I contenuti dell'articolo:
Rimini
Titolo originale: Rimini
Anno: 2022
Nazione: Germania, Austria, Francia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: ARTE, Arte France Cinéma, Bayerischer Rundfunk, Bord Cadre Films, Essential Filmproduktion GmbH, Société Parisienne de Production, Sovereign Films, Ulrich Seidl Film Produktion GmbH, Österreichischer Rundfunk
Distribuzione italiana: Wanted Cinema
Durata: 114 minuti
Regia: Ulrich Seidl
Sceneggiatura: Veronika Franz, Ulrich Seidl
Fotografia: Wolfgang Thaler
Montaggio: Monika Willi
Musiche: Fritz Ostermayer, Herwig Zamernik
Attori: Georg Friedrich, Hans-Michael Rehberg, Claudia Martini, Michael Thomas, Natalya Baranova, Rosa Schmidl
Rimini è l’ultimo lungometraggio diretto dal controverso e amato regista austriaco Ulrich Seidl, che segue vari successi nell’ambito del documentario e opere che lo hanno reso noto a livello internazionale come Canicola, e la trilogia Paradies. Il film è stato presentato in concorso alla Berlinale, e in anteprima italiana alla Biografilm e con grande successo di pubblico, al Cinema Beltrade di Milano e al cinema Massimo di Torino.
La pellicola arriva nelle sale italiane il 25 agosto grazie a Wanted Cinema, in seguito a varie presentazioni nelle arene estive avvenute nel corso del mese.
Trama di Rimini
Il film segue le vicende di vita quotidiana del suo protagonista Ritchie Bravo, ex stella della musica tradizionale austriaca, dalla carriera ormai fallita. In seguito alla notizia della morte della madre, vaga in una Rimini deserta e avvolta dalla nebbia invernale, con l’intento di guadagnare pochi soldi grazie a piccoli spettacoli rivolti ad un pubblico di anziani annoiati. Tra la necessità di racimolare altro denaro tramite favori sessuali e il gioco d’azzardo, da cui Richie è dipendente, compare improvvisamente la figlia da anni perduta, che lo costringerà al confronto con il suo passato e con la decadenza della sua esistenza.
Recensione di Rimini
L’ultima pellicola di Ulrich Seidl porta il nome di una delle città turistiche più conosciute del nostro paese. Una località che è impressa nell’immaginario comune come in perenne movimento, calda, affollata, piena di vita; qui la rappresentazione è completamente differente, quasi inedita. Quella raffigurata dalla macchina da presa, immobile nell’intento di riprendere i suoi personaggi, nelle sue inquadrature fisse (per lo più totali e campi medi) è una Rimini che appare svuotata del suo animo accogliente, ricco di vita, inchiodata in un tempo sospeso nella nebbia che la avvolge, in una pioggia incessante che la priva di luce; un tempo ostile, come quello in cui è inchiodato il protagonista.
L’attore, come ammesso dallo stesso regista, è stato fondamentale per la realizzazione del film: la scrittura si è basata su di lui, Michael Thomas. La regia segue il suo personaggio, Ritchie Bravo, nel suo vagare nella nebbiosa città quasi fantasma, simbolo del suo animo radicato ad un passato che non vuole e non può abbandonare. Il tormento degli antichi fasti della sua carriera da musicista, una madre defunta che lo mette a confronto con la sua infanzia, con un padre malato, anch’egli legato al suo passato per via della sua demenza senile, una figlia dimenticata che emerge dai ricordi di ciò che è stato abbandonato. Tutto ruota attorno al suo delirio esistenziale, alla ricerca di una meta, all’irrequietezza di un adulto ancora, nel profondo, ragazzino, cui azioni discutibili rivelano un passato problematico.
Non è un caso che la pellicola si apra con un’inquadratura fissa che riprende la staticità della vecchiaia in una casa di riposo in cui si trova il padre di Ritchie, cui debole tentativo di fuga fallisce miseramente: è la metafora dell’intera opera. Uomini intrappolati in una vita complessa, che non sanno gestire, fatta di decadenza e morte. La fuga dal tempo che è stato: quel tempo della vita che passa, e che qui è protagonista.
E’ cinico lo sguardo nei confronti dell’esistenza, caratterizzato da un realismo conturbante, che non lascia spazio alla redenzione; è la contemplazione della decadenza della vita e della caducità dell’essere umano, cui animo facilmente cede ad un innato egoismo, che tenta invano di gestire il tempo che trascorre inesorabile. Lasciate ogni speranza, voi spettatori che entrate in questa storia.
Non è un film per tutti Rimini, fatto di una narrazione dal tempo estremamente dilatato, lento, scandito dalla ripetizione di immagini che simboleggiano la monotonia, l’oscurità e la difficoltà dell’esistenza. Talvolta, per lo spettatore, quell’immobilità che mette a fuoco la perdizione del protagonista è difficoltosa da digerire.
In conclusione
Rimini è un’opera che va fruita con la consapevolezza che non è l’intrattenimento l’obiettivo del regista, ma piuttosto scaturire una riflessione amara sull’esistenza e sul percorso lento e difficoltoso che ci avvicina inesorabile alla fine di essa. Un film che parla della solitudine e della desolazione che è parte integrante della vita. Uno sguardo che è ancora più interessante poiché rigido, oggettivo, e senza giudizio.
Note positive
- Regia
- Fotografia
- Interpretazioni degli attori
Note negative
- Il ritmo estremamente lento, e a tratti ripetitivo, della narrazione potrebbe essere ritenuto un fattore negativo per una fetta di spettatori