Charlotte, una di noi (2024). Il delicato racconto di un’anima complessa

Recensione, trama e cast del film Charlotte, una di noi (2024), lungometraggio italiano - svizzero che ci racconta l'emancipazione di una persona affetta da disabilità mentale

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Trailer di “Charlotte, una di noi”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Nato a Sciaffusa, in Svizzera, da una famiglia di emigrati italiani, Rolando Colla possiede la doppia cittadinanza svizzera e italiana. Dal 1978 vive e lavora a Zurigo, dove ha intrapreso un percorso cinematografico inizialmente come sceneggiatore e attore nei film diretti dal fratello gemello Fernando Colla. Nel 1983 ha debuttato come regista, ottenendo numerosi riconoscimenti tra il 1988 e il 1995, tra cui il Premio dell’Ufficio Federale di Cultura per il Miglior Film.

Nel corso della sua carriera ha fondato la casa di produzione Peacock e, nel 1985, si è laureato in Lettere all’Università di Zurigo. Dal 2000 è membro dell’associazione ARF/FDS e nel 2002 ha iniziato la sua attività di insegnamento presso la Scuola Internazionale di Cinema e Televisione EICTV all’Avana. Dal 2020 è anche professore al CISA di Locarno.

Dopo il successo di Giochi d’estate (2011), selezionato ufficialmente dalla Svizzera per gli Oscar 2012, e Sette giorni (2016), Rolando Colla torna con Charlotte, una di noi, distribuito nei cinema italiani dal 28 marzo 2025. Il film è stato presentato in anteprima al 36° Trieste Film Festival, dove, nella sezione Premio Corso Salani, l’attrice protagonista Linda Olsansky ha ricevuto una menzione speciale per la sua interpretazione.

L’uscita della pellicola in Italia è accompagnata da una serie di proiezioni speciali, organizzate in collaborazione con realtà impegnate nel sociale come Unasam, ABC – Associazione Bambini Cerebrolesi e Forum Salute Mentale. Il tour prenderà il via il 28 marzo a Larido (TN), presso il Teatro di Larido, per poi proseguire il 3 aprile a Roma (Cinema Delle Provincie), l’8 aprile a Torino (Cinema Teatro Baretti), il 9 aprile a Bologna (Cinema Arlecchino), il 10 aprile a Poggibonsi (SI) (Cinema Garibaldi) e l’11 aprile a Firenze (Cinema Astra).

A eccezione della prima data, le proiezioni saranno accompagnate dalla presenza in sala del regista e dell’attrice protagonista, offrendo al pubblico un’occasione unica per approfondire il film e le sue tematiche direttamente con i suoi autori.

Trama di “Charlotte, una di noi”

In una casa isolata tra le montagne del Trentino, immersa in una fitta zona boschiva, vive un uomo anziano dal carattere burbero e irascibile, segnato da una profonda tristezza. Con lui abita sua figlia Charlotte, una donna di quarantadue anni affetta da schizofrenia. I due conducono un’esistenza solitaria, scandita dalle difficoltà della convivenza e dai frequenti scatti d’ira del padre, una rabbia intrisa di dolore che si riversa su di lei, soprattutto quando è ubriaco.

Per sfuggire alla sua realtà opprimente, Charlotte trova rifugio in un mondo di fantasia: stringe un intenso legame d’amicizia con un gallo e crea omini di cartapesta, che dispone attorno alla casa, nel cuore del bosco. Queste figure diventano la sua unica compagnia. La sua vita è segnata da un profondo isolamento, con contatti sporadici con il mondo esterno, dal quale è quasi del tutto esclusa.

La vita di Charlotte cambia improvvisamente quando il padre viene colpito da un infarto e ricoverato in ospedale. Questo evento spinge Leo, il fratello minore di trentadue anni, a fare ritorno a casa dopo un’assenza di dieci anni. Tornato in Trentino, l’uomo si rende conto delle difficili condizioni in cui vive Charlotte e del trattamento malsano che è costretta a subire ogni giorno per colpa del padre. Deciso a offrirle una nuova possibilità, Leo sceglie di portarla con sé in Svizzera, nel Mittelland di Zurigo, dove vive. Charlotte accetta con entusiasmo l’idea di lasciare la sua casa e suo padre alle spalle, intraprendendo un viaggio destinato a trasformarla profondamente.

Fotogramma di Charlotte, una di noi ©Lo Scrittoio
Fotogramma di Charlotte, una di noi ©Lo Scrittoio

Recensione di “Charlotte, una di noi”

Affrontare il tema della malattia mentale e del disturbo psichico non è mai semplice. Si tratta di un argomento delicato, in cui il rischio di cadere in narrazioni eccessivamente stucchevoli, perbenistiche o irrealistiche è sempre dietro l’angolo. Con Charlotte, una di noi, Rolando Colla riesce però a trattarlo con estrema lucidità, evitando qualsiasi forma di pietismo e sfuggendo abilmente a didascalismi e stereotipi, sia nella costruzione del personaggio affetto da disturbi psichici sia in quella delle figure che lo circondano.

I caratteri drammaturgici del film non sono mai banali, ma sfaccettati, complessi, attraversati da luci e ombre. Charlotte, ad esempio, è una donna che vive tra fantasia e bontà d’animo, ma possiede anche un’indole profondamente egocentrica, mettendo spesso i propri bisogni e desideri davanti a quelli altrui. Un atteggiamento che la accomuna agli altri personaggi, a partire dal padre, che la trattiene con sé non solo per affetto, ma anche per solitudine e per il denaro che riceve grazie alla sua pensione di invalidità, unica fonte di sostentamento per entrambi.

Anche la figura di Leo non è priva di ambiguità. Se da un lato il fratello minore appare dolce e affettuoso, offrendo a Charlotte la possibilità di scoprire un mondo fino ad allora inaccessibile, dall’altro il film lascia intuire che il suo interesse verso di lei non sia del tutto disinteressato. La sensazione che anche lui possa, in parte, sfruttare la sorella per il suo sostegno economico aleggia per tutta la narrazione. Proprio questa commistione di luci e ombre rende Charlotte, una di noi un film intenso e stratificato, capace di raccontare la fragilità umana senza indulgere in facili schematismi, attraverso un racconto incentrato sulla quotidianità di uomini e donne ruvidi e che affrontano, giornalmente, la miserie dalla vita.

Luci e ombre sono tra gli elementi drammaturgici che contraddistinguono l’intera pellicola di Colla, fin dall’approccio registico adottato dal cineasta, un approccio tanto intelligente quanto riuscito, che consente allo spettatore di entrare nell’interiorità del personaggio principale, facendoci vivere, in maniera quasi sensoriale, ciò che lei prova e percepisce. Per permettere al pubblico di immedesimarsi in Charlotte, Colla utilizza, in alcuni momenti chiave della narrazione, la soggettiva, attraverso la quale ci catapulta nel mondo interiore della protagonista, facendoci vivere, tramite una distorsione visiva e uditiva, la sua confusione mentale, la difficoltà nel comprendere e interpretare il mondo circostante, e facendoci soffermare sulle sue paure.

La componente acustica e visiva ha una posizione preminente rispetto a quella meramente narrativa. Ciò che lo spettatore vede è l’esatta percezione della soggettiva di Charlotte. Cosa vede? Cosa sente? Come le immagini e i suoni si deformano, svanendo o amplificandosi, attraverso la percezione che lei ne ha? Nicolai von Graevenitz, che, tra l’altro, ha partecipato alla realizzazione degli ultimi tre documentari di Jacqueline Zünd, è l’operatore e il direttore della fotografia. Abbiamo lavorato corpo a corpo con l’attrice, sperimentando lenti e filtri al fine di trovare un autentico linguaggio visivo che corrisponda alla percezione soggettiva di Charlotte. 

Dichiarazione del regista

Questo espediente tecnico ci consente di esplorare la percezione della realtà di una persona affetta da un disturbo psichico, dimostrando come l’intento stesso della pellicola non sia tanto quello di raccontare la storia di Charlotte, quanto piuttosto di far vivere al pubblico il suo mondo interiore. Attraverso il gioco di lenti, la pellicola offre uno sguardo soggettivo sulla sua esperienza di lettura del mondo, un modo di guardare interiore che risulta piuttosto innovativo e inusuale all’interno delle pellicole incentrate sul mondo della malattia mentale.

La narrazione della pellicola possiede quindi una dimensione interiorizzata e visiva, che ci permette di immergerci nella percezione di Charlotte, filtrando il mondo attraverso i suoi occhi e le sue sensazioni interiori (come la paura), restituendo quella frammentazione, quella distorsione e l’importanza delle emozioni interiori che caratterizzano un personaggio affetto da schizofrenia. Allo stesso tempo, la narrazione sviluppa un ulteriore livello di lettura, riconducibile alla ricerca di libertà interiore e di emancipazione, un tema onnipresente all’interno del film, che non è solo un viaggio fisico dal Trentino alla Svizzera e dal Mittelland di Zurigo al Trentino, ma anche un’evoluzione interiore, profonda e realistica di Charlotte, che nel corso del film matura e muta interiormente, acquisendo nuova forza grazie alla sua sperimentazione del mondo sociale e reale.

Il regista e sceneggiatore della pellicola, al fine di raccontare questa emancipazione, non si sofferma, giustamente, solo sullo sguardo soggettivo e interiore della donna affetta da disturbi psichici, ma la osserva anche dal punto di vista esteriore, permettendoci di vederla nel suo muoversi e interagire con il mondo, sia nei confronti degli altri esseri umani che con il mondo animale. Questo sguardo esteriore ci consente di cogliere ogni sfumatura del nostro protagonista, dalla gioia irrefrenabile alla profonda tristezza interiore, grazie anche alla performance incredibile e immensa di Linda Olsansky, che è riuscita a trasformarsi nel suo personaggio, dimostrando una capacità attoriale di enorme pregio artistico e umano. La performance della Olsansky e l’approccio registico-sceneggiativo permettono alla pellicola di raccontarci le vulnerabilità, i desideri e le difficoltà di questo personaggio senza mai cadere nel pietismo o nella semplificazione emozionale, tanto che la pellicola non può essere definita come un lungometraggio puramente emozionante, ma piuttosto umano, dove il perno centrale sta nel raccontare l’umanità dei suoi personaggi, tra luci e ombre.

Charlotte, una di noi acquista forza e funziona bene, nonostante un ritmo narrativo a tratti fin troppo monotono, grazie al continuo dialogo tra le due prospettive: quella intima e soggettiva di Charlotte, che ci permette di comprendere il suo universo interiore, e quella esterna, che cerca di dare una forma narrativa coerente alla sua esperienza, offrendo al pubblico uno spazio di riflessione sul significato dell’identità, della malattia mentale e del rapporto con la realtà.

In conclusione

“Charlotte, una di noi” è un film intenso che esplora con sensibilità e profondità il tema della malattia mentale, evitando facili stereotipi. Rolando Colla costruisce un racconto visivamente e narrativamente immersivo, capace di portare lo spettatore dentro il mondo interiore della protagonista. Una pellicola che, tra emozioni contrastanti e una straordinaria interpretazione di Linda Olsansky, riesce a restituire un ritratto autentico e complesso della fragilità umana.

Note positive

  • Approccio registico immersivo e innovativo
  • Interpretazione intensa di Linda Olsansky
  • Narrazione stratificata e priva di pietismo
  • Uso efficace della soggettiva per esplorare la psiche della protagonista

Note negative

  • Ritmo narrativo a tratti monotono
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
3.8
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.