un personaggio il cui nome evoca già connotazioni negative, poiché nella cultura mesopotamica Lilith è un demone femminile, portatrice di disgrazie, malattia e morte.

Anche il personaggio di Lilith, nonostante le premesse intriganti, come il suo desiderio di riscoprire la cultura terrestre, e nonostante l’abile interpretazione di Ece Ertez, che dona profondità scenica al ruolo, non riesce a emergere come un villain veramente interessante. La sceneggiatura la relega a dinamiche classiche tra bene e male, privandola di un vero conflitto con Shahmaran. Lo scontro tra le due sorelle manca di epicità e spesso risulta privo di pathos e di logica narrativa, con un finale a loro connesse fin troppo sbrigativo. Allo stesso modo, la figura di Shahmaran, attesa come una figura potente a livello drammaturgico, in grado di dare una profonda scossa alla drammaturgia della serie, si rivela debole e quasi inconsistente a livello caratteriale. La regina buona dei serpenti appare solo per pochi minuti sullo schermo, nonostante l’intera stagione sia incentrata sulle missioni di Şahsu per risvegliare questa entità e fermare la malvagità di Lilith, intenzionata a sterminare gli umani in nome della vendetta contro la sorella, che aveva amato Camsap e protetto l’umanità, preferendo la stessa umanità a lei e ai Mar stessi.

L’incipit di questa stagione è concepito per evidenziare la struttura drammaturgica, almeno dal punto di vista di Şahsu. Fin dall’inizio, la protagonista scopre attraverso una visione e le parole di Çavgeş che deve affrontare tre prove per far emergere la regina dei serpenti Shahmaran dal suo corpo. Così, accettando la profezia e sacrificando la sua vita, Şahsu abbraccia il suo ruolo nella storia: quello di eroina, di colei che si sacrifica per salvare la razza umana, ma non solo. Tuttavia, la serie manca di introspezione nel personaggio. Non troviamo mai in Şahsu un momento ben trattato di tormento interiore per ciò che deve compiere. Al personaggio mancano reali momenti di dubbio, di crisi interiore; la protagonista non si sottrae mai al suo ruolo, un aspetto che avrebbe potuto essere esplorato almeno in un episodio. Anche nel momento cruciale del sacrificio finale, il personaggio agisce con determinazione verso l’obiettivo, senza mostrare preoccupazioni reali, riguardo a ciò che accadrà a lei.

Più interessante è invece la storia di Maran, che scopre l’oscurità dentro di sé: una sete di pura vendetta che inizia a distruggerlo internamente, una sete che solo l’amore per Şahsu riesce a contenere. Non è certo che la storia di Maran sia completamente conclusa, anzi, il finale della stagione, sebbene sembri chiudere la serie in maniera circolare, lascia spazio a eventi futuri, soprattutto con il suo epilogo enigmatico.

La seconda stagione di “Shahmaran” rappresenta un ulteriore passo avanti nella costruzione dell’universo mitologico della serie, ma non riesce a superare del tutto le sue limitazioni. Uno dei punti di forza risiede sicuramente nelle performance degli attori, che riescono a infondere vita e complessità ai loro personaggi, portando in scena una vicenda che, seppur basata su archetipi classici come la lotta tra il bene e il male, riesce a mantenere l’attenzione dello spettatore. Questi interpreti contribuiscono a dare tridimensionalità alla storia, compensando in parte le debolezze strutturali della sceneggiatura, che talvolta soffre di una certa prevedibilità e mancanza di originalità, soprattutto in questa seconda stagione.

A livello tematico, la serie esplora il concetto di destino e di come i personaggi siano intrappolati in un ciclo di eventi che sembrano inevitabili. Questo tema è particolarmente evidente nel finale della stagione, che lascia intuire una connessione profonda tra il destino dei protagonisti e le forze soprannaturali che governano il loro mondo. Nonostante questa profondità tematica, la serie non riesce a sviluppare pienamente il suo potenziale. Con una maggiore attenzione alla scrittura e alla costruzione dei dialoghi, “Shahmaran” avrebbe potuto emergere come un’opera di grande spessore. Invece, si posiziona come un prodotto affascinante ma che resta, in definitiva, mediocre. Difatti, la serie con il suo intreccio di mistero, destino e mitologia, possiede indubbiamente un fascino che cattura lo spettatore, ma la sua esecuzione manca della coesione e dell’innovazione necessarie per renderla memorabile. “Shahmaran” rimane una serie godibile e visivamente affascinante, ma con qualche sforzo in più nella sceneggiatura avrebbe potuto raggiungere un livello superiore, diventando un vero e proprio punto di riferimento nel panorama delle serie fantasy.

Le due sorelle in Shahmaran 2
Le due sorelle in Shahmaran 2

In conclusione

La seconda stagione di “Shahmaran” rappresenta un proseguimento coerente con la prima, mantenendo il suo stile visivo e narrativo, ma non riesce a superare alcune delle sue limitazioni. Pur espandendo l’universo mitologico della serie e presentando temi intriganti come il destino e la lotta tra il bene e il male, la sceneggiatura della seconda stagione risulta più prevedibile dinanzi alla prima.

Note positive

  • La stagione mantiene continuità con la precedente, sia a livello visivo che di trama.
  • Gli attori riescono a dare complessità e tridimensionalità ai loro personaggi, compensando in parte le debolezze della sceneggiatura.

Note negative

  • Gli effetti speciali sono limitati e la CGI non è sempre all’altezza, con una regia che preferisce evitare scene complesse.
  • I personaggi secondari, vecchi e nuovi, sono trattati con superficialità, privandoli di uno sviluppo significativo.
  • Il personaggio di Lilith, nonostante le premesse interessanti, non riesce a emergere come un antagonista davvero memorabile.
  • La trama soffre di una certa prevedibilità e manca di originalità, con un finale che lascia spazio a futuri sviluppi ma non offre una chiusura soddisfacente.
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY

.

3.7
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.