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France
Titolo originale: Par un demi-clair matin
Anno: 2021
Paese: Francia, Germania, Italia, Belgio
Genere: drammatico, commedia
Casa di produzione: 3B Productions, Red Balloon Film, Tea Time Film, Ascent Film, Scope Pictures, Arte France Cinéma
Distribuzione: Academy Two
Durata: 133 minuti
Regia: Bruno Dumont
Sceneggiatura: Bruno Dumont
Fotografia: David Chambille
Montaggio: Nicolas Bier
Musiche: Christophe
Attori: Léa Seydoux, Blanche Gardin, Benjamin Biolay, Emanuele Arioli, Juliane Köhler, Gaëtan Amiel, Jawad Zemmar, Marc Bettinelli
Presentato in concorso alla 74ª edizione del Festival di Cannes, France è l’ultimo lavoro scritto e diretto dal regista francese Bruno Dumont (L’età inquieta, L’umanità, Flandres), famoso già a Cannes per aver vinto per due volte il Gran Premio Speciale della Giuria.
France si fa strada nel panorama cinematografico grazie alla grande Léa Seydoux, con una carriera in discesa merito del regista Abdellatif Kechiche e al suo indimenticabile La vita di Adele (2013).
Trama di France
La giornalista France de Meurs (Léa Seydoux) è conosciuta per condurre dibattiti politici in una delle più importanti reti televisive francesi all-news 24 ore su 24 e per essere l’inviata – icona nei reportage di guerra. La sua scalata al successo si interrompe quando un incidente stradale complica la sua vita professionale e personale.
Recensione di France
C’è un limite oltre il possibile, e si chiama impossibile. Impossibilità a comunicare e a valicare il muro a metà tra realtà e finzione.
È questo che è successo a Bruno Dumont e alla sua France de Meurs (Léa Seydoux), la nuova Manuela Moreno francese fedelissima al suo mantra “non mettetevi troppo comodi perché abbiamo solo 20 minuti”.
«una riflessione sui media moderni […] Molte brave persone che lavorano nel giornalismo sono coinvolte in un sistema che le schiaccia totalmente. Com’è che individui così intelligenti arrivano a considerare il loro pubblico così poco da proporgli roba così volgare? Si tratta di alienazione del pubblico con la scusa dell’intrattenimento»
Bruno Dumont sul film France
Se l’intenzione di Dumont era quella di inquadrare un dietro le quinte di un famoso talk show che si frantuma nella sua perfezione visiva, accanto a interviste costruite su pilastri audiovisivi che si sgretolano appena ci si mette dietro la cinepresa, potrebbe anche essere tollerata la scenografia montata dietro la bellezza disarmante di Léa Seydoux.
È questa una riflessione sui media moderni? La decostruzione dell’intrattenimento nascosto dietro il rossetto rosso di France?
L’attualità, allora, sta regredendo velocemente. Esattamente come France che, messaggera di una nuovo stile, scalcia via la commedia ironica dinamica nei suoi scambi di battute subliminali con la sua PR Assistant Lou (Blanche Gardin) e accoglie l’action tipico di Fast & Furious: con macchine che si vanno a schiantare, si girano e si ribaltano fino a esplodere tra le fiamme di un incendio. Vero turning point del racconto che degenera, tuttavia, negli effetti speciali troppo costruiti e artificiosi, eccessivi anche nei ralenty per la sua stessa cinepresa. Ed esagerando – tanto, troppo – nella messinscena pomposa di una storia che aveva un grande potenziale qualitativo.
Un film oltremodo iperbolico che si perde lentamente fino alla scena finale, tra una lacrima di troppo e un sorriso accennato dritto a smuovere qualcosa di sopito nell’incredulità assoluta di un film che, in verità, non ha smosso nulla fin dall’incipit.
Solo Léa Seydoux riesce a biasimare il mestiere di giornalista, oppresso da un sistema che non lascia ossigeno da respirare, e a tenere ben salde le redini di questo cavallo in corsa – tra primi piani fatti bene e buona dote recitativa – che inciampa, suo malgrado, senza rialzarsi più.
Ha voluto osare Dumont, voleva mostrare il grande potere dei social che schiacciano la reputazione di una giornalista affermata come France. Voleva far vedere che il giornalismo è molto di più di un’intervista impegnativa con domande troppo dirette all’attuale presidente della Francia Emmanuel Macron. Con l’ardire di chiedere qualcosa di scomodo perché sei la giornalista più famosa al mondo.
Voleva fare tanto Bruno Dumont. Peccato che si è perso lungo la strada. È stato troppo anche per lui.
Note positive
- Buona interpretazione di Léa Seydoux nel ruolo da protagonista
- Buoni primi piani della protagonista
Note negative
- Troppo eccessivo nella messinscena scenografica
- Effetti speciali troppo artificiosi e costruiti
- Due stili diversi non assemblati nella maniera adeguata