
I contenuti dell'articolo:
Cottontail
Titolo originale: Cottontail
Anno: 2023
Paese di Produzione: Gran Bretagna, Giappone
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Brouhaha Entertainment, MBK Productions, Magnolia Mae Films, Written Rock Films
Distribuzione italiana: Teodora Film
Durata: 94 minuti
Regia: Patrick Dickinson
Sceneggiatura: Patrick Dickinson
Fotografia: Mark Wolf
Montaggio: Andrew Jadavji
Musica: Stefan Gregory
Attori: Lily Franky, Ryô Nishikido, Tae Kimura, Rin Takanashi, Aoife Hinds, Ciarán Hinds, Yuri Tsunematsu, Isy Suttie, Thomas Coombes
Trailer di Cottontail
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Cottontail è un film del 2023 scritto e diretto da Patrick Dickinson, presentato nella sezione “Grand Public” della 18° edizione della Festa del Cinema di Roma. Il lungometraggio è un ritratto poetico sul significato profondo della perdita. Un’occasione atroce quanto indispensabile per ricucire le trame della vita, fare pace con il dolore e lasciar spazio all’amore che resta.
Trama di Cottontail
Kenzaburo (Lily Franky) e il figlio Toshi (Ryô Nishikido) si trovano a fare i conti amari con la morte di Akiko (Kimura Tae), moglie e madre estremamente dedita alla famiglia. Dopo questa dolorosa dipartita, i due ricevono un messaggio postumo della donna contenente le sue ultime volontà. Akiko chiede che le sue ceneri siano sparse in quello che era il suo luogo preferito quando era bambina: il lago Windermere, in Inghilterra. Inizialmente i due uomini si scontrano sul da farsi, arrivando ai ferri corti, ma alla fine decidono di esaudire l’ultimo desiderio di Akiko e di partire insieme per l’Inghilterra. Sarà questa l’opportunità che permetterà a entrambi di risanare un rapporto segnato dall’incomunicabilità, fino ad alleviare e superare la sofferenza del lutto subìto.
Recensione di Cottontail
È una silenziosa meraviglia per gli occhi, Cottontail. Come meravigliosamente silenzioso è il nostro protagonista, un uomo sulla soglia della vecchiaia il cui unico modo di stare al mondo, dopo la perdita della donna amata, è tenerne viva la memoria; alimentare costantemente il ricordo di un amore duraturo, saldato nel tempo, improvvisamente spezzato dal sopraggiungere di una demenza senile degenerativa. Kenzaburo proprio non riesce a dimenticare la sua dolce Akiko: il loro primo incontro in un caffé, il primo rossore mescolato all’imbarazzo, quella sua flessione linguistica goffa nella pronuncia di “rabbit”, sigillo di un’intimità relazionale unica e irripetibile. Sono questi gli elementi che irrompono sullo schermo: una sequela di calde immagini di un passato opaco, che tracciano il filo di un legame indissolubile, a cui il nostro protagonista non smette di rimanere aggrappato, per tentare di far quadrare la propria esistenza e andare avanti.

Accanto al ricordo dei giorni felici trascorsi insieme, però, Kenzaburo, ritorna con la mente anche agli attimi più tragici della malattia della moglie; momenti che, a suon di svariati flashback, vengono rievocati con maggiore forza proprio in occasione del viaggio in Inghilterra. In tal senso, raggiungere il lago Windermere per esaudire l’ultimo desiderio di Akiko diventa, per il protagonista, strumento per attraversare totalmente il proprio dolore, toccare il fondo di un’angoscia muta, per poi risalire in superficie, in direzione di una rinascita. È un lento, misurato percorso di catarsi quello compiuto da Kenzaburo. Un cammino di ravvedimento interiore che, a poco a poco, gli consente di smussare quel muro di incomunicabilità che per troppo tempo lo ha tenuto separato da suo figlio Toshi.
È durante questa avventura in Inghilterra che, infatti, padre e figlio hanno l’occasione di ritrovarsi, parlarsi, aprire il proprio cuore, ammettendo errori commessi in passato e provando a ristabilire una connessione affettiva da troppo tempo sopita. La ricucitura del loro rapporto trova, poi, la sua piena e armoniosa realizzazione nel momento finale della pellicola, che coincide con lo spargimento delle ceneri di Akiko. Questo atto compiuto dai due uomini – con gesti misurati e pacati – sembra assumere le sembianze di un sacro rituale familiare; una cerimonia solenne durante la quale ci si scambia, senza il bisogno di parole, un’eterna promessa di unione.

“È il viaggio, non la meta, ciò che conta”, scriveva Thomas Eliot. E qui conta il viaggio, ciò di cui esso si sostanzia per tutta la sua durata, fino alla tappa finale. E di cosa è fatto? Cosa vediamo? Un montaggio alternato di sequenze che ci trasportano con delicatezza dal passato al presente; uno sviluppo narrativo che, con i suoi tempi e ritmi dilatati non ha paura di spiattellarci in faccia la durezza di una malattia e il dolore silenzioso provato da chi sopravvive ad essa. Da questo punto di vista, particolarmente potenti, sul piano visivo, sono le sezioni sceniche dedicate alla rappresentazione del lento disfacimento mentale e corporale di Akiko, di cui Kenzaburo non può che assorbirne il peso. Ma quello che vediamo è, soprattutto, un cuore trafitto che ricomincia di nuovo a battere. Ad avere fiducia nella bontà delle persone. A credere nell’esistenza del bene, al di là della morte.
In conclusione
Patrick Dickinson, attraverso una regia e una scrittura calibrate, prive di eccessi e sfarzi dialogici, ma attente alla valorizzazione dei dettagli, racconta con verosimiglianza e un elevato grado di intimità una storia d’amore e perdita in cui non è difficile immedesimarsi. I dialoghi, pur essendo essenziali e lineari, conferiscono chiara forma ai sentimenti e pensieri di ciascuno personaggio riuscendo a tratteggiare profili caratteriali empatici.
Note Positive:
- Regia Calibrata: La regia di Patrick Dickinson è attenta ai dettagli e alle sfumature emotive, creando un’atmosfera intima e coinvolgente che permette agli spettatori di immergersi nella storia.
- Rappresentazione Realistica della Malattia: Il film affronta con delicatezza e verosimiglianza il tema della demenza senile, mostrando il lento disfacimento mentale e corporale di Akiko, suscitando empatia negli spettatori.
- Emotività Trasparente: La trama e i dialoghi essenziali permettono ai sentimenti dei personaggi di emergere in modo autentico, creando un legame empatico tra gli spettatori e i protagonisti.
- Ricostruzione Intima di un Legame: La storia d’amore e perdita tra Kenzaburo e Akiko è rappresentata con autenticità, toccando corde emotive universali e offrendo una prospettiva intima sulla perdita e sulla rinascita.
Note negative:
- /