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Un oggi alla volta
Titolo originale: Un oggi alla volta
Anno: 2023
Nazione: Italia
Genere: Commedia, Drammatico
Casa di produzione: One More Pictures, Vision Distribution, in collaborazione con Rai Cinema e Sky
Distribuzione italiana: Vision Distribution
Durata: 101 minuti
Regia: Nicola Conversa
Sceneggiatura: Nicola Conversa, Giulia Uda
Fotografia: Daniele Poli
Montaggio: Diego Capitani
Musiche: Andrea Stocchino
Attori: Tommaso Cassissa, Ginevra Francesconi, Francesco Centorame, Katia Follesa, Cesare Bocci, Edoardo Pagliai, Marilù Pipitone, Elisabetta De Palo, Federica Pagliaroli
Trailer di “Un oggi alla volta”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Classe ’89, Nicola Conversa inizia il suo percorso nell’audiovisivo dal mondo del web, realizzando e dirigendo alcuni video che hanno subito raggiunto milioni di visualizzazioni. Successivamente, nel 2018, realizza il suo primo cortometraggio dal titolo “Mezzanotte Zero Zero”. Sempre nello stesso anno, viene contattato dalla Disney per scrivere la sceneggiatura della serie teen in lingua inglese “School Hacks”, dove svolge anche il ruolo di regista. Qualche mese dopo, pubblica il suo primo romanzo, edito da Rizzoli, dal titolo “Nella mia testa”.
Nel 2019, dirige e scrive la web-serie “Una vita in Bianco”. Nel 2021, firma la sceneggiatura della serie Rai “Halloweir” e della serie Sky “So Wine So Food”. Nel 2022, dirige lo spot TV “The Cooking Universe – Thor: Love & Thunder” per The Walt Disney Company. Nello stesso anno, vince il contest “La realtà che non esiste” di One More Pictures e Rai Cinema, e dirige il cortometraggio “La Bambola di Pezza”, presentato alla 79ª edizione del Festival di Venezia.
Nel 2023, debutta alla regia e alla sceneggiatura di un lungometraggio realizzando il documentario italiano “Pooh – Un attimo ancora”. Parallelamente, sempre nel 2023 e sotto la casa di produzione One More Pictures, realizza il suo primo lungometraggio di finzione dal titolo “Un oggi alla volta”, presentato durante la Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Proiezioni Speciali di Alice nella Città. Il 25 luglio 2024, il film viene distribuito nei cinema italiani grazie a Vision Distribution.
Trama di “Un oggi alla volta”
Marco è un ansioso diciannovenne prossimo alla maturità, un traguardo che non sa se riuscirà a superare o se riuscirà addirittura ad arrivare agli esami finali. Al momento ha tre materie da recuperare e la sua professoressa di fisica sembra volerlo bocciare a tutti i costi. Il ragazzo trascorre le sue giornate in compagnia del suo migliore amico Daniele, compagno di classe affetto da continui starnuti, e vive insieme alla madre e al fratello Andrea. La madre passa le giornate chattando sullo smartphone alla ricerca di un uomo che possa sostituire il suo ex marito, mentre Andrea, che aspira a diventare cantautore indie, è vittima dell’ansia e dello stress al punto da vomitare in ogni momento di grande emozione, come quando si esibisce sul palco.
Durante una delle esibizioni di Andrea, non andata a buon fine, Marco conosce Giulia, una bella ragazza con cui trascorre tutta la serata. Alla fine dell’appuntamento, il giovane ottiene il numero di Giulia, ma quando la chiama il giorno seguente, risponde Aria, una giovane donna diplomata l’anno precedente, che vive la vita come se ogni giorno fosse l’ultimo, con il tatuaggio “un oggi alla volta” sul braccio. Tra i due nasce presto un’intesa emotiva attraverso numerose videochiamate e messaggi, che li porta prima a incontrarsi e poi a innamorarsi perdutamente l’uno dell’altro.
Tutto sembra andare a gonfie vele per Marco, che ha finalmente trovato l’amore, ma proprio quando crede di aver raggiunto la felicità, Aria precipita in un vortice oscuro. La malattia degenerativa di Aria, di cui Marco non era a conoscenza, peggiora, costringendo la ragazza prima a stare su una sedia a rotelle e poi a essere ricoverata in ospedale, in attesa di un complicato intervento dai risultati incerti. Marco e Aria continueranno la loro relazione? Marco saprà affrontare la malattia di Aria?

Recensione di “Un oggi alla volta”
In questa opera prima di finzione del regista Nicola Conversa ci sono elementi che funzionano piuttosto bene, ma ce ne sono anche altri che funzionano alquanto male, facendo storcere un po’ il naso allo spettatore e diminuendo la riuscita complessiva di un’opera comunque rispettabile, capace di emozionare quando serve, sia attraverso qualche risata che con momenti di lieve commozione. La pellicola, per come affronta il tema al suo interno, non è tra le più originali; anzi, ricalca strutture narrative già trattate da svariati lungometraggi precedenti, senza apportare una grande novità al genere a cui appartiene.
Esistono infatti molti film che partono, più o meno, dalla stessa logline: “un ragazzo/a s’innamora di una ragazza/o affetta/o da una malattia degenerativa, rimanendole/gli al fianco fino alla fine”. Questa logline viene poi sviluppata in fase di sceneggiatura in modo più tradizionale, come avviene in “Un oggi alla volta”, o in maniera più innovativa e originale. Tuttavia, i punti fermi di questo genere cinematografico sono più o meno sempre gli stessi, poggiandosi su una struttura drammaturgica ben definita, con momenti drammatici che devono necessariamente avvenire.
Nonostante alcuni snodi narrativi inevitabili, ciò che queste pellicole possono cambiare è il modo in cui viene raccontata la storia e le tematiche inserite al suo interno, dimostrando l’abilità di registi e sceneggiatori nel mescolare gli stessi ingredienti con elementi divergenti, al fine di creare un’esperienza cinematografica il più innovativa possibile. Un esempio riuscito è “Quel fantastico peggior anno della mia vita” del 2015, che ha saputo raccontare la vicenda da un punto di vista innovativo, rendendo la pellicola un piccolo cult del genere.
Negli ultimi vent’anni, il cinema ha visto la realizzazione di numerosi film basati su questa logline, intrecciati con il genere teen dramma sentimentale a connotazione di malattia. Tra questi, ricordiamo il classico del 2002 “I passi dell’amore”, “L’amore che resta” del 2011, “Colpa delle stelle” del 2014, “Quel fantastico peggior anno della mia vita” del 2015, “A un metro da te” del 2019, “Raccontami di un giorno perfetto” del 2020 e infine “Noi anni luce”, film italiano del 2023.
Si potrebbe dunque soffermarsi sul senso di continuare a spremere al massimo questo genere cinematografico, ma lo stesso discorso vale per i film sugli alieni e per le pellicole horror sulle possessioni. Ciò che conta veramente è la capacità dei registi e degli sceneggiatori di inventarsi, di volta in volta, espedienti originali e innovativi per non rendere queste vicende banali. E se devono essere banali, che almeno affrontino la banalità intessendo una struttura fatta di svariate sottotrame interessanti, capaci di nascondere la banalità con elementi tematici accattivanti e meritevoli della nostra attenzione. In questo modo, una storia prevedibile può diventare un viaggio interiore ed emotivo straordinario, dove l’inevitabile riesce a colpire il cuore dello spettatore al pari di quello del protagonista.
Nicola Conversa tenta di immettere nella sua storia vari piani di lettura, in linea con i temi del 2023. Affronta il tema dell’amore che vive dentro gli smartphone, attraverso le varie app di incontri che omologano il senso dell’incontro e dell’amore, trasformandolo da evento analogico a evento virtuale. Allo stesso tempo, il cineasta-sceneggiatore si sofferma sulla condizione degli adolescenti e dei giovani del ventunesimo secolo, uomini e donne fragili che non riescono a stare al passo con il ritmo frenetico della vita. Viviamo in un mondo sempre più veloce, dove tutto dura solo pochi secondi, dove ogni brano musicale esce, viene consumato e rispedito al mittente, rappresentando una generazione terrorizzata dal tempo, preoccupata di essere sempre in ritardo rispetto alla società, e non abbastanza matura per rispettare i tempi imposti. Parallelamente a questa tematica, il regista, attraverso il titolo del film “Un oggi alla volta” e la storia di Aria, ricorda di vivere la vita con estrema tranquillità, affrontando il mondo con i nostri tempi e orologi interiori, e non con la frenesia della società esterna.
I ragazzi di oggi sono terrorizzati dal tempo. Credono di essere costantemente in ritardo e la pandemia non li ha aiutati, anzi. Ognuno di loro è solo, smarrito in quel tratto di vita do ve ti sembra solo di perdere tempo prezioso, dove nessuno sembra capirti e dove vorresti, semplicemente, che tutto andasse altrove. Trovare il modo di invertire il corso, quindi, è la loro piccola battaglia, incapaci di riuscire a vivere un oggi alla volta, con la paura del domani. Il mondo degli adolescenti è in costante evoluzione, spesso condizionato dall’uso delle tecnologie e dei social media. Al giorno d’oggi, i ragazzi passano sempre più tempo online, cercando di connettersi con gli altri attraverso i social network, le chat e le app di incontri. Ma questo costante connettersi online, sembra portare a un senso di vuoto e di ansia, in quanto non riesce a restituire la stessa gratificazione che potrebbe offrire un rapporto umano autentico e reale. Ma i ragazzi, forse, non lo sanno. Sembra quasi che si siano arresi all’idea che tutto nasca con un click e possa finire con un click. Il film che voglio, vogliamo fare… Perché la bellezza di un film sta proprio nell’affidarsi a dei bravi professionisti, affronta queste tematiche attraverso Marco e Aria. Insieme, loro attraverseranno un viaggio alla scoperta di sé stessi e degli altri, imparando ad apprezzare l’importanza delle relazioni umane e dei legami familiari. – Note del regista
Indubbiamente il messaggio del film è interessante, ma la tematica connessa all’amore e alla paura dei giovani di sprecare il proprio tempo è raccontata in maniera fin troppo superficiale, con un approccio eccessivo da commedia dell’assurdo. All’interno di una vicenda drammatica e sentimentale, troviamo situazioni esagerate che servono solo a suscitare risate e divertimento. Queste situazioni assurde, in fin dei conti, non si adattano bene a un’opera garbata come “Un oggi alla volta”; anzi, eliminano gran parte dello spessore dei personaggi, conducendoli al ridicolo.
Ad esempio, vediamo continuamente Andrea vomitare quando è agitato, una scelta molto discutibile. Ma il peggio si trova nell’ultima parte narrativa, dove la sceneggiatura rovina completamente il personaggio di Marco. La parte dell’esame di maturità e la scena che funge da cornice all’intero film sono fin troppo “stupide”, soprattutto la scena finale. Doveva davvero finire con queste gag senza senso? Era necessario chiudere la pellicola con scelte drammaturgiche prive di logica?
Il Marco che vediamo all’esame o nel finale del film sembra aver superato con tranquillità la morte della sua fidanzata, un evento che stona profondamente con la caratterizzazione del personaggio. Marco ci viene presentato, da un lato, come un tontolone, già dalla scena in cui perde il cellulare, e dall’altro come un tenero romantico, cosa che in fin dei conti non si dimostra essere pienamente, basti pensare alla scena, più che evitabile, in cui si bacia con la migliore amica di Aria. Inoltre, la sceneggiatura non attua un cambiamento interiore in Marco, che rimane statico, a differenza di Andrea, che a fine film ottiene una nuova consapevolezza, cosa che a Marco non avviene.
Cosa funziona? La regia. Nicola Conversa si dimostra assolutamente valido nel gestire il ritmo e le scelte di inquadrature, riuscendo a unire splendidamente le tre anime della pellicola: il dramma, il sentimentalismo e la commedia. Attraverso un montaggio dinamico, alcuni punti di vista della camera e le scelte musicali, rende la visione, nonostante i problemi di sceneggiatura, un corpo unico gradevole da guardare. Un altro regista avrebbe potuto danneggiare definitivamente la pellicola, ma Conversa riesce a donarle uno sguardo, un ritmo e una rappresentazione visiva che migliorano lo stesso script.
Altro elemento positivo è la bravura del cast, soprattutto dei giovani attori che riescono a entrare perfettamente nelle parti assegnate. Tra i vari interpreti, spicca l’intensa performance di Ginevra Francesconi, nel ruolo di Aria, capace di mostrare con forza i tormenti e le paure del suo personaggio. Anche Tommaso Cassissa eccelle nei panni del tonto ma buono di cuore Marco. Un altro interprete da sottolineare è Francesco Centorame, abilissimo nel trasformarsi completamente nell’emotivo Andrea, il personaggio più interessante a livello di scrittura della pellicola stessa. Su di lui si sarebbe potuto scrivere un intero film, ovviamente senza il problema del vomito.

In conclusione
“Un oggi alla volta” di Nicola Conversa è una pellicola che, pur affrontando temi già ampiamente trattati nel cinema, riesce comunque a emozionare il pubblico. Nonostante una trama prevedibile e alcuni difetti di sceneggiatura, il film ha i suoi momenti di commozione e umorismo, riuscendo a intrattenere lo spettatore.
Note positive
- Nicola Conversa si dimostra un regista capace, riuscendo a gestire ritmi e inquadrature in modo efficace. La combinazione di dramma, sentimentalismo e commedia è ben bilanciata grazie a un montaggio dinamico e scelte musicali appropriate.
- Gli attori giovani offrono interpretazioni convincenti, con Ginevra Francesconi (Aria) che brilla per intensità e Tommaso Cassissa (Marco) che rende il suo personaggio tonto ma dal cuore buono. Francesco Centorame (Andrea) si distingue per la sua capacità di trasformarsi emotivamente, nonostante alcune scelte discutibili della sceneggiatura riguardo il suo personaggio.
Note negative
- Alcuni personaggi, come Marco, non subiscono un’evoluzione significativa durante il film. La sceneggiatura non riesce a far emergere un cambiamento interiore credibile, lasciando il personaggio statico e riducendo l’impatto emotivo del finale.
- Nonostante l’intenzione di trattare temi profondi, il film lo fa in maniera superficiale. Le situazioni comiche e assurde, seppur divertenti, tolgono spessore ai personaggi e alle loro vicende, rendendo la narrazione meno coinvolgente dal punto di vista emotivo.
- Alcune scelte narrative, come la rappresentazione dell’esame di maturità e le scene finali, risultano forzate e poco logiche. Questi momenti, anziché aggiungere profondità, sembrano ridurre la serietà della trama, portando a un finale che potrebbe lasciare lo spettatore insoddisfatto.