Archenemy (2020): eroe o folle?

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Trailer ufficiale di “Archenemy” (2020)

Scritto e diretto da Adam Egypt Mortimer, “Archenemy” è un tentativo interessante e innovativo che punta a stravolgere i classici canoni delle pellicole dei supereroi. Con un racconto urbano e differente rispetto i vari cinecomic che lo spettatore è abituato a vedere, “Archenemy” lo coinvolge in una storia dove il confine tra verità e follia è sottile.

Trama di Archenemy

Max Fist (Joe Manganiello) è un senzatetto che trascorre le sue giornate mendicando per mantenere Il suo alcolismo e intrattenendo lunghi monologhi in cui millanta di essere un supereroe venuto da un altro pianeta. È convinto di essere caduto sulla terra attraversando spazio e tempo e di non riuscire più a esercitare i propri poteri, tra cui la super-forza. Nessuno crede ai suoi vaneggiamenti tranne il giovane Hamster (Skylan Brooks), aspirante reporter in cerca del suo primo grande scoop. Diventeranno improbabili alleati contro il temibile boss mafioso noto come “The Manager” (Glenn Howerton), quando quest’ultimo minaccerà la famiglia di Hamster e cercherà di prendere il controllo della città. Per proteggere i suoi amici, Max Fist riuscirà a ritrovare i suoi poteri?

Attraverso un racconto che appare molto semplice, “Archenemy” cerca di rinnovare il genere, ma riesce a metà nel suo intento.

Recensione di Archenemy

“Archenemy” è una pellicola molto intrigante. Seppur nella sua breve durata di 1 ora e 30 minuti, il film scritto e diretto da Adam Egypt Mortimer presenta una storia interessante. Ma nonostante questo, il problema più evidente è la sua sceneggiatura. “Archenemy” ha molto da dire, ma complice la sua durata e il basso budget stanziato per il progetto, l’ambizione del “cinecomic” di Mortimer viene ridimensionata.

Infatti l’aspetto narrativo di “Archenemy” soffre molto questa ridimensione. Molti elementi del racconto non vengono esplorati al meglio, rendendo la pellicola molto breve. A soffrirne non è solo la narrazione, ma anche i suoi protagonisti. I personaggi principali non presentano una grande caratterizzazione. Tutti loro, a partire dal Max Fist interpretato da Joe Manganiello, fino ad arrivare alla villain interpretata da Amy Seimetz, in apparenza sono il classico “eroe” e la sua arcinemica. Ma in “Archenemy” il loro rapporto è più complesso di quello che sembra.

Gli unici personaggi a funzionare sono proprio l’eroe e la sua minaccia. Ma nonostante offrano una visione completamente differente di buono e cattivo, il basso budget non ha permesso di approfondire al meglio il loro passato. Infatti i flashback sono stati realizzati con uno stile animato molto fumettistico. Nonostante siano molto belli visivamente, non rendono giustizia per raccontare questo dualismo classico presentato in modo completamente differente rispetto a ogni film del suo genere.

Infine i fratelli Hamster (Skylan Brooks) e Indigo (Zolee Griggs), si rivelano dei personaggi molto standardizzati. Provenienti da un quartiere povero, cercano di guadagnare da vivere per poter cambiare le loro vite. Fino a quando non incontrano Max Fist. Come i due fratelli, anche l’altro villain, “The Manager” (Glenn Howerton), cade nei classici cliché del genere. Ed è proprio questa gestione complessiva che rende “Archenemy” una pellicola interessante, ma imperfetta.

La differenza tra un classico cinecomic e “Archenemy” risiede nello sviluppo psicologico del suo protagonista. La pellicola porta lo spettatore a credere che Max Fist sia un folle ubriaco che vaneggia di una vita mai vissuta. Lo stile animato aiuta anche ad “ingannare” lo spettatore su questo fronte. Ed è proprio questa scelta narrativa che rende “Archenemy” un esempio da seguire per i cinecomic futuri.

Nonostante un aspetto narrativo innovativo per il genere, la pellicola attraverso i suoi personaggi secondari non brilla di originalità. Mentre a brillare è l’aspetto visivo. La regia di Adam Egypt Mortimer è funzionale al suo racconto e riesce a racchiudere l’essenza urbana del racconto. Nonostante “Archenemy” narri di un supereroe che ha perso i suoi poteri, la direzione di Mortimer riesce a portare lo spettatore all’interno del racconto.

Un’ultima nota di merito va per le poche scene action presenti. In “Archenemy” le sequenze di combattimento sono funzionali al racconto. Questo perché non solo mostra Max Fist combattere senza poteri, ma mette in scena la vera natura “eroica” del personaggio interpretato da Joe Manganiello.

Considerazioni finali

“Archenemy” è una pellicola innovativa da un punto di vista narrativo. Ed è proprio l’ambizione combinata al basso budget e alla breve durata, a rendere la pellicola un esperimento riuscito a metà. Al netto di alcune ingenuità narrative classiche del genere, “Archenemy” sperimenta e si pone senza alcun problema come esempio da seguire se si cerca di fare un cinecomic completamente differente rispetto al passato.

Note positive

  • Il tentativo di rinnovare un genere;
  • Il dualismo tra buono e cattivo;
  • I flashback in forma animata;
  • Le scene action come rappresentazione della vera natura del protagonista.

Note negative

  • Personaggi che rispettano i classici cliché del genere;
  • La breve durata della pellicola che ha limitato il suo potenziale e la sua sceneggiatura;
  • Il basso budget;
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