Cile – Il mio Paese immaginario (2022). Un canto di libertà, uguaglianza e di speranza

Locandina del film Cile – Il mio Paese immaginario (2022)

Cile – Il mio Paese immaginario

Titolo originale: Mi país imaginario

Anno: 2022

Nazione: Francia, Cile

Genere: Documentario

Casa di produzione: Atacama Productions

Distribuzione italiana: Zalab, I Wonder Pictures

Durata: 83 min

Regia: Patricio Guzman

Sceneggiatura: Patricio Guzman

Fotografia: Samuel Lahu

Montaggio: Laurence Manheimer

Musiche: José Miguel Miranda, José Miguel Tobar

Attori:

Trailer di Cile – Il mio paese immaginario

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Zalab e I Wonder Pictures, con il patrocinio dell’Ambasciata del Cile, portano in Italia dall’11 settembre 2023, per la prima volta nelle sale cinematografiche nostrane Cile – Il mio Paese immaginario di Patricio Guzmán, dopo essere stato presentato a livello mondiale alla 75ª edizione del Festival di Cannes. Contemporaneamente, tornano in sala, al fine di celebrare il lavoro svolto dal cineasta Guzmán, i suoi quattro film precedenti: “Salvador Allende“, “Nostalgia della Luce“, “La Memoria dell’acqua” e “La Cordigliera dei sogni“, documentari fondamentali per comprendere più profondamente la storia del Cile e il suo My Imaginary Country (2022). Patricio Guzmán è fortemente attaccato alla storia e al presente della sua nazione. Nato nel 1941 a Santiago del Cile, ha studiato alla Official School of Film Art di Madrid, per poi dedicare la sua carriera alla regia di documentari con cui ha ottenuto degli importanti riconoscimenti internazionali. Dal 1972 al 1979 ha diretto La Battaglia del Cile, una trilogia di 5 ore sul governo di Salvador Allende e sulla sua caduta. Questo film si è rivelato fondamentale per la sua carriera da regista. Il periodico americano CINEASTE lo ha descritto come “uno dei dieci migliori film di politica nel mondo”. Dopo il golpe di Pinochet, Guzmán è stato arrestato ed è rimasto due settimane nello stadio nazionale, dove è stato sottoposto diverse volte a finte esecuzioni. Nel 1973 ha lasciato il Cile per trasferirsi a Cuba, successivamente in Spagna e Francia, nonostante sia rimasto molto attaccato alla sua patria e alla sua storia. Presiede il Santiago International Documentary Film Festival (FIDOCS), che ha fondato nel 1997.

Trama di Cile – Il mio paese immaginario

Ottobre 2019: una rivoluzione inaspettata, un tumulto sociale esplode per le strade di Santiago chiedendo più democrazia, un sistema educativo e sanitario migliori, una vita migliore e una nuova Costituzione. Con una prospettiva tutta al femminile, manifestanti, giornaliste, psicologhe, artiste, dottoresse, politologhe esperte e giovani politici della nuova leva ci accompagnano nella protesta e nella violentissima repressione fino alla nascita dell’assemblea costituente per la riscrittura della Costituzione nazionale.

Il popolo in rivolta - Cile – Il mio Paese immaginario
Il popolo in rivolta – Cile – Il mio Paese immaginario

Note di regia

Patricio Guzman

La Cordigliera dei sogni, finisce con una sequenza in cui racconto che mia madre mi aveva insegnato che alla vista in cielo di una stella cadente avrei potuto esprimere un desiderio e che quel desiderio si sarebbe realizzato. In quella sequenza finale dico a voce alta che il mio desiderio è che il Cile ritrovi la sua infanzia e la sua gioia. Nell’ottobre 2019, quando il mio film è uscito in sala in Francia, è accaduto in Cile qualcosa di completamente inatteso per me: una rivoluzione, un ’esplosione sociale. Un milione mezzo di persone stavano manifestando nelle strade di Santiago per ottenere più democrazia, una vita più dignitosa, un sistema educativo e sanitario migliori e una nuova Costituzione. Il Cile aveva ritrovato la sua memoria. Dopo Allende non avevo più visto una cosa del genere. Come ai tempi dell’Unità Popolare, ho sentito le canzoni di Victor Jara e dei Los Prisioneros e ben altre ancora…Erano però interpretate dalla gente di oggi. Ho avuto la sensazione di una memoria perfet tamente trasmessa e completamente presente. Migliaia di cittadini hanno sfilato, gridato e scritto sui muri. Gente comune. Molti erano parenti degli studenti presenti, pensionati, ex funzionari, impiegati e gente normale. Non c’erano leader. Non si vedeva nessun volto noto. Hanno camminato nelle strade, di fronte alla polizia e ai loro cannoni ad acqua. In molti hanno perso un occhio. Ci sono stati migliaia di feriti e trentadue morti. Ma com’era possibile che tutto un popolo si svegliasse quarantasette anni dopo il colpo di stato di Pinochet, com’era possibile quella rottura sociale, una tale ribellione, una rivoluzione? Per me era un mistero. Allora, ho indagato su questo mistero, h o filmato il suo effetto sull’ambiente, sull’aria, sulle emozioni e i sentimenti della gente del mio paese. Moltissime donne, che sono diventate le protagoniste del mio film e del desiderio, dell’urgenza di un mondo nuovo. Cinquant’anni dopo aver realizzat o La Battaglia del Cile, ero di nuovo in strada per filmare ciò che stava accadendo. Ero lì quando il popolo cileno ha votato per una nuova costituzione e ha ottenuto una maggioranza del 80% in favore dell’assemblea costituente. Ero là quando un nuovo p residente di sinistra di 35 anni , Gabriel Boric, è stato eletto con il 56% dei voti. Cose mai viste nella storia del mio paese, del mio paese immaginario…

Recensione di Cile – Il mio paese immaginario

Scelta interessante a livello di distribuzione. “Cile – Il mio Paese immaginario” viene rilasciato nei cinema italiani ben 50 anni dopo il Golpe militare che, l’11 settembre 1973, rovesciò il governo di sinistra democraticamente eletto a favore di una dittatura crudele e sanguinaria con a capo il Generale Augusto Pinochet, che comandò come padrone assoluto della nazione per diciassette anni dall’17 dicembre 1974 all’11 marzo 1990. L’avvento della dittatura militare fu un evento nefasto e tremendo per la popolazione che solo tre anni prima, il 3 novembre 1970, era riuscita a compiere un’epica vittoria democratica: far vincere alle elezioni un partito di sinistra con corrente di pensiero marxista. Era la prima volta che il paese cileno veniva comandato da una forza politica di sinistra e non dai conservatori di destra. Dal 1970 al 1973 il Cile era speranzoso, sotto la guida del partito Unidad Popular del presidente Salvador Allende. Ciò però non durò molto; la destra del Cile e l’America non erano contenti della situazione, così, attraverso soldi e alleanze, fornirono all’esercito militare tutte le armi necessarie per soverchiare il potere, uccidere Salvador Allende e tutti i sostenitori della democrazia, per distruggere il seme sulla nascita. Questo giorno, lo scoppio del golpe militare, era proprio l’11 settembre, una data e un evento che ha segnato il passato e il presente del Cile stesso. Anche dopo la sconfitta di Augusto Pinochet, il Cile si trova a dover affrontare ingiustizie sociali causate da quella costituzione realizzata ai tempi della dittatura. Ancora nel 2019, nonostante ci sia una forma politica di democrazia, si osserva una democrazia alquanto parziale, viste le numerose censure giornalistiche e televisive. Questo è lo scenario su cui si muove “Cile – Il mio Paese immaginario”, questo è lo scenario storico che fa da sottofondo storico-politico agli eventi raccontati e mostrati da Guzmán. Non a caso, il regista ripensa e ci rimanda, non visivamente ma piuttosto in maniera concettuale, agli eventi del passato, creando una connessione efficace tra gli eventi del golpe militare e gli eventi che sono avvenuti in Cile nel 2019, quando un presidente democraticamente eletto ha usato la forza, le armi e i militari per tentare di fermare una protesta civile, rivolta basata su un’immensa ingiustizia sociale presente nella nazione. Lo stesso regista dichiara come la scintilla che ha dato il via al tutto sia stata piccola, come l’aumento di 30 pesos della metropolitana, una scelta del governo che ha avuto un esito nefasto, facendo crollare il paese indietro di cinquant’anni, alla notte del golpe militare, dove i militari si trovavano a dover uccidere, picchiare e incarcerare uomini e donne che lottano per i propri diritti e per un futuro migliore. Nel 2019 accade la medesima cosa.

A livello narrativo il cineasta racconta gli eventi della rivolta attraverso un ottica alquanto femminista, incentrata a combattere la lotta al patriarcato (si rimarca, più e più volte, come sia elevato il numero di stupri nel paese), alla lotta contro l’ingiustizia sociale (scolastica, pensionistica, sanitaria, civile) e quello dei diritti, dove esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B. Queste donne intervistate ampliano il discorso, facendoci comprendere maggiormente la dura vita in Cile pre-rivolta e post-rivolta. Interessante però, sia durante le interviste sia riguardo l’intera pellicola, l’uso del suono, che risulta mixato in maniera particolare. La voce narrante non è presente, ma udiamo solo del rumore di fondo o musicale. Questa voce narrante è sostituita dall’uso dei sottotitoli, allo stesso tempo non sempre le voci degli intervistati sono udibili, anzi, nella prima parte non lo sono quasi mai. Li vediamo parlare, udiamo del rumore di fondo, di uccellini che cantano, ma non capiamo ciò che dicono. Per comprendere dobbiamo leggere, obbligatoriamente, i sottotitoli. Scelta interessante, come se si volesse rimarcare come lo Stato non ascolti mai la voce dei più deboli. A tratti le voci sono comprensibili ma l’audio è sempre più basso dinanzi alle immagini, splendide, sulla rivolta. A livello fotografico siamo dinanzi a degli splendidi fotogrammi, alquanto incantevoli, soprattutto nelle scene che mostrano la gente in piazza in rivolta a festeggiare per la pace. Il documentario termina in un momento d’importanza per l’intero paese: la vittoria, una vittoria che può essere segno di speranza per un futuro migliore. Il popolo ora ha diritto di crearsi una costituzione nuova, che diviene simbolo di speranza, simbolo di una società più giusta ed equa. La speranza del regista è che questo evento divenga non una speranza ma una certezza. Il regista, in maniera evidente, con questa pellicola racconta, al mondo, un altro fondamentale tassello della storia del suo paese, in lotta costante per un’uguaglianza e per una democrazia piena e funzionale, a favore dei deboli.

Cile – Il mio Paese immaginario -fiesta plaza
Cile – Il mio Paese immaginario -fiesta plaza

In conclusione

Il documentario “Cile – Il mio Paese immaginario” offre uno sguardo potente e profondo sulla storia politica e sociale del Cile, affrontando temi di grande importanza come il Golpe militare del 1973 e le conseguenze che hanno influenzato il paese nel corso dei decenni. Il regista Patricio Guzmán crea un collegamento efficace tra gli eventi storici del passato e le proteste del presente, sottolineando la persistenza di ingiustizie sociali e politiche in un paese che continua a lottare per la democrazia e l’uguaglianza.

Note positive:

  • Scelta interessante di rilasciare il documentario nei cinema italiani esattamente 50 anni dopo il Golpe militare del 1973, creando una connessione temporale significativa.
  • Prospettiva femminista che affronta la lotta contro il patriarcato e i diritti delle donne.
  • Uso creativo del suono, con l’assenza di una voce narrante e l’uso dei sottotitoli, che riflette il tema della mancanza di ascolto per le voci dei più deboli.
  • Fotografia splendida e immagini potenti delle proteste e della lotta per i diritti civili.

Note negative:

  • In alcune parti del documentario, le voci degli intervistati non sono facilmente udibili, richiedendo la lettura dei sottotitoli per comprendere appieno le testimonianze.
  • Il documentario avrebbe potuto approfondire ulteriormente le storie dei protagonisti e le sfide che affrontano a causa delle ingiustizie sociali.
  • Mancanza di una voce narrante potrebbe rendere il documentario meno accessibile per alcuni spettatori.
  • Ritmo a tratti eccessivamente lento, anche a causa di una narrazione troppo ridondante.,

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