Basta che funzioni (2009): la filosofia di Boris o (meglio di Woody)

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basta che funzioni locandina film 2009

Basta che funzioni

Titolo originale: Whatever Works

Anno: 2009

Paese: Stati Uniti D’America

Genere: Commedia, Sentimentale

Produzione: Gravier Productions, Wild Bunch

Distribuzione: Medusa Film

Durata: 92 min

Regia: Woody Allen

Sceneggiatura: Woody Allen

Fotografia: Harris Savides

Montaggio: Alisa Lepselter

Attori: Evan Rachel Wood, Henry Cavill, Larry David, Patricia Clarkson, Kristen Johnston, Ed Begley Jr., Michael McKean, Yolonda Ross, John Gallagher Jr., Lyle Kanouse, Willa Cuthrell-Tuttleman

Trailer di Basta che funzioni

Trama di Basta che funzioni

Dopo aver tentato un suicidio, l’ex fisico di fama mondiale Boris, un vecchietto scorbutico, incontra casualmente una giovane ragazza, poco istruita, che dorme e vive per strada. Tra i due nasce subito una strana intesa che verrà ostacolata dalla famiglia della giovane quando scoprono la storia tra la giovane e lo strambo uomo.

Recensione di Basta che funzioni

Basta che funzioni (Whatever Works) è una commedia di Woody Allen del 2009 ambientata a New York, con i due personaggi protagonisti Boris Yellnikoff (interpretato da Larry David; Radio Days, 1987, Woody Allen) e Melodie St. Ann Celestine (Evan Rachel Wood, che ha esordito nel cinema con Un autunno tra le nuvole di Timothy Hutton, 1998).

Il film inizia con i titoli e il cast scritti in bianco su sfondo nero con la canzone extradiegetica “Hello, I must be going” dei The Marx Brother, brano presente nel film commedia – musicale “Animal Crackers” del 1930. La prima sequenza è ambientata all’esterno di un bar in cui vediamo Boris con tre suoi amici; i discorsi dell’uomo anziano e con gli occhiali vertono che la religione e la democrazia sarebbero cose giuste senza scopi di business, ma la società è basata sul fondamento errato in cui l’uomo viene considerato come buono e intelligente, quando in realtà è “uno stupido, egoista, avido, codardo e miope verme”. La sua filosofia verte che nella vita “basta che funzioni”, e due suoi amici vogliono che lui racconti a “loro” la sua storia. Boris quindi si rivolge a “noi” spettatori come parte integrante della relazione film sullo schermo – spettatori del cinema. Woody Allen quindi crea un gioco meta – cinematografico in cui Boris conosce che sta agendo con i personaggi all’interno di un’opera cinematografica, vista da un pubblico pagante nella sala, ovvero gli spettatori. Si crea quindi un bellissimo gioco di sguardi in macchina dei suoi due amici seduti al tavolino meravigliati, e un illusorio campo e fuori campo, tra loro e noi. Il regista fa anche comprendere che nel sistema del cinema narrativo, la storia è la parte fondamentale per un’opera.

Alzandosi Boris dal tavolo con un carrello all’indietro (poi la mdp diventa fissa), vediamo che mentre ci parla, cammina zoppicando; la sua visione della società è molto negativa, e ci racconta che suo padre si è suicidato perché i giornali parlano di orrore, corruzione, ignoranza, povertà, di malattie ed eventi catastrofici. L’informazione infatti parla troppo di cose negative, quando ci sarebbe bisogno di comunicare anche di eventi positivi; ignorando il pessimismo dell’informazione il mondo non è così brutto visto con i nostri occhi. Boris è stato candidato per il nobel della fisica in meccanica quantistica (non lo ha vinto) ed insegnava alla Columbia la “Teoria delle stringhe”, in più era sposato con una donna ricca. L’istanza narrante ci porta a farci mostrare un breve inserto della fine della sua relazione in un flashback: Boris è ipocondriaco, litiga con la moglie e si butta dalla finestra, ma cade sopra un ombrellone. Trasferitosi in un’altra abitazione, adesso si guadagna da vivere insegnando a dei bambini, che lui reputa stupidi per la loro scarsa intelligenza, il gioco degli scacchi.

Il film si muove sul binario di un personaggio irriverente e sfacciato rappresentato in chiave buffa, che si ritiene un genio affermando che gli altri siano in prevalenza dei cretini perché non hanno una “visione d’insieme”. Ritornando a casa di notte, fa l’incontro con la vagabonda Melodie St. Ann Celestine, una ragazza poco colta, ingenua e di bell’aspetto (ha vinto dei concorsi di bellezza) scappata di casa dal Missisipi, che viene ospitata dall’anziano. Lei non è mai stata a New York, quindi Boris le farà da Cicerone, visitando con lei la città, come il monumento della statua della libertà che vediamo più da vicino e poi sfocato sullo sfondo, che per lui è brutto, dicendo alla ragazza, che è stata cresciuta dai suoi genitori con “il sogno americano”, che l’America non è affatto uno stato accogliente per le etnie straniere. La ragazza, vivendo con lui e prendendosene cura, inizia a innamorarsi dell’uomo, perfino gli confessa di volerlo sposare. Boris le spiega che tra loro due non può funzionare perché non vuole avere nessuna donna, oltreché sono diversi come cultura e che tra loro c’è troppa differenza d’età, raccontandole che l’amore è
effimero.

“L’amore, malgrado quello che ti dicono, non è vero che conquisti tutto e neanche è vero che duri in eterno. Alla fine le romantiche aspirazioni della tua giovinezza si riducono a “Basti che funzioni”.

Basta che funzioni

L’uomo, quando Melodie esce con un suo coetaneo a un concerto di un gruppo rock, è geloso. Lei tornando ubriaca a casa, si rivela essere “simile a lui”, avendo una visione negativa sulla vita, sull’amore, sulle persone. In realtà lei è diventata un alter-ego di lui, essendosi invaghita e sentendosi fragile in una metropoli che non conosce. Lo spettatore verrà spiazzato quando i due decidono di sposarsi, con l’istanza narrante che ci porta con un’elissi avanti di un anno. E’ con l’arrivo della religiosa madre di Melodie, che ha scoperto dove abita la figlia, che le cose cambieranno …

Woody Allen gioca sugli stereotipi dei personaggi, che smascherano le loro convinzioni per arrivare a essere felici. Il film accenna a tematiche importanti che vengono fuori nei discorsi tra i personaggi, come il razzismo nei confronti dei neri e degli ebrei, l’aborto, mostrandoci anche il Ménage à trois e l’omosessualità. I tempi del racconto sono veloci e farciti di ottime battute e l’opera si contorna di riferimenti culturali sia filmici (Via col vento; Il mostro della laguna nera), sia musicali (Fred Aster, la quinta sinfonia di Beethoven).

Note positive

  • Le interpretazioni attoriali
  • Le battute di sceneggiatura
  • Le tematiche trattate
  • Grande cura nelle comparse

Note negative:

  • Il doppiaggio
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