Sogno di una notte di mezza estate (1999): un’interpretazione cinematografica di Micheal Hoffman

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Locandina di Un sogno di una notte di mezza estate (1999)

Sogno di una notte di mezza estate

Titolo originale: A Midsummer Night’s Dream

Anno: 1999

Paese di produzione: Stati Uniti, Italia, Regno Unito

Genere: Commedia, Fantastico

Casa di Produzione: Fox Searchlight Picture, Regency Entreprises

Distribuzione italiana: Medusa Film

Durata: 2h 3 min

Regia: Micheal Hoffman

Sceneggiatura: Micheal Hoffman

Soggetto: Opera omonima di W. Shakespeare

Fotografia: Oliver Stapleton

Montaggio: Garth Craven

Musiche: Simon Boswell

Attori: Rupert Everett, Calista Flockhart, Kevin Kline, Michelle Pfeiffer, Stanley Tucci, Christian Bale, Sophie Marceau, David Strathairn, Roger Rees, Sam Rockwell, Max Wright, Bill Irwin, Gregory Jbara, Anna Friel, Dominic West, Bernard Hill, John Sessions, Heather Parisi, Annalisa Cordone, Paola Pessot, Solena Nocentini, Flaminia Fegarotti, Valerio Isidori, Chiara Conti, Isa Gallinelli, Vito Passeri 

Trailer di Sogno di una notte di mezza estate

Informazioni sul film e dove vederlo

Il film è tratto dall’omonimo dramma di William Shakespeare pubblicata nella raccolta del 1623. Questa versione cinematografica del 1999 è diretta e scritta da Micheal Hoffman. Vinse nel 1999 il premio per miglior tecnologia allo Shangai International Film Festival.

Trama di Un sogno di una notte di mezza estate

Nono film di Micheal Hoffman, Un sogno di una notte di mezza estate segue in modo abbastanza lineare la trama dell’opera shakespeariana, ovvero realizza tre filoni narrativi che si sviluppano contemporaneamente e si intersecano fra di loro. La “cornice” introduttiva è istituita dai personaggi di Teseo e Ippolita, regnanti e promessi al matrimonio, a seguire si hanno due coppie in pena per amore: Ermia vorrebbe sposare Lisandro, ma è promessa a Demetrio che a sua volta è innamorato di Ermia la quale non ricambia. In questo triangolo amoroso si aggiunge Elena innamorata di Demetrio. L’ultimo nucleo narrativo è ambientato in un mondo fatato, governato da il re Oberon e la regina Titania, in disputa per l’arrivo di un personaggio estraneo al loro mondo che si contendono. Ciascuno di essi è accompagnato dai propri aiutanti, nel caso di Oberon è Puck, un folletto servitore che invece di aiutare il proprio sovrano sarà il motore di molti equivoci. La conclusione del film porterà il cosiddetto “happy end” per le coppie innamorate, e con un triplo matrimonio che verrà festeggiato con una rappresentazione da parte di una compagnia teatrale. Quest’ultima avrebbe dovuto portare una trama d’una piecè tragica, ovvero Piramo e Tisbe, ma sia nelle prove che nella rappresentazione finale il risultato sarà di una commedia.

Recensione di Un sogno di una notte di mezza estate

L’opera shakespeariana è un alternarsi di tre storie diverse che grazie alla maestria dell’autore si uniscono e poi continuano separatamente, come due linee incidenti. Il film di Hoffman riproduce questo intreccio con una trasposizione completamente cinematografica. La domanda che può sorgere spontanea è : un dramma teatrale può diventare un buon film, o meglio, una trasposizione attendibile?

La risposta è più complicata di quello che si pensa, in quanto esistono più scuole di pensiero, ad esempio Pudvokin, teorico russo, sostenne come la principale differenza tra le due arti fosse che la ripresa cinematografica aveva un occhio mobile capace di balzare da un punto all’altro, e in seguito con l’avvento del sonoro anche il microfono si muovesse in maniera analoga, dal poter sentire un sussurro a una bomba a migliaia di chilometri.

Oltre le differenze registiche, attoriali e di pubblico è giusto anche potersi soffermare sulla sceneggiatura. Lo scrittore americano Dwight V. Swan individuerà tre tipologie di trasposizioni:

1) quella che segue il più da vicino possibile l’articolazione narrativa dell’opera di partenza 2) quella che si struttura in relazione alle scene chiave del libro 3) quella che elabora una sceneggiatura sostanzialmente originale a partire da alcuni elementi del testo ispiratore.

Tornando a “Sogno di una notte di mezza estate” se dovessimo cercare di catalogarlo in una di queste tre sezioni sarebbe una via di mezzo tra la prima e la seconda. La trama non cambia, Hoffman segue pressoché la sceneggiatura teatrale di Shakespeare, ma ambientazione e personaggi risultano essere il frutto della sua lettura. Uno degli esempi più eclatanti è la rappresentazione del mondo delle fate. Se si volesse fare anche un paragone con altre trasposizioni di per certo quella di Hoffman sarebbe quella più diversa dalle altre. è un mondo mefistofelico in cui le fate danzano attorno ad un fuoco come se fosse un rito tribale. Lo stesso Puck, interpretato da Stanley Tucci, diventa un adulto anziché un bambino dispettoso, e viene marchiato a livello estetico da delle corna che richiamano la visione di un demone anziché un folletto.

Stanley Tucci come Puck in ogno di una notte di mezza estate (1999)
Stanley Tucci come Puck in Sogno di una notte di mezza estate (1999)

Anche il personaggio interpretato da Michelle Pfeiffer ha un’interpretazione che si scosta dal punto di vista shakespeariano. Titania, regina delle fate e sposa di Oberon, è una donna forte, indipendente e autoritaria, ma l’immagine che Hoffman vuole dare risulta di una donna superba e tracotante. Questa immagine anziché descrivere un regno delle fate sembra nuovamente volerci porre di fronte a un regno degli inferi.

Michelle Pfeiffer come Titania in Sogno di una notte di mezza estate (1999)
Michelle Pfeiffer come Titania in Sogno di una notte di mezza estate (1999)

L’interpretazione cinematografica raggiunge il proprio apice durante la scena dello spettacolo di Piramo e Tisbe. La scena è iconica, deve suscitare la risata in quanto la compagnia trasforma una tragedia in una commedia e questo punto di vista lo si può vedere anche nella trasposizione di Reinhardt. Hoffman invece, durante un una delle ultime battute, ci riporta a una tragedia, e la parole pronunciate smuovono gli animi portando alle lacrime i regnanti. La scelta, puramente registica, ci lascia dedurre la volontà di voler tornare su dei binari paralleli a quelli shakespeariani, binari tragici. La motivazione non è delle più chiare; portare un suo punto di vista? Una sua firma? Un voler leggere “alla lettera” la sceneggiatura di Shakespeare?

In conclusione

Realizzare un film tratto da una dramma teatrale è da sempre un compito arduo, in quanto di per sé sono due arti che hanno una grande e sostanziale differenza: il pubblico. Quello che ne risulta sarà una propria interpretazione, come se il regista volesse rendere l’occhio mobile della macchina da presa il suo occhio durante una rappresentazione teatrale. Nel caso di Hoffman forse il punto di vista è troppo soggettivo, ci riporta un suo Sogno di una notte di mezza estate. Chiaramente la trama rimane pressoché la stessa, ma sono i piccoli dettagli forse quelli più importanti che ci avrebbero portato il più vicino a una visione originale, quella shakespeariana. Le due arti possono si coesistere, ma senza la pretesa di riportare su pellicola quello che può essere portato su di un palcoscenico. Hoffman ha dato chiaramente una sua interpretazione, con un cast eccellente, ma che sicuramente non è quello che Shakespeare portò in scena.

Note positive

  • Fantasioso
  • Punto di vista innovativo

Note negative

  • Pretenzioso
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