Tutte le volte che ho scritto ti amo (2018): la rom-com con spessore

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Tutte le volte che ho scritto ti amo recensione locandina

Tutte le volte che ho scritto ti amo

Titolo originale:  To All the Boys I’ve Loved Before

Anno: 2018

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Commedia, Sentimentale

Produzione: All The Boys Productions, Awesomeness Films, Overbrook Entertainment

Distribuzione: Netflix

Durata: 99 min

Regia: Susan Johnson

Sceneggiatura: Sofia Alvarez

Fotografia: Michael Fimognari

Montaggio: Phillip J. Bartell, Joe Klotz

Musiche: Joe Wong

Attori: Lana Condor, Noah Centineo, Janel Parrish, Anna Cathcart, Andrew Bachelor, Trezzo Mahoro, Madeleine ArthurEmilija Baranac, Israel Broussard, John Corbett

Trailer di Tutte le volte che ho scritto ti amo

“To all the boys I’ve loved before”, tradotto in italiano con il titolo vagamente banalizzante “Tutte le volte che ho scritto ti amo”, è una commedia romantica del 2018 diretta da Susan Johnson , diffusa da Netflix e basata sul libro omonimo di Jenny Han ( 2014, Simon & Schuster).

Primo capitolo di una trilogia, segue le vicende amorose della sedicenne caucaso-coreana Lara Jean Covey (Lara Condor), orfana di madre e profondamente legata alle proprie sorelle, Margot (Janel Parrish) e Kitty (Anna Cathcart).

Trama ( con Spoiler) di Tutte le volte che ho scritto ti amo

Il film segue fedelmente, fin dall’inizio, il libro; aprendoci da subito una finestra sulla favolosa fantasia a colori di Lara Jean, romantica adolescente appassionata (ed avida lettrice) di romanzi rosa. Nelle sue lucide fantasticherie diurne, il protagonista indiscusso è Josh (Israel Broussard). Josh è il miglior amico di Lara Jean da sempre; colui con il quale è possibile condividere tutto ( come, ad esempio, una fitta discussione sul se bere acqua e solo acqua per sempre oppure concedersi qualsiasi tipo di bevanda, a patto che contenga un microscopico goccio di urina).

La idilliaca relazione tra Josh e Lara Jean viene scossa dal fidanzamento del primo con la sorella maggiore della seconda, Margot. Un fidanzamento che la vede confinata ad un ruolo marginale, di spettatrice. Così, costretta ad osservare il suo amico da lontano, Lara Jean scopre di essere innamorata di Josh e di esserlo stata da sempre.

Sopraffatta da una sensazione di impotenza e indefinibili emozioni, Lara Jean fa ciò che sa fare meglio: scrive una lettera d’amore. Una lettera d’amore che non consegnerà mai, ovviamente. O così fermamente crede.

La lettera viene riposta dove Lara Jean conserva le altre, in una scatola blu ben nascosta. Ne ha scritte in totale cinque, ognuna per ciascuno dei ragazzi di cui si sia mai innamorata. Rileggerle le rende possibile esplorare l’intensità e la profondità dei suoi sentimenti, sottolinea.

La vita amorosa apparentemente monotona e scorrevole di Lara Jean, cristallizzata in dinamiche passive di fantasie non comunicate ed incomunicabili, viene sconvolta da un disguido inatteso. Le sue lettere vengono rubate (dalla sua sorellina undicenne, Kitty, deux ex machina e personaggio chiave affinché la protagonista intraprenda il suo “viaggio dell’eroe”) e spedite ad ogni singolo destinatario.

Da questo punto in poi, il film acquisisce sempre più spessore e forma, inoltrandosi in dinamiche e tropi classici in modo corposo e gioioso. Lara Jean è costretta ad affrontare i suoi cinque amati, trovarsi faccia a faccia con una vita che ha ben poco di comodo e benevolo, con la sua età e tutti i disagi che essa comporta. In questo susseguirsi di eventi, Lara Jean intreccia una giocosa amicizia con Peter (Noah Centineo), uno dei cinque destinatari delle lettere. Lo aveva baciato a undici anni, per gioco, “…senza nemmeno la lingua”. Lui è il ragazzo (poi ex) della sua nemica-amica Gen (Emiljia Baranac), bella e altera.

In una doppia (poi tripla) farsa, i due decideranno di fingersi impegnati in una relazione, per allontanare i sospetti dai loro reali interessi amorosi (Gen e Josh).

Recensione di Tutte le volte che ho scritto ti amo

Un plot dalla sostanza banale e che sa di già visto, la cui fine per un attento osservatore è prevedibile già dalle prime battute del film. Tuttavia, si cade spesso nell’inganno di classificare il semplice, il prevedibile ed il deja-vu come materiale scadente, obsoleto e dunque indegno di un secondo sguardo.

To all the boys I’ve loved before”, invece, esiste per mostrare esattamente il contrario. Esiste per mostrare quanto spesso sia il modo di mostrare a cambiare la qualità di ciò che viene mostrato, che la storia non è tutto, che si può raccontare la semplicità con originalità ed abilità.

Prodotto tecnicamente ineccepibile, il cui montaggio preciso dà un ritmo dapprima meramente narrativo e successivamente più incalzante al film, è soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e nella sceneggiatura solida che fa sfoggio della sua qualità. I dialoghi sono veloci e ben distribuiti, accompagnati da una colonna sonora vivace come la generale ambientazione del film; il loro principale obiettivo è costruire la personalità dei protagonisti. Reali anche se non realistici, piacevoli da ascoltare e da osservare, portatori di verità più dolorose e umane di quanto il contesto non ci dia subito a vedere. Gli attori stanno nella loro parte comodamente, prendono il loro spazio, la loro recitazione è gioiosa e ariosa, sia nella tristezza che nella felicità. In particolar modo, spiccano la protagonista, Lara Condor (appena ventunenne) e la sua giovanissima spalla, Noah Centineo, sorprendente nella sua interpretazione umile, calda e gentile del popolare Peter.

Contorno nonché essenza dell’atmosfera memorabile che ha reso il film uno dei più guardati di Netflix, è infine l’uso magistrale e così felice del colore. Una pallette di colori pastello permea ogni scena, dallo sfondo al vestiario dei personaggi, dal fermaglio alla bicicletta di Lara Jean. Tutto è in delicate sfumature e tinte gialle, blu, rosa, rosse e azzurre. L’occhio dello spettatore è dunque veicolato, portato ad associare determinati colori a determinati personaggi, consolidando l’idea dapprima costruita dall’interpretazione degli attori e dai dialoghi fortemente caratterizzanti.
Un film consigliatissimo, non solo alle giovanissime, ma a tutti coloro che abbiano voglia di una ventata di amore e ottimismo raccontata attraverso una impeccabile tecnica filmica.

Note positive

  • Il film gode di un ottimo cast, una sceneggiatura forte, dialoghi brillanti e caratterizzazioni funzionanti.
  • L’esecuzione tecnica è funzionale alla narrazione, nei colori, nelle inquadrature ampie e ariose, nelle scelte di montaggio.
  • Un prodotto eccellente in tutte le sue componenti contenutistiche e tecniche.

Note negative

  • , non si può non notare una innegabile prevedibilità del soggetto e dell’intreccio, una vena semplicistica che purtroppo limita in modo irrimediabile le possibilità di approdo del film.
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