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Chaperone
Titolo originale: Chaperone
Anno: 2024
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico
Casa di produzione: 1919 Films, Hawaii Women in Filmmaking
Durata: 100 minuti
Regia: Zoë Eisenberg
Sceneggiatura: Zoë Eisenberg
Fotografia: Victoria Chen, Camron Verbarg, Jonah Nitura
Montaggio: Victoria Chen, Camron Verbarg, Jonah Nitura
Musiche: Taimane
Attori: Mitzi Akaha, Laird Akeo, Kanoa Goo, Krista Alvarez, Jessica Jade Andres, Ioane Goodhue
Trailer di “Chaperone”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Zoë Eisenberg è una sceneggiatrice, regista e produttrice circense queer che vive nelle Hawaii, dove ha co-fondato l’Aerial Arts Hawai’i, un collettivo di performance circensi queer che funge anche da spazio di formazione per la comunità. Nel 2024, dopo aver diretto e sceneggiato diversi cortometraggi (Stoke, 2019; Cashback, 2021; Racket, 2022), debutta alla regia di un lungometraggio con il film Chaperone, presentato in anteprima internazionale allo Slamdance Film Festival il 19 gennaio 2024, dove si è aggiudicato il Gran Jury Award per Breakouts. Successivamente, il lungometraggio ha partecipato anche al Bentonville Film Festival, il 13 giugno 2024, e all’Asian American International Film Festival l’11 agosto. In Italia, Chaperone ha avuto la sua prima nazionale il 23 settembre 2024 al Cinema Astra, nell’ambito della ventesima edizione del Lucca Film Festival, dove è stato presentato in concorso.
Trama di “Chaperone”
Misha Miyamoto ha quasi trent’anni, ma la sua vita sentimentale, familiare e lavorativa sembra stagnare, come le fanno notare continuamente la madre e gli amici, che la giudicano e criticano per ogni sua minima scelta. Misha si rifiuta di lasciare la sua vita adolescenziale e abbracciare le responsabilità dell’età adulta, da cui continua a fuggire. Nonostante le critiche, Misha è soddisfatta della sua vita e non intende cambiare nulla, senza nutrire alcuna ambizione di migliorare la sua situazione economica o sentimentale. Vive felice da sola nella casa della nonna, una spaziosa abitazione ereditata che necessita di manutenzione, e lavora come bigliettaia in un piccolo teatro in decadenza fin dai tempi del liceo. Quando la sua migliore amica e capo, Kenzie, le propone una promozione, Misha rifiuta, preferendo la stabilità della monotonia.
Anche la madre di Misha la pressa costantemente, esortandola a vendere la casa e a mettere su famiglia. Queste pressioni lasciano Misha stanca e isolata, desiderosa di smettere di giustificare ogni sua scelta. Tuttavia, a un certo punto, nella sua vita irrompe Jake, un diciannovenne sincero che porta una ventata d’aria fresca, facendola sentire supportata, amata e, soprattutto, non giudicata. Jake, infatti, non nutre alcuna aspettativa nei suoi confronti; vuole solo amarla per ciò che è, senza criticarla per ogni sua singola decisione, come fanno gli altri.
Il problema, però, è che Jake e i suoi amici scambiano Misha per una loro coetanea, credendo che anche lei abbia diciannove anni come loro. Misha, nonostante iniziali tentennamenti e il desiderio di rivelare la verità sulla sua età, si lascia travolgere dalle bugie man mano che la relazione cresce e diventa sempre più importante. Alimenta deliberatamente la convinzione che abbia davvero diciannove anni, fingendosi coetanea di Jake non solo di fronte ai suoi amici, ma anche davanti alla famiglia del ragazzo, in particolare sua madre Georgia. Tuttavia, questo comportamento sconsiderato avrà un prezzo.

Recensione di “Chaperone”
Inizio la recensione di Chaperone evidenziando immediatamente il punto dolente della pellicola: la scelta del cast riferito alla protagonista. Zoë Eisenberg ha scritto una sceneggiatura incentrata su una donna di ventinove anni che appare, agli occhi di molti, dagli amici di Jake fino a sua madre, come una ragazza di diciannove. Per questo, l’attrice scelta per il ruolo avrebbe dovuto possedere l’aspetto di una donna che, pur avendo maturità, sembri molto più giovane della sua età anagrafica. Purtroppo, Mitzi Akaha non possiede queste caratteristiche fisiche necessarie per interpretare il personaggio.
Mitzi Akaha, nata il 1º gennaio 1987, ha infatti trentasette anni e un aspetto che potrebbe far credere che abbia circa ventiquattro o venticinque anni, ma certamente non diciannove. Il fatto che ci si aspetti che un gruppo eterogeneo di persone creda, senza ombra di dubbio, che una donna con l’aspetto di Mitzi possa avere solo diciannove anni risulta poco credibile. La regista cerca di rafforzare questa convinzione donando al personaggio un abbigliamento da adolescente, fatto di berretti, magliette dal sapore liceale, jeans e scarpe All Stars, insieme a un comportamento giovanile nei modi di fare. Tuttavia, questo non è sufficiente: Mitzi Akaha, per via delle sue connotazioni facciali e della sua età anagrafica, non risulta credibile come diciannovenne, ed è un vero peccato, togliendo forza e credibilità alla narrazione stessa.
Questo dispiace ancora di più perché l’interpretazione dell’attrice classe ’87 è di alto livello, magnetica, catturando fin dalle prime scene l’attenzione e il cuore dello spettatore. Probabilmente, Zoë Eisenberg ha preferito puntare su un’attrice capace di trasmettere grande intensità emotiva, piuttosto che scegliere qualcuno più giovane ma meno dotato sul piano attoriale. Sebbene questa scelta sia comprensibile, il lavoro di casting avrebbe potuto e dovuto essere svolto con maggiore cura, per trovare un’attrice che combinasse sia la bravura recitativa sia la somiglianza fisica con il personaggio descritto nella sceneggiatura. La scelta di un attrice più vicina ai venticinque anni avrebbe sicuramente reso il personaggio più credibile.
La decisione di affidarsi a Mitzi Akaha appare comprensibile solo se ci concentriamo sul suo risultato interpretativo all’interno di Chaperone. L’attrice riesce a calarsi con precisione nei panni del suo personaggio, trasmettendo al pubblico tutte le sfumature emotive e caratteriali di Misha Miyamoto. Grazie a questa interpretazione, l’attrice ci coinvolge profondamente nella storia d’amore folle e disturbante, e nel ritratto complesso di una donna che si muove tra luci e ombre, ferendo gli altri quasi inconsapevolmente. Misha agisce con una superficialità involontaria, incantata e disillusa, nonostante sappia, in parte, che le sue azioni sono sbagliate. Il personaggio sembra credere che le sue bugie e le conseguenze delle sue azioni non avranno effetti negativi su di lei, ma che tutto si risolverà in modo pacifico. Tuttavia, questo non avverrà. Misha non si rende pienamente conto del suo caos interiore, delle sue emozioni confuse e del danno che sta infliggendo, soprattutto a livello sentimentale. L’amore che cresce in lei per Jake la spingerà verso una relazione tossica, caratterizzata da contorni di follia e disperazione.
La macchina da presa, spesso utilizzata a mano, segue costantemente la protagonista, rivelandoci in modo non didascalico le sfumature emozionali e intime di Misha. Ogni angolazione della camera racconta la frustrazione, l’amore, la felicità e il disagio della protagonista, vittima del proprio atteggiamento oscuro e pericoloso. Questo la conduce a un gioco crudele di manipolazione, camuffando la realtà dei fatti agli occhi del povero Jake, che si ritrova invischiato in una relazione d’amore piuttosto irreale e fondata interamente sulla menzogna. Nonostante la natura negativa ed egoistica di Misha, lo spettatore non riesce mai a schierarsi contro di lei o a odiarla per il male che sta causando. Ciò è merito sia della scrittura accurata del personaggio sia della messa in scena, che a livello interpretativo e registico riesce a trasmettere la profondità di Misha. Lo spettatore comprende in modo dettagliato i motivi che spingono la protagonista ad adottare comportamenti manipolatori. Il suo desiderio di amore e l’urgenza di sentirsi accettata da qualcuno senza aspettative sono palpabili, in netto contrasto con le pressioni della famiglia e degli amici, che non fanno altro che giudicarla e aspettarsi da lei un cambiamento radicale verso un’adultità conforme ai loro standard.
Misha, invece, desidera solo vivere la sua vita con tranquillità, seguendo i propri ritmi, e vuole avere accanto Jake, colui che teme di perdere a causa della differenza di età. Per questo motivo sceglie di omettere la verità e di far credere al ragazzo ciò che lui stesso desidera credere. La manipolazione che mette in atto, di cui lei stessa diventa vittima, è alimentata dalla paura di perdere l’amore di Jake, che la vede con l’innocenza e l’ingenuità di un ragazzo. Tuttavia, le sue crescenti bugie e alcuni suoi comportamente infantili rivelano anche la sua incapacità di assumersi le proprie responsabilità, preferendo il silenzio e l’omissione piuttosto che confrontarsi con la dura realtà, comportandosi da donna adulta.

Nonostante un finale a tratti eccessivamente drammatico, in cui tutto precipita in modo forse troppo catastrofico, il film si rivela un’ottima opera prima. Il lungometraggio si sviluppa attraverso gli stilemi del dramma psicologico e del cinema sentimentale indipendente, con una fotografia dai toni tenui e caldi che ci trasporta in un’interpretazione inedita delle Hawaii, lontana dalle classiche location estive e soleggiate a cui siamo abituati nel cinema contemporaneo. L’unione tra location, fotografia e montaggio, arricchito da una colonna sonora dolce, ci catapulta in un cinema del reale, abilmente mescolato a connotazioni drammatiche e romantiche.
La sceneggiatura riesce a bilanciare questi elementi: da una parte ci presenta i problemi di Misha e il suo percorso di crescita verso l’età adulta (elemento psicologico e drammatico), dall’altra ci regala una storia d’amore tenera e romantica, senza mai risultare stucchevole. Lo spettatore è portato a tifare per questa storia d’amore folle e bugiarda, poiché percepiamo l’autenticità dell’amore negli occhi di Jake, interpretato con abilità da Laird Akeo, quando guarda Misha. Tuttavia, il vero punto di vista è quello di Misha: è attraverso di lei, e attraverso le sue emozioni, che esploriamo questo mondo. La regia riesce a farci entrare in empatia con il personaggio, seguendola costantemente nei suoi movimenti e nei suoi spostamenti, mantenendo un legame viscerale con il pubblico.
In conclusione
“Chaperone” soffre di una scelta di casting che compromette la credibilità del personaggio principale, nonostante la potente interpretazione di Mitzi Akaha. La sua performance riesce comunque a sostenere gran parte del film, portando in scena una figura complessa e tormentata, anche se visivamente dissonante rispetto al ruolo. Questo squilibrio tra aspetto fisico e recitazione lascia lo spettatore diviso tra l’apprezzamento dell’intensità emotiva e la difficoltà di immergersi completamente nella narrazione.
Note positive
- Eccellente interpretazione di Mitzi Akaha
- Personaggio complesso e affascinante
- Narrazione emotivamente coinvolgente
Note negative
- Scelta di casting non adatta al ruolo
- Incoerenza tra età anagrafica del personaggio e l’attrice
| Regia |
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| Fotografia |
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| Sceneggiatura |
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| Colonna sonora e sonoro |
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| Interpretazione |
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| Emozioni |
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SUMMARY
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3.9
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