Sul più bello, un manifesto di political correctness

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Sul più bello

Sul più bello

Titolo originale: Sul più bello

Anno: 2020

Paese: Italia

Genere: Commedia, sentimentale, drammatico

Produzione: Eagle Pictures

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 90 min

Regia: Alice Filippi

Sceneggiatura: Roberto Proia, Michela Straniero

Fotografia: Emanuele Pasquet

Montaggio: Luciana Pandolfelli

Musiche: Marco Cascone

Attori: Ludovica Francesconi, Giuseppe Maggio, Jozef Gjura, Gaja Masciale

Trailer ufficiale di Sul più bello

Trama di Sul più bello

Marta (Ludovica Francesconi) è una simpaticissima ragazza diciannovenne affetta da una malattia degenerativa a livello polmonare. Rimasta orfana di entrambi i genitori all’età di 3 anni vive, passa le sue giornate e fa affidamento sulle uniche due persone rimaste con lei, i suoi amici Jacopo (Jozef Gjura) e Federica (Gaja Masciale). Ma la sua malattia non fa altro che peggiorare, andando a diminuire continuamente la percentuale di possibilità di sopravvivenza sopra i 50 anni. Le resta, quindi, un’ultima cosa da fare: avere un appuntamento con uno dei ragazzi più affascinanti di Torino, Arturo Selva (Giuseppe Maggio).

Sul più bello scena del film
Sul più bello – scena del film

Recensione di Sul più bello

L’ultimo lavoro di Alice Filippi, Sul più bello, fa la sua prima apparizione agli occhi dello spettatore lo scorso 24 ottobre per sbarcare direttamente su Amazon Prime Video dall’8 gennaio.

Le cose da dire sul progetto in questione non sono poi molte, eppure proprio per questo si rischierebbe di dilungarsi troppo in sinossi critiche piuttosto semplici in maniera fin troppo articolata. C’è chi ha definito la pellicola un Colpa delle stelle all’italiana”, che a dirla tutta, non risulta nemmeno una supposizione errata: protagonista affetta da una malattia incurabile? C’è. Coprotagonista nei panni del ragazzo fascinoso e carismatico? Non manca. Effetto pop generale e costante nella costruzione delle immagini e nella colonna musicale? Presente. Tutto conduce, insomma, a una commedia sfacciatamente romantica sulla scia – oltre che del sopraccitato Colpa delle Stelle (2014) – di un vago A un metro da te (2019). Che con questo non si vuole affatto sminuire la portata di una tematica tanto spinosa quale la malattia, sia chiaro, semplicemente la tematica amorosa adolescenziale prende il sopravvento sulla matrice più cuba, andandola probabilmente a privare di un pathos più efficacemente richiesto. La riflessione circa il fatto di aver scelto un soggetto semplice da vendere, a questo punto sorge spontanea: insomma, mettici la struggente condizione drammatica di un’orfana in fin vita davanti a un pubblico capace di un minimo di empatia e, come si dice? Il gioco è fatto.

A un terreno già sondato, in più di un caso, in quanto a compatibilità commerciali e di audience, si aggiunge poi un ulteriore elemento che ne stuzzica l’intelletto, manifestandosi in una sottotrama a suo modo spiritosa e leggera: i due amici della protagonista, Jacopo e Federica, nonostante entrambi omosessuali, provano ad avere un figlio “alla vecchia maniera”, suscitando lo sgomento dell’incredula Marta, tanto più considerato che i suoi amici sono appena diciannovenni. Dunque un film che nasce con le migliori intenzioni del mondo, dalla celebrazione di un’amore, all’odissea interiore che un individuo affetto da una malattia degenerativa deve affrontare, al grido di inclusione di ogni orientamento sessuale, si presenta a livello finito e concreto poco credibile né nei modi né tantomeno dei tempi.

Da sinistra Federica (Gaja Masciale), Marta (Ludovica Francesconi) e Jozef Gjura) in una scena del film

Più grande responsabilità di questa mancanza è dettata dalla penna degli sceneggiatori che nell’arco di un’ora e mezza di pellicola poco sono riusciti a costruire una linea temporale interna nei personaggi che possa giustificarne in maniera coerente azioni fatte e parole dette. Ciò è riscontrabile in maniera più marcata nel personaggio di Arturo che manca profondamente di uno sviluppo coerente e che vada di pari passo con la storia e risultando quindi “fuori” da un arco narrativo che già di per sé manca di ulteriori approfondimenti.

Ma Sul più bello è e rimane un manifesto intriso fino al midollo di political correctness che in quanto tale merita sempre un apprezzamento alle intenzioni. Togliendo dov’è troppo e aggiungendo dov’è troppo poco, un progetto con del buon potenziale come in questo caso, avrebbe trovato il suo perfetto equilibrio senza neanche eccessivi sforzi.

Note positive:

  • Intenzioni generali
  • Tematiche piuttosto importanti

Note negative:

  • Sceneggiatura “frettolosa” nella scrittura dei personaggi e in alcune dinamiche narrative
  • Soggetto facilmente vendibile
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