Twin Peaks – Il ritorno (2017): un canto terribile dritto all’anima

Recensione, trama, cast e spiegazione di Twin Peaks - Il ritorno, la miniserie evento di David Lynch e Mark Frost per Showtime, costituita da 18 puntante intense e piene d'oscurità.

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Trailer di “Twin Peaks – Il ritorno”

Informazioni sulla serie e dove vederla in streaming

Dopo il fiasco di ascolti de I segreti di Twin Peaks 2, causato da divergenze creative tra l’ABC e il team di Lynch e Frost, il pubblico è rimasto per lungo tempo in sospeso sul destino del detective Dale Cooper. La seconda stagione si era infatti conclusa con una scena inquietante: l’agente dell’FBI non era riuscito a uscire dalla Red Room, e al suo posto era emerso un doppelgänger controllato dal malvagio Bob. Il film prequel Fuoco cammina con me del 1992 ha tentato di rispondere ad alcune delle domande lasciate in sospeso dalla serie, inclusa quella sul destino del vero Cooper. Tuttavia, la storia esigeva ancora un finale concreto, e Twin Peaks – Il ritorno ha rappresentato una reale speranza di concludere finalmente gli eventi. Questo prodotto audivisivo, però, non è da considerarsi una semplice continuazione della serie originale, bensì una miniserie sequel che approfondisce ulteriormente il complesso mondo mitologico creato da David Lynch e Mark Frost. Il regista stesso ha sempre ribadito di aver concepito questa produzione più come un film di diciotto ore, piuttosto che una serie tradizionale, una visione che riflette il suo approccio cinematografico e sperimentale. Questa prospettiva è stata riconosciuta anche dalla critica: la prestigiosa rivista Cahiers du Cinéma ha classificato Twin Peaks – Il ritorno come il miglior film del decennio, sottolineando l’innovazione stilistica e narrativa della miniserie.

Annunciata ufficialmente il 6 ottobre 2014 da Showtime, la miniserie era inizialmente prevista per essere composta da nove episodi, con David Lynch e Mark Frost come principali autori e creatori, dotati di piena libertà creativa. Tuttavia, il percorso verso la realizzazione non fu privo di ostacoli: durante la pre-produzione, Lynch minacciò di lasciare il progetto a causa di divergenze economiche con la rete e disaccordi sulla durata della serie. Dopo trattative serrate, il numero degli episodi venne esteso a diciotto, consentendo al regista di sviluppare pienamente la sua visione. La première mondiale si tenne al Festival di Cannes nel 2017, dove ricevette una calorosa accoglienza da parte della critica, mentre la distribuzione italiana avvenne successivamente, consolidando il ritorno dell’iconica serie anche per il pubblico nostrano.

Trama di “Twin Peaks – Il ritorno”

A venticinque anni dagli eventi di Oltre la vita e la morte e del film Fuoco cammina con me, l’agente speciale Dale Cooper è ancora intrappolato nella Loggia Nera, mentre il suo doppelgänger si muove liberamente nel mondo reale, compiendo crimini insieme a due giovani, Ray e Darya. Tuttavia, la situazione sembra cambiare quando Cooper, all’interno della Loggia, incontra un misterioso albero parlante che gli fornisce importanti indicazioni su come tornare alla realtà. Per riuscirci, dovrà trovare Bob, il malvagio spirito annidato nel suo doppelgänger, e riportarlo nella Red Room.

Dopo il dialogo con l’albero, Cooper subisce un delirio accompagnato da visioni psichiche che lo conducono dentro un misterioso marchingegno di vetro, controllato da due giovani. Successivamente, si ritrova a occupare il corpo di un secondo doppelgänger: Douglas “Dougie” Jones, un assicuratore sposato con figli. In questa nuova veste, Cooper perde completamente memoria e intelligenza, ma riesce comunque a sopravvivere nel mondo reale grazie a un nuovo e innato intuito.

Nel frattempo, molti dei vecchi personaggi tornano in scena, intrecciando le loro vicende con quelle dei nuovi arrivati, all’interno di una serie di nuove sottotrame.

Recensione di “Twin Peaks – Il ritorno”

The absurd mistery of strange forces of existence

Cit.Twin Peaks – Il ritorno

In un mondo trasformato, pervaso da nuove paure e ansie, ritroviamo Twin Peaks. Ma nulla è più come lo ricordavamo. Twin Peaks – The Return è un viaggio oscuro e angosciante nell’animo umano, una terra desolata priva di speranza e di gioia, colma di misteri e domande che sfuggono a qualsiasi logica. È un lungo grido d’agonia interiore, a cui ciascuno di noi può rispondere: dove stiamo andando? Cosa si nasconde oltre il tangibile?

David Lynch, come un abile prestigiatore, sembra giocare come mai prima d’ora con le emozioni più nascoste. La sua storia non si rivolge esclusivamente alla mente, ma punta direttamente alle corde misteriose dell’animo umano, evocando in ognuno di noi sensazioni intense e differenti. Ci mostra un mondo in cui nulla è certo, in cui l’oscurità sta prendendo il sopravvento, e dove i nostri stessi incubi prendono forma.

Sotto molti punti di vista, il Twin Peaks del 2017 non ha quasi nulla in comune con quello degli anni ’90. Il duo Frost-Lynch sembra aver intrapreso un nuovo percorso, rinnegando parzialmente ciò che avevano creato venticinque anni prima. Tuttavia, si sono avvicinati sempre più a quel film/serie incompreso che è Fuoco cammina con me, i cui eventi sono divenuti essenziali per il racconto audiovisivo e psicologico che troviamo in questa nuova serie.

Le atmosfere de I segreti di Twin Peaks, caratterizzate da colori vivaci, un surrealismo permeato da pennellate di umorismo e un tocco da soap opera, hanno ceduto il posto a un ambiente spoglio e opprimente, dominato da tinte grigie e nere, tipiche di un mondo impregnato dal male. Il montaggio, sia musicale che visivo, si allontana radicalmente dallo stile distintivo della serie degli anni ’90, avvicinandosi invece ai toni cupi di Eraserhead e Inland Empire.

Le musiche di Angelo Badalamenti hanno subito una trasformazione emotiva profonda: da melodie giocose, solari e romantiche si è passati a composizioni cupe e angoscianti. Questi brani, uniti alle immagini, creano un connubio emotivo stupefacente, capace di generare un’ansia tangibile nello spettatore. Lo stesso Lynch ha curato il sound design, regalando un paesaggio sonoro sconvolgente, tipico dei suoi film. Ogni episodio è intriso di rumori inquietanti: frastuoni metallici e scariche elettriche che fanno da sfondo a personaggi ormai svuotati di qualsiasi simbolo di umanità.

Anche il montaggio video contribuisce a questa sensazione di alienazione. Lunghe e lente sequenze a camera fissa si alternano a immagini velocemente intrecciate o riprese che procedono a scatti, come se si ripetessero all’infinito. Lynch sfrutta inoltre la tecnica delle esposizioni multiple, sua caratteristica distintiva.

L’obiettivo del regista è chiaro: immergere lo spettatore in uno stato di estraniamento, malessere e confusione, tenendolo incollato alla sedia e bombardandolo con emozioni contrastanti. Le immagini che scorrono davanti ai suoi occhi sono al tempo stesso belle e oscure, cariche di ansia, paura e terrore puro.

Ci troviamo di fronte a una storia dove nulla è certo, in cui il mostro (il nostro mostro interiore) si nasconde dietro l’angolo, pronto a emergere. Un luogo privo di sicurezza, dove non esistono verità o logica. In questo mondo distorto, le nostre vite sembrano essere marionette nelle mani di qualcun altro. Questa è la sensazione che mi lascia Twin Peaks: un terribile canto dell’animo umano.

In questo scenario oscuro, reso ancora più inquietante dalla presenza del malvagio Doppelgänger di Cooper, lo spettatore trova però qualche momento di sollievo grazie al personaggio semplice e genuino di Dougie. Le sue avventure, avvolte da un’innocenza disarmante, sono ciò che più si avvicina al vecchio Twin Peaks, regalando un breve respiro di familiarità.

Chi è Douglas Jones?

Douglas Jones, nella terza stagione di Twin PeaksIl ritorno, è una figura chiave nella trama, ma non una persona totalmente reale pur avendo una sua vita ed esistenza. È una creazione artificiale generata dalla Loggia Nera e da Mike, l’uomo senza braccio. Il suo scopo è fungere da “doppio” di Dale Cooper, o meglio, un sostituto temporaneo creato attraverso un “seme” per permettere al vero Cooper, intrappolato nella Loggia per 25 anni, di fare ritorno sulla Terra. Tuttavia, il rientro di Cooper non avviene come previsto. Al momento del suo ritorno nella dimensione terrestre, Dale non riacquista immediatamente la sua identità e lucidità, finendo invece intrappolato nella vita di Douglas Jones.

Per quasi 14 episodi, vediamo Cooper ( o meglio dire Douglas Jones) in uno stato di confusione profonda, incapace di ricordare chi sia o di comprendere appieno il mondo che lo circonda. Douglas Jones diventa un personaggio apatico e genuino, che si limita a ripetere meccanicamente le ultime parole dette dagli altri, e che non sembra afferrare, effettivamente, ciò che accade intorno a lui. Nonostante ciò, la natura intuitiva e la fortuna che accompagnano l’agente dell’FBI emergono in modo inaspettato, permettendogli di cavarsela in ogni situazione. Questo è particolarmente evidente in alcune delle scene più iconiche della serie, come quelle del casinò, dove Dougie-Cooper si ritrova a vincere ripetutamente, attirando incredulità e ammirazione da parte degli altri, e quelle della colazione, in cui il suo semplice stupore e gioia di fronte ai piccoli piaceri della vita generano momenti di comicità e spensieratezza.

Uno degli elementi che aggiunge profondità e interesse a questo arco narrativo è l’interpretazione di Naomi Watts, che interpreta Janey-E, la moglie di Dougie Jones. Senza la sua performance energica e carismatica, il personaggio di Dougie e la sua storia potrebbe risultare monotono o persino noioso. Janey-E, con la sua combinazione di affetto, impazienza e determinazione, contribuisce a bilanciare la stranezza di Cooper in versione Dougie, e il suo rapporto con lui crea momenti di umorismo e dolcezza che danno respiro alla tensione e al mistero che dominano la serie.

I camei di Twin Peaks – Il ritorno

In Twin Peaks, “Il ritorno”, molti dei personaggi storici che avevano appassionato il pubblico nelle prime due stagioni vengono reintrodotti, ma in modi che appaiono inaspettati e spesso frustranti. Se da un lato ritroviamo volti familiari come Shelly Johnson, Bobby Briggs e Norma Jennings, le loro storie sembrano distaccate dal cuore della trama principale. Invece di avere un ruolo centrale, i loro archi narrativi risultano marginali e non più collegati al mistero avvincente che aveva definito la serie originale, risultando una sorta di scena dal sapore di fan service. Questo scollamento ha creato un senso di alienazione tra i fan storici, che speravano di rivivere le emozioni della Twin Peaks degli anni ’90, ma si trovano a confrontarsi con una versione completamente trasformata del mondo che avevano amato.

Le vicende del vecchio cast appaiono quasi “insignificanti” rispetto alla trama principale, inserite più per nostalgici che per contribuire al progredire della storia. Personaggi come Shelly o Nadine sembrano sospesi in una quotidianità che non si collega più alla mitologia di Twin Peaks. Questa scelta narrativa di David Lynch e Mark Frost ha un duplice effetto: da una parte è un gesto meta-narrativo che riflette l’evoluzione della serie e il passare del tempo; dall’altra, per molti spettatori, queste sottotrame appaiono vuote, come una sorta di decorazione nostalgica piuttosto che un arricchimento della narrazione.

Una delle poche eccezioni è il personaggio di Audrey Horne, interpretata da Sherilyn Fenn. La sua storia rappresenta una delle linee narrative più intriganti e ambigue della stagione. Lungi dall’essere un ritorno rassicurante, Audrey sembra intrappolata in una sorta di limbo psicologico, confusa e prigioniera di una realtà distorta. Non è chiaro se ciò che stiamo vedendo sia il frutto di una mente in crisi, un’allucinazione o qualcosa di più metafisico. La sua impossibilità di “uscire” dalla stanza in cui la vediamo agire riflette una metafora della condizione di stallo e alienazione che permea gran parte della terza stagione. Questa sensazione di sospensione e isolamento è molto più forte in Audrey rispetto agli altri personaggi, il che rende il suo arco narrativo una delle poche sottotrame capaci di suscitare reale curiosità e interesse, nonostante venga trattata con un eccesso di superficialità e soltanto attraverso rare sequenze visive e narrative.

Un altro nucleo significativo della trama riguarda le indagini dell’FBI e della polizia di Twin Peaks, anche se anch’esse sono frammentate e meno centrali rispetto al passato. I personaggi di Gordon Cole (interpretato da David Lynch) e Albert Rosenfield (Miguel Ferrer) sono fondamentali, ma le loro investigazioni procedono in maniera bizzarra e non sempre comprensibile, culminando in un finale che molti hanno interpretato come volutamente inconcludente. In effetti, la conclusione di questa sorta di “Twin Peaks 3” lascia numerose domande senza risposta, segno di come Lynch non intenda fornire facili soluzioni o una chiusura narrativa tradizionale. Ciò che emerge è una sensazione di caos e incertezza, come se anche la struttura investigativa fosse priva di controllo, incapace di arginare il male che pervade il mondo di Twin Peaks.

Le altre sottotrame – come quella di Nadine Hurley e il suo “silenzioso” ritorno alla serenità grazie a un’invenzione surreale o quella di Ed Hurley – non riescono a inserirsi con coerenza nel quadro complessivo della serie, apparendo più come eco nostalgiche di un passato che non esiste più. Le loro storie sembrano voler offrire una chiusura emotiva ai personaggi che i fan avevano amato, ma alla fine risultano fuori contesto e irrilevanti rispetto all’evoluzione della trama. L’effetto è malinconico: questi frammenti del passato servono più a ricordare ai fan quanto è cambiato il mondo di Twin Peaks piuttosto che a contribuire al mistero intricato della nuova stagione.

Spiegazione del senso di Twin Peaks – Il ritorno

Questa è la storia di quella ragazzina che viveva in fondo alla strada? Lo è?

Cit. di Twin Peaks – Il ritorno

David Lynch, nell’ultima puntata del suo nuovo Twin Peaks, mette in bocca al braccio—una creatura spaventosa simile a un grosso albero formato da elettricità—tale dilemma, rivolgendosi a un perplesso Dale Cooper, incarnazione dello spettatore ancora alla ricerca di una verità assoluta, di un senso alle quarantotto puntate che abbiamo assistito. Perché il regista di Eraserhead decide di far pronunciare queste parole esattamente nei primi minuti dell’ultima puntata? Forse per dichiarare l’intento narrativo della storia al suo pubblico, per definire definitivamente che tutto ciò che abbiamo visto fino a oggi non è altro che la storia della “defunta/viva” Laura Palmer: una giovane ragazza finita dentro una lotta, un conflitto più grande di lei? Una giovane donna spaventata che si trova a dover fronteggiare mostri interiori ed esteriori che andranno a distruggerla? Se leggiamo la storia della serie dalla sua origine, possiamo notare come il caos vero e proprio abbia inizio con l’omicidio di Laura Palmer e con l’arrivo di Cooper a Twin Peaks, ma la realtà non è questa! Il gioco del male ha inizio molto tempo prima per l’FBI, ovvero con il Blue Rose.

Che cosa è Blue Rose?

Una serie di casi è nata a partire dal 1975, quando l’agente Gordon Cole e Phillips Jeffries si ritrovano di fronte a un inquietante delitto. La donna morente pronuncia: “Io sono come la rosa blu”, sorride e poi svanisce nel nulla. Immediatamente dopo, i due poliziotti vedono un’altra figura poco più in là: la stessa identica donna, non più vittima, ma carnefice. Da questo evento nasce una task force, che include Cooper, per investigare sui casi di doppelgänger, il gemello maligno.

La rosa blu non esiste in natura. Non è una cosa naturale, la donna morente non era naturale, ma un’apparizione. Qual è il termine? Un tulpa.

Gordon Cole in Twin Peaks – Il ritorno.

L’inizio del tutto però non avviene con Laura Palmer o nel 1975 ma bensì il 16 luglio 1945, come ci viene mostrato nella 3×08, puntata che esce da ogni regola canonica narrativa. Questa data coincide con il lancio di una bomba nucleare a White Sands, nel Nuovo Messico.

La bomba atomica in Twin Peaks - Il ritorno
La bomba atomica in Twin Peaks – Il ritorno

Tale lancio è accaduto realmente in quella data e in quel luogo: gli Stati Uniti hanno svolto un test nucleare (Trinity) prima del bombardamento di Nagasaki. Con quest’atto, il regista segna la nascita, o venuta sulla Terra, della pura malvagità (scelta non causale) come forza sterminatrice e distruttrice di tutto, simboleggiata da Bob (il killer della storia). A tale evento assiste la loggia bianca, con il Fuochista e l’Esperimento. Nella loggia bianca, in un luogo in cui passato, futuro e presente si mescolano e si confondono, i due creano un gigantesco seme, che altro non è che la stessa Laura Palmer, definendo definitivamente la sua strategica importanza nel corso degli eventi, oppure come colei che dovrà, come scopo di vita, di fermare Bob o il male stesso (Judy?).

La creazione di Laura Palmer in Twin Peaks - Il ritorno
La creazione di Laura Palmer in Twin Peaks – Il ritorno

La 3×08 continua in un altro tempo, nel 1956, sempre nel Nuovo Messico: lo spettatore si trova davanti a un massacro/ipnosi svolto dal “Woodsman”. Assistiamo a un piccolo e timido approccio amoroso da parte di due giovani (saranno Leland e Sarah Palmer?). Sta di fatto che la giovane sembra essere capace di sapere e vedere al di là di ciò che conosce. L’episodio si conclude con un insetto—nato dal male—che entra (per volere della loggia nera) nella bocca della ragazza. Forse questo può spiegare la vera natura della madre di Laura, colei che non si è mai resa conto di cosa stesse accadendo sotto il suo tetto, un personaggio affascinante ma allo stesso tempo molto misterioso.

La domanda che si possiamo porre dunque è: che Laura Palmer, da quando è nata (voluta dalla loggia bianca), sia stata da sempre un forte nemico per la misteriosa Judy (Jowday) e per la loggia nera? Che Leland sia stato impossessato da Bob per controllare e sedurre al lato oscuro la giovane ragazza? Sono solo supposizioni, ma la vicenda di “quella ragazza che viveva in fondo alla strada” è fin troppo annodata a tutti questi eventi per essere solo una semplice persona.

Indubbiamente, Twin Peaks è la sua storia, di come lei si distruggerà e terminerà nella loggia nera, del suo aiutante Dale Coope, nato con lo scopo di salvarle la vita dalle grinfie delle tenebre, e di una lotta tra dimensioni temporanee e spaziali opposte, in cui il tempo non è lineare ma pare essere circolare: tutto accade sempre e continuamente.

Il finale di Twin Peaks – Il ritorno

Nella 3×17 gli eventi scorrono velocemente, a differenza della stagione che semina e raccoglie ben poco, di un lungo cospicuo di puntante che non fa altro che condurre tutti i vari personaggio nuovamente a Twin Peaks, dove si terrà lo sontro finale tra Bob e il “Bene”. Tutti i nostri personaggi ci ritrovano riuniti nel dipartimento di polizia di Twin Peaks, qui si assiste alla morte del bad Cooper per mano di Freddy, un ragazzo dotato dal Fuochista di un pugno potentissimo che riesce a distruggere “l’asteroide” Frank Silva. Poco dopo, sopraggiunge Gordon Cole con la sua truppa e anche Diane viene liberata dalla loggia nera. Sentiamo una criptica frase pronunciata da un viso gigantesco di Cooper:

Viviamo in un sogno.

Twin Peaks – Il ritorno.

Le luci si spengono. Dale, Diane e Gordon si ritrovano insieme in un’altra dimensione e abbandonano il primo davanti a una porta, con la semi-certezza di non rivederlo più.

L’agente Cooper incontra Mike, che dice:

Attraverso l’oscurità di un futuro passato l’Illusionista desidera vedere. Uno intona una cantilena tra due mondi. Fuoco cammina con me.

Twin Peaks “The Return

I due si avviano da Philip Jeffries, diventato una gigantesca teiera, che spedisce il solo Cooper nel passato per compiere la sua missione. Ora siamo tornati al 23 febbraio 1989, la notte in cui Laura Palmer sarebbe dovuta morire. Rivediamo le scene del film Fuoco cammina con me, scoprendo un nuovo significato in una delle sequenze più iconiche della prima puntata della prima stagione (la scena in moto tra Donna Hayward e James Hurley. Grazie all’uso di una tecnica e regia incredibile, assistiamo all’incontro tra la giovane Laura e il suo “eroe”. Lui le porge la mano, conducendola verso il portale per la loggia bianca, ma prima di giungere lì, Laura, con un urlo terrificante, svanisce. Cooper fallisce, ma cambia ugualmente la storia: il cadavere scompare dalla spiaggia di Twin Peaks e il pescatore non troverà mai il suo corpo privo di vita.

Dale Cooper deve trovare la donna. Con Diane, si reca verso un nuovo portale a 430 km da Twin Peaks. Qui entrano in una nuova dimensione. I due fanno l’amore, ma Cooper non è più lui: il suo sguardo è crudele e privo di felicità. Al suo risveglio, lei non c’è più, ma trova una lettera da lei scritta. Non usa il nome di Dale, ma quello di Richard, e si firma come Lisa.

Prima puntata, le parole del Fuochista: Ricorda: 4-3-0, a Richard e Linda, i due piccioni con una fava?

Twin Peaks – Il ritorno.

Il cambiamento di Dale/Richard è totale. All’improvviso entra nel Judi’s Coffee (Jowday?), minacciando e chiedendo informazioni sull’altra cameriera, ricevendo il suo indirizzo. L’uomo va da lei e trova Laura Palmer, che ora si chiama Carrie Page. La donna è sempre afflitta da una vita complicata, triste e maligna. Non capisce cosa le dice l’agente dell’FBI, ma lo segue per scappare dalla sua vita attuale.

I due arrivano a Twin Peaks. Cooper la conduce nella sua vecchia abitazione, ma qui sembra che nessuno la riconosca (la proprietaria ora fa di cognome Tremond, nome già sentito nella serie). I due si allontanano, ma la stessa Twin Peaks sembra diversa dal solito e fin troppo silenziosa.

Cooper, perplesso, chiede a Carrie: “In che anno siamo?”

Silenzio. Voce: “Laura.” Urlo terrificante di Carrie, le luci della casa si spengono. Buio.

L’urlo di Laura Palmer.

Che cosa sarà mai avvenuto? Dove si trovano i due personaggi, in quale dimensione temporale e spaziale?

Se la serie dovesse finire qui, l’ipotesi più probabile è che i due personaggi siano rimasti bloccati in un altro limbo da cui non potranno più scappare; oppure il mondo è una grande scala con vari mondi e loro sono alla ricerca della verità e dell’unica realtà, dando così senso alla frase criptica: “Viviamo in un sogno.”

Ma la verità potrebbe essere molto più cruda. Forse i nostri beniamini hanno perso la lotta contro il male, e il senso è che il mondo stesso è così pieno di malvagità che neppure la bontà/genuinità del vecchio buon Dale può servire.

L’unica certezza è che molti misteri sono rimasti tali!

Kyle MacLachlan e Sheryl Lee in Twin Peaks
Kyle MacLachlan e Sheryl Lee in Twin Peaks

In conclusione

Twin Peaks: The Return si presenta come un’opera audace e complessa che sfida le aspettative, portando gli spettatori in un viaggio inquietante nell’oscurità dell’animo umano. David Lynch esplora temi di identità, trauma e male con una narrazione non lineare, creando un’esperienza visiva e sonora che resta impressa. Mentre alcuni personaggi del passato sembrano svanire in un contesto di confusione e caos, la serie riesce comunque a mantenere la sua aura di mistero. La tensione e il brivido che permeano la serie rispondono a una ricerca interiore profonda, lasciando il pubblico con più domande che risposte.

Note positive

  • La regia perfetta per narrare una storia piena di intrighi e misteri
  • La sceneggiatura, fotografia e montaggio
  • Le 18 puntate più simili a piccoli film che non serie tv
  • Il mistero su Audrey Horme rimasto insvelato
  • Il tempo non è calcolabile, forse non esiste proprio?
  • L’uso di Monica Bellucci

Note negative

  • La trama sembra aver deciso di eliminare molte storie riguardanti la seconda stagione. Perché Cooper è innamorata di Diane? Il suo vero amore non era rivolto alla donna uccisa da Windom Earle, non era rimasto intrappolato nella Loggia per amore della sorella di Norma?
  • Altra questione: il Maggiore Garland Briggs quando è che ha svelato a Gordon e Cooper la presenza dell’entità misteriosa Jude? Dal vecchio Twin Peaks Cooper non sembrava essere a conoscenza di questioni segrete riguardanti questo caso.
  • La mancanza di spiritualità nell’agente dell’FBI: elemento fondante del vecchio Cooper
  • Le parole della signora Ceppo rivolte ad Hawk che senso avevano se loro non hanno scoperto nulla?
  • Eccessivi momenti in cui Goldon/Lynch fa lo spiegone, come si vede nel caso Blue Rose
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozioni
SUMMARY
4.5
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.