Black Widow (2021): l’avenger di cui non pensavamo di avere bisogno

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Black Widow locandina

Black Widow

Titolo originale: Black widow

Anno: 2021

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: azione, supereroistico

Produzione: Marvel Studios

Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures

Durata: 133 minuti

Regia: Cate Shortland

Sceneggiatura: Eric Pearson

Fotografia: Gabriel Beristáin

Montaggio: Leigh Folsom Boyd, Matthew Schmidt

Musiche: Lorne Balfe

Attori: Scarlett Johansson, Florence Pugh, David Harbour, O. T. Fagbenle, Rachel Weisz, Olga Kurylenko, William Hurt, Ray Winstone

I primi rumours riguardo a una pellicola incentrata sul personaggio di Vedova nera risalgono al 2010 e si susseguono per diversi anni fino al 2019, quando dopo varie riscritture inizia ufficialmente la pre – produzione. L’uscita in sala è inizialmente programmata per aprile 2020, ma subisce diversi rinvii a causa della pandemia di COVID-19. Infine, Black widow approda al cinema il 7 luglio 2021 in Italia e il 9 luglio negli Stati Uniti. In contemporanea all’uscita americana il film è distribuito sulla piattaforma streaming Disney+ tramite accesso VIP.

Trama di Black Widow

2016, Natasha Romanoff è ricercata per aver infranto gli accordi di Sokovia. Durante la sua fuga solitaria Natasha riceve un pacco misterioso che le piazza un ulteriore bersaglio sulla testa. Una volta intuito il mittente del pacco, la vedova nera si reca a Budapest dove scopre che la Stanza Rossa e l’uomo al suo comando sono ancora in attività, intenti a plasmare un esercito di vedove nere, donne private di qualsivoglia forma di libero arbitrio. Natasha si riunirà con figure del suo passato in una missione omicida, volta a smantellare l’organizzazione che ha condizionato gran parte della sua vita.

Fotogramma di Black Widow

Recensione di Black Widow

Onestamente, erano in molti a credere che un film su Black widow non avrebbe mai visto luce, date le continue voci che circolavano senza mai niente di concreto. Sulla linea temporale Black widow si posiziona tra Captain america: Civil war e Avengers infinity war, confermandosi allo stesso tempo come un prequel e uno stand-alone valido, anche più di altri prodotti Marvel. Poche battute piazzate nei punti giusti, stunt e azioni ben realizzate, seppure alcune siano forse fin troppo esagerate per risultare credibili, ma soprattutto una trama che riflette sul valore di legami privi di consanguineità, sull’autonomia di scelta e sul controllo che si può esercitare sul proprio corpo (e purtroppo, su quello altrui). I tanti anni volutici per portare la vedova nera come protagonista al cinema sono serviti a focalizzarsi su quella parte della sua vita messa in ombra dalle dinamiche del gruppo degli Avengers. La pellicola conferisce maggior pregio al suo sacrificio per recuperare la gemma dell’anima in Avengers: Endgame, passato spesso in secondo piano al sacrificio di Iron man, e ritenuto anche una scelta più ovvia, solamente perchè si tende a svilire il valore individuale rispetto al valore d’insieme (in questo caso, Natasha Romanoff non ha figli e non è sposata, al contrario dell’altro papabile candidato a morte, Clint Barton, e dell’altro martire del film, Tony Stark). Ma la scena post credit parla chiaro: c’è qualcuno per cui Nat aveva un valore inestimabile, al di là del sangue, e quel qualcuno vuole vendetta per ciò che è accaduto su Vormir.

Il ruolo di Black widow

Black widow è tra i film più ancorati a temi di criminalità sociale tra quelli che contano i Marvel Studios. Il concept alla base delle vedove nere è un riflesso del traffico di esseri umani (in particolare infantile), degli scambi d’identità, di torture mentali e fisiche. Donne rapite in tenera età, addestrate e controllate a livello biologico, che una volta divenute inutilizzabili sono costrette al suicidio, senza decisione sui propri movimenti e pensieri. Purtroppo, il film non trova il tempo per fermarsi a caratterizzare e creare un’ empatia più profonda con le vittime; le azioni sono veloci e le vedove appaiono come un unico gruppo compatto, senza volto. Non basta nemmeno l’esperienza di Yelena, sorella adottiva di Natasha e anche lei comandata dalla Stanza rossa per anni, ma che viene introdotta come personaggio poco prima di essere liberata. Una buona toppa la mettono i titoli di testa, i più efficaci visti nell’intero MCU finora, ripercorrendo l’addestramento delle vedove con un montaggio a effetto sulle note di “Smells like teen spirit”, come uno stanco canto di guerra che si va man mano smorzando.

L’autocontrollo di Natasha Romanoff, lo stesso autocontrollo che Dreykyov si premunisce di inibire a tutte le altre vedove, la spinge a buttarsi incontro al dolore pur di riuscire nel suo intento, immolandosi lei stessa nel mezzo con cui raggiungere il fine. La sua è quindi in minor misura una liberazione personale, e in maggior misura una liberazione collettiva del femminile, e seppur possa apparire una scelta di scrittura banale, diviene innovativa nel momento in cui per tutta la durata del film assistiamo a donne messe le une contro le altre da un uomo al comando. Ed è in questo che si cela il successo di Black widow. C’è una soddisfazione quasi sadica per il pubblico femminile nella disintegrazione del sistema di Dreykyov e un forte senso di gratitudine per Natasha. Perchè di uomini che si approfittano di donne se ne sente ogni giorno, ma il cinema, e in questo caso Black widow, aggiunge un tocco in più, regalando una giustizia e una vendetta che non sempre è perseguibile nel nostro mondo. In questo rapporto col reale e con la spettatrice, Natasha Romanoff acquisisce finalmente la rilevanza che merita da anni e diviene l’Avenger per eccellenza.

Note positive:

  • I titoli di testa
  • Il tono più serio del film rispetto ad altri prodotti Marvel
  • Le connessioni a tematiche d’importanza sociale

Note negative:

  • La scarsa evoluzione dei personaggi secondari
  • Alcuni stunt risultano troppo irreali

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