Figli (2020): il coraggio di essere genitori

Figli

Titolo: Figli

Anno: 2020

Nazione: Italia

Genere: drammatico, commedia

Casa di Produzione: Wildside, Vision Distribution

Distribuzione: Vision Distribution

Durata: 97 min

Regia: Giuseppe Bonito

Sceneggiatura: Mattia Torre

Fotografia: Roberto Forza

Montaggio: Giogiò Franchini

Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia

Attori: Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Andrea Sartoretti, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato, Carlo de Ruggeri, Betti Pedrazzi

Trailer ufficiale del film Figli

Figli è una commedia drammatica diretta da Giuseppe Bonito, che filma e rappresenta sul grande schermo l’estenuante lotta combattuta dai genitori: eroi quotidiani senza maschera, ininterrottamente alle prese con la gestione della prole, del lavoro e della vita. Il testo filmico porta la brillante firma di Mattia Torre, autore dell’omonimo monologo da cui la pellicola stessa è tratta. Il celebre regista, commediografo e sceneggiatore romano, noto soprattutto per aver collaborato con Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico per la scrittura della serie TV Boris, è scomparso prematuramente, a soli 47 anni, il 19 luglio 2019, a seguito di una lunga malattia. È lui a ottenere, post-mortem, il David di Donatello alla migliore sceneggiatura originale per il lungometraggio ispirato al suo monologo, premio ritirato durante la cerimonia dalla primogenita Emma.

Trama di Figli

Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastrandrea) sono una coppia felicemente innamorata. Hanno una casa confortevole, una dolce bimba di sei anni che riempiono di attenzioni, e una vita professionale piuttosto appagante. Entrambi riescono, con efficacia e una buona dose di complicità, a barcamenarsi tra il ruolo di genitori premurosi e quello di lavoratori diligenti, fin quando, però, l’arrivo inaspettato di un secondo pargoletto non arriverà a mettere in crisi il loro equilibrio esistenziale.

Recensione di Figli

Quanti mamma e papà esistono nel complesso e bizzarro mondo degli adulti? Quanti prototipi genitoriali affollano la frenetica realtà contemporanea in cui si naviga? Quesiti spinosi a cui, sin da subito, il film tenta di rispondere. A partire dall’incipit: una corposa carrellata introduttiva che – accompagnata dalla voce fuori campo di Sara – fa da cornice al nucleo narrativo principale. In scena, dunque, lo spettatore osserva sfilare sulla passerella di una vita a sfondo bianco, tutta una serie di modelli parentali, sia negativi che positivi.

Tra i coniugi che sembrano essere nati per soddisfare ogni piccolo desiderio dei loro piccoli e chi, al contrario, li molla deliberatamente alla servitù godendosi il proprio status sociale e l’ozio televisivo, spiccano i coraggiosi protagonisti della nostra storia. Casi a sé stanti, forse i più umanamente vicini alla realtà dell’essere padre e madre, oggi. Individui comuni che lottano contro le difficoltà economico-sociali dei tempi moderni, compiendo salti mortali. Si ritengono “fortunati” – per il fatto di aver creato una modesta oasi di felicità familiare – ma non spudoratamente “ricchi” da concedersi il doppio bagno; “nevrotici”, certo, come chiunque si districhi tra casa e impiego, ma non “pazzi” da perdere totalmente il controllo delle proprie vite. Insomma, essi incarnano l’immagine sobria e veritiera di adulti sovraccarichi di responsabilità, ma capaci, nel mare di pianto infantile e bollette da pagare, di concedersi il lusso dell’amore coniugale e filiale.

Sara e Nicola in una scena di Figli
Sara e Nicola in una scena di Figli

Per un lasso di tempo, Sara e Nicola riescono a controbilanciare le due facce dell’amore: quello per Anna e per sé stessi, ma con una nuova presenza urlante tra le mura domestiche, ogni forma di equilibrio lentamente si sfalda. Avere un bambino è senza dubbio un dono del cielo. E, come sostiene Nicola, fare un figlio, oggi, è addirittura un atto eroico. Un’impresa degna di lode e ammirazione, considerando le condizioni di precariato esistenti, e l’impossibilità generale delle famiglie di poter navigare nell’oro. Mettere al mondo una creatura è come rinascere, ma, inevitabilmente, si tratta di un evento che porta con sé degli oneri. Genitori non si nasce, ci si diventa. E assumere questo ruolo significa affrontare un bagaglio di fatiche, rinunce personali e sacrifici di fronte ai quali non si è mai del tutto pronti.

Nonostante i nostri protagonisti abbiano già sperimentato sul campo la prima esperienza genitoriale, ciò non vuol dire che ora, scesi di nuovo in pista, siano automaticamente in grado di sostenere con leggerezza il carico delle difficoltà quotidiane che affollano le giornate. Anzi, con due bimbi, gli impegni, orari e scadenze raddoppiano, e il tempo per ricordarsi perché ci si è sposati diminuisce sempre di più. Rimane, in compenso, quello da dedicare agli allattamenti, alle spese, alle notti insonni, e agli infiniti pianti notturni che tolgono il sonno migliore. Dunque, sulla scena, non c’è spazio per il ritratto imbellettato della dolce famigliola del Mulino Bianco, perché, semplicemente, un nucleo domestico del genere non esiste. Non è reale. Non risponde ai canoni della verosimiglianza sociale. E, seppure esistesse, non è ciò che l’occhio filmico di Bonito e la penna di Torre vogliono affidare al potere epifanico del linguaggio cinematografico. Ispirati dalla complessità del vivere quotidiano, essi intendono mostrare allo spettatore l’immagine di una famiglia verosimile, autentica, che, tra alti e bassi, fa dell’imperfezione un elemento di estrema forza e coesione.

Scena del film Figli
Scena del film Figli

E noi questa unità familiare in corsa per arrivare viva e vegeta alla fine della giornata, la vediamo rappresentata sul grande schermo in ogni sua componente. Tutto grazie a un funzionale escamotage, coincidente con la presenza di una struttura narrativa ordinata per capitoletti, che sintetizzano, in stile dramedy, le comuni tappe cruciali riguardanti l’esistenza di una mamma e di un papà con i piedi ben saldati a terra. E così, dalla fantomatica scelta della baby sitter per i piccoli, passando attraverso improbabili feste di carnevale e il pronto intervento della pediatra guru, si arriva al clu del dettato cinematografico: il confronto-scontro con nonna Angela. È sua figlia, Sara, a sputarle in faccia con veemenza una verità trattenuta troppo a lungo. È questo il momento in cui la pellicola svela il suo sottile intento di provocatoria critica sociale nei confronti di una generazione che, dopo aver goduto a sbafo dei benefici del boom economico, con il passare degli anni, si è inaridita, anteponendo i propri interessi personali alla cura degli affetti più cari.

Insomma, escluso il supporto dei parenti, i personaggi si ritrovano a dover fare i conti con la propria solitudine, la stanchezza fisica, la mancanza delle uscite serali. Eppure, quando provano a concedersi una cena fuori, la loro mente è altrove. Insegue l’affetto incondizionato per i figli, al di là delle facce mattutine da zombie. Al di là delle occhiaie. Dunque, è necessario tenere duro. Sopportare i crolli fisici e mentali per non soccombere, in casi estremi, al desiderio di farla finita. È interessante, a tal proposito, notare come nel film, in fasi alterne, sia Sara che Nicola, presi dallo sconforto, immaginano di gettarsi dalla finestra. È un leitmotiv del testo filmico, che scandisce una battaglia senza armi e scudo di protezione. Ma, alla fine, ogni ostacolo può essere superato se ci si ricorda di guardarsi con gli occhi della complicità, della fiducia reciproca. E allora fantasticare sulla propria morte imminente, perde di significato. Si sta qui, nel caos del mondo, imperfetti ma veri.

Fotogramma di Figli
Fotogramma di Figli

In conclusione

Dell’opera scritta dal compianto Mattia Torre, rimane impressa nella memoria dello spettatore la verità umoristica del dettato. Lo sguardo lucido e sincero su un ordine familiare fatto di carne e fatica. La proiezione per immagini in movimento di vite terrene, fatte di madri e padri vulnerabili, che, nonostante le peripezie giornaliere, non rinunciano mai all’amore per il sangue del loro sangue.

Note positive

  • Umorismo
  • La tematica trattata

Note negative

  • /

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