12 anni schiavo (2013): una storia (vera) da Oscar.

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Trailer italiano di 12 anni schiavo

Per la regia di Steve McQueen, 12 anni schiavo, si rifà a un evento biografico narrato in prima persona da colui che ha vissuto quei momenti, come Solomon Northup,il qule nel 1853 pubblica la sua autobiografia dal titolo 12 anni schiavo. Il lungometraggio ha vinto il Premio Oscar nel 2014 battendo pellicole come American Hustle – L’apparenza inganna, Gravity e Dallas Buyers Club.

Trama di 12 anni schiavo

12 anni schiavo è un film ambientato nell’America a partire dal 1841 quando un uomo libero, di colore, viene rapito con l’inganno e portato dalla sua cittadina (Saratoga), luogo in cui vive con la famiglia svolgendo con successo il mestiere di violinista, alla capitale Washington dove, in seguito all’assegnazione di una nuova identità, finirà nelle grinfie di avidi trafficanti di uomini – schiavi.

Salomon (Chiwetel Ejiofor) per 12 anni è costretto a servire diversi signori bianchi prestando il proprio sudore alla coltivazione di piantagioni, mestiere che logora il suo forte fisico. L’essere un uomo colto che ha viaggiato e sa scrivere si rivela uno stigma da nascondere in un viaggio straziante fatto di soprusi e discriminazioni. In questa discesa agli inferi trova persone che lo aiutano a resistere, altre che lo illudono e altre ancora inerti nella loro disperazione. L’unico rapporto umano capace di fiorire in questa selva di odio è rappresentato da una ragazza schiava, Patsey (Lupita Nyong’o). La tentazione di ribellarsi al sistema malato che commercia uomini come animali, unita alla rabbia provocata dalla sovrumana ingiustizia perpetuata da questi signori del male, porterà il protagonista a diversi momenti di difficoltà e pericolo. L’incontro con un facoltoso canadese (interpretato da Brad Pitt), filantropo e abolizionista, premierà la sua resistenza a tutte le mostruosità del razzismo.

Recensione di 12 anni schivo

McQuenn in 12 anni schiavo si dimostra abile nel riuscire a tradurre in immagini l’incredibile di complessa storia vera di Salomn Northup, sapendo trarre dall’autobiografia gli elementi maggiormente esportabile e fondamentali per realizzare un film in grado di coinvolgere lo spettatore entro un atmosfera fortemente indignante e raccapricciante, senza perdere quel significato e quelle caratteristiche ben presenti nel testo letterario come la forte denuncia e gli eventi di cronaca.

La potenza di quest’opera si può ritrovare in vari settori come le interpretazioni degli attori, oppure nella sceneggiatura che appare ben scritta da John Ridley e McQueen, il quale realizza anche una buona regia tradizionale priva di elementi di forte connotazione stilistiche senza andare a marcare eccessivamente la storia che è già di per sé fortemente espressiva ed eloquente. L’utilizzo della cinepresa è fondamentalmente asciutto, si rifà a un’estetica classica, non si prende rischi e affida alla storia il primato dell’importanza, lasciando che si sviluppi con apparente facilità. Indubbiamente questa prova registica del cineasta di Shame e Hunger è validissima.

12 anni schiavo si immette in un filone, che partendo da Spike Lee (fa’ la cosa giusta) e passando per Steven Spielberg (il colore viola) arriva fino a Quentin Tarantino (Django unchained), riguardante la trattazione di tematiche forti legate a soprusi perpetuati ai danni delle persone di colore, sia nell’America di ieri che nell’America di oggi. Come detto in precedenza, l’interpretazione attoriale eleva il film a prodotto di forte impatto sul pubblico. In particolare il protagonista, Chiwetel Ejiofor, e la vincitrice dell’oscar per migliore attrice non protagonista, Lupita Nyong’o, apportano un grande contributo alla qualità del film. Degna di nota anche la fotografia diretta da Sean Bobbit, capace di realizzare minuziose descrizioni delle sterminate campagne americane in cui avvengono la maggior parte delle riprese.

Le leggi cambiano Epps, le verità universali restano, è un dato di fatto.

E la pura e semplice verità è che ciò che è vero e giusto, è vero e giusto per tutti,

sia per i bianchi che per i neri.

Samuel Bass in 12 years a slave

NOTE POSITIVE

  • Fotografia
  • Sceneggiatura
  • Capacità attoriali

NOTE NEGATIVE

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