Escher – Viaggio nell’infinito (2018): Il docufilm artistico

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escher - viaggio nell'infinito locandina

Escher – Viaggio nell’infinito

Titolo originale: Escher: Het Oneindige Zoeken

Anno: 2018

Paese: Olanda

Genere: documentario

Produzione: Robin Luz AV Productions

Distribuzione in italiano: Feltrinelli, Real Cinema, Wanted Cinema

Durata: 90 min.

Regisa: Robin Luz

Fotografia: Robin Luz

Montaggio: Moek de Groot, NCE

Suono: Louis Zarli

Trailer Escher – Viaggio nell’infinito

Escher – Viaggio verso l’Infinito è un documentario diretto da Robin Luz sull’incisore e grafico olandese Maurits Cornelis Escher, scomparso nel 1972. Le sue opere sono amate e apprezzate dal mondo della fisica e da quello matematico per il loro modo di andare a rappresentare e interpretare concetti legati al mondo della scienza attraverso i suoi lavori in cui sovverte le regole dello spazio con le sue distorsioni geometriche. Escher è colui che attraverso l’arte si addentra dentro la mente umana.

Trama di Escher – Viaggio nell’infinito

La particolarità di questo girato è la narrazione: le parole che ascoltiamo, lette da Stephen Fry, sono state prese dalle più di mille lettere, diari e lezioni scritte realizzate dall’autore: possiamo perciò conoscerne i timori, i pensieri e le riflessioni. A essi si aggiungono le testimonianze dei due figli George e Jan. Fondamentale è la partecipazione del musicista inglese Graham Nash che racconta la riscoperta dell’artista negli anni 70 e dà prova diretta della sua ancora diffusa popolarità nel mondo dell’arte.

Recensione di Escher – Viaggio nell’infinito

Avere la possibilità di conoscere un artista tramite le sue opere e i suoi pensieri è qualcosa che non ci si può lasciar scappare soprattutto quando a parlare è l’artista stesso. La narrazione soggettiva ci permette di entrare nel suo mondo e di vederlo con i suoi stessi occhi.

Escher, prima ancora di essere un incisore, è un matematico, caratteristica riscontrabile lungo la sua intera produzione. Tutto ha origine a Granada in Spagna quando visita Alhambra, da cui riprenderà i motivi geometrici che si ripetono tra le varie piastrelle. Riconoscibilità e ripetitività sono alla base della sua arte. Di questo periodo ricordiamo Metamorphosis I and II e Air and Water and I and Reptiles. Grazie all’incontro con il matematico inglese Harold Coxeter e allo studio delle sue tesi, Escher inizierà ad indagare il piano come spazio determinato in cui rappresentare l’infinito e il rapporto tra bidimensionalità e tridimensionalità, che daranno vita ad una nuova fase della sua produzione artistica.

Escher è sempre stato un uomo molto curioso. Lui stesso afferma di essere affascinato dai dettagli, sinonimo di quanto siano complicate la natura e la sua bellezza. Egli sentiva la necessità di guardare al mondo naturale, tanto da smuovere nel suo animo profonde riflessioni, spesso rivolte alla Luna: è sempre rimasto affascinato dalla distanza tra lui e il corpo celeste che considera prova visibile e tangibile dell’esistenza della gravità.

Frutto della curiosità e della fantasia è il “raggomitolatore”, una creatura in grado di spostarsi in avanti chiudendosi su sé stesso e girando come una ruota. L’idea nasce dalla considerazione del fatto che in natura non esistono esseri in grado di muoversi come una bicicletta. Ad esso si aggiungono i “pensieri associativi”, un procedimento che consiste nel collegare due parole apparentemente distanti tra loro, ad esempio esagono-alveare-api. Questo è uno dei metodi usati da Escher nelle sue opere, nelle quali riesce ad evidenziare i passaggi di questi pensieri: dal cubo, alla casa, al pavimento (creato con una fantasia di cubi), all’uomo che vi ci abita.

Uno dei protagonisti del documentario è il musicista Graham Nash che ricorda quanto Escher fosse popolare negli anni ’70, tanto da influenzare il movimento hippie. Nash ci rivela un altro aspetto importante delle creazioni dell’incisore; spiega infatti, che Escher gli permette di vedere le cose in modo diverso perché le sue opere implicano uno studio; prima di passare all’incisione l’artista spende molto tempo sulla loro progettazione sia da un punto di vista compositivo sia geometrico-matematico. Nulla è lasciato al caso.

In conclusione, questo documentario offre una panoramica completa su Escher — Viaggio nell’infinito, permettendoci di apprezzarlo come uomo e come artista, che ha saputo coniugare la sua abilità di matematico a quella di osservatore del mondo che non smette mai di porsi domande.

Note positive

  • L’aver descritto e mostrato la figura di Escher

Note negative

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