Frankenstein (1910). Il Mostro di Shelley entra nel cinema

Condividi su

Informazioni sul corto e dove vederlo in streaming

Il primo adattamento cinematografico di Frankenstein è un corto muto statunitense del 1910 del regista J. Searle Dawley realizzato dalla casa di produzione Edison Studios fondata da Thomas Edison. Si tratta di un libero adattamento del romanzo fantascientifico pubblicato nel 1818 della scrittrice Mary Shelley, che troviamo comodamente su YouTube, dalla durata di tredici minuti, preservato e restaurato per il suo immenso valore culturale e cinematografico dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. La pellicola era ritenuta fino al 1980 perduta e il negativo viene posseduto dalla biblioteca solo a partire dal 2014.

Tratto da La repubblica

Il negativo originale è stato acquisito dalla Biblioteca del Congresso nel 2014, insieme a tante altre pellicole. Solo nel 2015 però gli archivisti si sono resi conto di ciò che era in loro possesso e su cosa stavano per mettere mano. La pellicola di Frankenstein del 1910 ha un certo valore di mercato sia perché sembrerebbe si tratti dell’unica esistente, ma anche per l’importanza culturale che da duecento anni ha l’opera scritta da Mary Shelley. Prima che arrivasse nei laboratori della Biblioteca per affrontare il restauro digitale, il negativo apparteneva a un geloso proprietario, il signor Alois F. “Al” Dettlaff proveniente da Cudahy, Wisconsin. Aveva comperato quella pellicola negli anni Cinquanta, ma anche lui aveva realizzato di possedere un piccolo tesoro solo quando, nel 1980, l’American Film Institute aveva inserito Frankenstein del 1910 nella lista dei “dieci film andati perduti più cercati

Trama di Frankenstein

Il dottor Frankenstein è un alchimista che va a creare una nuova forma di vita mostruosa attraverso una densa nube di fumo. Realizzata la sua creatura, lo scienziato sviene e il mostro scappa. L’essere rifarà la sua comparsa il giorno delle nozze dell’uomo che gli ha donato la vita.

Frankenstein (1910) scheletro

Recensione di Frankenstein

La storia è rappresentata a quadri con macchina da presa fissa, con la presenza del montaggio e di spostamenti di visuale tra i personaggi, con didascalie che fanno da titolo e apertura agli episodi che ci vengono mostrati. Victor Frankenstein (Augustus Phillips) lascia la sua fidanzata Elizabeth (Mary Fuller) per andare all’Università, e dopo due anni di studi e ricerche crede di comprendere il segreto della vita e della morte, volendo creare in laboratorio, in maniera artificiale, la creatura più perfetta che sia mai stata creata sulla faccia della Terra. Prima dell’esperimento scrive una lettera alla sua amata per raccontarle del suo lavoro.

Frankenstein del 1910

Amore, stanotte la mia ambizione sarà raggiunta. Ho scoperto il segreto della vita e della morte e tra qualche ora darò la vita al più perfetto essere umano che il mondo abbia conosciuto. Quando questo meraviglioso lavoro sarà compiuto, tornerò a casa per chiederti in sposa. Il tuo devoto Frankenstein

Frankenstein però viene punito per la sua mania di grandezza e superbia, non riuscendo a compiere il suo miracoloso proposito.

La metamorfosi del mostro. Da scheletro a essere deforme.

In questo cortometraggio il mostro non nasce come assemblaggio di parti di cadaveri per dare la vita a un essere nuovo, mutando le leggi terrene che dalla morte si può tornare alla vita; pur avendo al suo fianco uno scheletro, elemento scenografico posizionato per dare fascino orrorifico alla scena e agli spettatori. Per crearlo vengono presi vari ingredienti e pozioni mescolandoli insieme e mettendo il tutto in un pentolone/calderone che emette del fumo bianco, che da il senso spettrale della magia. E’ da questa fornace calda che prende vita un essere scheletrico bruciante, monitorato tramite una fessura dallo studioso universitario; inizialmente crede che l’esperimento si stia svolgendo secondo i suoi piani, ma lo scheletro non si modella in una creatura perfetta e intelligente, ma in un essere deforme (interpretato da Charles Ogle) con capelli spettinati alla rinfusa, braccia enormi, mani con artigli, occhi allucinati e con movimento più artificiale che naturale. La macchina da presa ce lo mostra dentro il pentolone facendocelo apparire immenso e grandioso.

La mutazione non appare tramite il montaggio, venendoci mostrata l’inquadratura della creatura modellata a metamorfosi già avvenuta. Il mostro è reso efficace grazie al trucco (make – up); non sappiamo con certezza se sia stato progettato dall’attore stesso Charles Ogle o da Thomas Edison.  

Mary Fuller, Charles Ogle, and Augustus Phillips in Frankenstein (1910)
Mary Fuller, Charles Ogle, e Augustus Phillips in Frankenstein (1910)

Dopo la creazione: Il Mostro

Frankenstein terrorizzato da ciò che ha creato, sviene dalla paura. Tornando a casa, si ricongiunge finalmente alla sua amata, abbracciandola; i due si donano attenzione e affetto, ma il mostro, geloso dell’amore che il suo creatore Victor nutre per Elizabeth, riesce a raggiungerlo nella villa, incutendo ancora malessere e angoscia a Frankenstein.

Si innesca tra i due una rissa che si interrompe, subito quando il mostro vede il riflesso della sua immagine allo specchio (tema del doppio), provando disgusto nello scoprire il suo volto deforme dall’alta fronte e dal viso abnorme. Successivamente i due innamorati riescono a sposarsi serenamente con tanto d’invitati ma una volta rimasti soli nel loro amore e nella loro dolce intimità, sopraggiunge il mostro, cambiando registro e atmosfera alla scena, passando dall’amore perfetto all’orrore, il tutto sottolineato dalla contemporanea colonna sonora. La sposa sviene alla visione dell’essere spaventevole che vede per la prima volta e il marito è scocciato dalla presenza della sua creatura indesiderata. Nell’ultimo quadro della storia, ecco che abbiamo la vittoria dell’amore sul male e il lieto fine; il mostro si spaventa del suo riflesso e di essere così orrendo decidendo di scomparire fisicamente. Dopo la sparizione il riflesso specchiato è sempre presente, fino a dissolversi anch’esso mostrando l’immagine di Victor che si era avvicinato, contento di avere avuto la meglio sul mostro, potendo finalmente riabbracciare la sua amata.

In conclusione

l’adattamento cinematografico del 1910 di Frankenstein si distingue come un’interpretazione affascinante del romanzo di Mary Shelley. Questa breve pellicola, una volta ritenuta perduta e ora restaurata, offre una visione unica della storia classica, presentando un approccio visivamente suggestivo alla creazione del mostro e alla sua relazione con il dottor Frankenstein. Attraverso una narrazione in quadri e una rappresentazione dell’essere mostruoso, il film cattura l’essenza dell’opera di Shelley, esplorando temi di creazione, deformità e desiderio umano. Nonostante le limitazioni dell’epoca e la sua breve durata, questa interpretazione pionieristica lascia un’impronta significativa nell’universo cinematografico e nella storia del cinema horror.

Note positive

  • Rielaborazione interessante della figura del Mostro
  • La scena dello specchio
  • Make up semplice ma reso efficacie grazie alla regia

Note negative

  • Aver reso semplicistica la storia
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.