Al Garib (Venezia 78, 2021): la vita è fragile come un meleto, basta un po’ di gelo per dissolverla o un po’ di sole per risollevarla

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Al Garib

Titolo originale: al-Ḡarīb

Anno: 2021

Paese: Siria, Germania, Palestina, Qatar

Genere: Drammatico

Distribuzione: Presentato il anteprima alla 78ª edizione del festival del cinema di Venezia

Durata: 1 hr e 52 (112 min)

Regia: Ameer Fakher Eldin

Sceneggiatura: Ameer Fakher Eldin

Fotografia: Niklas Lindschau

Montaggio: Ameer Fakher Eldin  

Musiche: Rami Nakhlee

Attori: Ashraf Barhom, Amal Kais, Hitham Omari

Al Garib è una pellicola del 2021, sceneggiata e diretta da Ameer Fakher Eldin, giovane regista siriano autore di due cortometraggi ed un documentario, che si presenta alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con il suo primo lungometraggio. L’opera in questione è in concorso nelle Giornate degli autori della settimana internazionale della critica.

Trama di Al Garib

Nelle desolate campagne del Golan, martoriate dalla guerra e dalla povertà, un ex studente di medicina di nome Adnan vive ed amministra il meleto di famiglia. La vita di Adnan sta pian piano precipitando verso il basso, egli si trova in un vortice depressivo colmato con l’alcool, il quale lo sta portando alla perdita degli affetti più cari. Il padre lo ha diseredato, la fiducia degli amici si sta dissolvendo, e l’amore della moglie Layla e della piccola figlia sembra ormai un lontano ricordo. Un giorno però, di ritorno da una giornata lavorativa, Adnan incontra un agonizzante soldato di ritorno dalla guerra sul territorio Siriano. L’incontro con quest’ultimo avrà un grande impatto sulla vita del protagonista.

Recensione di Al Garib

Opera prima del regista ventinovenne di origini siriane Ameer Fakher Eldin, il quale porta sullo schermo molte di quelle che sono le difficoltà che un uomo è costretto ad affrontare nell’arco della sua esistenza. L’opera in oggetto risulta essere di grande impatto visivo ed emotivo. Risulta evidente l’enorme ammirazione del regista nei confronti del suo scomparso collega Andrej Tarkovskij. Molte sono le citazioni a Solaris, lo specchio ed altri film del cineasta russo, che con dei movimenti di macchina molto lenti, dettagliati, riusciva a rendere il paesaggio circostante un protagonista non citato nei titoli di coda. Così fa anche il giovane Eldin, mostra le campagne desolate, bombardate, contaminate dalla cattiveria umana che rispecchiano perfettamente l’animo dei personaggi presenti nella storia. Il nostro protagonista Adnan, a causa di molte delusioni familiari e personali, si mostra come un uomo stanco della vita, il cui unico interesse è l’alcool e l’amore per il proprio cane a tre zampe, segno di un mondo che non risparmia nemmeno le bestie, per il quale probabilmente prova un enorme senso di empatia.

Visivamente la fotografia di Niklas Lindschau è ottima, molto fredda e ricorda quella del grande Vadim Jusov. Ottima anche la colonna sonora, poco presente, ma che riesce a dare un grande impatto emozionale.

Interessanti anche le varie interpretazioni attoriali, in particolar modo quella di Ashraf Barhom, che interpreta alla grande il protagonista del film.

Per quanto concerne la scrittura dell’opera, essa ha dei punti positivi e negativi. I dialoghi sono ben scritti, molto reali, carnali nel mostrare il volto dei personaggi presentati. Nota a sfavore è il mancato approfondimento delle dinamiche familiari presenti. Vi sono pochissimi dialoghi di Adnan con la moglie Layla, così come con la figlia, il padre e la madre. Alla fine del film l’uomo sembra riscoprire, grazie all’incontro con il soldato, la reale importanza della famiglia nella propria vita.

In conclusione l’opera risulta essere un ottimo esordio, che potrebbe lanciare il regista in importanti lavori futuri, e perché no magari portarlo a vincere il primo premio della sua carriera proprio a Venezia.

Note positive

  • Regia
  • Fotografia
  • Colonna sonora
  • Interpretazioni attoriali

Note negative

  • Il rapporto del protagonista con i membri della propria famigli rimane molto abbozzato
  • Il ritmo è molto lento, e ciò potrebbe non essere a molti gradito

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