Fallout – Prima Stagione (2024). La guerra non cambia mai

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Trailer di Fallout – Prima stagione

Informazioni sulla serie e dove vederla in streaming

Basata sull’omonima serie videoludica, “Fallout” è una serie ideata da Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner. Gli episodi dello show targato Amazon Prime Video sono diretti da Jonathan Nolan, Daniel Gray Longino, Clare Kilner, Frederick E.O Toye e Wayne Yip. Il cast della serie è formato da Ella Purnell, Aaron Moten, Walton Goggins, Kyle MacLachlan, Sarita Choudhury e Leslie Uggams. La serie è disponibile su Amazon Prime Video con tutti i suoi 8 episodi dall’11 aprile.

Trama di “Fallout” (2024)

Basato su una delle più grandi saghe videoludiche di tutti i tempi, Fallout è una storia di chi ha e chi non ha in un mondo in cui non è rimasto molto da avere. Duecento anni dopo l’apocalisse, una pacifica abitante di uno dei confortevoli rifugi antiatomici è costretta a risalire in superficie. E rimarrà sconvolta nello scoprire la Zona Contaminata che la attende.

Recensione di “Fallout” (2024)

Nata nel 1997, “Fallout” è una delle saghe videoludiche più famose e amate dai videogiocatori. Inizialmente concepito come un classico gioco di ruolo, con il passare degli anni ha in parte cambiato la sua forma avvicinandosi più all’azione. Nonostante la sua ambientazione post apocalittica e la lore che plasma il mondo in cui il videogiocatore si muove, la saga di “Fallout” non ha mai brillato sotto l’aspetto narrativo. A colmare questa “lacuna” ci hanno pensato Amazon Prime Video e Jonathan Nolan, sceneggiatore, fratello di Christopher Nolan (alcune pellicole del regista inglese infatti sono scritte da suo fratello Jonathan) e creatore di una delle serie fantascientifiche più intriganti degli ultimi anni: “Westworld”.

Con la sua casa di produzione Kilter Films, i pesanti investimenti della compagnia fondata da Jeff Bezos, la collaborazione della software house che ha sviluppato gli ultimi capitoli del videogioco (Bethesda) e gli sceneggiatori e co-showrunner Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner, Jonathan Nolan porta alla nascita della serie live action di “Fallout”. Con una storia che presenta tre personaggi diversi tra loro, interpretati da Ella Purnell, Aaron Moten e Walton Goggins, lo show racconta un’America post apocalittica 219 anni dopo una guerra nucleare che ha cambiato per sempre le sorti dell’umanità. Alcuni sopravvissuti vivono all’interno di alcuni Vault sparsi per il paese ed è proprio nel Vault 33 dove facciamo la conoscenza di Lucy (Ella Purnell).

Ella Purnell e Kyle MacLachlan in una scena del primo episodio di Fallout (2024)
Ella Purnell e Kyle MacLachlan in una scena del primo episodio di Fallout (2024)

La sua vita viene stravolta dopo che la sua casa viene attaccata da alcuni predoni che prendono come ostaggio suo padre Hank (Kyle MacLachlan). Pronta a tutto pur di salvare la vita di suo padre, Lucy decide di affrontare i pericoli del mondo esterno chiamato La Zona Contaminata. Sul suo tragitto farà la conoscenza di Maximus (Aaron Moten) e il misterioso Ghoul (Walton Goggins). Proprio come nella premessa videoludica, “Fallout” inizia la sua storia all’interno dei celebri Vault della VaultTec e di come una persona qualunque si ritrovi ad affrontare i pericoli del “nuovo mondo”. Ma a differenza dei videogiochi, lo show targato Prime Video riesce ad imbastire una narrazione intrigante, a tratti irriverente e satirica dove le sorprese sono sempre dietro l’angolo.

Una narrazione che approfondisce un mondo diverso e al tempo stesso vicino al nostro

Se la saga videoludica di “Fallout” ha sempre “sofferto” uno storytelling abbastanza semplice che emerge soltanto in alcune quest secondarie, lo show televisivo non soltanto cambia le carte in tavola, ma approfondisce l’intero mondo attraverso il punto di vista dei suoi protagonisti e non solo. Gli 8 episodi sono ambientati in una Los Angeles distrutta dalla guerra nucleare. La presenza della città degli angeli è una novità per i fan della saga; infatti L.A non è presente in nessun capitolo videoludico, offrendo così agli autori una quasi totale libertà d’azione. Ma se credete che libertà d’azione corrisponda a non rispettare il materiale di base, con “Fallout” se pensate ciò, siete sulla strada sbagliata.

Infatti la serie può contare su una cura dei dettagli unica e difficile da ritrovare in altri adattamenti live action di titoli videoludici. Mettendo momentaneamente da parte l’aspetto scenografico/visivo, “Fallout” riesce ad espandere e ad approfondire, seppur con qualche riserva, un mondo intrigante e complesso tutto da scoprire. La costruzione del world building passa attraverso i tre protagonisti che non soltanto vengono caratterizzati e sviluppati, ma ci portano a tutti gli effetti all’interno di questo futuro post apocalittico. Questi elementi convergono tutti all’interno della storia principale che oltre a strizzare l’occhio ai fan hardcore del videogioco, riescono ad attirare l’attenzione anche dello spettatore che si approccia per la prima volta a questo mondo.

Walton Goggins nei panni del Ghoul in Fallout (2024)
Walton Goggins nei panni del Ghoul in Fallout (2024)

Tra approfondimenti della lore e molto altro, la storia ideata da Wagner e Robertson-Dworet, “Fallout” mette in piedi un racconto intrigante, satirico e grazie a quest’ultima caratteristica, riflessivo. Si, perché “Fallout” riesce a portare lo spettatore a riflettere sul mondo di oggi e sul concetto di guerra, che si riassume in una frase chiave conosciuta dai fan che dà il titolo anche a questa recensione: “La guerra non cambia mai”. Tema molto attuale, la serie lo affronta grazie ai numerosi momenti satirici che vengono mostrati su schermo che riescono brillantemente a rendere il tono del racconto maturo. Se da una parte abbiamo una narrazione che funziona sotto ogni suo aspetto, a non essere perfetta è la gestione dei protagonisti.

Tre non è sempre il numero perfetto…

“Fallout” porta su schermo a tutti gli effetti un paradosso. Da una parte abbiamo un mondo ben costruito, grazie anche alle solide basi videoludiche, che riesce a fare senza troppi problemi da sfondo ad un racconto complessivamente soddisfacente. Ma dall’altra parte abbiamo ben 3 protagonisti che gli sceneggiatori si sono trovati a dover gestire nell’arco di ben 8 episodi non sempre in modo bilanciato. Il numero 3 spesso è definito il numero perfetto, ma la presenza di ben tre protagonisti all’interno dello show è un elemento a sfavore.

La Lucy di Ella Purnell è il personaggio più semplice e meno complesso. Una ragazza che ha sempre vissuto all’interno di un Vault si ritrova a scoprire un mondo devastato dove la violenza regna sovrana. La sua crescita fino alla conclusione di questa prima stagione non presenta elementi rivoluzionari, ma riesce a funzionare su schermo grazie anche all’interpretazione dell’attrice.

Mentre il Ghoul interpretato da Walton Goggins è il protagonista più misterioso e complesso dello show. Proprio come un cowboy in un western qualsiasi, il Ghoul si muove tra le lande della Zona Incontaminata alla ricerca di un qualcosa o di un qualcuno che potrebbe dare risposte allo spettatore sul suo passato. Infatti è proprio lui il personaggio che porta con sé i momenti più alti della storia e soprattutto i momenti più sorprendenti dello show, che aprono un intero arco narrativo mai esplorato all’interno dei videogiochi.

Infine arriviamo al focus della critica sulla gestione dei protagonisti: Maximus. Sin da bambino all’interno della Confraternita dell’Acciaio, il personaggio interpretato da Aaron Moten ha i suoi obiettivi, ma nel corso della storia non emergono mai fino in fondo. La sua caratterizzazione convince poco e il suo essere moralmente ambiguo complica le cose anche a causa di un’interpretazione non proprio convincente da parte di Moten. Forse dedicando meno spazio al personaggio o con scrittura molto più incisiva, Maximus si sarebbe potuto rivelare un personaggio molto più interessante.

L’universo di Fallout prende vita

Come già menzionato in precedenza, “Fallout” riprende al meglio tutte le caratteristiche visive e tematiche che hanno reso iconico il franchise videoludico. Se l’aspetto tematico e satirico del racconto è stato già affrontato, l’aspetto visivo è quello che invece risalta maggiormente rispetto al resto. Molti live action basati su proprietà intellettuali videoludiche, pur di arrivare su schermo, si sono snaturate sotto svariati aspetti, dove a spiccare in negativo è quello visivo/scenografico. A differenza del passato, la serie targata Prime Video rispetta in ogni dettaglio il mondo che milioni di giocatori hanno vissuto con pad o tastiera alla mano.

Anche se Los Angeles è una città inedita nei videogiochi, “Fallout” riesce ad utilizzarla al meglio e a renderla post apocalittica proprio come Boston, Washington e Las Vegas viste nei capitoli più recenti della saga. Poi ovviamente non possono mancare le armature T-60, ricreate alla perfezione, i mutanti che infestano la Zona Contaminata, la Nuke Cola e infine l’iconico Pip-Boy utilizzato dagli abitanti dei Vault sparsi per gli Stati Uniti d’America. Il merito di tutto questo va ovviamente al team produttivo che per realizzare il miglior adattamento possibile su schermo, si è affidato al materiale originale.

Le armature T-60 in Fallout (2024)
Le armature T-60 in Fallout (2024)

Set costruiti da zero, un ottimo lavoro di computer grafica in post produzione e una regia che nonostante i vari registi che si sono alternati nei vari episodi non perde mai la propria cifra stilistica, “Fallout” rientra assolutamente tra i migliori adattamenti live action di un videogioco. A dettare la linea da seguire per la regia è stato Jonathan Nolan. Lo sceneggiatore inglese ha diretto i primi tre episodi della serie riuscendo a trasporre al meglio l’essenza del mondo post apocalittico di “Fallout”. Anche i registi che si sono susseguiti negli episodi successivi, hanno consolidato il confezionamento di un prodotto validissimo.

Infine una nota di merito va alla colonna sonora. Se alcuni brani degli anni ’50/60 diventano parte integrante del mondo retro futuristico di “Fallout”, la colonna sonora invece è realizzata dal celebre compositore musicale Ramin Djawadi, noto per “Il Trono di Spade” e “Westworld” (infatti “Fallout” è la seconda collaborazione tra il compositore e Jonathan Nolan). Le musiche realizzate da Djawadi calzano alla perfezione con il mondo costruito su schermo, riuscendo sempre a mantenere una coerenza con quanto mostrato.

In conclusione

Amazon Prime Video fa centro ancora una volta. “Fallout” è un prodotto realizzato per i fan e non solo. Oltre a sorprendere positivamente i videogiocatori, lo show realizzato da Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner riesce senza problemi ad arrivare al grande pubblico e introdurli nel mondo post apocalittico di “Fallout”. Il cast riesce a centrare in pieno l’essenza dei propri personaggi e del loro universo, meno il Maximus di Aaron Moten rispetto agli altri protagonisti, e il tono degli 8 episodi che compongono questa stagione passano dal drammatico al satirico, fino ad arrivare al western, offrendo così un prodotto estremamente variegato e unico nel suo genere.

La regia ha un taglio cinematografico e ogni aspetto è curato nei minimi dettagli in modo da poter rispettare il materiale videoludico. Materiale che viene approfondito grazie all’ambientazione inedita che offre agli sceneggiatori una liberta d’azione maggiore sfruttata al massimo del proprio potenziale. In conclusione, “Fallout” ha tutte le carte per poter diventare uno dei nuovi prodotti di punta di Prime Video grazie ad una valida prima stagione che punta ad elevare la qualità degli show della piattaforma streaming.

Note positive

  • La regia degli episodi;
  • La colonna sonora e l’intero comparto tecnico;
  • Le interpretazioni del cast;
  • La gestione dei vari toni che formano il racconto e dei colpi di scena;
  • Il rispetto per il materiale originale e la capacità di espandere la mitologia già nota ai fan della saga videoludica.

Note negative

  • La caratterizzazione di Maximus che penalizza anche l’interpretazione di Aaron Moten.
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