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L’Arminuta
Titolo originale: L’Arminuta
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Produzione: Baires Produzioni, Kaf, Rai cinema
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 110 min
Regia: Giuseppe Bonito
Sceneggiatura: Monica Zapelli, Donatella Di Pietrantonio
Fotografia: Alfredo Betrò
Montaggio: Roberto Missiroli
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Attori: Sofia Fiore, Carlotta De Leonardis, Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane, Andrea Fuorto, Elena Lietti, Giulio Beranek, Stefano Petruzziello, Giovanni Francesco, Palombaro Fiorita, Giacomo Vallozza, Aurora Barulli
Mi piacerebbe che la narrazione restituisca soprattutto due cose: da un lato lo sguardo de l’Arminuta, che è testimone suo malgrado, e dall’altro il magma incandescente dei sentimenti laceranti che questa storia contiene.
Giuseppe Bonito sul film
In selezione ufficiale alla 16°edizione della Festa del cinema di Roma è stato presentato il nuovo film di Giuseppe Bonito (regista di Pulce non c’è e Figli) tratto dall’omonima opera letteraria di Donatella Di Pietrantonio: L’Arminuta, vincitrice del Premio Campiello 2017, del Premio Napoli e del Premio Segafredo Zanetti.
Un’enorme responsabilità nelle mani del cineasta, il quale ha avuto il delicato compito di mettere in scena un romanzo apprezzato ad unanimità da pubblico e critica. Seppur ci sia stato già un adattamento del libro con la rappresentazione teatrale del Teatro Stabile D’Abruzzo per la regia di Lucrezia Guidone (debutto il 29 Febbraio 2019 a L’Aquila), la prova del lungometraggio era sicuramente la più attesa.


Trama de L’Arminuta
Nell’estate del 1975 la piccola Arminuta farà ritorno alla sua famiglia biologica, di cui era stata tenuta completamente all’oscuro dai “genitori adottivi”, passando quindi da una vita agiata in una villa a due passi dal mare a una convivenza forzata nelle campagne abruzzesi, dove la povertà e gli atteggiamenti burberi regnano incontrastati. Un incubo dal quale tuttavia non ci si può svegliare, e in cui la tredicenne oltre a confrontarsi con una realtà ostile, dovrà altresì capire le ragioni dietro al proprio abbandono.

Recensione de L’Arminuta
Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere
L’Arminuta
La storia sia nel libro che nel lungometraggio approfondisce il tema del rapporto madre-figlio nei suoi lati più anomali e patologici, rivelandosi in ambo i casi una manifestazione visiva e letteraria del pensiero di Umberto Saba sulla famiglia, da cui molte opere hanno attinto. Il regista dopo aver trattato già il tema familiare mediante il soggetto (monologo) del compianto Mattia Torre in chiave satirico-umoristica (Figli, 2020), con questa pellicola ha cercato di trasporre nuovamente tali questioni sotto un aspetto drammatico-riflessivo. Il risultato non è dei migliori, come del resto nemmeno il precedente film funzionava granché come commedia sociale, dato che in entrambi i casi sembra che il cineasta si sia fatto “divorare” dai generi, rendendo il tutto sotto un aspetto impersonale che tuttavia non porta ad una visione nuda e cruda della realtà oggettiva che ci circonda, bensì ad un mancato coinvolgimento del pubblico.Lo spettatore infatti seppur il tutto gli venga presentato in maniera chiara e concisa senza pecche registiche o distrazioni tecniche, non riesce lo stesso ad immedesimarsi sino in fondo con i patimenti della protagonista e con lo storytelling dei vari personaggi, quasi tutti legati a macchiette incolori ad eccezione della piccola Adriana (sorella dell’Arminuta) unica personalità pienamente caratterizzata.

Per concludere con L’Arminuta ci si trova davanti ad un film ben girato e modestamente interpretato, che svolge il proprio compito senza particolari sprazzi creativi.
Note Positive
- Racconto della vicenda chiaro e coinciso
- Caratterizzazione del personaggio di Adriana
Note Negative
- Mancanza di coinvolgimento
- Personaggi incolori (inclusa la protagonista)