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Californie
Titolo originale: Californie
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Produzione: Ang Film, Rai Cinema
Distribuzione: Fandango Distribuzione
Durata: 81 minuti
Regia: Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman
Sceneggiatura: Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman, Vanessa Picciarelli
Fotografia: Emanuele Pasquet
Montaggio: Alessandro Cassigoli
Musiche: Giorgio Giampà
Attori: Khadija Jaafari, Ikram Jaafari, Marilena Amato, Fatima Ramouch, Simona Petrosino, Emanuele Palumbo
Californie, presentato in concorso nella sezione delle Giornate degli Autori durante la 78esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è un film scritto e diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, girato in cinque anni – arco di tempo della vicenda raccontata – che ha vinto il Label Europa Cinemas.
Un film che sfiora il documentario, con al centro una ragazza capace di emergere nonostante le condizioni non favorevoli.
Trama di Californie
Jamila (Khadija Jaafari) è una giovane ragazzina di origini marocchine, trasferita insieme alla famiglia a Torre Annunziata, un paese della Campania vicino a Pompei. Tutto il film narra la sua vita nell’arco di cinque anni, con tutti i suoi mutamenti fisici e psicologici. Inizia tutto quando ha 9 anni, gli occhi e il cuore pieni di speranze, sogni che nel corso della primissima adolescenza vede svanire. La sfiducia è cos’ tanta che tenta in ogni modo di tornare in Marocco salvo poi riprendere a desiderare un futuro migliore quando inizierà a lavorare per un negozio di parrucchiere che, grazie ad un errore, si chiamerà “Californie”.

Recensione di Californie
L’impressione è quella di trovarsi effettivamente di fronte ad un documentario: Jamila cresce davanti all’obiettivo, muta nel corpo e nell’anima come ogni ragazza di quell’età fa. All’inizio è solo una bambina, che nutre speranze vedendo “i più grandi” riuscire ad emergere, in qualche modo.
Così, crescendo, Jamila inizia a chiudersi in sé stessa, in un bozzolo che le crea una corazza per affrontare il mondo che la circonda. Infatti la mancanza di una famiglia che la supporti a dovere e l’insofferenza che le sue coetanee le creano la portano inevitabilmente ad isolarsi, cercando di evitare ciò che le porta disagio, iniziandola ad una vita – quella lavorativa – anche se è troppo giovane per affrontarla a dovere (e legalmente).
In un primo momento è decisa nel voler tornare in Marocco, sua terra natia dove ha lasciato gli amici più cari e – a sua detta – una vita migliore. In Italia si sente inutile, non apprezzata e la sua avversione verso le attività che la sua età impone (ad esempio la scuola) cresce sempre di più a tal punto di volerne uscire e rendersi in qualche modo indipendente.

Ed è proprio questo il punto di svolta nella sua vita: il lavoro. Fare la parrucchiera le piace, appaga la sua voglia di libertà nonostante sia sfruttata e sottopagata. È brava in ciò che fa e dimostra di reggere il peso delle responsabilità, nonostante sia davvero troppo piccola per assumersele.
Il vero ed unico problema di questo film è che pare distaccare lo spettatore da ciò che vede, malgrado l’intento sia opposto: non si crea connessione con Jamila e la sua storia, non suscita empatia. Si guarda la storia con passività scorrere davanti agli occhi, rendendosi conto del disagio del personaggio e la sua schiettezza narrativa senza però entrare a contatto diretto con lei e la sua vicenda.
Questo taglio documentaristico dato al film, che permette di vedere effettivamente i cambiamenti fisici della protagonista – poiché sono gli stessi dell’attrice che la interpreta – rende probabilmente apatico il racconto, come se si vedesse qualcosa senza la voglia di comprenderlo fino in fondo.
Una storia come tante, raccontata senza filtri ma che lascia ben poco a chi prova ad entrarci in contatto.
Note positive
- Crescita del personaggio
- Resa cruda della vicenda
Note negative
- Poca empatia con la storia e con la protagonista