Santa Lucia (2021) – Quando la cecità apre gli occhi

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Santa Lucia - 2021 locandina film

Santa Lucia

Titolo: Santa Lucia

Anno: 2021

Nazione: Italia

Genere: drammatico

Casa Produzione: Teatri Uniti in collaborazione col ministero della cultura

Distribuzione: Double line

Durata: 77 minuti

Regia: Marco Chiappetta

Sceneggiatura: Marco Chiappetta

Fotografia: Antonio Grambone

Montaggio: Giogiò Franchini

Attori: Renato Carpentieri, Andrea Renzi, Biancamaria D’amato

Trailer di Santa Lucia

Uscito nelle sale il 3 novembre 2022, “Santa Lucia” è una pellicola italiana diretta dal cineasta Marco Chiappetta, prodotta da Teatri Uniti e distribuita per Double line, grazie a un maestoso Renato Carpentieri, è un intenso e compatto dramma onirico e intimista tutto da scoprire in una Napoli oscura e affascinante.

Trama di Santa Lucia

Roberto De Rosa (Renato Carpentieri) è un anziano scrittore napoletano divenuto da poco non vedente. La sua vita, per quanto contraddistinta dalle sue inequivocabili origini ha trovato il suo compimento in Argentina, dove Roberto ha moglie e due figlie, dove trascorre una vita tranquilla, ma soprattutto lontana da quella lasciata a Napoli quarant’anni prima. Il suo ritorno nella città natale sembra tuttavia imminente sin dall’inizio del film: la morte della madre di Roberto sembra infatti essere la spinta giusta per tornare a fare i conti con quella città, tanto odiata, ma soprattutto con il passato. Al suo arrivo, ritrova suo fratello Lorenzo(Andrea Renzi), uomo di mezza età dall’esistenza avvolta nel mistero: della vita di Lorenzo, Roberto non sa nulla, ma, è quel fratello, antagonista d’infanzia e gioventù, perché meno preferito, dimenticato dalla madre, a essere stato la massima fonte d’ispirazione dei suoi romanzi. In una Napoli inaspettatamente ferma e spenta nel presente, ma misteriosa e viva nei ricordi, Roberto ripercorre periodo dopo periodo, fase dopo fase, la vita che si era ostinato a dimenticare, fondendola con fantasie, sogni e un perpetuo dialogo con quel saggio, ma enigmatico fratello, che solo dopo così tanto scopre di amare, inoltrandosi fino a scorgere il fondo, la verità sulla sua esistenza.

Renato Carpentieri e Andrea Renzi in una scena del film

Scopri le dichiarazioni di Marcio Chiappetta sul film

Recensione di Santa Lucia

Friedrich Nietzsche diceva “Quando guardi a lungo l’abisso, sarà poi l’abisso a guardare dentro di te” e questa citazione forse esprime il cuore pulsante di questa brevissima, ma intensissima pellicola firmata da un regista giovanissimo, Marco Chiappetta. Il dramma di Roberto, scrittore malinconico e disilluso, si esplica in un viaggio, un ritorno, che diventa una lenta discesa verso gli abissi. In una Napoli altrettanto malinconica e spenta, una Napoli che non può più vedere, ma solo ricordare, il protagonista di luogo in luogo aggiunge tasselli alla narrazione della sua vita, a partire dal ricordo della madre, donna incantatrice e indissolubilmente legata a lui, anche a discapito del suo stesso fratello maggiore, Lorenzo, fino alle memorie legate al suo primo amore, un’altra donna misteriosa e incantatrice, Carmen.

Questa discesa del protagonista può essere percepita come un lento vagheggiare peripatetico in compagnia del proprio fratello, più grande, ma dall’aspetto misteriosamente più giovane, in un continuo scambio di pensieri, flusso di opinioni, mediante le quali a emergere è il tema della precarietà della vita. Giunto ormai alla vecchiaia, Roberto sa che il futuro che ha davanti non è altro che una proforma, un’anticamera della fine che vive quasi con cinismo, ma è la sua guida, Lorenzo, a illuminarlo, proprio come nei suoi romanzi, a interrogarlo e rievocare in lui memorie che la cecità esalta, distorce. La cecità, è forse questa la terza protagonista del film: la cinepresa spazia tra differenti punti di vista e quando entra nella testa di Roberto sembra la sua stessa cecità a parlare o, meglio, a far parlare la sua mente, il suo vissuto, fuso con fantasie, visioni, regalando allo spettatore una rappresentazione perfetta di quel perenne dialogo con l’io e la propria memoria, memoria che regala frammenti, ma che li altera al tempo stesso. In questo senso il racconto a immagini di Marco Chiappetta è un dramma solitario, intimista e catartico, perché ognuno di noi, giorno dopo giorno, luogo dopo luogo, combatte con le proprie memorie, ma specialmente con i propri fantasmi: i personaggi intorno al protagonista non sono in fondo altro che questo, ma è la sua cecità a riportarli in vita.

Eppure, questo film non è solo questo: il titolo rivela l’attenzione alla vista, forse più alla vista profonda e sincera, che al semplice senso, ma al tempo stesso riflette il nome di uno dei quartieri più suggestivi di Napoli, quello di Santa Lucia, un labirinto di vicoli posto tra il centro e il lungomare, tra l’opulenza di Chiaia e la natura selvaggia di quel mare che si infrange sulla città, ma come rientra Napoli nella narrazione di Chiappetta? Sicuramente è una città che si mostra in modo differente da come l’ha raccontata Sorrentino ne “E’ stata la mano di Dio” e al tempo stesso, nonostante l’oscurità delle sue tinte richiami la stessa oscurità con cui Martone ritrae il rione Sanità in “Nostalgia”, qui il ritratto di Napoli non è così tanto realistico da essere a tratti quasi documentaristico, bensì si apre e si fonde col misticismo, con quell’alone di mistero, che avvolge la città stessa: non è un caso che la madre di Roberto regali proprio a quest’ultimo anziché al fratello nell’infanzia il suo occhio di Santa Lucia, un simbolo inequivocabile di fortuna che sembra spandere i propri effetti nelle vite dei protagonisti. Allo stesso modo il mare di Napoli, oscuro e quasi violento, che da Santa Lucia si riesce a dominare, ma del quale è lo stesso Roberto ad avere un’irrazionale paura, è uno specchio dei sentimenti, un abisso da percorrere per guardarsi dentro, un punto di arrivo e di rottura, capace di portare il film a compimento.

Fotogramma di Santa Lucia
Fotogramma di Santa Lucia

In conclusione

“Santa Lucia” è un film che parla più a immagini che a parole (la sceneggiatura risulta a tratti debole, poco incisiva, nonostante le importanti tematiche trattate), un viaggio cinematografico da vivere nella sua interezza, nel suo mistero, un prodotto diverso perché esperienziale, nel quale l’interpretazione di Carpentieri, le sue espressioni, quel senso di disillusione e disistima verso il mondo non sono che la quinta essenza.

Note positive

  • Interpretazioni
  • Fotografia

Note negative

  • La sceneggiatura a tratti è debole
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