La versione di Anita (2023). Contro lo stereotipo 

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Locandina de La versione di Anita

La versione di Anita

Titolo originale: La versione di Anita

Anno: 2023

Nazione: Italia

Genere: documentario

Casa di produzione: Land Comunicazioni e Zapata Filmes, Rai Documentari, Ibermedia

Distribuzione italiana: Exit Media

Durata: 85 min

Regia: Luca Criscenti

Sceneggiatura: Silvia Cavicchioli, Daniela Ceselli, Luca Criscenti

Fotografia: Luca Gennari

Montaggio: Nicola Moruzzi, Emanuele Redondi

Musiche: Saria Convertino, Kyung Me Lee, Marta Lucchesini, Ginevra Nervi

Attori: Flaminia Cuzzoli, Lorenzo Lavia, Mriano Sinibaldi, Anita Garibaldi Jallet, Silvia Cavicchioli, Maurizio Maggiani, Leticia Wierzchowski, Roberto Balzani, Adilicio Cadorin

Trailer de La versione di Anita

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

L’idea per la creazione di un documentario dedicato al personaggio storico Anita Garabildi è nata dalla lettura del libro Anita. Storia e mito (Einaudi, 2017) di Silvia Cavicchioli, un opera letteraria, la cui forza, risiede nel confronto serrato tra la vita di Anita e il racconto che di lei è stato proposto, nelle diverse epoche, secondo necessità e convenienza. In questo modo, Anita, nel corso degli anni, ha assunto diversi caratteri: donna libera e coraggiosa, madre e moglie esemplare, compagna fedele fino alla morte dell’eroe dei due mondi. E molto altro ancora. Si è provato persino a dire che sia stato Garibaldi a ucciderla, in un momento di estrema difficoltà. Una leggenda nera senza fondamento ma che ha avuto un suo seguito. Su questa idea di andare a raccontare la verità di questa donna rivoluzionaria e mossa da valori anticonvenzionali prende vita il documentario La versione di Anita, realizzato grazie al finanziamento di Emilia – Romagna Film Commission, che vede alla regia il cineasta di genere storico – documentaristico Luca Criscenti, fondatore nel 2000 della casa di produzione Land Comunicazioni. Alla sceneggiatura, insieme a Criscenti, abbiamo la storica Silvia Cavicchioli (Università di Torino, Direttore artistico del Museo del Risorgimento di Torino) e Daniela Ceselli, sceneggiatrice di grande esperienza nel cinema. 

La première mondiale del docufilm La versione di Anita si è tenuta al Festival Internazionale di Cine di Punta del Este (Uruguay), dove ha ricevuto una Menzione speciale, mentre a giugno 2023 verrà presentato anche al Festival dei diritti umani di Buenos Aires. Per quanto riguarda la sua distribuzione in Italia, la pellicola è giunta, alle ore 16:00 del 20 gennaio 2023 su Rai 3, per volere di Rai Documentari che ha richiesto una versione televisiva del docufilm, per la durata di 55:52 minuti, mentre una versione cinematografica del lungometraggio, viene distribuita in sala dal 1 giugno grazie alla casa di distribuzione Exit Media, per una durata di 85 minuti. Nel ruolo di Anita troviamo Flaminia Cuzzoli, attrice diplomata all’Accademia di Arte Teatrale Silvio d’Amico a Roma, che ha già lavorato in Io e lei (Maria Sole Tognazzi, 2014) e Non mi uccidere (Andrea De Sica, 2019). Nei panni di Garibaldi invece troviamo Lorenzo Lavia, attore teatrale che ha recitato anche nella saga Smetto quando voglio (dal 2013 al 2017), Esterno notte (Marco Bellocchio, 2022) e L’ombra di Caravaggio (Michele Placido, 2022)

Trama di La versione di Anita

Anita. Il coraggio di una donna che combatte per la libertà. Nata in Brasile nel 1821 e morta in Italia a soli 28 anni, quattro volte madre, Anita Garibaldi ha vissuto una vita avventurosa e ha combattuto battaglie cruciali per la libertà dei popoli brasiliano e italiano. Eppure, nell’immaginario di molti è sempre stata solo la moglie fedele dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi. E invece, scavando nella sua biografia, con un’analisi rigorosa, alla luce delle più recenti ricerche, scopriamo una donna autonoma, indipendente, capace di scelte difficili e spesso scomode. L’ edizione integrale de La versione di Anita ci porta, con una chiave inedita e un linguaggio di straordinaria modernità, a rileggere una vicenda storica che ancora oggi deve essere rivelata. Raccontandone la vita a 200 anni dalla nascita, ripercorriamo la sua biografia d a una prospettiva nuova, con la sua voce, con i suoi occhi e dal suo personalissimo punto di vista. Anita è tornata. Per raccontare la sua storia. 

Anita in La versione di Anita
Anita in La versione di Anita

La vita di Anita Garibaldi: un po’ di biografia 

Anita Garibaldi, al secolo Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, è una delle più importanti figure femminili rivoluzionarie. Nata, a Laguna, in Brasile, il 30 agosto del 1821 da una famiglia con gravi difficoltà economiche, già all’età di quattordici anni, dopo la morte del padre, fu costretta a sposarsi con un calzolaio molto più grande di lei, un uomo di quarantanni di nome Manuel Duarte. Un matrimonio senza amore, finito quando Duarte si arruolò nell’esercito imperiale, un evento che lo ha allontanato dalla propria moglie. Grazie a uno zio paterno, Anita iniziò ad appassionarsi alla politica e a credere fermamente nella libertà e nella giustizia sociale. Donna dal forte temperamento, dimostrò fin da piccola di volersi opporre a ogni regola che la società imponeva, attraverso atteggiamenti che andavano in contrasto con le tradizioni e i costumi del suo tempo, soprattutto quelli femminili. La rivoluzione che investì in quegli anni il Sud del Brasile la coinvolse da subito e Anita si schierò senza incertezze dalla parte dei ribelli. Il 27 luglio del 1839 Giuseppe Garibaldi (allora guerrigliero corsaro al servizio della Repubblica del Rio Grande do Sul) conobbe Anita e i due s’innamorarono a prima vista. Fin da subito la giovane donna cominciò a combattere, dimostrando subito il suo coraggio: il 20 ottobre del 1839 salì sulla nave Rio Pardo insieme con Garibaldi; nel 1840 partecipò alla battaglia di Curitibanos, in cui cadde prigioniera delle truppe imperiali brasiliane e, nonostante le dicessero che Garibaldi era deceduto, lei riuscì a fuggire e a ritrovare il suo amato. Il 16 settembre dello stesso anno nacque Menotti (così chiamato in onore del patriota modenese), primo figlio di Anita e Giuseppe e unico nato in Brasile. Nel 1841, prima che la rivoluzione brasiliana venga travolta, i due si trasferirono a Montevideo, in Uruguay, dove vissero per sette anni, durante i quali Garibaldi lavorò come professore, prima di ricominciare a combattere in una guerra civile tra i patrioti della piccola Repubblica dell’Uruguay e gli argentini del dittatore Rosas. È in Uruguay che Garibaldi fonda la Legione Italiana e a Montevideo nasce la celebre “giubba rossa”. Il 26 marzo del 1842 Anita e Giuseppe si sposano. Negli anni seguenti nascono altri tre figli: Rosita (1843), Teresa (1845) e Ricciotti (1847). Alla fine del 1847, di fronte alle notizie che arrivano dall’Europa, Anita e Giuseppe rientrano in Italia. Sono i mesi della Rivoluzione del ’48, delle Cinque giornate di Milano e della Prima guerra d’indipendenza. Garibaldi ricomincia a combattere per la sua patria. Anita, anche se incinta, lascia i figli alla suocera per stare al fianco del marito. La donna, compiendo un viaggio difficile e pericoloso, lo raggiunge a Roma, nel giugno 1849, proprio nei giorni più drammatici dell’assedio francese ai patrioti della Repubblica romana, ma al suo arrivo è troppo debole e malata per poter aiutare, realmente il marito. Caduta Roma, i legionari di Garibaldi cercano di raggiungere Venezia, per dare man forte ai rivoluzionari guidati da Daniele Manin. Anita, incinta di cinque mesi e con una febbre malarica che la sta logorando, continua a combattere. I legionari, inseguiti da quattro eserciti, vengono decimati. Con un gruppo ridotto di fedelissimi, Anita e Giuseppe sbarcano in Romagna. Ma per Anita non c’è più nulla da fare. Muore il 4 agosto del 1849 nella Fattoria Guiccioli, a Mandriole, nella campagna di Ravenna. Dal 1932 i suoi resti mortali, dopo vari trasferimenti, finiscono a Roma, al Gianicolo, ai piedi del monumento a lei dedicato, che la mostra a cavallo, nel pieno della battaglia, con una pistola in una mano e il figlio in braccio. Un esempio di coraggio. Come ci piace immaginata, e nella realtà. 

Fotogramma de La versione di Anita
Fotogramma de La versione di Anita

Recensione de La versione di Anita

Un documentario per certi versi atipico, che sceglie una chiave pop e moderna per raccontare le gesta di una eroina della libertà. La versione di Anita non si muove solo sui classici elementi del genere documentaristico, ma crea una narrazione, per certi versi accattivante e originale. Il racconto si muove attraverso la voce di Anita, impersonificata da Flaminia Cuzzoli. È la stessa Anita ha raccontarsi a noi, è attraverso il suo racconto che scopriamo la sua storia, quella vera e pura, di questa donna che ha combattuto per la libertà e l’uguaglianza dei popoli. L’impianto drammaturgico si muove sui fili di una lunga intervista, all’interno della Roma del 2022, in cui l’ex direttore di Radio Tre Rai, dal 2009 al 2021, Marino Sinibaldi, intrattiene una chiacchierata intervista radiofonica con Anita (o il suo fantasma). L’intervistatore pone, per tutta la durata filmica, delle domande a questa donna immortale, avvalendosi dell’uso di svariati testi di personaggio del suo tempo che l’hanno conosciuta, dagli scritti di Goya fino a quelli del marito Garibaldi, che ha scritto le sue memorie all’interno de I Mille (1874) e Memorie autobiografiche (1860). Accanto a questa conversazione “surreale” troviamo anche la presenza di scene create a nuovo, dal sapore teatrale, che ci vanno a mostrare alcuni dialoghi interiori e riflessivi tra Anita e Garibaldi, che sembrano guardarsi indietro, rileggendo le loro stesse vite. Come tutti i documentari che si rispettano, abbiamo anche dei classici interventi di alcuni storici, che vanno a donarci uno sguardo ampio e concreto sul tempo e sulla realtà di Anita, mettendo in evidenza quale sia la verità e quale la leggenda su questo personaggio.

La versione di Anita, come il saggio storico da cui la storia trae ispirazione, Anita. Storia e mito, si pone l’obiettivo di ricercare e di donarci l’essenza più pura di questa donna, per raccontarcela nella sua autenticità e verità, al fine di toglierla da quella prigione “intellettuale” in cui è stata catapultata dopo la sua morte e la nascita della patria italiana, un evento che ha innalzato suo marito, Giuseppe Garibaldi, a valoroso eroe, ma che la relegata alla sua ombra. Proprio il successo del comandante dei Mille ha trasformato Anita in una figura alquanto secondaria e di minore importanza per gli annali della storia. Proprio suo marito, colui che l’ha amata per tutta la vita, l’ha trasformata in una sorta di stereotipo femminile, quasi leggendario, immettendola e racchiudendola, entro i contorni narrativi di una favola romantica – cavalleresca, un’etichetta che stona con la vera natura di Anita, una donna libera, che rifiutava qualsiasi stereotipo culturale e che ha, da sempre, combattuto per la libertà totale, a favore di valori liberali – repubblicani. La sua lotta, in Brasile, Uruguay e Italia era rivolta alla ricerca di libertà, al di fuori di ogni tipo di etichettatura sociale. Lei sognava un mondo libero da qualsiasi tiranno e oppressore. Anita, da come si viene raccontata, era una donna forte, che nonostante le proprie debolezze, affrontava tutto con estrema forza interiore e combattività, anche i momenti più tragici della sua stessa esistenza. Era un personaggio che non si ritirava mai indietro ma che era pronta a impugnare una spada per difendere e per combattere in ciò in cui credeva.  Anita non era solo la moglie di Garibaldi, ma anche il suo consigliere e la sua spalla, senza di lei, probabilmente, Garibaldi, non sarebbe stato ciò che oggi conosciamo. Interessanti, per comprendere la realtà e la finzione, le varie letture di Sinibaldi che, durante la conversazione – intervista ad Anita, va a citare alcuni testi storici dell’epoca. Puntualmente Anita, con fare critico mette i puntini sulle “i”, contestando il contenuto di quegli scritti, rimarcando, contemporaneamente, la sua verità.

Un racconto che stabilisce un ponte tra due epoche, tra ieri e oggi, attualizzando una vicenda che dice molto anche del nostro presente. Una storia in cui documentario e finzione si rincorrono per dare spazio ai paesaggi, ai “luoghi di Anita”, ai documenti, alle citazioni di testi letterari, alle pitture, alle fotografie, ai monumenti, ai cimeli, perfino al repertorio cinematografico, che entra nella narrazione proprio come documento e che Anita analizza con piglio critico e con una forte dose di ironia. 

Luca Criscenti

La storia è quella di Anita ed è lei che ci parla e ci racconta la sua storia. Indubbiamente, l’andare a mostrarla come presenza fisica – extratemporale – immortale, è sicuramente una scelta stilistica narrativa interessante. La vediamo ripercorrere i posti che hanno segnato la sua vita e le sue lotte per la libertà. A livello simbolico tale scelta è efficace. Il regista vuole dare la parola ad Anita ed è lei che racconta la sua stessa “versione” al pubblico, perché nessuno, nel corso degli anni, l’ha veramente ascoltata a causa di un mondo eccessivamente maschilista, che rende solo i maschi come personaggi d’importanza storica, relegando, sempre, le donne a mere comparse della storia delle nazioni, sia a livello artistico che politico. Ciò che però non convince è l’interpretazione dell’attrice che ricopre questo suo ruolo, si sarebbe dovuto optare per un’attrice con lineamenti marcatamente dell’America latina, invece di una donna tipicamente italiana. 

Chi parla è Anita. In una storia narrata in prima persona, a duecento anni dalla sua nascita. Una storia in cui la giovane eroina brasiliana, Ana Maria de Jesus Ribero da Silva, racconta la sua vita di donna, di combattente, di moglie e di madre. Parla alla radio, in una lunga intervista condotta da Marino Sinibaldi, interprete di sé stesso; par la al compagno della sua vita, Giuseppe Garibaldi, in incontri in cui si chiariscono meglio alcuni aspetti della loro relazione; parla agli storici che accompagnano la narrazione, sottoponendo ad analisi critica le “verità” di cui è stata fatta oggetto e mettendo in discussione le fonti; parla a s e stessa, rievocando i momenti più intensi di una vita breve ma avventurosa. Ma, soprattutto, Anita parla al pubblico, che finalmente può ascoltare quella storia dalla viva voce della protagonista. Lo fa in modo diretto, senza sconti, senza censure, guardando fisso dentro l’obiettivo.

Luca Criscenti
L'arrivo del primo figlio - La versione di Anita
L’arrivo del primo figlio – La versione di Anita

I materiale d’archivio presente nel film

  • Repertorio video: Nel documentario appaiono immagini tratte da film storici, come: Anita Garibaldi (Mario Caserini, 1910), la prima pellicola a lei dedicata, conservata alla Cineteca di Bologna; Camicie rosse di Goffredo Alessandrini del 1952, con Anna Magnani nei panni di Anita e Raf Vallone in quelli di Garibaldi; Cavalcata d’eroi di Mario Costa (1949); i cinegiornali dell’Istituto Luce, che mostrano la traslazione della salma di Anita e l’inaugurazione del monumento al Gianicolo (1932)
  • Repertorio fotografico: Nel film compaiono diverse fotografie. A documentazione della Repubblica Romana, il Reportage di guerra di Stefano Lecchi (1849), conservato nella Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma, considerato il primo reportage di guerra nella storia dalla fotografia. Alcune immagini provengono dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena e dall’archivio di Villa Garibaldi – Museo delle Cultura di Riofreddo. Le Fotografie di Montevideo nel XIX secolo provengono dal Centro de Fotografía de Montevideo (Biblioteca Nacional de Uruguay), mentre le immagini di Nizza nel XIX secolo sono della Fondazione Alinari per la fotografia di Firenze.
  • Documenti, giornali, riviste: Alcuni preziosi documenti sono stati filmati e inseriti nel film. In particolare, l’ Atto di Matrimonio di Anita e Giuseppe Garibaldi, conservato nell’Archivio della Algesia di S. Francisco de Asia di Montevideo, la Lettera di Anita a Giuseppe Garibaldi, conservata a Roma, all’Accademia dei Lincei (Fondo Giovanni Battista Cuneo) e il Rinvenimento di ignoto cadavere, il documento della Polizia di Ravenna redatto dopo il ritrovamento del corpo di Anita il 12 agosto 1849, conservato all’Archivio di Stato di Bologna. Altri documenti e notizie sulla vita di Anita o sugli avvenimenti storici di quegli anni sono stati tratti da giornali e riviste come Il Legionario Italiano, La Lega Italiana, La Gazzetta di Genova, Il Contemporaneo, Il Don Pirlone.
  • Monumenti: Nel film compaiono anche i principali monumenti dedicati ad Anita e a Giuseppe Garibaldi, a cominciare da quelli di Roma: Garibaldi a cavallo (1895) e Anita a cavallo (1931), di Mario Rutelli. Sono stati filmati anche il Monumento ad Anita di Ravenna (1879) e quello ad Anita e Giuseppe Garibaldi di Porto Alegre (1913). Mentre il Monumento a Garibaldi di Nizza (1891) viene mostrato attraverso una foto Alinari.

In conclusione

Il film segue la scia femminista del ventunesimo secolo, raccontandoci le vita e le gesta di Anita, una donna che ha vissuta un’esistenza piena seppur morendo in giovanissima età. Un documentario interessante e assolutamente pregevole, nonostante la scelta dell’attrice, non del tutto, soddisfacente. 

Note positive

  • Ritmo
  • L’aver reso Anita un personaggio che si muove nei nostri tempi

Note negative

  • La scelta dell’attrice, che poco centra con la reale Anita. 
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