The Call – Il thriller ad alta tensione sud coreano

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The call locandina del film

The Call

Titolo originale: Kol

Anno: 2020

Paese: Corea del Sud

Genere: Thriller, Sci-fi

Produttore: Jeong Hui-sun

Distribuzione: Netflix, Next Entertainment World

Durata: 112 minuti

Regia: Lee Chung-hyun

Sceneggiatura: Lee Chung-hyun

Fotografia: Cho Young-jik

Montaggio: Yang Jin-mo

Musiche: Dalpalan

Attori: Park Shin-hye, Jeon Jong-seo, Kim Sung-ryung, Lee El, Oh Jung-se, Lee Dong-hwi, Park Ho-san

Trailer del film The Call

Trama de The call

Seo-yeon decide di ritornare nella sua casa d’infanzia dopo aver fatto visita a sua madre malata di cancro, proprio durante il tragitto tra l’ospedale e casa perde il suo cellulare. Tra i vari oggetti che si trovano ancora all’interno, trova un vecchio cordless dove inizia a ricevere strane telefonate da una ragazza che si trova in difficoltà perché la madre, da quanto dice, la sta torturando.

Seo-yeon scopre che dall’altra parte del telefono c’è Young-sook che vive nella sua stessa casa ma nel 1999 ovvero vent’anni prima rispetto a lei. Grazie a queste continue chiamate le due ragazze iniziano un rapporto di amicizia e, attraverso le loro conversazioni, scopriamo che Young-sook vive con una sciamana diventata la madre adottiva in seguito alla morte dei genitori, mentre Seo-yeon è orfana di padre, morto durante un incendio dove lei stessa è rimasta ferita, per questo incidente Seo-yeon confida alla sua nuova amica d’incolpare la madre arrivando a provare un sentimento di odio nei suoi confronti perché causa principale dell’incidente che gli ha portato via il padre. Le informazioni che le due ragazze si scambiano gli permettono di cambiare il passato l’una dell’altra.

Recensione de The call

Lee Chung-hyun crea un thriller che gioca in maniera perfetta con questo continuo intreccio di cambiamenti che caratterizzano i film che hanno come tematica i viaggi nel tempo ma, ha differenza di molti altri che non riescono a gestire bene questi cambiamenti continui, tanto da portare a evidenti buchi e inesattezze nella trama, il regista di The call ci consegna una trama lineare e complessa. Sfata un po’ quel mito che tutti noi ci aspettiamo da un film che tratta i viaggi nel tempo, se cambi il passato ci saranno ripercussioni sul presente, qui non è quel cambiamento che è stato modificato a creare il punto di rottura nella storia bensì quel happy ending che il personaggio di Young-sook non ha voluto prendersi perché mossa da un impulso di vendetta nei confronti della madre adottiva.

La tensione aumenta man mano che i dialoghi tra le due donne si evolvono, siamo inizialmente coinvolti in queste conversazioni che lasciano lo spettatore quel senso di nostalgia del passato in quei brevi momenti di contrapposizione tra ieri e oggi e di tenerezza per i tristi destini di entrambe, man mano però questi sentimenti lasciano il posto all’angoscia e all’ansia che accompagneranno per tutta la durata del film.

La magnifica interpretazione delle due protagoniste oscura tutti i personaggi secondari del lungometraggio, quasi ci ricordiamo di loro solo nel momento in cui vengono tirati in ballo.

Da una parte abbiamo Seo-yeon interpretata dall’attrice Park Shin-hye, cantante e attrice sudcoreana, che rispetto alla sua antagonista si evolve poco nel corso della storia, inizialmente ci viene presentata come una ragazza sola e infelice che vive con questo senso di odio nei confronti della madre, successivamente ritrova la felicità e la spensieratezza che da bambina, a causa della morte del padre, non ha potuto vivere. I momenti felici in famiglia sono in forte contrapposizione con la drammaticità degli eventi che coinvolgono contemporaneamente l’amica, ancora succube di una matrigna che non le risparmia continue torture. Questo status di pace verrà presto stravolto dal cambiamento che investirà Young-sook. Ed è proprio quest’ultima che ha un mutamento caratteriale più radicale, motore di tutto il film e interpretato in maniera magistrale dall’attrice Jeon Jong-seo, nota al pubblico principalmente per il suo ruolo nel film Burning diretto da Lee Chang-dong. La sua interpretazione trascina in questo vortice turbolento di emozioni, un personaggio che inizialmente lo spettatore ama perché mosso da quel senso di pietà che nasce nel vedere una ragazza vittima di una madre severa e violenta, ma che successivamente diventa un personaggio folle e terrificante.

A causa della pandemia questo film è stato distribuito direttamente sulla piattaforma di Netflix infatti è possibile vederlo solo in lingua originale con i sottotitoli in italiano, sicuramente la visione di questo film all’interno di una sala cinematografica avrebbe fatto la differenza.

Note positive

  • Trama coinvolgente dall’inizio alla fine
  • La recitazione delle due protagoniste
  • Il finale per nulla scontato
  • Il montaggio

Note negative

  • Nulla di rilevante
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