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Uglies
Titolo originale: Uglies
Anno: 2024
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: Fantascienza, Drammatico
Casa di produzione: Davis Entertainment, Anonymous Content, Industry Entertainment, Wonderland Sound and Vision
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 102 minuti
Regia: McG
Sceneggiatura: Jacob Forman, Vanessa Taylor, Whit Anderson
Fotografia: Xiaolong Liu
Montaggio: Martin Bernfeld, Brad Besser
Musiche: Edward Shearmur
Attori: Joey King, Keith Powers, Chase Stokes, Brianne Tju, Jan Luis Castellanos, Laverne Cox
Trailer di “Uglies”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Pochi anni prima dell’uscita del primo romanzo della saga distopica young adult “Hunger Games” di Suzanne Collins, avvenuta nel 2008, lo scrittore americano Scott Westerfeld scrisse e pubblicò, tra il 2005 e il 2007, una saga young adult di genere distopico-fantascientifico e fantasy dal titolo “Uglies”. Composta da quattro romanzi (“Uglies”, 2005; “Pretties”, 2005; “Special”, 2006; “Extras”, 2007), la saga racconta le vicende della sedicenne Tally Youngblood, che si trova a diventare una paladina dei diritti umani, opponendosi, in nome del libero arbitrio, alla società in cui vive. Questa società, controllata dalla dottoressa Cable, obbliga ogni cittadino, al compimento dei sedici anni, a sottoporsi a un intervento chirurgico obbligatorio, “The Surge”, volto a mutare radicalmente la personalità degli individui, trasformandoli in una sorta di automi eternamente felici, il tutto in nome della perfezione estetica.
Nonostante questa saga letteraria non abbia riscosso lo stesso enorme successo di “Hunger Games”, la storia di Tally Youngblood ha da subito attirato l’interesse di alcune produzioni cinematografiche, desiderose di trasformare l’universo di “Uglies” in un film. Nel 2006 il produttore John Davis acquistò, insieme alla 20th Century Fox, i diritti cinematografici per l’adattamento del primo romanzo, che sarebbe dovuto uscire nel 2011, ma il progetto non si concretizzò mai. Dopo anni di pausa, nel settembre 2020, Netflix ha acquistato i diritti della saga letteraria di Scott Westerfeld, avviando la produzione di un adattamento cinematografico del primo libro, distribuito sulla piattaforma il 13 settembre 2024, con la regia di McG, noto per la saga “La Babysitter“. La protagonista è interpretata dalla giovane attrice Joey King (“The Act”, 2019; “We Were the Lucky Ones”, 2024; “Bullet Train“, 2022), che ricopre anche il ruolo di produttrice esecutiva del film.
Trama di “Uglies”
La società capitalista non esiste più. Le vecchie città sono crollate a causa di batteri e delle azioni umane, mosse da avidità, sete di potere e gelosia, che hanno finito per distruggere tutto ciò che avevano costruito, mettendo a rischio la sopravvivenza della specie. Anni dopo, la situazione è radicalmente cambiata grazie a nuove scoperte scientifiche e alla nascita di una società in grado di prevenire la formazione di sentimenti negativi come gelosia, avidità e cattiveria. Il governo provvede a tutti i bisogni dei cittadini, che non devono più lavorare, ma semplicemente vivere una vita agiata tra feste e divertimenti.
In questa nuova società, il giorno del sedicesimo compleanno ogni cittadino è obbligato a sottoporsi a una complessa operazione di chirurgia plastica per trasformarsi in un essere perfetto, cancellando ogni difetto fisico, interiore ed esteriore. Gli adolescenti, chiamati “Uglies” (“i brutti”), attendono con ansia il giorno in cui passeranno da “brutti anatroccoli” a esseri “belli” e “perfetti”, conformi agli standard della nuova società, dove le emozioni negative sono bandite.
Tally Youngblood, prossima ai sedici anni, attende con impazienza il giorno dell’intervento, sognando a occhi aperti la sua nuova vita e il suo nuovo corpo. Vive in un collegio dove risiedono tutti gli adolescenti in attesa dell’operazione. Qui, stringe un profondo legame di amicizia con Peris, nato qualche mese prima di lei, e che si sottopone all’intervento prima di Tally. Rimasta sola, la ragazza fa amicizia con Shay, con la quale instaura un forte legame. Le due compiono gli anni lo stesso giorno e dovrebbero quindi essere operate nello stesso momento. Tuttavia, Shay decide di non voler cambiare il proprio aspetto né la propria personalità. Il giorno prima del compleanno, scappa verso un insediamento di rinnegati, chiamato Smoke, dove le persone vivono come un tempo, invecchiando e accettando il proprio corpo e le proprie imperfezioni come un dono della natura. Shay invita Tally a seguirla, ma quest’ultima, desiderosa di abbracciare il modello di perfezione della società, rifiuta. Shay le lascia comunque una mappa criptica per raggiungere Smoke, nel caso cambiasse idea.
Il giorno dell’operazione arriva, ma niente va come Tally aveva sperato. La ragazza viene condotta nel Dipartimento di Circostanze Speciali, dove la dottoressa Cable le pone un ultimatum: rimanere per sempre “brutta” o diventare una spia per il governo, distruggendo Smoke e riportando Shay a casa. Se riuscirà nell’impresa, potrà diventare “perfetta” e realizzare il suo sogno. Tally accetta e, usando la mappa, si reca a Smoke con un localizzatore che permetterà al governo di scoprire l’ubicazione dei “terroristi”.

Recensione di “Uglies”
“Uglies” non si dimostra un grande film; tuttavia, il cineasta McG riesce a donare alla pellicola un buon ritmo narrativo, capace di coinvolgere lo spettatore e impedirgli di annoiarsi. Utilizza un approccio drammaturgico, registico e visivo prettamente commerciale e standardizzato, adatto a un racconto pensato e costruito interamente per un pubblico giovanile. A supporto di questa regia non autoriale e di una fotografia senza né lodi né difetti, troviamo un elemento musicale interessante. Se da un lato abbiamo una colonna sonora, creata appositamente da Edward Shearmur, che inserisce nella narrazione note dal sapore epico e fantastico, dall’altro, il regista fa un uso preponderante di canzoni contemporanee che introducono sfumature tra il pop e il dance, grazie a brani commerciali come “Such Great Heights” di MILCK, “The Top” di Natalie Jane, “Overdrive” di Maggie Rogers, oltre al pop rock di “Be Yourself” di KJ Group e di “Seize the Power” di Yonaka. Tali brani, nel modo in cui sono utilizzati dal regista e dal montatore, riescono a conferire maggiore ritmo alla vicenda trattata, grazie a scene che sembrano costruite, a livello di regia e montaggio, perfettamente su questi brani, trasmettendo al pubblico maggiore adrenalina, emozione e soprattutto scorrevolezza della narrazione, mai pesante né noiosa. Il problema è che questa pellicola, oltre a possedere una regia discreta che riesce a destreggiarsi bene con la sceneggiatura a disposizione, non offre molto altro di realmente interessante.
Il primo problema della pellicola è il budget, non all’altezza per un film di stampo fantascientifico-distopico. La CGI, fin dalle prime sequenze narrative, è un vero e proprio pugno nell’occhio, mal realizzata e inaccettabile per il 2024, soprattutto considerando che il pubblico ormai ha standard visivi elevati, sia a livello fotografico che relativo agli effetti speciali. La pellicola inizia male, molto male, a livello di CGI, con effetti speciali insufficienti. Tuttavia, nel corso del film, soprattutto negli scontri e nel finale, la CGI migliora notevolmente, risultando abbastanza ben fatta, seppur non paragonabile alle produzioni cinematografiche o alle più blasonate serie tv, tipo “House of the Dragon“. Bisogna anche ricordare che “Uglies” è un prodotto pensato per il consumo domestico e non per il grande schermo, quindi una minore qualità visiva può essere tollerabile, seppur non nelle modalità mostratoci all’inizio di questa pellicola..
Il secondo problema del lungometraggio è l’assenza di una costruzione efficace dell’universo in cui siamo catapultati. La sceneggiatura non riesce a farci comprendere pienamente l’universo in cui si muovono i personaggi di “Uglies” e come è strutturata questa società. Dove vivevano i personaggi prima di entrare in questo collegio? Perché i loro genitori non vivevano nella città? Come vivono gli abitanti della città? Quanto tempo è trascorso dalla caduta della civiltà umana alla creazione di questa nuova società? Tutte domande che restano senza risposta, dimostrando come la presentazione di questo mondo drammaturgico sia piuttosto superficiale. L’unico elemento di importanza, e sui cui ci concentra la pellicola, sembra essere la lotta tra “vecchio mondo” e “nuovo mondo”, entro una narrazione che si rifà a elementi canonici del genere distopico fantascientifico, legati alla tematica della manipolazione sociale, intesa come unica possibilità per creare un mondo pacifico, una delle tematiche fondanti del genere distopico. Questa manipolazione, però, è sviluppata in modo originale: non avviene tramite un vero e proprio indottrinamento a 360°, come invece accade nella maggior parte dei film o romanzi sull’argomento, ma attraverso un intervento di chirurgia estetica. Tutti credono che questo intervento serva a trasformare le persone da brutte a belle, in una società poggiatta sulla bellezza estetica, ma in realtà serve a ridurre la consapevolezza dell’individuo, trasformandolo in un’entità vuota, disinteressata al mondo e facilmente manipolabile. Sebbene questo sia un elemento interessante, il difetto è che non viene sviluppato in maniera consistente, ma solo superficialmente. La pellicola, a livello di sceneggiatura, piuttosto che affrontare la tematica della manipolazione si dimostra più interessata a effettuare una critica sulla cultura della bellezza, su questa ricerca della bellezza estetica fine a sé stessa che rende le persone sempre più insicure e più interessate a un mondo di apparenze piuttosto che di sostanza. La società creata dalla penna di Westerfeld appare come un luogo pieno di superficialità, dove l’unica qualità che conta realmente è l’aspetto fisico, mentre intelligenza, emozioni, l’amore e la profondità vengono considerate il male assoluto.
Il film parla davvero di bellezza interiore. È un commento su ciò che stiamo vivendo oggi, dove così tante persone non possono semplicemente scattare una fotografia e pubblicarla sui social media. Devono filtrarla, modificarla, fare di tutto per presentare una versione idealizzata della bellezza. E questo è un momento per dire: “Fai un respiro profondo, lavora sul tuo gioco interiore, ama le persone per quello che sono e accetta te stesso per quello che sei”. Stranamente, è un modo molto più fruttuoso di vivere. In pratica, quando compi 16 anni ti viene concesso un intervento chirurgico per poter apparire come desideri. È la convinzione della società che, se tutti appariamo come vogliamo, possiamo sradicare i conflitti. (Dichiarazione di McG)
Accanto a questa tematica, la storia si muove entro atmosfere tipicamente da dramma adolescenziale e distopico – rivoluzionario, impostando l’elemento narrativo centrale su una storia di ribellione, dove dei giovanissimi intendono annientare e sconfiggere questo mondo sociale basato sulla manipolazione in nome della libertà individuale. Il problema è che tutti i personaggi, a eccezione della protagonista, non risultano minimamente interessanti e, se lo sono inizialmente, vengono distrutti da una sceneggiatura incapace di svilupparli adeguatamente. Questo discorso vale, ad esempio, per Peris e Shay, mentre personaggi come la dottoressa Cable o David non risultano mai realmente coinvolgenti, apparendo privi di una vera e propria consistenza, problematica che priva la storia di una vivida emozione e tensione emotiva drammaturgica. Invece, la protagonista, pur senza possedere una valida interpretazione da parte di Joey King, risulta comunque interessante, con un percorso di formazione che le permette di evolversi. Indubbiamente però questo personaggio avrebbe meritato una performance interpretativa migliore e un approfondimento maggiore del personaggio a livello di sceneggiatura. Nonostante ciò risulta un personaggio con cui riusciamo a provare un minimo senso di empatia.
Il film non ha nulla di particolarmente riuscito, ma risulta comunque una visione piacevole. Chissà se la storia verrà continuata in chiave filmica? Oppure Netflix deciderà di abbandonare questo progetto?

In conclusione
“Uglies” è un film che, pur non riuscendo a raggiungere vette di eccellenza, offre un intrattenimento piacevole, soprattutto per un pubblico giovanile. La regia di McG, pur essendo convenzionale, riesce a mantenere un buon ritmo narrativo, sostenuto da una colonna sonora coinvolgente. Tuttavia, il film soffre di problemi evidenti, tra cui una CGI spesso deludente e una sceneggiatura che non riesce a sviluppare appieno il potenziale del suo universo distopico. Nonostante una protagonista interessante, il resto dei personaggi manca di profondità. In definitiva, “Uglies” non porta nulla di innovativo, ma potrebbe comunque trovare il suo pubblico tra gli amanti del genere.
Note positive
- Ritmo narrativo coinvolgente
- Colonna sonora ben integrata e accattivante
- Protagonista interessatante
Note negative
- CGI spesso deludente e al di sotto degli standard moderni
- Sviluppo superficiale dell’universo narrativo
- Personaggi secondari poco sviluppati e privi di consistenza
Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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Emozioni |
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SUMMARY
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2.9
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