Elvis (2022): un biopic energico ma confuso

Condividi su
Poster Elvis

Elvis

Titolo originale: Elvis

Anno: 2022

Nazione: Australia, Stati Uniti d’America

Genere: Biografico, Musicale

Casa di produzione: Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Whalerock Industries

Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

Durata: 159 min

Regia: Baz Luhrmann

Sceneggiatura: Sam Bromell, Baz Luhrmann, Craig Pearce, Jeremy Doner

Fotografia: Mandy Walker

Montaggio: Matt Villa, Jonathan Redmond

Musiche: Elliott Wheeler

Attori: Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge, Luke Bracey, David Wenham, Kelvin Harrison Jr., Xavier Samuel, Kodi Smit-McPhee, Dacre Montgomery, Leon Ford, Kate Mulvany, Jay Chaydon, Charles Grounds, Josh McConville

Trailer italiano di Elvis (2022)

C’era grande attesa intorno all’uscita di “Elvis”, non solo per la grande possibilità cinematografica offerta dalla storia personale ricca di emozioni e avvenimenti di un personaggio così iconico (Elvis è uno dei volti più riconoscibili del pianeta) ma anche per il ritorno alla regia di Baz Luhrmann, cineasta che ha saputo dirigere grandi pellicole, di genere musical, come Moulin Rouge, Australia, Romeo + Juliet, che era assente dal panorama cinematografico dal 2013 quando portò sul grande schermo “Il grande Gatsby“”. In Elvis (2022) a interpretare il Re del Rock c’è Austin Butler, affiancato nella pellicola da Tom Hanks, interprete del cinico colonnello Tom Parker, figura a molti sconosciuta ma che per anni ha fatto da manager a Elvis.

Il film è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes e arriva nelle sale italiane il 22 Giugno distribuito da Warner Bros.

Trama Elvis (2022)

La storia di Elvis (Butler) è vista attraverso il prisma della complicata relazione con l’enigmatico manager, il colonnello Tom Parker (Hanks). Il film, come raccontato da Parker, approfondisce le complesse dinamiche tra i due nell’arco temporale di 20 anni dagli esordi alla fama di Presley, che raggiunse un livello di celebrità senza precedenti sullo sfondo di un panorama culturale in evoluzione che segna la perdita dell’innocenza in America. Al centro di questo viaggio, una delle persone più significative e influenti nella vita di Elvis, Priscilla Presley (Olivia DeJonge).

Austin Butler interpreta il Re del Rock in "Elvis"(2022)
Austin Butler interpreta il Re del Rock in “Elvis”(2022)

Recensione Elvis (2022)

Dal 2017 è in voga la moda del “biopic musicale“. Mai come in questi anni, quando l’industria cinematografica fiuta un filone di successo tende a spremerlo fino al midollo, ed ecco che in pochissimi anni ogni icona musicale è (o sarà) protagonista di un film biografico. Il filone ha avuto fortune alterne presso la critica, da pellicole poco riuscite come Bohemiam Rhapsody, il peggior tribuito possibile ai Queen, fino alle eccezioni alla regola come Rocketman, in cui si è riusciti a esplorare la vera intimità dell’artista. In questo panorama cinematografico era solo questione di tempo prima che la stessa sorte toccasse all’icona per eccellenza: Elvis Presley. È indubbio che la sua storia personale mescolata all’eclettismo registico di Luhrmann facesse ben sperare. Purtroppo alla prova dei fatti Elvis è un film riuscito a metà.

Il regista Baz Luhrmann e il protagonista Austin Butler dietro le quinte di Elvis
Il regista Baz Luhrmann e il protagonista Austin Butler dietro le quinte di Elvis

La pellicola dichiara fin dalle prime battute il suo intento “anti – convenzionale” rispetto alla classica formula del biopic, narrando una storia in cui a dominare non è la figura di Elvis in sé ma il suo rapporto col misterioso manager Tom Parker (Tom Hanks), vero deus ex-machina del fenomeno commerciale “Elvis Presley“. La prospettiva “esterna” agli eventi dovrebbe conferire dinamismo ed enfasi alla pellicola ma finisce con l’esserne il principale tallone d’Achille. Ci si chiede infatti perché dare tanto spazio e rilevanza a una figura che, seppure fondamentale nella vita di Elvis, occupa un peso specifico enorme in una pellicola che non trova il tempo di concentrarsi sul protagonista. Sembra quasi ci sia l’intenzione di “standardizzare” il racconto sul classico bipolarismo: artista buono – manager senza scrupoli.

Tom Hanks in Elvis interpreta il colonello Tom Parker
Tom Hanks in Elvis interpreta il colonello Tom Parker

Come prevedibile il film dà il meglio nei momenti musicali, rappresentati come “pura estasi” (intuizione vincente del film), in un’estetica dell’eccesso molto cara a Luhrmann e che tanto si adatta all’immaginario creato intorno alla figura di Elvis. Le sequenze musicali sono incredibilmente cinematografiche e potenti (allontanandosi dall’ “effetto parodia” che si prova in Bohemian Rhapsody), ma risultano le uniche in cui si percepisce la grandezza di Elvis. Solo nella parte musicale il film riesce a trasmettere quanto sia stata importante la star di Memphis per il panorama culturale dell’epoca.

Un Elvis poco approfondito

La regia ipercinetica e un montaggio continuamente frammentato riescono a dare l’idea di una “vita al limite” che per il resto rimane solamente suggerita. È proprio sulla debolezza di Elvis che l’opera di Luhrmann latita maggiormente, ci si sarebbe aspettati un’ approfondita esplorazione dell’anima così fragile della star e invece assistiamo solamente a banalità e a una generale superficialità. Il tormentato rapporto con la moglie Priscilla (interpretata da una ottima Olivia DeJonge che avrebbe meritato più spazio) e tutta la sofferenza fisica e mentale di Elvis, legata alle sue gravi dipendenze da alcool e droga, restano circoscritti quasi ad “episodi vignettistici”, tappe di passaggio, e non sintomo di un malessere più grande che ha travolto il re del rock sin dall’infanzia, portandolo a spegnersi a soli 42 anni.

La “gravitas” presente in una delle scene finali fra Elvis e Priscilla (con un Elvis ormai distrutto, incapace di sognare di stare meglio perché “ormai non sogna più nulla, ogni desiderio lo ha già realizzato mille volte“) coinvolge ed emoziona ma lascia anche con l’amaro in bocca perché ci si sarebbe aspettati un simile tono emotivo per tutta la durata della pellicola, che invece stupisce per la sua povertà concettuale.

Buono invece l’utilizzo delle musiche (presenti anche i Maneskin con una cover di “If I can dream”), in particolare risulta efficace l’utilizzo di “Can’t Help falling in love” (canzone che ritorna anche con una cover di Kacey Musgraves), che la pellicola accosta più volte a Priscilla.

Austin Butler e Olivia DeJonge- Elvis e Priscilla Presley
Austin Butler e Olivia DeJonge- Elvis e Priscilla Presley

In conclusione

Vi è già chi parla di candidatura all’ Oscar per l’interpretazione di Austin Butler. Se il ritratto di Elvis risulta sincero e sofferto è pur vero che la performance recitativa di Butler è continuamente sormontata da un film alquanto carico stilisticamente, ma povero narrativamente. Resta evidente l’amore di Luhrmann per Elvis, che si concretizza nelle ottime scene musicali. Purtroppo “Elvis”, pur non risultando mai noioso o verboso, non riesce a far rivivere appieno la figura del Re del Rock. Il film può rappresentare una buona introduzione al mito di Elvis per le nuove generazioni ma chi quel mito avrebbe voluto vederlo omaggiato nel modo più sincero e vero possibile potrebbe rimanere deluso.

Note positive

  • La regia di Luhrmann regala respiro ai momenti musicali, rendendoli vivaci ed energici.
  • Il cast risulta azzeccato nei rispettivi ruoli
  • Buon comparto scenografico e di costumi

Note negative

  • Il personaggio di Tom Hanks accentra troppo la narrazione, togliendo spazio alla figura del protagonista.
  • Il rapporto con la moglie Priscilla e le dipendenze di Elvis sono trattate in maniera superficiale.
  • Il film, al di là dei momenti musicali, non riesce a far rivivere il mito del Re del Rock.
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.