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The old Bachelor
Titolo originale: Pir Pesar
Anno: 2024
Nazione: Iran
Genere: Drammatico
Durata: 192 minuti
Casa di produzione: –
Distribuzione italiana: –
Regia: Oktay Baraheni
Sceneggiatura: Oktay Baraheni
Fotografia: Adib Sobhani
Montaggio: Reza Shahbazi
Musiche: Hesam Naseri
Attori: Leila Hatami, Hamed Behdad, Hassan Pourshirazi, Mohammad Valizadegan
Trailer di “The old Bachelor”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Il 2024 vede il cineasta iraniano, Oktay Baraheni dietro la macchina da presa per The Old Bachelor, il suo secondo film da regista dopo aver diretto Pole Khaab. La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale il 31 gennaio all’International Film Festival Rotterdam per poi essere presentata in Italia, come film in concorso, al Lucca Film Festival 2024.
Trama di “The old Bachelor”
Ali e Reza sono due fratelli desiderosi di crearsi un futuro, ma schiacciati da una figura paterna ingombrante e abusiva: Gholam. Quando una ragazza di nome Rana prende in affitto l’appartamento di Gholam, la sottilissima linea che separava una situazione familiare così complicata dal tracollo si spezza.
Ali si innamora di Rana, ma sospetta che le gentilezze di Gholam verso di lei, non siano prive di secondi fini. Padre e figlio interessati alla stessa donna fanno precipitare una situazione già traballante dal principio.

Recensione di “The old Bachelor”
Il film si apre come un triangolo amoroso dai toni molto cupi. Ciò che colpisce da subito è il pesante odio che aleggia tra i personaggi, che crea una realtà familiare decisamente malata. Il film, nel suo procedere, prende una piega sempre più oscura, scavando nell’animo corrotto del padre. Quando i fratelli trovano il coraggio di ribellarsi alle angherie del genitore è ormai troppo tardi. Lì The Old Bachelor esce dalla sua crisalide e completa la sua metamorfosi in thriller, fino a un finale in cui il sangue irrompe su una scena fino ad allora dominata solo da nervi e tensione. I presupposti per questo cambio di rotta c’erano già dai primi minuti e non si avverte una forzatura. Più che un cambio di genere, si tratta di un’evoluzione graduale e coerente della premessa narrativa.
La quantità di temi affrontati è molto vasta, i 190 minuti di durata sono tutti necessari e scorrono via veloci grazie a un buon ritmo. L’abbondanza di tematiche fa sì che qualcuna di queste venga lasciata indietro, ma l’evolversi della trama rende comunque giustizia alle sue premesse. Il tema dell’oggettività nell’arte, ad esempio, viene introdotto a un certo punto della pellicola e mai più ripreso, ma rimane lo stesso uno spunto interessante.
Personaggi e tematiche
Il fratello maggiore, Ali, continuamente sottovalutato e umiliato, spera di trovare in Rana una chiave per uscire dalla sua condizione di dolore esistenziale. Gholam invece vede la ragazza come uno strumento per affermare il suo potere e come un modo per tenere ancora sotto scacco i figli.
Qualche perplessità la suscita il fratello minore, personaggio da subito caratterizzato dall’odio per il padre, che nel corso della pellicola tende ad avvicinarsi a lui per poi tornare sui suoi passi. Nel tentativo di costruire una relazione articolata fatta di alti e bassi, la scrittura del personaggio risulta a tratti poco coerente.
Nel personaggio di Rana troviamo i frutti di una società iraniana intrinsecamente patriarcale, che non concede ad una donna l’emancipazione se non per mezzo di un uomo. Si avverte in lei la terribile sensazione di non avere via d’uscita, né alcun mezzo per ribellarsi alle ingiustizie. Inoltre uno stato indifferente alle esigenze dei più poveri, porta questi ad essere bersaglio delle angherie dei più facoltosi.
Femminismo
Il film indaga le conseguenze dell’indifferenza davanti al male, tipica di una società che predilige la vendetta alla prevenzione del crimine e che non offre alcun riparo sicuro a una donna minacciata.
Tutti i personaggi vedono la donna come un mezzo per ottenere un vantaggio personale e si dimostrano a più riprese corrotti dal maschilismo tossico della società in cui vivono. Questo vale tanto per Gholam, effettivo antagonista della storia, quanto per il suo primogenito Ali.
Moralmente, nessuno dei personaggi si salva davvero, in un dramma familiare che non lascia scampo a nessuno.
Lato tecnico
La regia del film fa pensare a tutto tranne che a un’opera prima. Il regista mostra una buona creatività nella scelta dei punti macchina e una discreta padronanza del linguaggio filmico.
Si affida a dolly dal basso verso l’alto per descrivere i suoi personaggi e si sofferma su dettagli spesso sgradevoli per rendere lo squallore in cui vivono.
Le carrellate mostrano sempre gli scorci giusti, mostrando con efficacia gli ambienti: sembra di poter respirare il tanfo dell’appartamento, così come il fumo delle sigarette che i personaggi fumano nervosamente.
L’appartamento – sempre più fatiscente – indica il decadimento di una situazione familiare già disastrosa in partenza. I colori tendono al verdognolo e al giallo scuro, trasmettendo un senso di sporco e freddezza. Le luci fredde e artificiali degli interni trasformano la casa in un labirinto claustrofobico.

In conclusione
Baraheni porta sullo schermo un progetto ambizioso, non solo per la consistente durata, ma anche per la densità dei suoi temi. Un’opera di grande spessore che non risparmia nessun personaggio e che regala allo spettatore un viaggio nei vicoli più tetri dell’animo umano.
Note positive
- Regia e fotografia
- Recitazione
- Tematiche sociali
- Atmosfere glaciale
- Trama coinvolgente
Note negative
- Coerenza narrativa del fratello minore
- Qualche tematica lasciata indietro