Artemis Fowl: L’inizio di una saga per bambini

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Artemis Fowl locandina del film

Artemis Fowl

Titolo originale: Artemis Fowl

Anno: 2020

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: fantastico, avventura

Produzione Walt Disney Pictures, TriBeCa Productions

Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures

Durata: 94 minuti

Regia: Kenneth Branagh

Sceneggiatura: Conor McPherson, Hamish McColl

Fotografia: Haris Zambarloukos

Montaggio: Matthew Tucker

Musiche: Patrick Doyle

Attori: Ferdia Shaw, Lara McDonnell, Nonso Anozie, Josh Gad, Judi Dench, Miranda Raison, Colin Farrell, Tamara Smart, Hong Chau

Trailer italiano di Artemis Fowl

Trama di Artemis Fowl

Non sottovalutare il bambino

Bombarda Sterro in Artemis Fowl

Sulla costa irlandese i giornalisti di tutto il mondo si recano nella residenza dei Fowl dove vive il controverso e ricco uomo d’affari Artemis Fowl, un collezionista d’arte ma sopratutto un ladro di cimeli di fama mondiale. Bombarda Sterro, un nano gigante, è stato arrestato nei pressi del maniero ed è stato portato in una prigione top secret situata in mezzo all’oceano. Bombarda viene interrogato dall’Intelligente britannica sul ladro ma l’individuo inizia a raccontare una storia riguardante il potente “Aculos” a cui è strettamente legata la storia del giovanissimo Artemis Fowl Jr.

Artemis Jr. vive insieme al padre vedovo in Irlanda, il quale gli insegna e gli racconta costantemente i miti legati a un mondo fiabesco. Tutto scorre tranquillamente e monotonamente nella vita del ragazzino fino a quando il collezionista d’arte viene brutalmente rapito. Un misterioso individuo chiama il bambino chiedendogli di consegnare entro tre giorni il misterioso Aculos, se non lo consegnerà suo padre morirà. In questa sfida contro il tempo il bambino scoprirà che le leggende raccontategli da suo padre sono realtà e che tutto ciò che gli ha raccontato come fiaba è stato per insegnargli un lavoro segreto che passa da generazioni e generazioni da un Fowl all’altro.

Recensione di Artemis Fowl

L’idea di effettuare una trasposizione cinematografica della saga letteraria di Artemis Fowl, creata dallo scrittore irlandese Eoin Colfer, con un arco narrativo di ben otto romanzi, senza contare i volumi speciali, venne espressa per la prima volta dalla casa di produzione cinematografica Miramax nel lontano 2001 e già nel 2003 Eoin Colfer afferma dell’esistenza di una sceneggiatura completa del film. Il tutto però rimase in stand by fino al 2013 quando la Walt Disney Pictures annuncia di aver acquistato i diritti audiovisivi della saga d’avventura incentrata su un mondo fatato. La conferma dell’inizio della produzione vera e proprio arrivò nel 2015 quando si iniziò a lavorare realmente al primo lungometraggio.

Artemis Fowl si basa sui primi due volumi della saga, Artemis Fowl (2001) e Artemis Fowl – L’incidente artico (2002), è vede alla regia Kenneth Branagh già in grado di affrontare capitoli appartenenti a delle saghe cinematografiche avendo lavorato al primo film di Thor (2011) e poi al remake Disney Cenerentola (2015).

Inizialmente il film doveva uscire nel 2019 ma la sua distribuzione cinematografica venne spostata dalla Disney a maggio 2020, ma a causa dei problemi legati al Coronavirus e alla chiusura di gran parte delle sale cinematografiche, la casa di produzione di topolino ha scelto di lanciare il suo colossal direttamente su Disney plus, e dopo la visione del lungometraggio ritengo che sia stata la decisione più giusta essendo un mero film per bambini, più adatto a un intrattenimento casalingo che a una visione cinematografica, nonostante l’enorme uso di effetti speciali utilizzati per realizzare l’opera audiovisiva e l’uso di un ampio budget.

Analisi di Artemis Fowl

Il primo lungometraggio sul mondo fatato di Artemis Fowl risulta essere prettamente un film per famiglie pieno di valori classici tipici delle nuove produzioni Disney, in cui si ricerca prima di tutto l’inclusione delle razze e un buonismo generale interno alla storia. Artemis Fowl non fa eccezione infatti rintracciamo nell’arco narrativo della storia alcune sottotrame piene di valore, in primis l’importanza delle proprie origini e della propria famiglia mostrata attraverso il rapporto intenso tra il protagonista e suo padre, interpretato da un discreto Colin Farrell, oppure dall’atteggiamento di Spinella Tappo, fata che vuole risollevare presso la sua specie l’onore del padre ormai deceduto. Oltre a questa tematica c’è l’aspetto legato alle tradizioni e alla cultura di un etnia che rimanda all’importanza della convivenza stessa di più etnie nel medesimo mondo.

Il problema principale in cui cade l’intero lungometraggio è la sceneggiatura che nonostante abbia delle sottotrame interessanti da sviluppare, ha scelto e preferito la superficialità narrativa divenendo una storia piuttosto vuota nel suo svolgere ma che si affida essenzialmente a quei momenti d’azione e d’avventura interna alla storia. Il rapporto tra il giovane protagonista e il padre è solamente accennato, come lo sono i suoi problemi di asocialità nei confronti di ogni singola forma umana di cui Artemis Fowl Jr. si sente come un essere superiore, in questo senso perché inserire una intera scena in cui il giovane si trova da uno psicologo per parlare dei suoi problemi se poi tale aspetto narrativo non viene minimamente sviluppato?, anzi sembra che il fanciullo, senza nessun motivo apparente, si apra agli altri senza che accada una vera evoluzione interna al suo spirti, infatti rimane un mistero il suo comportamento di estrema fiducia verso Spinella Tappo. Il problema di bidimensionalità non è riscontrabile solo nel protagonista ma avvolge tutti i personaggi, tanto che alcuni secondari non hanno un reale senso d’esistere all’interno della storia come Briar Cudgeon, il tenente spia, oppure la nipote di Domovoi Leale, inserita senza un vero scopo narrativo.

Artemis Fowl cade completamente dentro una scelta drammaturgica imbarazzante, in cui si ritrovano spesso e volentieri dei buchi di trama piuttosto evidenti, come il ritrovamento del diario del padre in maniera eccessivamente repentina, oppure nell’assenza di reali personaggi cattivi che in questo primo film della saga non incidono minimamente nella storia, o in una cornice narrativa che ha veramente poco senso all’interno del film, ma il secondo guaio sono le interpretazioni piuttosto scarse, sopratutto nei due protagonisti Ferdia Shaw e Lara McDonnell che non sanno minimamente cambiare espressione facciale oppure mostrare segni di tristezza dove dovrebbero, il che rende il tutto ancor più deludente. Il tutto crea un film freddo, privo di emozione.

Da salvare è esclusivamente l’impianto registico che riesce a narrare in maniere comprensibile la storia con delle trovate di linguaggio registico piuttosto interessanti durante le scene d’azioni, realizzate alla computer grafica con un movimento di macchina che dà l’idea di essere dentro l’azione stessa tanto che lo spettatore ha la sensazione di trovarsi dentro un videogioco. Le scene d’azione mostrano pochi stacchi di montaggio incrementando il pathos narrativo. La regia riesce a sopperire alle pecche di sceneggiatura creando una storia ritmica anche grazie alla musica e a una scenografia visiva piuttosto interessante con dei bellissimi paesaggi irlandesi e un interessante creazione del mondo fatato che si rifà spudoratamente al mondo di Star Wars.

Note positive

  • Regia
  • Effetti speciali
  • Musica

Note negative

  • Attori
  • Personaggi secondari che non servono a nulla
  • Personaggi bidimensionali
  • Assenza di veri cattivi
  • Sceneggiatura con dei buchi di trama
  • Interpretazioni attoriali
  • Storia troppo superficiali tanto da apparire vuota
  • Assenza di emozione
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