Apocalypse Now: il Vietnam di Francis Ford Coppola

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Apocalypse Now

Titolo originale: Apocalypse Now

Anno: 1979

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Genere: guerra, azione, drammatico, avventura

Durata: 202 minuti (Apocalypse Now Redux)

Produzione: United Artists, Zoetrope Production

Distribuzione: Titanus

Regista: Francis Ford Coppola

Sceneggiatura: Francis Ford Coppola, Michael Herr, John Milius

Montaggio: Lisa Fruchtman, Gerald B. Greenberg, Richard Marks, Walter Murch

Fotografia: Vittorio Storaro

Attori: Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Frederic Forrest, Harrison Ford, Dennis Hopper

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Trama di Apocalypse Now

1969: nel culmine della guerra in Vietnam, il capitano Benjamin Willard (Martin Sheen) è a Saigon e attende l’assegnazione di una missione; impossibilitato a rientrare negli Stati Uniti in quanto incapacitato a reintegrarsi nella società americana dopo l’esperienza bellica, passa le sue giornate in una camera d’albergo a ubriacarsi e a sfogare il proprio disagio interiore. Una mattina viene convocato dal generale Corman e dal colonnello Lucas (Harrison Ford), i quali assegnano al capitano una missione speciale: dovrà scovare e uccidere il disertore Walter E. Kurtz (Marlon Brando), colonnello dell’esercito ed ex-capo dei Berretti Verdi imputato di omicidio, il quale ha creato una propria comunità di selvaggi e sbandati nella giungla cambogiana. Willard dovrà allora mettersi in viaggio nel Vietnam dilaniato dalle bombe e dal napalm, navigando sul fiume Nung, sino a raggiungere le viscere del mondo conosciuto.

Recensione di Apocalypse Now

Forse il film più celebre sulla tragica guerra in Vietnam e fra gli esempi più alti di cinema bellico: Apocalypse Now è l’indimenticabile pellicola del 1979 firmata dal maestro Francis Ford Coppola, con Martin Sheen nel ruolo del capitano Benjamin Willard e Marlon Brando nei panni dello spietato e ambiguo colonnello Walter Kurtz. Un lungometraggio dalla produzione travagliata, fra le difficoltà delle riprese svoltesi nelle Filippine e la mancanza di denaro da parte della produzione; un tour de force della durata di quasi dieci anni che portò lo stesso Coppola a cadere in un profondo stato depressive. Considerato un capolavoro della cinematografia mondiale, nel 1979 vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes, in ex-aequo con Il tamburo di latta (V. Schloendorff, 1979), pur contro ogni previsione, e nel 2000 viene scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America.

La genesi di Apocalypse Now affonda le proprie radici alla fine degli anni Sessanta, quando il regista, sceneggiatore e produttore John Milius concepisce un film sulla guerra in Vietnam ispirandosi al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad. Modificando la sceneggiatura in modo da far aderire le tematiche e le allegorie alla condizione dei soldati americani in Vietnam, il progetto finale trova realizzazione con la figura di Francis Ford Coppola dietro la macchina da presa e la scelta di un titolo – Apocalypse Now – direttamente ispirato al motto hippie Nirvana Now.

Il risultato è una pellicola della durata complessiva – nella versione Redux del film – di tre ore: una summa del conflitto in Vietnam che non risparmia critiche severe nei confronti dell’esercito americano: sul piano visivo, queste si evincono dagli attacchi ai villaggi vietnamiti, dalle uccisioni per futili motivi, dagli insensati ordini militari; sul piano verbale, sono le poche parole pronunciate dal colonnello Kurtz le tombali sentenze contro l’insensatezza della guerra. Il dualismo, in tal senso, s’innerva nell’intera durata della pellicola, non solo attraverso la contrapposizione fra immagine e parola, ma anche mediante la progressiva contrapposizione fra i due protagonisti: il capitano Willard, infatti, viene percepito come baluardo del Bene, in contrapposizione alla follia del colonnello Kurtz che, sin dall’incipit del film, pare dover incarnare il Male assoluto. Tuttavia, il personaggio interpretato da Marlon Brando non farà la propria comparsa in scena se non nella parte finale del film, a completamento degli orrori incontrati da Willard durante il suo viaggio alla volta della Cambogia.

La guerra in Vietnam vista da Francis Ford Coppola

“Mi piace l’odore del napalm la mattina”

Colonnello Kilgore

Il film del regista statunitense è suddivisibile in tre parti. Il preludio si apre con l’inquadratura della giungla vietnamita che, nel giro di pochi istanti, viene bombardata e distrutta a ritmo della celeberrima canzone The End, cantata dal leader dei The Doors Jim Morrison. Sin dall’esordio, Coppola chiarifica il tono della narrazione filmica, ossia, la crudeltà del conflitto vissuto dalla prospettiva americana in forte armonia con la dimensione metaforica fornita sia dalla componente visiva che da quella sonora. Essenziale, in tal senso, è la fotografia di Vittorio Storaro, caratterizzata dalla sovrapposizione simultanea di più fotogrammi: questa tecnica, nella sequenza iniziale, si esplicita nella visione contemporanea della giungla con le esplosioni, gli elicotteri e il protagonista, un’indimenticabile Martin Sheen; una chiara metafora visiva allusione di una commistione fra la dimensione macroscopica della guerra e l’universo microscopico del capitano corrotto dalle violenze alle quali ha preso parte.

Successivamente, la parte principale della pellicola è volta a narrare l’assurdità della guerra in Vietnam, follia incarnata non dal colonnello Kurtz, bensì dal corpo militare americano: fra tutti, si citi la figura del colonnello Kilgore, interpretato da un eccellente Robert Duvall, che vive il combattimento in maniera del tutto epica ma, al contempo, assurda. Esemplificativa di tale prospettiva è la scena del bombardamento di un villaggio dei vietcong a opera degli elicotteri americani: la distruzione viene accompagnata dalla celebre Cavalcata delle valchirie di Richard Wagner, brano fatto risuonare durante gli attacchi sia per spaventare i vietnamiti sia per incitare i soldati in vista dell’azione militare. Nel corso della narrazione centrale, alternata a momenti di sospensione, si articola il viaggio del capitano Willard su una Patrol Boat, River, il quale studia la biografia di Kurtz nel tentativo di motivare le immorali scelte del colonnello. E anche sul piccolo universo della barca Coppola non risparmia dirette critiche al corpo militare americano e dipinge il dramma dei soldati irreversibilmente corrotti dagli orrori dei combattimenti.

Willard e Kurtz: la dicotomia fra bene e male

La parte finale della pellicola concerne il confronto diretto fra l’esponente del bene, Benjamin Willard, e l’incarnazione del male, Walter Kurtz. Evitando di cedere a narrazioni volte a svelare troppi particolari inerenti alla trama, occorre sottolineare, invece, la forte presenza del romanzo di Joseph Conrad, Cuore di tenebra, nella costruzione della dicotomia tra i due uomini, acuita dallo stile adottato da Francis Ford Coppola e dalla fotografia premio Oscar di Vittorio Storaro. Fiume e foresta, luce e ombra: la scelta delle ambientazioni già sottende il distacco fra i due personaggi sin dal loro primo incontro. Tuttavia, è proprio nella parte finale del film in cui il regista confonde i due poli etici, mostrando la precaria divisione fra questi due estremi: raziocinio e follia, bene e male si confondono quando i principi umani vengono a meno, in particolare, nel contesto bellico, il quale risulta così assurdo e insensato da richiamare la comicità grottesca del film Il dottor Stranamore, ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba di Stanley Kubrick.

Apocalypse Now risulta dunque un film pienamente antimilitarista, riuscito su tutti i fronti della propria travagliata realizzazione: dall’eccellente cast alla regia sublime e fresca di Francis Ford Coppola; dalla scelta delle ambientazioni alla sceneggiatura caratterizzata da momenti miliari nella storia del cinema. Fra tutti, il discorso esistenziale che sortisce dalla dicotomia fra il raziocinio e la follia fa del lungometraggio premiato a Cannes un altissimo esempio di film bellico che non si esaurisce nella mera denuncia al conflitto in Vietnam, bensì investe la dimensione della natura umana ed il suo rapporto con l’etica, con la ribellione, con l’orrore.

Note positive

  • L’adattamento del romanzo Cuore di Tenebra al dramma della guerra in Vietnam
  • La spettacolare fotografia di Vittorio Storaro
  • La colonna sonora costellata di brani come The End dei The Doors e Satisfaction dei Rolling Stones
  • Il personaggio di Walter Kurtz interpretato da un superbo Marlon Brando

Note negative

  • Nessuna in particolare
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