Black Parthenope (2021): se rimanessi bloccato nella Napoli sotterranea?

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Black Parthenope Locandina

Black Parthenope

Titolo originale: Black Parthenope

Anno: 2021

Nazione: Italia

Genere: horror, noir

Casa di produzione: Wam, Think Mngt, Mic, Volcano Pictures,

Distribuzione: Volcano Pictures

Durata: 1h 21min

Regia: Alessandro Giglio

Sceneggiatura: Alessandro Giglio, Ivan Specchio

Fotografia: Federico Annicchiarico

Montaggio: Gemma Barbieri

Musiche: Massimo Abbatangelo, Matteo Spedicati, Isa Rojas, Angelo Bibita, Luca Di Gregorio

Attori: Jenna Thiam, Giovanni Esposito, Marta Gastini, Maziar Firouzi, Nicola Nocella, Gianluca Di Gennaro, Giorgio Pinto

Trailer di Black Parhenope

I sotterranei di Napoli, la cosiddetta Napoli sotterranea, sono un patrimonio d’inestimabile valore per tutta l’umanità. Un territorio geografico che si estende al di sotto dell’area urbana, ma anche, e soprattutto culturale, che qualifica storicamente il tessuto topografico e spaziale dell’intero capoluogo campano. Un “mondo” che spazia dai primi insediamenti di un’epoca pre-greca ai rifugi della seconda guerra mondiale, scavata e plasmato dalle azioni dell’uomo nei secoli. Un luogo che racchiude quel senso di magia e oscurità, due componenti che vivono all’interno del lungometraggio d’esordio di Alessandro Giglio, Black Parhenope, prima pellicola ad aver avuto la concessione di poter girare in quell’ambientazione d’importanza e valore culturale.

Si tratta di un film girato davvero nel sottosuolo, senza finzioni scenografiche o artifici visivi; si tratta di un film che ha avuto a disposizione una serie di locations mai utilizzate prima.

Note di produzione

Black Parthenope, scritto e diretto dal quarantenne Alessandro Giglio, è prodotto da Silvana Leonardi per la Wam e Nicola Grispello per la Volcano Pictures che distribuisce il film in associazione con Think Mgmt (Es), in collaborazione con MIBACT, Regione Campania, Film Commission Regione Campania e POC EU. Alla fotografia abbiamo Federico Annichiarico (Bla Bla Baby, A tor bella monaca non piove mai) colui che ha avuto l’incarico di illuminare le scene ambientate nell’affascinante e oscura Napoli sotterranea. Il film italiano arriva al cinema il 2 giugno 2022 per Volcano Pictures e nei ruoli dei protagonisti troviamo Giovanni Esposito, Gianluca Di Gennaro, Jenna Thiam, Marta Gastini, Maziar Firouzi e Nicola Nocella.

Trama di Black Parthenope

Una giovane rampolla di una famiglia d’imprenditori francesi, Cécile Bonnet, arriva a Napoli per lavorare alla prima sfida affidatale dal padre, con il quale ha dei difficili rapporti. L’obiettivo della giovane è di aprire i cantieri e d’iniziare la costruzione di una serie di mega–parcheggi nelle cave di tufo di Antonio, erede di una facoltosa famiglia napoletana. Ad aiutarla c’è il progettista Yanis, con cui ha una relazione sentimentale, Greta, un’ambiziosa assistente del padre che ha il compito di aiutarla nell’incarico e Gianni Di Marino, architetto e responsabile tecnico napoletano. Il gruppo così composto decide di ritrovarsi nella Napoli sotterranea per fare un ultimo sopralluogo del posto e qui si confronteranno con l’anziano Gennaro, che da decenni accompagna i visitatori nelle cave, per raggiungere, attraverso un dedalo di cunicoli, i luoghi che sono testimonianza vivente della storia di Napoli, dagli antichi greci a oggi. Gennaro dall’agitazione del momento ha un attacco al cuore morendo sul luogo, gli altri cercano di raggiungere l’uscita/entrata delle cave, dove poter così chiamare i soccorsi, ma la porta d’ingresso è chiusa a chiave. La scoperta di essere bloccati sottoterra e la morte di Gennaro è solo l’inizio della fine, perché da quel momento la situazione precipiterà entro un vortice di superstizioni e morti. Cécile, imprigionata a più di cinquanta metri sottoterra e senza la possibilità di comunicare con l’esterno, compirà un viaggio per salvare la propria vita e trovare una via d’uscita da quel luogo surreale, fatto di spazi giganteschi ed impenetrabili e strette cavità dove il sole non arriva mai.

Jenna Thiam in Black Parthenope (2021)
Jenna Thiam in Black Parthenope (2021)

Recensione di Black Parthenope

L’elemento principale di Black Parthenope è la forza di produzione messa in campo da Wam e Volcano Pictures, che hanno puntato con decisione sull’idea e sceneggiatura di Alessandro Giglio, ben sapendo che la pellicola era per il cineasta un’opera prima, nonostante i suoi quarant’anni e la sua molteplice esperienza acquisita su vari set cinematografici. Nelle mani del cineasta è stata donata un’accattivante scenografia naturale unica in Italia, come la Napoli sotterranea, piena di cunicoli oscuri, che si dimostra perfetta per poter realizzare una storia di sopravvivenza a toni horror com’è quella di Black Parthenope. Interessante però è denotare come le due case di produzioni, prima ancora di sapere se il film fosse realmente riuscito, hanno ritenuto opportuno pensarlo per una distribuzione estera, per questo motivo è stato deciso di girare la pellicola direttamente in lingua inglese e non in Italiano

La sfida ambiziosa di questo progetto cinematografico é stata realizzare un film che fosse un prodotto vendibile ed esportabile. Il cinema italiano, si sa, fatica a valicare i confini nazionali e ci riesce quando l’originalità della storia sposa la mano felice del regista. Si tratta di un film recitato in inglese e, perciò, in grado di affrontare il mercato internazionale.

Cit. Note di produzione  – Pressbook

La scelta di puntare al mercato esterno appare giusta e corretta, tutte le case di produzioni dovrebbero avere quest’obiettivo di far si che le loro produzioni giungano a più persone possibili, ma prima di far ciò ci si dovrebbe assicurare che la sceneggiatura sia di ferro, priva di qualsiasi buco di trama, e si dovrebbe tenere un casting di alta qualità stando attenti a scegliere gli attori giusti per le parti. Purtroppo ciò non avviene in Black Parthenope perché se dal punto di vista strutturale non troviamo dei veri e propri buchi di trama ciò che non convince sono i dialoghi, che appaiono forzati e spesso fuori luogo, e le introspezioni dei personaggi, quasi del tutto assenti e fin troppo superficiali tanto che difficilmente lo spettatore riuscirà a empatizzare con la protagonista Cécile Bonnet, provando paura e ansia per la sua sorte (come invece dovrebbe avvenire). Va sottolineato però che gli sceneggiatori tentato di donare un approfondimento sulla protagonista, interpretata da Jenna Thiam, trattando del suo passato connesso al rapporto con il padre o alla relazione che la giovane ha con Greta e Yanis, ma il tutto rimane fin troppo nella superficie e il personaggio non possiede mai quello spessore che il “protagonist of the film” dovrebbe avere, soprattutto se l’intera pellicola si basa sul suo percorso di evoluzione e di cambiamento, difatti Black Parthenope, prima di tutto, è un viaggio di formazione perché proprio dentro i cunicoli della Cava, Cécile dovrà riflettere su chi lei sia e se è felice di essere ciò che è diventata. 

Fin dalle prime sequenze narrative notiamo che è gli attori non riescono a incidere nei loro personaggi, forse anche a causa di scelte registiche dategli sul set, dato che (soprattutto nel primo atto) le interpretazioni sono esasperate rendendo i personaggi delle macchiette, più adatte a una pièce teatrale che non a un film, anche a causa della scrittura dei dialoghi. L’esempio evidente di ciò è Nicola Nocella, colui che interpreta il Geometra, che viene mostrato con tutti gli elementi possibili del teatro napoletano, facendolo apparire allo spettatore come un personaggio alquanto ridicolo (dobbiamo anche comprendere come mai il Geometra scompaia del tutto dalla storia per poi ritornare “inspiegabilmente” nel finale). Anche Giovanni Esposito, che riveste il ruolo di Gennaro, risulta, nel modo in cui si esprime, fin troppo teatrale e poco naturale, cio’ se funziona quando fa la guida della Cava stona quando parla con gli altri. La protagonista invece possiede un suo fascino accattivante, mostrando di saper tenere il personaggio in mano come aveva fatto da giovane all’interno della serie tv francese Les Revenants, ma come scritto sopra nel suo caso è la scrittura che non funziona e che non le permette di empatizzare con lo spettatore.

Black Parthenope volendo ha degli ottimi punti di partenza sapendo ben unire, soprattutto nei primi minuti, l’elemento mitologico leggendario che ricorda lontanamente le fiabe cinematografiche di Del Toro, a una sorta di storia noir che cattura nelle prime fasi l’interesse del pubblico anche grazie a una colonna sonora con un’intensa musica elettronica degli MGMT, peccato che però quando il film entra dentro i cunicoli il tutto perda forza, proprio dove dovrebbe acquistarla. Il movente di ciò risiede sia in una scrittura non ottimale dei personaggi ma anche nell’incapacità della regia, seppur a tratti è assolutamente interessante come nella scena d’animazione ben fatta (seppur sconnessa dall’impianto drammaturgico della pellicola), che non riesce a donare minimamente quel senso di paura e angoscia che un horror, almeno un minimo, dovrebbe avere. Ciò che non funziona principalmente è il ritmo e proprio questa assenza di ritmo e di tensione mostrano e amplificano tutti i problemini interni al lungometraggio come i dialoghi e le interpretazioni.

Alessandro Giglio ci donanda un film apatico e piatto che non riesce,a causa di un eccesso tematico, a farci arrivare il tema vero e profondo della pellicola ovvero la lotta per far vivere insieme passato e presente, tradizione ed innovazione.

Fotogramma di Black Parthenope (2021)
Fotogramma di Black Parthenope (2021)

In conclusione

Dispiace dover criticare negativamente una pellicola italiana, soprattutto un’opera prima, che se mostra da alcuni lati una regia apprezzabile soprattutto nei momenti in cui compare il Monaciello, abbiamo fin troppi limiti evidenti sia nella scrittura sia nella resa ritmica. Dispiace soprattutto perché Black Parthenope su carta aveva tutto per funzionare: un cast internazionale fatto di discreti attori (che però ci hanno dato una prova opaca), una storia tra leggenda, noir e horror, e una location perfetta, peccato però che la storia non emozioni minimamente e che lo spettatore rimanga freddo agli eventi narrati non provando niente per i personaggi. Se amate Napoli e le sue leggende potete provare a vedere ugualmente questa pellicola ma vi avviso che difficilmente potreste rimanere realmente soddisfatti se amata i film horror alla The Descent o Necropolis, quest’ultimo ambientato nella Parigi Sotteranea.

Note positive

  • Ambientazione
  • Fotografia
  • Primo atto, fino al momento in cui rimangono bloccati dentro la Napoli Sotterranea.

Note negative

  • Alcune interpretazioni sono troppo teatrali
  • Regia a tratti buona ma non riesce a incidere a livello emotivo
  • Assenza di ritmo
  • Assenza di emozioni
  • Personaggi superficiali
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