Basic Instinct (1992): nessun limite

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Trailer ufficiale del film Basic Instinct (1992)

Trama estesa e con spoiler di Basic Instinct

Nella città di San Francisco, un tormentato detective (Nick Curran, interpretato da Michael Douglas) indaga sul perverso omicidio di una ex rock star, Johnny Boz. Nick, anche detto “il Giustiziere” – pseudonimo del quale farebbe volentieri a meno – è stato sottoposto agli Affari Interni per aver sparato a degli innocenti ed è costretto a seguire una terapia con la psicologa Beth Garner (Jeanne Tripplehorn). “Pulito” e sobrio, Nick può riprende il via con il lavoro, mentre i colleghi – tranne il fedelissimo amico Gus – lo guardano sospettosi e poco fiduciosi. 

Il cruento omicidio con cui si apre il film e sul quale il detective Curran è chiamato a indagare, è avvenuto esattamente come descritto nel libro dell’affascinante scrittrice e psicologa Catherine Tramell (Sharon Stone). Che sia un inquietante caso d’imitazione? Catherine è però la principale sospettata e il motivo è legato all’identità dell’uomo vittima delle ripetute e violente pugnalate – avvenute con un punteruolo da ghiaccio – che lo hanno lasciato nudo, senza vita, steso su un letto coperto di sangue. Johnny Boz e Catherine Tramell erano infatti amanti… e Catherine, aveva parlato, nel suo romanzo, dell’esatta identica dinamica avvenuta, poi, nella realtà. 

Quando sottoposta alle prime domande da parte di Nick e di Gus, Catherine ammette senza remore la frequentazione con la vittima, specificando con squisita freddezza l’importanza della parte fisica e il poco coinvolgimento sentimentale che caratterizzava la loro storia.

L’iconico momento dell’interrogatorio svela la complessa personalità e l’acuta intelligenza dell’indagata, mentre riesce, con il linguaggio del corpo e con frasi studiate e piccanti, ad ammaliare, mettendoli in difficoltà, tutti gli uomini presenti. 

Le provocazioni maggiori sono rivolte a Nick Curran, il quale si sente particolarmente destabilizzato dall’aurea di pericolosa e sfrenata femminilità emanata dalla scrittrice.

Scena del film Basic Instinct (1992)
Scena del film Basic Instinct (1992)

Hanno dunque inizio le difficili indagini, tutto sembra essere chiaro e riconducibile a Catherine, la quale con strana leggerezza ha, in realtà, un contorto ma resistente alibi. Nick, sempre più attratto da Catherine, cede nuovamente ad alcuni vizi, mentre la burrascosa relazione clandestina che aveva con Beth, la psicologa degli Affari Interni sempre pronta a difenderlo, si fa sempre più complessa; ancora più difficile, quando Nick scopre che Beth e Catherine, in realtà, si conoscono. E che la loro, non era una semplice conoscenza da colleghe universitarie.

Intanto, degli omicidi continuano ad avvenire e Catherine sta scrivendo un altro romanzo su “un detective che si innamora della donna sbagliata”, mentre la sua amante Rox mostra un lato fino ad allora poco presente: la terribile gelosia per lo strano rapporto tra il detective e l’indagata. Eppure, Rox è sempre stata assuefatta dal voyeurismo

La dinamica si complica, le strade della verità sembrano non coincidere mai e il personaggio di Catherine, così come quel che lo contorna, diventa sempre più complesso. È un caso che Rox, l’unica con cui Catherine sembra avere una relazione – per quanto aperta – stabile, sia segnata da un passato da omicida? E che la cara signora con la quale la scrittrice è dolce e premurosa, abbia sterminato l’intera famiglia? 

Catherine, però, come una brava artista, sa che è giusto osservare e, successivamente, produrre arte. Un po’ alla Wadsworth che prima si immergeva nella natura per poi, solo dopo, comporre le sue poesie; Catherine ha bisogno di osservare, capire, vivere seguendo il flusso delle cose, per riuscire a scrivere i suoi romanzi. A sua difesa, anche un pragmatico ragionamento: perché compiere gli omicidi esattamente come sono descritti nei suoi romanzi? Sarebbe davvero così sciocca? O forse, nel contorto mondo in cui Catherine fa immergere chiunque, è proprio con la paradossale creazione di un alibi apparentemente poco forte, che diventa impossibile incastrarla.

Nick, intanto, si aggrappa a un pendolo che oscilla tra continui estremi: colpevolezza e innocenza, Catherine e Beth, l’irrefrenabile istinto e la sua integrità come detective. 

Scena del film Basic Instinct (1992)
Scena del film Basic Instinct (1992)

Recensione di Basic Instinct

Intrighi e suspense, corpi caldi e sguardi di ghiaccio, uomini vittime di vizi, passioni e… donne fatali. Il film del 1992 diretto dal regista olandese Paul Verhoeven scaraventa lo spettatore in un caotico vortice di quesiti, un tornado di eventi crudi ma pieni di umanità; mentre la mente cerca di trovare spiegazioni razionali ad azioni tanto attente e precise quanto folli – senza un’apparente via d’uscita – lo spettatore si trova costretto ad ammettere la vera natura dell’essere umano.

Basic Instinct è ciò che scopriamo essere l’inspiegabile essenza regina delle più occulte passioni; un’opera cinematografica che mostra l’attenta follia alternandola alla più trepida calma, fin dalla prima scena. 

L’erotismo, apparente protagonista del film, non è altro che vivissima rappresentazione della traumatica somiglianza tra il piacere e il dolore, l’amore e il sesso, la vita e la morte. Nella società e nelle relazioni apparirebbe politicamente scorretto e difficilmente accettabile l’ammissione di quanto gli estremi possano essere interscambiabili, dell’impossibilità di racchiudere l’essere umano in un unico stato. Capire i motivi delle tante pulsioni genera paura a tal punto da non voler più indagare, così da attribuire spiegazioni che giustifichino una codardia o una semplice svogliatezza. Il cinema, nel cogliere la vita, fa sì che etichette e definizioni utilizzate per calmare l’irrequietudine diventino come i cerchi creati dopo aver buttato una pietra nell’acqua: pronti a dissolversi nell’agitato mare di eventi e persone, colti dalla macchina da presa. Paul Verhoeven e lo sceneggiatore ungherese Joe Eszetrhas non vogliono narrare una storia impossibile, ma la difficile ammissione dell’uomo come animale. Ciò che crea confusione non è altro che la complessità del viaggio all’interno della psiche umana. Ancora più terrificante è il focus sulla donna nella sua primordiale nudità, l’Eva che corrompe e decreta l’inizio della mortalità umana. Lungi dalla rassicurante donna angelo, emerge il tema del corpo femminile come subdola arma per annientare l’amante, immersi in un emisfero di poeticità e delicatezza, magia e cortesia, come in un sonetto di Bernart de Ventadorn.

Scena del film Basic Instinct (1992)

Basic Instinct è un film thriller erotico composto da tasselli multiformi: elementi del cinema classico appaiono e si dissolvono mentre costose macchine moderne si rincorrono come in un buon poliziesco fino ad annullarsi nella disgrazia, aprendo le porte al noir pronto a trasformarsi in giallo e dare inizio a ulteriori metamorfosi. Dalla quiete del romantico terrazzo vista mare si passa all’inaspettato, all’eccessivo, al sensazionale, arrivando fino all’hard boiled: il detective dipendente dall’alcool, dai vizi, è ormai passivo alla vita, imprigionato in un logorante circolo vizioso, alla ricerca di un brio ormai impossibile – o quasi. 

Insieme a Ultimo tango a Parigi (1972) e 9 settimane e ½ (1986), Basic Instinct è considerato uno dei film erotici più scandalosi; ci furono delle proteste da parte di attivisti a San Francisco, Seattle, Chicago, New York, i quali lessero alcuni elementi della pellicola come assolutamente negativi, soprattutto dal punto di vista della sessualità, arrivando a giudicare il film anti-gay e misogino.

La censura, la misura, il perbenismo, non sono sicuramente parte della pellicola che destò molto scandalo alla sua uscita, per poi assicurarsi la scalata verso il mondo dei cult cinematografici. Al botteghino, Basic Instinct ottenne uno dei più alti incassi degli anni novanta; nel 1993 due furono le nomination agli Oscar (una delle quali per la migliore colonna sonora al compositore statunitense Jerry Goldsmith) e due ai Golden Globe, dove spicca la nomina come miglior attrice a Sharon Stone che, con la sua iconica interpretazione e l’elegante sfacciataggine tipica del personaggio da lei incarnato, è entrata a fare parte delle dive di Hollywood. Il film diretto da Paul Verhoeven è stato presentato in concorso al 45esimo festival di Cannes, dove il regista è stato candidato alla Palma d’oro per il miglior film. 

Un film dal sapore hitchcockiano, per alcuni un imbarazzante “accrocco di generi e eventi” per altri un riuscitissimo thriller. La critica si scatenò all’uscita di Basic Instinct; alla fine, quel che conta nell’arte è aver dato un messaggio, svegliato delle menti, aver creato dei dibattiti… e Paul Verhoeven, ci è riuscito. 

L’immagine della donna presente nel lungometraggio sembra una moderna e rivisitata Alicia Huberman (Ingird Bergman) nel memorabile Notorius – L’amante perduta (1946). Che l’ispirazione di Verhoeven possa essere stato il complesso rapporto con il sottile gusto di un istinto sessuale mai davvero libero di sfogarsi come in Persona (1966)? In Basic Instinct, poi, non sono presenti compromessi. Si dichiara, anche in maniera fin troppo esplicita, quel che si deve dichiarare, si vive per l’intensità, altrimenti meglio lasciarsi morire.

Le critiche negative per quanto riguarda il troppo uso, reputato per certi versi volgare e “inutile”, dei momenti erotici, non è forse un modo per scomodare lo spettatore? Fin dalla prima scena, è chiara la volontà di mantenere il pubblico in uno stato di agitazione, mettendolo davanti alla cruda realtà, agli istinti primordiali, alla ferocia di cui nessuno vuole sentire parlare ma di cui tutti sono capaci – e, in fin dei conti, desiderosi. Non omettere nulla è un modo efficace per costringere lo spettatore a fare una scelta: da che parte stai

Scena del film Basic Instinct (1992)
Scena del film Basic Instinct (1992)

Nel film, però, sembra non essere facile decidere chi sia il buono e chi sia il cattivo. Anzi, tutto si amalgama in una caotica unità. Così, il detective che dovrebbe fare giustizia, scoprire l’inganno, portare l’ordine, è il primo ad avere sbagliato. Una testa calda che ha commesso errori… errori che hanno portato delle persone a morire. Catherine, non a caso, lo provoca più volte, specialmente quando – senza troppi giri di parole – gli fa capire che anche lui ha ucciso. E il togliere la vita a qualcuno è irreversibile; non cambia nulla se l’assassino è un gangster, un uomo d’affari, una scrittrice, o un detective. Sicuramente scomodo pensare di non avere la tranquilla giustificazione, la facile spiegazione del “buono”, il “cattivo”, il giusto e lo sbagliato. Chi desta paura non è sicuramente un omone tatuato con la testa rasata e la cicatrice sulla guancia. In questo caso, nella pellicola, lo spettatore è avvolto da una paura ben più profonda, quella per la comprensione dell’effimera vita dei pregiudizi.

Nulla è al caso ma tutto è caos, e la bellissima donna bionda laureata in psicologia e sessualmente libera, mette in soggezione già solo per il suo essere indipendente. Sarà forse questo a infastidire il pubblico contemporaneo all’uscita del film? Una donna che osa, un’eroina moderna che si sente a proprio agio con e nella sua sessualità, con il suo corpo e con la nudità e che ama quel che per lei è bello e attraente, a prescindere da sesso biologico, lavoro, status sociale, o dal passato. 

Una donna che ha molto potere economico e non deve quindi preoccuparsi di niente, se non di coronare e soddisfare le sue passioni. Non a caso, una delle scene più discusse e rimaste nella mente di chiunque abbia guardato Basic Instinct, è la scena dell’interrogatorio, quando la bellissima Sharon Stone incrocia le gambe mentre con una sorprendente calma affronta l’interrogatorio – con soli uomini – senza mai battere ciglio, con una sicurezza destabilizzante e la risposta sempre pronta.

Una riuscita provocazione al puritanesimo hollywoodiano, il primo colpo di martello al vaso di ceramica che avvolge i canoni di genere, la decostruzione dello stereotipo dell’uomo dominatore.

Scena del film Basic Instinct (1992)
Scena del film Basic Instinct (1992)

La vera domanda non è tanto se Catherine Tramell sia colpevole o meno. Ci si scervella dall’inizio alla fine pretendendo di trovare una risposta, seguendo una strada che poi si dirama per poi tornare al punto iniziale. Sarà Beth la vera autrice di uno spaventoso piano killer? Catherine è solo sfortunata vittima di terribili eventi, sensibile a tal punto da riuscire a nascondere ogni sua emozione con un’apparente e impassibile freddezza? Noi spettatori vorremmo forse essere Catherine, per lo charme e l’intelligenza, la decisione e il savoir-faire. Oppure siamo terrorizzati dall’idea di avere così tanta libertà – e potere. Alla fine, in realtà, siamo invasi dalle stesse domande che scuotono Nick. Attratti da quello che sembra sbagliato, incredibilmente rapiti dalla pericolosa bellezza, dal brivido di quello che va fuori dall’ordinario. E, anche noi, abbindolati da Catherine, alla quale diamo più fiducia che agli inquirenti (che presto scopriamo essere anch’essi pieni di storie nascoste, tra chi è corrotto e chi vuole corrompere, chi cerca l’onestà ma viene giustiziato). Almeno, la particolare scrittrice, non nasconde niente (o almeno sembra). E, magari, è proprio per questo che destabilizza. 

Quello che si cerca è quello che più si allontana dallo scontato, rappresentando alle volte proprio quel che ci si aspetta, nella sua totale semplicità e nudità (dalle scene, agli eventi, ai dialoghi). Distaccarsi da ciò che è scontato esasperandolo? Sì e no. Esasperazione sicuro, della realtà, della psiche, della pazienza di ognuno. Si può criticare la crudità di alcune scene, o la presenza di alcuni comportamenti che destano preoccupazione sociale… ma alla fine, siamo i primi a esserne incuriositi.

Si pensi alle scene di esplicito voyeurismo… Rox vuole guardare la donna che ama fare sesso con altri, fatto reputato strano, giudicabile. In realtà, non tutti giudicano, o giudicano come “normale”, “scontato”, “ovvio” il curioso Nick che guarda il corpo nudo di Catherine mentre si prepara per l’interrogatorio, sicuro di non essere visto. Un po’ dopo nel film, sarà lui a essere osservato da Rox nel momento di sfrenato e passionale scambio di piacere con Catherine. Sarà allora giusto riconsiderare, in quanto spettatori, il nostro modo di giudicare alcune azioni reputate “normali” e giustificate in quanto tali e, Basic Instinct, ci aiuta in questo. In fin dei conti, l’istinto che spinge Nick che guarda il bel corpo di Catherine e quello di Rox che guarda il corpo della sua amata eccitarsi grazie a qualcun altro, non è poi così diverso. Differenti sono le dinamiche, ma l’istinto di base è lo stesso.

Tra fumi di sigarette e panni di seta, avvengono degli omicidi molto cruenti, rappresentati quasi a livello amatoriale (per quanto la fotografia sia assolutamente lodevole). Nulla è al caso però, anche se potrebbe sembrare. Tutto è una provocazione, e se il film viene letto con la penetrante ironia che emana – specchio esatto dell’ironia provocatrice della protagonista – diventa perfetta rappresentazione dell’istinto di base

Scena del film Basic Instinct (1992)
Scena del film Basic Instinct (1992)

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