First Time: The Time for All but Sunset – Violet (2021): Un viaggio in metro

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First Time: The Time for All but Sunset – Violet

Titolo originale: First Time: The Time for All but Sunset – Violet

Anno: 2021

Paese: Germania

Genere: Musicale

Durata: 50 min.

Regia: Nicolaas Schmidt

Sceneggiatura: Nicolaas Schmidt

Fotografia: Julia Lohmann, Nicolaas Schmidt

Montaggio: Nicolaas Schmidt

Musiche: Iason Roumkos

Attori: Aaron Hilmer, Fynn Grossmann

Trailer di First Time: The Time for All but Sunset – Violet

Dopo una moltitudine di cortometraggi e un film per la televisione come 36KFRGB – 36000 Frames RGB, il cineasta di Amburgo, Nicholas Schmidt, presenta il 10 agosto al Locarno Film Festival 2021, il mediometraggio musicale First Time: The Time for All but Sunset – Violet all’interno della sezione cinematografica Pardi di domani: Concorso internazionale. La scelta di mostrarlo il giorno di San Lorenzo non è assolutamente causale dato che il film di Schmidt termina con un inquadratura dedicata al cielo notturno e alle sue stelle che brillano nell’oscurità nera delle tenebre.

Trama di First Time: The Time for All but Sunset – Violet

Un giovane ragazzo ascolta la musica in metro, non sappiamo dove stia andando, forse ritorna a casa. La metro si ferma come sempre nelle varie stazioni, gente entra ed esce dal veicolo, come sempre nella monotona ripetizione della quotidianità, quotidianità che sembra spezzarsi quando un giovane si siede davanti all’altro, dando inizio a degli sguardi imbarazzati tra di loro, che forse distruggono le barriere d’indifferenza e solitudine tra i vari passeggeri.

I protagonisti di First Time: The Time for All but Sunset – Violet
I protagonisti di First Time: The Time for All but Sunset – Violet

Recensione di First Time: The Time for All but Sunset – Violet

First Time: The Time for All but Sunset – Violet pur venendo presentato come un lungometraggio è da considerarsi come un mediometraggio per la sua durata filmica di soli quarantanove minuti che vanno a mostrare una vicenda più da corto che da film. Il cineasta all’interno della pellicola gioca e mixa sapientemente ed elegantemente l’elemento musicale con un estetica fotografica e scenografica piuttosto fashion, il tutto per andare a raccontare una vicenda minimale e intima racchiusa prevalentemente all’interno della metro, in compagnia di due giovani ragazzi che si osservano e scrutano con evidente imbarazzo.

La storia si apre mostrando uno spot televisivo anni ’80 della bevanda analcolica rossa più famosa al mondo in cui si ode la canzone romantica di Robin Beck, First Time. In questa sequenza d’archivio si può denotare la felicità, l’amore, i sorrisi e i contatti intimi tra due individui tutto ciò che non è presente all’interno dell’opera audio – visiva di Nicholas Schmidt che ci mostra una giornata quotidiana di cui tutti noi abbiamo realmente esperienza, raccontandoci l’incomunicazione presente nel nostro tempo, dove ognuno di noi rimane racchiuso entro il proprio mondo egocentrico e individualistico senza aprirsi all’altro. Durante il viaggio in metro vediamo una moltitudine di gente e nessuna di queste comunica realmente e dialogicamente con l’altro ma tutti sembrano prigionieri dei loro smartphone, dei riproduttori di musica e delle loro paure, timori verso l’esterno e lo sconosciuto che rendono difficile aprirsi all’altro, tanto che gli stessi protagonisti rimangono rinchiusi dai loro problemi interiori non riuscendo a dare vita a una probabile storia d’amore che diviene esclusivamente una storia romantica d’attrazione di metro.

 First Time: The Time for All but Sunset – Violet
First Time: The Time for All but Sunset – Violet

Nicholas Schmidt per narrare questa vicenda sfrutta esclusivamente l’elemento musicale eliminando del tutto, a eccezione di una singola battuta, l’elemento dialogico facendo udire solo a tratti del rumore e brusio di sfondo. La musica diviene così un elemento meta – narrativo in grado di accrescere il pathos stesso della storia che seppur minimale avvolge nella propria atmosfera il pubblico. La vicenda dal punto di vista registico funziona bene nella parte riguardante la metro, dove attraverso un unica inquadratura fissa, se escludiamo una carrellata in avanti nel finale, riesce a narrare ottimamente il micro mondo della metro fatto di silenzi, sguardi e noia, ma non convince soprattutto nei tempi ritmici quando va a raccontare l’esterno cittadino soprattutto attraverso un inizio fin troppo lungo dove viene presentata la cittadina e la stazione metro un po senza senso reale. La prima parte sembra più voler allungare il mediometraggio piuttosto che voler narrare effettivamente qualcosa, tanto che se quelle inquadrature non fossero state presenti all’interno del mediometraggio la pellicola non ne avrebbe risentito narrativamente.

Note positive

  • Le scelte musicali
  • Gli attori
  • Una pellicola originale

Note negative

  • La scena riguardante l’esterno appare come un riempitivo.
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