The Rifleman (2019): Il fronte lettone in un film in odore di Oscar

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Locandina The Rifleman

The Rifleman

Titolo originale: Dveselu putenis

Anno: 2019

Paese: Lettonia

Genere: Guerra / Drammatico

Casa di produzione: Kultfilma

Prodotto da: Dzintar Dreibergs, Inga Pranevska

Durata: 2 hr (120 min)

Regia: Dzintar Dreibergs

Sceneggiatura: Boris Frumin

Montaggio: Gatis Belogrudovs

Fotografia: Valdis Celmins

Musiche: Lolita Ritmanis

Attori: Oto Brantevics, Greta Trusina, Martin Vilsons, Rezija Kalnina, Raimond Celms, Jekabs Reinis

Trailer di The Rifleman

Trama di The Rifleman

Dal libro di Aleksandrs Grins The Rifleman: Blizzard of Souls. Il diciassettenne Arturs (Oto Brantevics) è un ragazzo di campagna arruolato come fuciliere per combattere durante la Prima Guerra Mondiale. La sua discesa agli inferi bellici è spalleggiata dal fratello maggiore Edgars (Raimonds Celms) e al padre (Martins Vilsons), tiratore veterano. 

Dall’addestramento iniziale si passa all’attraversamento di terre ghiacciate e trincee fangose, alla scoperta del cameratismo e dell’imperativo morale di non lasciare i compagni alla mercé dei nemici.

Oto Brantevics in The Rifleman

Recensione di The Rifleman

The Rifleman è un film che si caratterizza per la messinscena onesta del primo conflitto mondiale, avvalendosi di una fotografia superba, limpida ma sporca come si confà a un film del genere. Esplosioni, natura devastata e corpi mutilati accompagnano il viaggio di Arturs, mentre lo spettatore non può che assistere con un certo brivido alla naturale violazione dell’innocenza vissuta da migliaia di persone in quel contesto.

La violenza bellica prende vita grazie ai contributi congiunti del regista Dzintars Dreibergs e del direttore della fotografia Valdis Celmins. La recitazione spicca per ulteriore pertinenza, riuscendo ad accentare la crudezza di una sceneggiatura emotiva al punto giusto e minimale, che predilige la narrazione visiva del logoramento fisico e mentale. I valori umani, i tratti d’ingenuità e vulnerabilità vengono messi alla prova dalla deumanizzazione di uccisioni e spirito di sopravvivenza; ma ciò che gli autori riescono a rievocare al meglio è lo spirito di unità familiare quale faro per i tempi più bui in terre devastate.

The Rifleman addestramento
Una scena di The Rifleman

Presentato ufficialmente per la categoria Miglior Film Straniero agli Oscar 2021, The Rifleman è un buon film di guerra, che a onor del vero aggiunge poco e niente al genere se non un’esperienza visiva realistica confezionata a regola d’arte. Se si è spettatori dal palato più esigente, è possibile criticare la frettolosità di alcuni passaggi (soprattutto nel primo atto), esattamente come una leggera vena patriottica che però, a suo merito, non scade mai nel dozzinale nazionalismo.

Note positive

  • Comparto tecnico.
  • Sceneggiatura minimale.
  • Recitazione emotiva.

Note negative

  • Un po’ frettoloso nella prima parte.
  • La vena patriottica che può stuccare alcuni spettatori, pur non scivolando nel nazionalismo.
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