A Good Person (2023). Chi è veramente una buona persona?

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Locandina di A Good Person (2023)

A Good Person

Titolo originale: A Good Person

Anno: 2023

Nazione: Stati Uniti d’America, Canada

Genere: commedia, drammatico

Casa di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Killer Films, Elevation Pictures

Distribuzione italiana: Sky Cinema, NOW

Durata: 129 minuti

Regia: Zach Braff

Sceneggiatura: Zach Braff

Fotografia: Mauro Fiore

Montaggio: Dan Schalk

Musiche: Bryce Dessner

Attori: Florence Pugh, Morgan Freeman, Celeste O’Connor, Molly Shannon, Chinaza Uche, Zoe Lister-Jones

Trailer e clip di A Good Person

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Quarto film del regista e attore Zach Braff, A Good Person vede la partecipazione di uno straordinario cast che comprende la candidata all’Oscar Florence Pugh, Molly Shannon, Chinaza Uche, Celeste O’Connor e la leggenda della recitazione e premio Oscar Morgan Freeman. Prodotto da Killer Films, Elevation Films e dagli stessi Zach Braff e Florence Pugh, la pellicola verrà rilasciata in esclusiva dal 30 maggio 2023 su Sky Cinema e in streaming solo su NOW.

Trama di A Good Person

Allison (Florence Pugh) è una giovane donna che ha davanti un futuro radioso: ha un fidanzato meraviglioso, una carriera fiorente, una famiglia e degli amici che la sostengono. Ma il suo mondo va in mille pezzi quando sopravvive a un terribile incidente ed esce dalla clinica con una dipendenza da oppioidi e un dolore irrisolto. Negli anni successivi, sarà l’improbabile amicizia che stringe con l’aspirante suocero (Morgan Freeman) a darle la possibilità di rimettersi in sesto e andare avanti con la sua vita.

Recensione di A Good Person

Sono passati ben undici anni dall’epilogo di Scrubs – Medici ai primi ferri, popolare serie televisiva statunitense creata da Bill Lawrence il cui merito risiede nell’aver lanciato la carriera professionale di numerosi attori del cast, un esempio tra tutti il protagonista interpretato da Zach Braff. Nonostante la difficoltà nello scrollarsi di dosso il tanto amato personaggio del Dr. “J.D.” Dorian e l’enorme successo da esso ricavato, l’attore è riuscito a costruirsi un curriculum di tutto rispetto nel corso degli anni. Nel 2004, per esempio, esordisce come regista sul grande schermo grazie alla pellicola La mia vita a Garden State conquistando un Independent Spirit Award per il miglior film d’esordio. Per la televisione girerà dietro la macchina da presa un episodio di Ted Lasso e Shrinking, popolari serie televisive. Il suo ultimo lavoro come cineasta arriva direttamente in Italia quest’anno sul piccolo schermo, dopo aver lavorato alla sceneggiatura durante il primo lockdown. Un’opera intensa ed emozionante nonché una dedica per l’attrice Florence Pugh, protagonista della storia ed ex compagna di Braff.

Allison (Florence Pugh) è una giovane donna felicemente fidanzata con Nathan (Chinaza Uche). Nella vita ha tutto quello che desidera: è una magnifica musicista, ha degli splendidi amici su cui poter contare e un futuro come moglie proprio dietro l’angolo. Purtroppo, a causa di una imperdonabile distrazione subisce un incidente stradale, conducendo alla morte i due passeggeri che erano in macchina con lei. Dopo un anno dal terribile evento, Allison sembra condurre un’esistenza caratterizzata solo dalla presenza dell’Oxicontin (da cui ora è dipendente) e dal rimorso di aver ucciso due suoi cari amici. Nel momento più buio della sua vita decide di provare a cercare aiuto all’interno di un gruppo di terapia, portandola a confrontarsi per la prima volta con Daniel (Morgan Freeman) uomo distrutto dalla perdita della figlia nonché suo mancato suocero. Nonostante il profondo risentimento, l’uomo decide di sostenere e aiutare la giovane protagonista a uscire dal tunnel della dipendenza e a riprendere in mano la sua vita.

Chi è questa brava persona enunciata nel titolo del lungometraggio? Le risposte possono essere molteplici. Probabilmente il personaggio di Morgan Freeman incarna questa descrizione, un uomo distrutto dal dolore per la perdita dell’adorata figlia a causa di un incidente stradale pronto, nonostante tutto, a sostenere colei che l’ha uccisa. Oppure la stessa Allison impersonata da Florence Pugh, un’esistenza oramai segnata da un trauma profondo e un vuoto quasi impossibile da colmare, decisa a compiere un gesto di perdono nei confronti di quella che fino a un momento prima era la sua famiglia.

Una scena del film
Una scena del film

A Good Person non è il primo film a trattare un argomento delicato come la dipendenza da sostanze: in passato lungometraggi come Requiem for a Dream (2000), 28 giorni (2000) o il più recente Quattro buone giornate (2020) hanno brillantemente portato in scena le diverse sfaccettature di questa tematica, ponendo attenzione su aspetti diversi come il percorso di disintossicazione, le ricadute, l’astinenza o addirittura la sofferenza da parte dei familiari stessi. Eppure, il regista Zach Braff ha il pregio di inserire all’interno di questa sceneggiatura un punto focale al centro dell’attenzione negli Stati Uniti ossia la diffusione di oppioidi, farmaco testimone nel corso degli ultimi anni di numerose morti registrate soprattutto nella fascia giovanile. Una notizia allarmante riportata anche sul National Safety Council, dove emerge come il rischio di morire per overdose di oppioidi supera anche quello di rimanere vittima di un incidente stradale. Non a caso la protagonista di questa storia, reduce da un grave sinistro stradale, finirà proprio per rimanere vittima del medicinale per il senso di “sollievo e benessere” generato sul suo corpo e sulla sua mente.

Florence Pugh in A Good Person
Florence Pugh in A Good Person

Un’opera quella firmata da Braff dove la dipendenza, la ricaduta, il senso di colpa e il perdono fanno da testimone in questa travagliata scalata per emergere dagli inferi condotta non solo da Allison ma anche dallo stesso Daniel, reo di aver avuto in passato un comportamento inaccettabile nei confronti del proprio figlio Nathan, i cui segni di quella ferita li si possono ritrovare nella sua parziale sordità. Proprio per via degli argomenti trattati e la loro importanza al giorno d’oggi il cineasta si affida esclusivamente alle performance dell’amico e premio Oscar Morgan Freeman – già da lui diretto in Insospettabili sospetti – e dall’attrice britannica Florence Pugh, di ritorno a un ruolo drammatico dopo le sue esperienze in Lady Macbeth e in Midsommar – Il villaggio dei dannati. Eppure, è proprio nella mancata introduzione a questi personaggi e alle loro relazioni nel (lunghissimo) prologo che il regista commette uno strafalcione, intento com’è a concentrare lo sguardo su cosa accade e non su chi sta intorno. Un senso di perdita e smarrimento lo si può ritrovare anche nella storia di Ryan (Celeste O’Connor) su cui è puntata la macchina da presa per gran parte della pellicola. Non ancora ripresasi dal lutto improvviso, la ragazza incarna tutta una serie di stereotipi fin troppo prevedibili e sicuramente fuori luogo, come la sua avversione nel convivere con il nonno Daniel. Un personaggio, probabilmente, mal gestito dal regista vista l’incapacità di comprendere alcuni suoi atteggiamenti o l’immedesimarsi in lei. Così come risulta davvero improbabile e molto instabile l’amicizia nata tra Allison e Daniel – quest’ultimo ex poliziotto e padre di Nathan e della vittima con un passato da alcolista – due persone profondamente ferite che faticano a trovare una corrispondenza nella realtà. Davvero è possibile perdonare colui che è responsabile della morte del proprio figlio?

In conclusione

A Good Person offre uno sguardo all’interno di una tematica ancora oggi attuale e molto spesso affrontata nel mondo del cinema, ossia la dipendenza da sostanze e l’uso in modo incontrollato di oppioidi. Nonostante una sceneggiatura non del tutto brillante e un mancato approfondimento sui personaggi principali, la pellicola propone una buona performance da parte di Freeman e Pugh. Alcune scene faticano a trovare una corrispondenza nella realtà così come il rapporto instaurato tra Allison e Daniel o tra la stessa Allison e Ryan. Eppure, mescolando il dramma alla commedia (esilarante l’Easter Eggs su Una settimana da Dio dove recita per l’appunto Freeman) il regista Zach Braff regala una buona visione.

Note positive:

  • Tematiche affrontate
  • Performance Freeman e Pugh

Note negative:

  • Mancato approfondimento sui personaggi
  • Personaggio Ryan troppo stereotipato
  • Alcuni fatti faticano a coincidere con la realtà
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