Cenerentola (2021): una rivisitazione che ha poco da offrire

Recensione, trama e cast di “Cenerentola”, il secondo lungometraggio diretto dalla statunitense Kay Cannon. Un’altra rilettura moderna della fiaba

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Cenerentola (2021) – Regia di Kay Cannon – © Columbia Pictures, Fulwell 73 – Distribuzione italiana Prime Video – Immagine concessa per uso stampa
Cenerentola (2021) – Regia di Kay Cannon – © Columbia Pictures, Fulwell 73 – Distribuzione italiana Prime Video – Immagine concessa per uso stampa

Trailer di “Cenerentola”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

“Cenerentola” è il secondo film diretto dalla regista e sceneggiatrice statunitense Kay Cannon, dopo il suo esordio con Blockers nel 2018. Cannon, già produttrice e sceneggiatrice della saga di Pitch Perfect e di serie TV come New Girl, prende spunto dagli elementi senza tempo della classica fiaba per portare sullo schermo una storia di emancipazione e coraggio con un tocco di modernità.

Questa versione di Cenerentola punta a rinnovare il classico, avvicinandosi alle nuove generazioni e alle famiglie di oggi con una chiave musical e fortemente femminista. Il film alterna momenti di commedia, canzoni originali e cover di celebri brani di artisti pop. La pellicola è disponibile dal 3 settembre 2021 su Amazon Prime Video.

“La vera crudeltà da parte mia sarebbe permetterti di pensare che puoi essere qualcosa che non puoi.”

Matrigna Vivian (Idina Menzel) Cit. Cenerentola

Trama di “Cenerentola”

Ella (Camila Cabello) ha grandi sogni: non ha alcuna intenzione di sposarsi né di diventare una principessa, ma desidera raggiungere l’indipendenza e affermarsi come imprenditrice nel mondo della moda. Con l’aiuto di Fab G (Billy Porter), troverà la forza di perseverare e costruire la vita che ha sempre sognato per se stessa.

Recensione di “Cenerentola”

“Cenerentola”, diretto da Kay Cannon, è una rilettura in chiave di commedia musicale della fiaba tradizionale con cui tutti siamo cresciuti.

Abbiamo ormai perso il conto delle volte in cui la storia di Cenerentola è stata adattata o ha ispirato film e serie TV. Questo fenomeno è dovuto, in parte, alla crisi creativa che da tempo affligge Hollywood, dove i produttori tendono a rischiare sempre meno. Vi è inoltre il costante bisogno di “aggiornare” i racconti appartenenti all’immaginario collettivo per renderli più in linea con ogni epoca—oggi più che mai sotto l’influenza del politicamente corretto.

Tuttavia, il continuo rinnovarsi di Cenerentola non è un fenomeno recente. A livello letterario, esistono numerose versioni della fiaba, ognuna eredità culturale di diversi popoli. La più nota—da cui ha tratto ispirazione il celebre film d’animazione Disney del 1950 e gran parte delle trasposizioni successive—è quella dello scrittore francese Charles Perrault.

Rispondendo alle esigenze di un mondo sempre più globalizzato e improntato alla rivendicazione sociale, la regista e sceneggiatrice Kay Cannon ha realizzato la sua versione di Cenerentola, mantenendo l’ambientazione nell’epoca della fiaba classica, ma arricchendola con elementi moderni.

Già autrice della saga di Pitch Perfect e di serie TV come New Girl e Girlboss, Cannon sceglie ancora una volta la commedia e il racconto musicale per portare sullo schermo una Cenerentola ambiziosa e determinata. Interpretata dalla cantante Camila Cabello—al suo debutto cinematografico—Ella sogna di affermarsi come fashion designer di fama internazionale, rifiutando l’idea di sposarsi o di conformarsi ai ruoli tradizionali imposti alle donne. È una protagonista che lotta per imporsi e costruire la propria vita in un sistema che, da sempre, assegna alle donne esclusivamente il ruolo di mogli e madri, negando loro il diritto di avere una voce autonoma.

Dietro la trasformazione del racconto tradizionale, emergono tematiche più attuali che mai: l’emancipazione femminile e l’individualità, pilastri della libertà di scegliere chi essere e cosa diventare, senza pregiudizi né ostacoli.

La nuova Cenerentola non è solo la protagonista della sua storia, ma diventa una portavoce e pioniera di una rivoluzione femminile che non libera soltanto le donne del suo paese, ma ispira chiunque si trovi a lottare per la propria identità. Tra questi, c’è anche il suo amato Principe Robert (Nicholas GalitzineHigh Strung, Handsome Devil, Chambers), costretto per anni a reprimere i suoi desideri per conformarsi alle tradizioni reali e alle aspettative del Re Rowan (Pierce BrosnanMamma Mia!, Mamma Mia! Here We Go Again, la saga di James Bond, tra cui Die Another Day, Mrs. Doubtfire).

“Mai nella vita tutto rimane uguale, nel bene o nel male.”

Fab G (Billy Porter) Cit. Cenerentola

Tra ripetizioni, controsensi e bassa qualità

Chi non ha visto molti film ispirati alla fiaba di Cenerentola, specialmente appartenenti alle nuove generazioni, potrebbe considerare la versione di Kay Cannon “innovativa” e “moderna”. In realtà, però, questo non è del tutto vero.

Se da un lato questa rilettura è più femminista rispetto a molte altre—basta osservare l’arco di trasformazione dei personaggi femminili—dall’altro, le presunte “novità” nascondono tematiche già affrontate in precedenti adattamenti.

L’emancipazione della protagonista, i suoi sogni e la determinazione nel costruirsi una vita autonoma erano già stati esplorati in film come Ella Enchanted (2004) con Anne Hathaway, A Cinderella Story (2004) con Hilary Duff e Another Cinderella Story (2008) con Selena Gomez. Gli ultimi due, tra l’altro, ambientati nel presente, risultano perfino più coerenti con le tematiche e le modificazioni narrative riproposte nella versione del 2021.

Questa nuova Cenerentola non rinuncia a seguire la tendenza attuale della diversità e dell’inclusione nelle produzioni audiovisive. Ne sono un esempio la protagonista—ora con capelli neri e occhi scuri—e il personaggio che sostituisce la fata madrina, Fab G (Billy PorterLike a Boss, Pose, American Horror Story: Apocalypse): glamour, di colore e probabilmente privo di una classificazione di genere definita, ma chiaramente legato alla rappresentazione della comunità LGBTQ+.

Tuttavia, il film non sorprende neanche sotto l’aspetto del politicamente corretto all’interno di una fiaba come questa. Un adattamento precedente—Cinderella di Robert Iscove del 1997—aveva già lavorato in modo più incisivo su questi temi. Basato sul musical scritto e composto da Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II, presentava una protagonista (Brandy Norwood), una fata madrina (Whitney Houston) e una regina (Whoopi Goldberg) di colore, sposata con un re bianco (Victor Garber). Inoltre, il Principe Christopher era interpretato da Paolo Montalbán, attore filippino.

Detto ciò, si può affermare che le scelte narrative di Cannon siano più una riproposizione che un autentico aggiornamento. Anni fa, queste soluzioni potevano apparire sorprendenti, ma oggi sono ormai parte integrante del panorama cinematografico.

Il problema di Cenerentola va ben oltre i cambiamenti narrativi e tematici già visti in altre trasposizioni. Se la costruzione artistica e tecnica del film fosse solida e funzionale, queste modifiche potrebbero essere accettabili, ma purtroppo non è questo il caso.

Innanzitutto, la sceneggiatura di Kay Cannon mostra evidenti lacune nello sviluppo dei personaggi, soprattutto quelli secondari. Alcuni di loro non hanno un ruolo narrativo definito e molte battute risultano inefficaci, privando il film di una comicità genuina. Più che una rilettura intelligente e coinvolgente, il film si avvicina piuttosto a una parodia esagerata.

A questo si aggiungono elementi spiazzanti e poco logici all’interno della narrazione, come l’idea che Cenerentola voglia diventare un’imprenditrice nel mondo della moda, o l’inserimento di canzoni contemporanee estremamente commerciali in un contesto storico tradizionale. Material Girl di Madonna, Perfect di Ed Sheeran e Let’s Get Loud di Jennifer Lopez prevalgono sulle poche tracce originali, togliendo a questa versione quel respiro musicale che ci si aspetterebbe da un musical. Anche le coreografie, salvo il finale, risultano poco incisive. Se l’obiettivo era modernizzare la storia, perché non ambientarla direttamente ai giorni nostri? Avrebbe reso tutto più credibile.

Il film, inoltre, manca del “patto” minimo con la realtà che ogni opera cinematografica dovrebbe avere per risultare convincente nella sua finzione. Questo problema non riguarda solo la scelta delle canzoni, ma anche alcuni dettagli visivi che risultano difficili da ignorare: le famose scarpette, che dovrebbero essere di “cristallo”, sembrano chiaramente di plastica; i vestiti creati da Cenerentola, presentata come una “promessa della moda internazionale”, risultano poveri e poco curati, se non addirittura di dubbio gusto.

Anche le interpretazioni non convincono del tutto, in particolare quelle dei due protagonisti Camila Cabello e Nicholas Galitzine, che faticano a dare spessore ai loro personaggi.

Se parliamo dei costumi—da sempre parte integrante del fascino di questa storia—lasciamo molto a desiderare, nonostante siano opera di Ellen Mirojnick, che in passato ha incantato il pubblico con il suo lavoro in Bridgerton, Maleficent: Mistress of Evil e The Greatest Showman.

Tuttavia, non tutto è da scartare. Le canzoni originali risultano ben inserite nel racconto, e l’intero cast—non solo il talento vocale di Camila Cabello e Idina Menzel—offre ottime interpretazioni anche nelle cover. Un altro aspetto positivo è certamente la fotografia, valorizzata da una scenografia incantevole e curata.

Ma Cenerentola di Kay Cannon è davvero una rivisitazione nuova e necessaria? Alla fine, il film si riduce a un mix poco riuscito tra l’ambientazione classica e gli elementi del mondo contemporaneo, rendendolo una versione spiazzante, incoerente e poco originale. Nonostante il budget elevato, molti aspetti tecnici e artistici risultano di livello inferiore alle aspettative.

Si conferma, dunque, che puntare esclusivamente sulle tendenze femministe o sull’inclusione non basta per realizzare un film valido. Serve ben altro per creare un’opera che funzioni—anche quando non si prende troppo sul serio. Un aspetto fondamentale per chi, almeno, apprezza il cinema in tutta la sua complessità.

“Scegliere me è scegliere noi.”

Principe Robert (Nicholas Galitzine) Cit. Cenerentola

In conclusione

Cenerentola (2021) tenta di modernizzare la fiaba classica con temi di emancipazione e inclusione, ma il risultato è una versione poco originale e incoerente. La sceneggiatura superficiale, le scelte artistiche discutibili e la scarsa caratterizzazione dei personaggi ne limitano il potenziale, rendendolo un prodotto visivamente curato ma poco incisivo.

Note positive

  •  Buone canzoni originali e buone versioni e interpretazioni di canzoni rinomate.
  • Scenografia
  • Fotografia

Note negative

  •  Mancanza di credibilità sia per l’incongruenza tra gli elementi nuovi e l’epoca storica, sia per le interpretazioni di alcuni attori (tra cui i due protagonisti) sia per cose che voglio far passare per altro che non sono (ad esempio, le scarpette di Cenerentola che dicono siano di cristallo, suonano come di cristallo, ma si vede che sono di plastica).
  • Gli aggiornamenti o cambiamenti che vengono presentati come una “novità” dal classico in realtà sono già stati rivisti e proposti in diverse maniere in altri adattamenti, soprattutto per quanto riguarda le tematiche trattate.
  • Trattandosi di una versione musical, ha delle scene di ballo dimenticabili e poche canzoni originali, prevalendo l’uso di cover di canzoni molto commerciali.
  • Costumi poveri, specialmente quelli che creati per il personaggio di Cenerentola che in questo adattamento appare come un “talento” emergente nel mondo della moda.

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazioni
Emozione
SUMMARY
3.4
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Adelina Dragotta Guerrieri
Adelina Dragotta Guerrieri

Giornalista, filmmaker, video editor e sceneggiatrice. Laureata in Scienze della Comunicazione; Master in Sceneggiatura e Produzione Cinematografica e Televisiva. Da sempre appassionata dello storytelling audiovisivo.