Raya e l’Ultimo Drago (2021): La rabbia vendicativa allontana dalla fiducia

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Raya e l’Ultimo Drago locandina

Raya e l’Ultimo Drago

Titolo originale: Raya and the Last Dragon

Anno: 2021

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Animazione, fantasy, avventura

Produzione: Walt Disney Animation Studios, Walt Disney Pictures

Distribuzione: Walt Disney Pictures

Durata: 117 min

Regia: Don Hall, Carlos López Estrada

Sceneggiatura: Qui Nguyen, Adele Lim

Animatori: Andrew Feliciano, Mack Kablan, Vitor Vilela

Montaggio: Fabienne Rawley, Shannon Stein

Musiche: James Newton Howard

Trailer di Raya e l’Ultimo Drago

La Walt Disney Animation Studios con il suo 59esimo classico Disney dimostra ulteriormente come i tempi storici hanno modificato profondamente il modello narrativo della casa di Topolino, che per lungo tempo si era fossilizzata entro storie prettamente d’amore in un il rapporto che suddivideva nettamente il nero e bianco mentre scala dei grigi non era mai presa in considerazione, nei film anni ’90 e 2000 era ben presente in ogni storia un eroe e un villain crudele, come non ricordare Ade, Capitano Uncino, Frollo, Gaston, Jafar o Madame Medusa, che hanno fatto la storia dei film d’animazione, forse ancor più dei loro protagonisti buoni. Con Raya e l’Ultimo Drago si ha però la dimostrazione efficace e probabilmente definitiva di come la Walt Disney Animation Studios abbia deciso di abbandonare questo modello per rintracciarne uno maggiormente complesso narrativamente e che non si poggia esclusivamente sul concetto classico di romanticismo o di bene e male, ma lo sguardo dei nuovi sceneggiatori va a mostrare il mondo per ciò che è realmente: un luogo di caos, di falsi buoni e di falsi cattivi il tutto messo entro uno sguardo buonista, umanitario, interiore ed ecologico proprio come accade in Oceania, Frozen – Il regno di ghiaccio o Raplh Spaccatutto. Raya e l’Ultimo Drago è il figlio della nuova generazione di sceneggiatori Disney e probabilmente è il più maturo tra tutti questi, unendo il vecchio e il nuovo come non era mai avvenuto fino al 2021.

Disponibile dal 5 marzo con Accesso Vip sulla piattaforma Disney +, da cui sarà possibile vederlo gratuitamente con il semplice abbonamento della piattaforma dal 4 maggio 2021, vede alla regia Don Hall (Winnie the Pooh – Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri, Big Hero 6) e Carlos López Estrada, che ha esordito alla regia nel lungometraggio Blindspotting. Alla co-regia troviamo l’anima interna alla Disney come Paul Briggs, noto per il suo lavoro come head of story in Frozen – Il Regno di Ghiaccio e Big Hero 6, e l’animatore John Ripa che ha lavorato in Oceania e Zootropolis. Alla colonna sonora troviamo l’indiscusso talento di James Newton Howard (Space Jam, Il sesto senso, King Kong, Notizie dal mondo). Al doppiaggio italiano troviamo come Raya Veronica Puccio mentre il drago Sisu ha la voce di Alessia Amendola, oltre all’attrice Luisa Ranieri (Virana), l’attrice e doppiatrice Jun Ichikawa (Namaari), l’attore e conduttore Paolo Calabresi (Tong) e l’attrice Vittoria Schisano (Generale Atitaya). Gli influencer Emanuele Ferrari, Vatinee Suvimol e Maryna hanno prestato la propria voce per un cameo, insieme alla cantante Camille Cabaltera che, inoltre, interpreta il brano nei titoli di coda della versione italiana del film, dal titolo Scegli (in originale cantata da Jhené Aiko, e la canzone si chiama Lead the Way

Raya e l’Ultimo Drago combattimento
Un combattimento in Raya e l’Ultimo Drago

Trama di Raya e l’Ultimo Drago

Una volta esisteva il Kumandra, un luogo di pace e di armonia dove gli umani vivevano a stretto contatto con i draghi, creature divine che donavano agli esseri umani pioggia, acqua e serenità. Tutto però si è rotto con l’arrivo dei terribili spiriti maligni denominati Druun, esseri dalla forma di nubi violacee che tramutano tutte le forme di vita che incontrano in pietra. Per difendere l’umanità dalla catastrofe i draghi iniziano a combattere contro l’oscura minaccia e per fare ciò si sacrificano. L’ultimo drago, Sisu, crea così una gemma che riesce a distruggere le forze oscure ma allo stesso tempo di lui si perdono ogni traccia e i draghi divengono solo un lontano ricordo. Il gesto eroico dei draghi e di Sisu però diviene causa di scontri e guerre tra gli abitanti del Kumandra così quel territorio di pace e armonia diviene un luogo di violenze e di prepotenze in cui tutti vogliono possedere la gemma dei draghi, simbolo di prosperità e potere.

500 anni dopo Kumandra è divisa in varie “tribù” l’una diversa dall’altra culturalmente e politicamente: Cuore, la casa della giovane bambina Raya che con suo Padre ha il compito di custodire e proteggere la gemma; Zanna, Dorso e Artiglio. Tutti nomi che riprendono una parte del corpo del drago. Benja, sovrano di Cuore, crede ancora nel Kumandra e invita tutti i capi famiglia delle tribù a Cuore per discutere la pace, ma qui gli Zanna attraverso la bambina Namaari che si finge amica di Raya riescono a scovare la gemma, che per l’ingordigia di tutte le cittadine che la vogliono per loro, cade rovinosamente a terra spezzandosi in cinque pezzi e allo stesso tempo riporta in vita i terribili Druun che distruggono tutto ciò che incontrano. Solo l’amore di Benja riesce a salvare la figlia Raya dalla pietrificazione divenendo lui stesso una statua di pietra.

Sei anni dopo gli eventi catastrofici, in un mondo semi distrutto, Raya è alla ricerca del drago Sisu per salvare l’umanità e per riportare suo padre in vita.

Sisu e Raya in Raya e l’Ultimo Drago
Sisu e Raya in Raya e l’Ultimo Drago

Recensione di Raya e l’Ultimo Drago

Raya: Il mondo è lacerato. Non puoi fidarti di nessuno

Sisu: O forse è lacerato perché non vi fidate di nessuno

Raya e l’Ultimo Drago

Raya e l’Ultimo Drago si dimostra un film consapevole in cui è evidente come i cineasti e gli sceneggiatori che hanno lavorato al progetto audiovisivo sapevano esattamente cosa volevano raccontare con questo lungometraggio, un film che si lega fortemente attorno a un concetto chiave e ben preciso come la Fiducia o meglio la perdita di fiducia e il bisogno di agire in prima persona per ottenere tale fiducia, tematica su cui si basa l’intera struttura narrativa dall’inizio alla fine, che ci viene presentata attraverso la storia di una “principessa moderna” che a causa proprio della fiducia ha perso tutto e tutti, perdendo a sua volta ogni speranza nella bontà dell’umanità. Il personaggio protagonista della vicenda Raya, la custode della gemma, non è la classica eroina altruistica anzi, tutti i suoi sforzi per ritrovare il drago Sisu, sono mossi da una sete egocentrica: salvare suo padre, questa è la sua vera priorità. La protagonista inizierà un viaggio interiore verso la riscoperta della speranza e scoprendo così che l’odio e la vendetta non portano altro che orrori e crudeltà.

La storia di Raya e l’Ultimo Drago, narrata come un road movie d’avventura a tinte fantasy, si rifà preponderantemente alla struttura del viaggio dell’eroe di Christopher Vogler in cui Raya durante il suo viaggio di trasformazione farà la conoscenza di un mentore, la dragonessa Sisu, e di molteplici alleati come la bizzarra congrega formata dal duro e bonaccione Tong, dal bambino chef e capitano di una nave Boun, il fido compagno di viaggio Tuk Tuk, la piccola Noi che è un bebè furfante e le Ongis, un gruppetto che sono un mix tra scimmie e pesci gatto. Come la regola di sceneggiatura vuole durante il suo tragitto farà anche la conoscenza di numerosi nemici come la vecchia amica Namaari, che a causa del suo tradimento ha portato il caos nel mondo. Se vogliamo rintracciare la vera prima stonatura interna alla narrazione di un lungometraggio che gioca con il fantasy e con quel filone di combattimenti e arti marziali giapponesi è l’assenza di momenti di reale pericolo per gran parte del film, in cui solo nel finale Raya vede la missione a rischio fallimento, proprio in quest’ottica è evidente che alla pellicola mancano i combattimenti nei momenti in cui la custode deve riprendere le parti della pietra ma il tutto giunge a Raya con fin troppo facilità, togliendo a lla pellicola d’animazione quel pathos che l’avrebbe elevata a capolavoro.

Durante la visione non possiamo che apprezzare in maniera importante la regia che gioca per gran parte dalla vicenda con il mondo dei videogiochi e dei fumetti, donando all’opera un ritmo importante, che ha la forza di mantenere alta l’attenzione dello spettatore che entra pienamente all’interno della storia, grazie anche a uno splendido lavoro di animazione che si avvicina in maniera importante a quelle intraviste in Toy Story 4 della Pixar, in cui le tele animate mostrano molteplici sfumature inondando la scena di dettagli, partendo qui dalla spada della protagonista fino al suo incredibile design e costume che è visibilmente ispirato alle culture del sud-est asiatico, e gli animatori sono riusciti a far sembrare quei costumi veri, mostrando con eleganza ogni drappeggio del tessuto. La cura nella creazione dell’ambientazione e dei costumi è evidente in ogni sequenza del film basta pensare che il cappello di Raya presenta dei dettagli che richiamano le scaglie di un drago, fino a formare una punta che è un omaggio ai monumenti dello Stupa, presenti in numerosi templi sacri del sud – est asiatico. Inoltre come non menzionare la realizzazione del drago Sisu, che sa da un lato richiama il Mushu di Mulan, riproponendo la sua vena comica unita però a una maggior dose di profondità e amorevolezza femminile tipica di una madre, possiede un espressività fuori dal comune per un personaggio animalesco e indubbiamente risulta il personaggio più caratterizzato nella storia, perché va detto tutti i personaggi secondari sono privi di spessore tridimensionale.

I dettagli in Raya
I dettagli in Raya

Ad aumentare la bellezza tecnica entra anche in gioca la musica di James Newton Howard, che crea una colonna sonora pazzesca e che si immette bene entro questo racconto audiovisivo fatto di valori e di ecologia. La musica possiede quell’elemento etnico orientale indonesiano perfetto per Raya e l’Ultimo Drago che possiede in maniera importante riferimenti tematici, ambientalistici e filosofici legati a quella mitologia orientale partendo proprio dai draghi che se in occidente sono elementi di fuoco crudeli e paurosi, qui sono esseri collegati all’acqua e simbolo di fortuna e benessere. Indubbiamente quell’atmosfera giapponese e indiana dona al film un climax importante e adatto a tale vicenda.

Nelle varie culture dell’Asia, incluso il sud-est asiatico, c’è un forte amore e affetto nei confronti dei draghi, ma questi draghi sono molto diversi da quelli che vediamo ne IlTrono di Spade, ad esempio. Portano fortuna. Rappresentano la forza d’animo e i valori positivi della vita, e quegli aspetti erano molto importanti da esplorare dato che Raya è un’eroina ispirata alle leggende del sud-est asiatico.

La figura del drago è interpretata in modo diverso nel mondo. Il drago europeo è un drago sputa fuoco, mentre il drago asiatico è più legato all’acqua e alla vita, all’armonia. Man mano che approfondivamo le varie creature e divinità acquatiche del sud-est asiatico, abbiamo scoperto che in questa cultura esistono i Naga, che rispetto agli altri draghi delle culture asiatiche hanno un aspetto più simile a quello di un serpente. I Naga sono stati una delle principali fonti d’ispirazione per il design di Sisu nei momenti in cui il personaggio ha l’aspetto di un drago

Nguyen e Osnat Shure

Interessantissimo è stato anche il lavoro creativo sui diversi regni che mostrano visibilmente tutte le divergenze etniche e interiori di quei popoli, però anche graficamente sono ben resi il film entra poco all’interno di questi luoghi mostrandoli sopratutto esternamente e approfondendo ben poco quel mondo che potrebbe essere interessante approfondire in vari spin-off, qui infatti Raya e l’Ultimo Drago i registi e animatori hanno creato un mondo epico che potrebbe portare a galla un materiale vastissimo da approfondire, in fondo siamo in un fantasy e non tutto trova una sua risposta all’interno della pellicola.

Anche se Kumandra è un luogo immaginario, stiamo realizzando un film ispirato alle culture del sud-est asiatico e vogliamo che, quando gli abitanti di quella regione lo vedranno, riescano a percepire l’amore e il rispetto che il team nutre nei confronti degli incredibili luoghi che ci hanno ispirato. Abbiamo lavorato duramente per assicurarci che il mondo da noi creato apparisse dinamico e che le ispirazioni dietro alla storia fossero chiaramente percepibili senza perdere nulla. Volevamo rendere omaggio alle culture che hanno ispirato la storia e il mondo di Kumandra

López Estrad

Alcune sbavature narrative

Se il lungometraggio funziona bene nelle tematiche pacifiste, ecologiche, femministe e sulla ricerca della fiducia per creare unione e pace tra le persone e nazioni, la storia mostra due evidenti lacune, che però non danneggiano il film, essendo due piccolezza che potevano tranquillamente essere sistemate.

Il film inizia con Raya che viaggia nel deserto con il suo mezzo di trasporto Tuk Tuk (il nome è ispirato ai celebri veicoli a tre ruote thailandesi. Per capire la meccanica del caratteristico movimento ad alta velocità del personaggio, l’animatore Brendan Gottlieb e suo padre hanno costruito manualmente un modello fisico del personaggio nel laboratorio a casa di suo padre); da qui il personaggio come se parlasse direttamente al pubblico va a fare uno spiegone interessante sul mondo di Kumandra e la sua mitologia. Dopo tale eventi narrati la storia ritorna in questo spazio – temporale collocato 6 anni dopo. Come mai la protagonista parla allo spettatore? Come mai non udiamo più la sua voce narrativa nel lungometraggio? La storia riguardante l’origine e la suddivisione di Kumandra sarebbe stata ben fatta se fosse narrata da Benja che racconta la mitologia in veste di favola alla piccola Raya, in questo modo la storia sarebbe andata avanti negli anni mostrando gli eventi che hanno condotto alla distruzione della gemma dei draghi e solo dopo si sarebbe dovuto assistere alla Raya adolescente alla ricerca di Sisu. Il modo narrativo scelto dagli sceneggiatori non funziona in coerenza narrativa.

Secondo errore narrativo, riguarda il finale e l’incongruenza con ciò che è avvenuto ai draghi che hanno forgiato la gemma, loro non sono ritornati in vita ma sono rimasti di pietra. I protagonisti della vicenda creano e riforgiano la gemma con la fiducia ma perché alla fine non rimangono pietra come era avvenuto ai draghi? Ovviamente per un bambino vedere che i propri eroi rimangono delle statue non risulta un finale felice ma sarebbe stato più in tono con la storia fantasy, un finale amaro in cui gli eroi divengono essere leggendari e memorie di come la fiducia possa salvare il mondo.

Note positive

  • Tematiche
  • Animazione e design
  • Le musiche
  • L’approfondimento dei personaggi principali

Note negative

  • Il finale risulta poco coerente
  • L’inizio viene narrato in prima persona come se il personaggio parlasse davanti ad un pubblico, elemento non vero.
  • Personaggi secondari non approfonditi minimamente
  • Troppo facilità nel prendere le prime gemme

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Un commento

  1. Questo film purtroppo non lo reputo buono. Bellissima la grafica, Sisu è un personaggio adorabile e il messaggio è bello. Il problema è che il film risulta mal scritto, ci sono diversi buchi di sceneggiatura ed i personaggi secondari non sono affatto approfonditi. Mi dispiace dirlo ma è uno dei peggior classici Disney.

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