Control (2007) – diagnosi psicologica di un leader

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Control

Titolo originale: Control

Anno: 2007

Nazione: Regno Unito, Stati Uniti d’America, Australia, Giappone

Genere: biografico, drammatico

Casa di produzione: Claraflora

Distribuzione italiana: Casini Editore

Durata: 122 minuti

Regia: Anton Corbijn

Sceneggiatura: Matt Greenhalgh, Deborah Curtis

Fotografia: Martin Ruhe

Montaggio: Andrew Hulme

Musiche: New Order

Attori: Sam Riley, Samantha Morton, Alexandra Maria Lara, Toby Kebbell, Joe Anderson, James Pearson

Trailer di Control

Control è un film del 2007 diretto dal regista Anton Corbijn e basato sulla biografia del leader della band post punk dei Joy Division, Ian Curtis. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, la sezione parallela del festival, il film trae ispirazione dal romanzo autobiografico della moglie Deborah Curtis.

Ai British Independent Film Awards, i premi cinematografici assegnati ai migliori prodotti appartenenti al cinema indipendente britannico, l’opera si aggiudica il miglior film, miglior regista, miglior attore non protagonista e miglior esordiente a Sam Riley, nel ruolo dell’iconico leader.

Trama di Control

Il film racconta la storia del cantante Ian Curtis, dagli esordi con la band, in relazione ai primi successi fino ai fallimenti, passando per i problemi personali, come il rapporto con la moglie o gli attacchi di epilessia di cui soffriva.

Fotogramma di Control
Fotogramma di Control

Recensione di Control

Il film riesce in maniera emozionante a rappresentare e descrivere una figura che negli anni è divenuta simbolo di un certa condizione esistenziale, attraverso non solo la sua emblematica immagine ma anche grazie ai suoi testi e a un sound così potente da ammaliare intere generazioni. Una band che per prima si è fatta portavoce di un certo malessere e disagio giovanile, capace di personificare i sentimenti di numerosi ragazzi, che hanno trovato riparo nella loro musica. Ian Curtis è un giovane sensibile ai piaceri più profondi della vita, come può essere una raccolta di poesie o l’ascolto di un bel disco. Egli si lascia trasportare dalla bellezza più pura che circonda l’uomo ed è capace di cogliere il bello nelle cose.

La storia segue una fase importante della sua breve vita, quella della crescita e del passaggio verso l’età adulta. Un ragazzo che si ritrova costretto a compiere delle scelte significative che condizionano per sempre la sua esistenza. Con il suo carattere introverso e solitario, Curtis impara cosa vuol dire vivere in un mondo diverso da come lo si era immaginato da ragazzi. Un mondo vuoto e superficiale che lo marginalizza a un sentimento di alienazione. È nella sua solitudine che però risiede qualcosa di affascinante e mistico, che attira da subito l’attenzione dello spettatore e gli provoca un senso di empatia. Ci si sente tremendamente vicini alla sua condizione, e si avverte un legame fortissimo con il suo protagonista durante l’intera visione.

In Curtis però, si può notare anche la forza di andare avanti e di voler spaccare tutto, una sensazione comunque tipica di quando si è giovani. La voglia d’immergersi nel proprio futuro, di scoprire l’ignoto che si nasconde dietro, di combatterlo e sfidarlo. Eppure si può verificare anche un evidente crollo di fronte a un futuro nel quale non sappiamo se si riesca a emergere oppure a sprofondare. Ed è esattamente questo spavento che trascina Curtis verso una specie di blocco. Un freno che paralizza il protagonista ed è dovuto principalmente a delle scelte prese in passato, come quella di aspettare un figlio o sposarsi, ancor prima di ottenere i primi riconoscimenti come leader della band. Il cantante si trova faccia a faccia con una scelta seria che lo mette di fronte a sé stesso, osservandosi da dentro. Si arriva a una stasi totale dalla quale risulta difficile rialzarsi. Egli teme che ciò a cui va incontro possa compromettere ciò che ha già prestabilito, come quella di avere una famiglia a cui badare. A questo punto, come suggerisce il titolo del film, Curtis perde il controllo. Egli si ritrova davanti a un peso troppo grande per un ragazzo ancora così giovane, il quale si lascia trasportare dal corso degli eventi senza possibilità di prendere in mano la situazione.

La storia d’amore con la nuova ragazza va ad aggravare un momento già complesso per il protagonista. A questo punto, dopo essersi innamorato di lei, si autoconvince di come ciò sia la dimostrazione che egli non può seriamente controllare il suo presente e a maggior ragione cosa sarebbe venuto dopo. A livello psicologico viene completamente sconvolto e non riesce più ad essere in grado di decidere cosa fare.

L’unica soluzione purtroppo sembra trovarla nel suicidio, come estrema decisione ai suoi mali. Un ragazzo che avrebbe potuto dimostrare ancora tanto ma che sceglie di non proseguire questa vita troppo complessa per le sue fragilità. La sua eredità artistica è però rimasta intatta e continua ad essere influente per quei giovani che in qualche modo si rispecchiano in Curtis.

Fotogramma di Control
Fotogramma di Control

In conclusione

Il film è eccellente e il regista Anton Corbijn si rivela un autore originale, degno di essere scoperto maggiormente. La fotografia è da brividi così come la colonna sonora. L’interpretazione di Riley è potentissima e per un attimo riporta in vita il compianto Curtis. Una biografia musicale mostruosa utile per chiunque volesse approcciarsi alla band e al suo irripetibile frontman.

Note positive

  • Recitazione di Sam Riley
  • Regia e Fotografia pazzesca
  • Colonna Sonora invidiabile

Note negative

  • Assenti
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