Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022): se questi son uomini

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Trailer di Niente di nuovo sul fronte occidentale

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Tuttora considerato il romanzo antimilitarista per eccellenza, Niente di nuovo sul fronte occidentale è stato pubblicato nel 1928 dallo scrittore di fama mondiale Erich Maria Remarque e ha fatto la storia con il suo primo adattamento cinematografico. La casa editrice Ullstein Verlag ha pubblicato il manoscritto pacifista di Remarque, un veterano di guerra e noto all’epoca come rispettato giornalista, in un periodo in cui le critiche contro la Prima guerra mondiale non erano viste di buon occhio. Di conseguenza, l’opera letteraria e l’adattamento cinematografico premiato agli Oscar nel 1930 “All’ovest niente di nuovo” sono caduti vittima della censura nazista, costringendo l’autore all’esilio in Svizzera. Edward Berger: “Questo bestseller tedesco noto in tutto il mondo riesce a trasmettere l’orrore disumano della guerra forse meglio di qualsiasi altra opera letteraria. Per me, creare il suo primo adattamento tedesco rappresenta una sfida incredibilmente emozionante”.

“Siamo davvero orgogliosi che Edward Berger collabori con Netflix per ridare vita a questa storia con un cast così straordinario”, afferma Sasha Bühler, Director International Film Netflix.

Trama di Niente di nuovo sul fronte occidentale

Niente di nuovo sul fronte occidentale racconta l’avvincente storia di un giovane soldato tedesco sul fronte occidentale durante la Prima guerra mondiale. Paul (Felix Kammerer) e i suoi compagni scoprono in prima persona come l’euforia iniziale della guerra si trasforma in disperazione e paura quando si trovano a lottare per le proprie vite e tra di loro nelle trincee. Il film del regista Edward Berger è tratto dal famoso bestseller omonimo di Erich Maria Remarque.

Recensione di Niente di nuovo sul fronte occidentale

Non c’è la voce fuori campo: la catena di montaggio dà il suono alle sequenze nelle strette riprese dei calderoni che lavano i vestiari dei soldati morti. Un grande immenso mattatoio, una descrizione prolungata iper-realistica, potente, originale anticipazione di un olocausto legalizzato, esangue. Le donne lavorano alla tessitura delle uniformi dei soldati che dovranno prendere posto di quelli già morti.

Incipit

Il protagonista  Paul ( il fantasmagorico Felix Kammerer)  si incontra con i suoi futuri commilitoni Albert (Aaron Hilmer) e Franz (Moritz Klaus) per rispondere, con ardore, alla chiamata della patria. Purtroppo, un’intera generazione, andrà, letteralmente al macello: la musica del film è un incrocio tra una marcia e una colonna sonora spezzata, convulsa. La marcia dei giovanissimi , ancora gioia e giuramento, si incupisce al primo incontro con i feriti che vengono dalla prima linea del fronte.

Fotogramma di Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022)
Fotogramma di Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022)

Le trincee e la luce.

Il terrore va in crescendo, passa attraverso le nuove tecnologie dei gas nervini e le trincee non sono che un blando riparo dall’orrore: dominata dall ‘onnipresente blu di prussia (Premio Oscar per la migliore fotografia a James Friend) la bella uniformità cromatica (blu le uniformi dei soldati, blu gli interni del vagone di dove si tratta con il nemico) quando la testa-bersaglio del soldato cade, si tinge di morte. È la luce della luna ad attirare i proiettili, nell’ invisibile buio squarciato che si sostituisce alla luce elettrica dei razzi lanciati dai nemici.  E questa luce innaturale, questo finto sole, è un sole nero, un cattivo presagio. Tra un bombardamento e l’altro, la camera a spalla inquadra Paul con movimenti a seguire: un report di guerra in un afflato di tragico lirismo.  

 Il corpo del soldato

Il corpo ricoperto dalla terra esplosa, l’uso iperrealistico del fango, del sangue dei corpi ravvicinati – mutilati, il suono del sibilo dei proiettili, sono aspetti stilistici, già utilizzati in film precedenti (come il celebre “Salvate il soldato Ryan”)per impressionare lo spettatore e far rivivere in modo più “verosimile” la tragicità dei fatti. Lungi da voler essere un mero esercizio estetico, nel film Niente di nuovo sul fronte occidentale, gli aspetti estremizzanti, fanno da contrappunto a una lunghissima durata – partitura filmica: grazie a uso minimo degli stacchi tra una sequenza e l’altra, quest’opera sembra scartarsi dal genere war movies. La narrazione è comunque variegata, pur centrandosi sulla figura del protagonista, il soldato Paul (che nel romanzo è la voce narrante).Il film passa dalle soggettive di Paul (verso l’ignoto) ai primissimi piani del protagonista: dallo sguardo straziato di Paul (viso trasfigurato, che sembra una maschera d’argilla) l’immagine si apre scoprendo il campo di battaglia. Il movimento a salire della macchina da presa, spalanca allo spettatore la vista di una terra abbandonata e tombale.

L’eroe

Nel film “Niente di nuovo sul fronte occidentale” l’eroe invincibile non esiste: Paul scopre una targhetta con inciso il numero “89”, ovvero la data di nascita di una generazione spazzata via. Un inferno sulla terra, dove il buono “tedesco” soccorre, dopo averlo ferito a morte, il “cattivo” francese. Un atto di pietas? Forse. Una pausa per lo spettatore, sottoposto a una interminabile escalation dove tutto viene filmato in modo calligrafico: dai movimenti dei carri armati che squarciano le trincee, ai lanciafiamme che rimandano ai futuri orridi conflitti. Niente di nuovo sul fronte occidentale dilatando in modo magistrale il tempo della narrazione, disorienta lo spettatore, quasi lo ingloba, facendogli mancare il respiro. Lo avvicina ai personaggi della storia (capovolgendo il cliché del germanico inumano)e a tutti coloro che, vivendo i traumi della Prima guerra mondiale, non sono stati mai più, uomini.

Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022)
Foto dal set di Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022)

In conclusione

Niente di nuovo sul fronte occidentale, pur essendo centrato sull’eccellente interpretazione del protagonista   Paul (Felix Kammerer) è diretto con maestria da Edward Berger che dà vita a un movimento di narrazione filmica corale, senza sbavature. La sceneggiatura, tratta dal famoso romanzo omonimo di Erich Maria Remarque, non cede alla tentazione (come nel film precedente del 1979, diretto da Delbert Mann) di estrarre una voce fuori campo-diaristica, ma si affida a dialoghi scarni che lasciano spazio al suono delle deflagrazioni. Un viaggio, cinematograficamente molto potente, nel tunnel orrifico di una nuova massificazione della morte.

Note positive

  • Regia
  • Colonna Sonora
  • Fotografia
  • Interpretazione attori

Note negative

  • Non sempre dinamico

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