Watcher (2022): suspense e voyeurismo in un thriller scolastico

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Watcher

Titolo: Watcher

Anno: 2022

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Genere: thriller

Casa di Produzione: Image Nation Abu Dhabi, AGC International, Spooky Pictures

Distribuzione italiana: Lucky RedUniversal Pictures

Durata: 96 min

Regia: Chloe Okuno

Sceneggiatura: Chloe Okuno, Zack Ford

Fotografia: Benjamin Kirk Nielsen

Montaggio: Micheal Block

Musiche: Nathan Halpern

Attori: Maika Monroe, Karl Glusman, Burn Gorman, Tudor Petrut, Mãdãlina Anea, Cristina Deleanu, Daniel Nuță

Trailer italiano del film Watcher

Watcher è un thriller psicologico diretto da Chloe Okuno, che porta sul grande schermo il suo primo lungometraggio: un racconto cinematografico ricco di suspense che, pur riuscendo a tenere con il fiato sospeso fino al termine della visione, non scavalca il muro delle tradizionali regole del genere. La pellicola – scritta dalla regista statunitense in collaborazione con Zack Ford – è stata presentata in anteprima al Sundance Film Festival il 22 gennaio 2022 ed è uscita nei cinema italiani il 7 settembre dello stesso anno.

Trama di Watcher

Julia (Maika Monroe) e Francis (Karl Glusman) sono una giovane coppia felicemente sposata, da poco trasferitasi a Bucarest, in Romania. Il motivo del trasferimento è il lavoro del fresco maritino: un importante ruolo professionale nell’ambito del marketing. Tra ufficio, casa e passeggiate serali, la vita dei due coniugi scorre con regolarità e grigia monotonia, fin quando una sera non si imbattono casualmente in una scena del crimine. Dal telegiornale si apprende che un killer si aggira per la città spezzando vite di giovani donne in modo efferato. La notizia scombussola l’equilibrio – già precario – di Julia, alle prese con l’oggettiva difficoltà di doversi ambientare in una nuova città. Così, in una notte insonne, spinta dall’innocente curiosità di frugare nella quotidianità dei suoi dirimpettai d’appartamento, la ragazza scorge, alla finestra di fronte, l’ombra inquietante di un uomo (Burn Gorman) che sembra fissarla ininterrottamente. Ecco che inizia, a partire da qui, un viaggio tormentoso e paranoico che vede la protagonista interfacciarsi, passo dopo passo, con l’avvento di un pericolo imminente.

Recensione di Watcher

Un film che non presenta particolari colpi di scena, quello scritto e girato dalla Okuno, che imbastisce una sceneggiatura standard, priva di sussultanti scossoni narrativi, scolasticamente allineata con i canoni stilistici e contenutistici del genere d’appartenenza. La cineasta ci fa entrare in contatto con personaggi tipici e ricorrenti nel panorama filmico del sospetto: l’antagonista che si cela sotto mentite (misteriose) spoglie; la protagonista che sperimenta una serie di peripezie in solitaria naufragando in un incubo paranoide; un co-protagonista dal profilo caratteriale debole, quasi assente, che si compiace di avere le fette di prosciutto sugli occhi. Queste sono, in linea di massima, le pedine ordinarie presenti sulla scacchiera, pronte a giocare una partita il cui risultato è facilmente intuibile.

L’occhio filmico è focalizzato sul personaggio femminile di punta: l’attraente Julia, un’«atomic blonde» di teroniana memoria, interpretata dalla giovane attrice Maika Monroe, che già si era fatta conoscere – e apprezzare – dal grande pubblico nei panni della perseguitata Jay di It follows (2014), thriller-horror diretto da David Robert Mitchell. Anche in questa nuova occasione cinematografica, l’interprete statunitense consegna allo spettatore una più che convincente prova attoriale, riuscendo a trasmettergli, affidandosi a una marcata espressività del volto, una buona dose di suspense, angoscia e uno stato ansiogeno in continuo crescendo.

Julia in una scena del film - Watcher
Julia in una scena del film – Watcher

Mettendo da parte la funzione narrativa – prossima al nulla – del coniuge Francis, è Julia, quindi, a tenere ben salde le redini della pellicola. È lei a suscitare maggiore interesse, se non altro perché, con il semplice atto di affacciarsi alla finestra di casa, instaura, sin dal primo fugace contatto visivo, una misteriosa connessione con il vicino della porta accanto; un legame visuale creatosi casualmente ma che è destinato a riproporsi con sottile ossessività. Sulla scena ci si imbatte nella rappresentazione di un dialogo muto, fatto di sguardi reciproci, che si perdono nell’ombra silenziosa della notte, e che si fanno, progressivamente, oscuro presagio di sventura. È principalmente sulla tenuta costante di un enigmatico gioco voyeuristico a due che il film investe il suo potenziale, riuscendo, in questo modo, a guadagnarsi l’attenzione dello spettatore.

Il contatto tra la giovane protagonista e il suo watcher, però, non si spende solamente in linea d’aria, tra il buio appannato di una vetrata e l’altra. Entrambi i soggetti, dislocati fisicamente nelle strade opache di Bucarest, sembrano pedinarsi, spiarsi e fiutarsi da lontano. I loro percorsi in solitaria sono destinati a incrociarsi, a perdersi e poi a ritrovarsi, sempre. In scena, è come se si venisse a delineare una sorta di snervante girotondo, e la grande, inumana metropoli ne è lo sfondo. A sentire il peso di questa claustrofobica dinamica è Julia. Seppure per un breve arco narrativo possa sembrare il contrario, è lei l’indiscussa vittima della situazione. Se lo sente addosso l’odore del pericolo che incombe. Lo avverte – e lo avvertiamo – nell’aria grigia delle mattine trascorse nei caffè. Negli angoli di vicoli disfatti. Nei bassifondi squallidi della metropolitana, o nella sala di un cinema semivuoto. Insomma, il sospetto che possa accadere qualcosa di terribile da un momento all’altro è sempre in agguato. E questa sensazione di pericolopercepibile per tutta la durata della pellicola – non può che trasformarsi, alla fine della partita, in fatto reale, macabro e scontato.

watcher: Julia, dall'angolo di una strada, scorge il suo misterioso osservatore.
Julia, dall’angolo di una strada, scorge il suo misterioso osservatore.
l'enigmatico watcher in una scena del film
l’enigmatico watcher in una scena del film

Julia sa che l’uomo che la sta scrutando non è affatto uno stinco di santo. Non è il figliolo diligente che si occupa del padre ammalato, o l’inquilino dabbene che cerca negli altri un’ancora di salvezza. Uno spiraglio a cui affidarsi per non sprofondare nel baratro della solitudine. È un’immagine falsata della realtà. E, infatti, come volevasi dimostrare, dietro la maschera del buon dirimpettaio solitario, non può che nascondersi il male efferato e immotivato (come quello inferto da ogni omicida di quarto ordine che si rispetti). Dunque, come anticipato, non c’è alcuna trovata narrativa in grado di ravvivare un film che, ancorato a un dettato cinematografico lineare, non lascia tracce significative nella memoria del pubblico.

Se il narrato cinematografico non stupisce per brillanti twists, riesce comunque a salvarsi dall’oblio grazie a un uso sapiente di regia e fotografia. Accanto alla bravura interpretativa della Monroe, infatti, va senz’altro riconosciuto un merito alla Okuno regista. In fondo, se lo spettatore può riconoscere il valore dell’attrice è anche grazie alle incalzanti inquadrature che vengono messe in campo. La cinepresa sta quasi sempre alle calcagna della protagonista, facendosi tutt’una con le sembianze dell’ambiguo osservatore. Così, attraverso questo utilizzo “pedinante” del medium cinematografico, l’ansia vertiginosa che Julia sperimenta, passo dopo passo, sguardo dopo sguardo, diventa, automaticamente, anche nostra. La tensione, dunque, è palpabile. E la si percepisce anche dalla presenza di una fotografia volutamente spenta, tenue, che, con toni scuri e mortiferi, restituisce con efficacia espressiva l’humor tensivo dei personaggi, risucchiati dai propri sentimenti e dall’ambiente spersonalizzante (e spersonalizzato) che li circonda.

L'ambiente cupo della metro riflette l'ansia della protagonista in Watcher
L’ambiente cupo della metro riflette l’ansia della protagonista in Watcher

In conclusione

Watcher è un film dimenticabile, che esegue il compitino scolastico accontentandosi dell’onesta sufficienza. E, a concedergliela, mettendo da parte l’ossatura narrativa, sono il setting e l’apparato tecnico-stilistico. Usciti dalla sala – o spento lo schermo del pc – rimane, certamente, il gusto della tensione avvertita durante la visione, ma si tratta di un’impressione destinata a lasciare il tempo che trova.

Note positive

  • La creazione della tensione

Note negative

  • Una sceneggiatura dimenticabile
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