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Non odiare
Titolo originale: Non odiare
Anno: 2020
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Produzione: Italia- Polonia
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 1h e 36
Regia: Mauro Mancini
Sceneggiatura: Mauro Mancini; Davide Lisino
Fotografia: Mike Stern Sterzynski
Montaggio: Paola Freddi
Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi
Attori: Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka Zunic, Lorenzo Acquaviva, Cosimo Fusco
Trama di Non odiare
Simone Segre, un intenso Alessandro Gassman, è un medico che porta dietro di sé il peso di un’esistenza dolorosa, qualcosa gli è accaduto per restare da solo in una casa grande, unito all’astio verso un padre ormai morto, che non riesce a perdonare per il suo passato a servizio dei nazisti, mentre era prigioniero in un campo di concentramento in quanto ebreo. Un giorno si ritrova testimone di un incidente, ma nel trovarsi davanti un ferito con una grande svastica tatuata sul petto, si rifiuta di soccorrerlo, lasciandolo morire. Il senso di colpa lo lacera fino ad avvicinarlo alla figlia più grande dell’uomo, Marica, che accoglie in casa come colf, scontrandosi, però, con il giovane camerata e fratello di Marica, Marcello, che non vuole che la sorella abbia nulla a che fare con un ebreo. Da qui l’imprevedibilità della vita li metterà di fronte all’odio, alla forza di quest’ultimo e a quella ancora più grande del perdono.
Luca Zunic è Marcello Alessandro Gassmann in una scena in sinagoga
Recensione di Non odiare
Mauro Mancini, al suo film d’esordio, sceglie di trattare una storia vera, sviscerata e rimaneggiata per parlarne in altri toni. É un film intriso di storia e di sentimenti profondi nei riguardi di una piaga del passato che, come questo film sottolinea perfettamente, non è ancora stata debellata. L’odio razziale e la convinzione che esista una razza superiore sono il filo conduttore dell’incontro-scontro di due mondi opposti, ma in fondo fatti dello stesso sangue.
Sono tornata da poco per stare con i miei fratelli.
Citazione del film Non odiare
Il film affonda le radici in concetti storici importanti, quasi ancestrali, soprattutto per chi è di fede ebraica, ma purtroppo non ha il giusto guizzo rivelatore. Il primo avvertimento che mi sento di fare è: attenzione ai trailer! Quando il film non aggiunge nulla di più a ciò che posso intuire dal trailer, allora quest’ultimo con ogni probabilità ha bisogno di essere rielaborato.
Attraverso la difesa del suo essere e del suo cognome, come forse non gli accadeva più da tempo, Simone si riscopre fiero ebreo, riesce a riavvicinarsi alla vecchia casa di famiglia, prova a simpatizzare con l’aggressivo cane del padre, cerca di perdonare quest’ultimo le cui scelte, tuttavia, continua a non comprendere. In questo quadro il rapporto con Marica, espiazione del suo senso di colpa, anche attraverso il denaro, scaturisce in un sentimentalismo forzato, francamente superfluo.
Molto belle le metafore visive, ad esempio il sangue di un’operazione sulle mani di Simone che per la prima volta lo fa sentire sporco, o ancora, il forte simbolismo della Menorah (lampada a olio a 7 bracci), vista di sfuggita all’inizio del film nella vecchia casa dismessa, ripresa più tardi come primo gesto di appartenenza religiosa di Simone che la porta con sé nella sua abitazione.
Sara Serraiocco molto brava a modulare il registro abbastanza piatto affidato al fratello Marcello. Una fotografia “sporca”, sulle diverse tonalità di grigi, accompagna lo sfondo di una Trieste fredda e asettica, che sembra conservare l’amara memoria di quei luoghi. Nel complesso il film ha grandi potenzialità, soprattutto nella storia, purtroppo non sfruttate, finale frettoloso e non risolutivo.
Note positive
- il tema del neonazismo è ben spiegato
- attori molto intensi
Note negative
- finale frettoloso
- alcune scelte in sceneggiatura discutibili
- storia con potenzialità sfruttate male