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Viaggio nella luna
Titolo originale: Le Voyage dans la lune
Anno: 1902
Paese: Francia
Lingua: Muto
Genere: Fantascienza
Durata: 13 min 14 min (16 fps) 8 min (25 fps) 16 min (Kaohsiung) (Taiwan) 16 min (restored color) (France)
Regia Georges Méliès
Sceneggiatura Georges Méliès
Montaggio Georges Méliès
Attori: Victor André Bleuette, Bernon Brunnet, Jehanne d’Alcy, Henri Delannoy Delpierre, Georges Méliès, Kelm Farjaux
Trama de Viaggio nella luna
Un congresso deve prendere una decisione: andare con un razzo sulla luna oppure no. Attraverso un accesso dibattito un gruppo di uomini decide di partire, entrano nell’astronave e con un cannone vengono spediti sulla Luna conficcandosi dentro uno dei suoi grandi occhi.
I visitatori giunti sul suolo lunare ammirano il paesaggio, il piccolo pianeta Terra e le stelle notturne ma ben presto fanno la comparsa i Seleniti, la popolazione nativa, che li imprigionano e li conducano presso il loro Re. Qui riescono a fuggire dalle grinfie dei nemici e dopo uno scontro riescono finalmente a ripartire per ritornare sulla Terra.
Recensione de Il viaggio nella luna
Il Cinema è un’invenzione formidabile! Ma se ha un’influenza su di me, è soprattutto per via dei suoi primi film, che erano sciocchi ma meravigliosi. È qui la vera scoperta, la novità: mi ricorderò sempre di un certo Voyage dans la lune, che si proiettava alcuni anni prima della guerra, dove c’erano dei tizi che si imbarcavano per la luna proprio in mezzo ai balletti dello Châtelet. E cosa trovano sulla luna? Un corpo di ballo! E via andare! Questo sì che era sconvolgente!
cit. Blaise Cendrars
Il cinema ai suoi primordi era molto diverso da quello che conosciamo oggi. I primi cineasti del 1900 dovevano ancora inventare le basi stesse della narrazione visiva e della tecnica cinematografica.
Il cinematografo, alle sue origini, veniva visto come uno strumento per documentare il mondo ( Edison e i Fratelli Lumière) e non per realizzare storie di un senso compiuto: interessava la quotidianità e mostrare un mondo sconosciuto.
Fu Georges Méliès che cambiò radicalmente il concetto di cinema portandolo a uno stadio superiore e più raffinato. L’illusionista francese eliminò la realtà favorendo il mondo da cui proveniva, la magia e il teatro. Nel suo universo erano fondamentali i trucchi visivi per lasciare lo spettatore stupefatto e incredulo e per rendere possibile ciò nel grande schermo ha dovuto creare i primissimi effetti visivi, da cui poi si è evoluta la computer grafica, molto rudimentali ma pur sempre di grande potenza per l’epoca storica.
Il cineasta però non intendeva creare solo dei corti d’illusione ma amava mostrare storie e con queste nasce la prima idea di montaggio visivo: in cui troviamo una basilare storia che attraverso più quadri e inquadrature veniva narrata dall’inizio alla fine.
Grazie a questo suo intento, dopo moltissimi esperimenti, realizza il suo cortometraggio narrativo per eccellenza e sopratutto il primo film fantascientifico della storia del cinema: Le Voyage dans la lune, Il viaggio nella Luna del 1902, geniale parodia del romanzo di Jules Verne Dalla Terra alla Luna.

Il cortometraggio nella versione originale è in bianco e nero ma, fin dall’origine, si ambiva a vedere rappresentato sulla pellicola anche il colore, così ogni fotogramma veniva minuziosamente dipinto a mano attraverso l’uso di pennelli impregnati con una determinata tinta. Il lavoro era molto complicato sia per la grandezza della pellicola, in cui le figure erano minuscole, sia perché tale procedimento doveva essere applicato a ogni fotogramma di ogni rullo: non esistevano possibilità di copiare una pellicola per distribuirla.
Nonostante il tempo storico, Il viaggio nella Luna, è un cult della cinematografia che ogni esperto, amante del cinema non può non vedere.
Analisi de Viaggio nella luna
Georges Méliès è diventato famoso al suo tempo grazie al cinema dell’attrazione e al cosiddetto film varietà, filone rintracciabile anche nel “Viaggio nella Luna” del 1902 in alcuni elementi come l’utilizzo di un corposo gruppo di Ballerine quando partono e festeggiano nel finale e sopratutto negli effetti speciali riguardanti la lotta contro i Seleniti che scompaiono dentro a delle specie di nuvole e nella rappresentazione della Luna con la navicella che si conficca nell’astronave, visibilmente di cartone e abbastanza ridicola da vedere per la sua rappresentazione con un viso umanoide, più vicina all’intrattenimento che al tema del film.


Dal punto di vista narrativo sono presenti tutti gli elementi avvicinabile alla creazione di un lungometraggio moderno. La sceneggiatura deve avere un inizio, svolgimento con tensione e conflitti e un finale intenso e avvincente. In Viaggio nella Luna questi ingredienti non mancano.
Degli individui decidono di fare un viaggio verso l’ignoto, un viaggio difficile e arduo. Si prendono decisioni su chi deve compiere il compito, va costruita la navicella e infine c’è il momento della partenza e la scoperta di un nuovo pianeta e delle sue bellezze oltre che di una società locale. Alla fine giunge anche la tensione: Gli astronauti vengono catturati ed imprigionati ma i nostri eroi riescono a scappare e a far ritorno sul pianeta Terra.
Il finale è perfino a sorpresa poiché, non si sa come, un alieno riesce a giungere sul nostro mondo ma per fortuna viene catturato e incarcerato.
Gli elementi narrativi ci sono tutti ma non sono assolutamente sviluppati creando un opera d’attrazione che, indubbiamente, avrà fatto battere il cuore dei primi spettatori ma la paura e tensione non sono presenti, almeno come li intendiamo oggi.
Caratteristica evidente del film sono i cosiddetti quadri visivi con cui la storia viene mostrata, ben diciassette rintracciabile nella versione analizzata da quattordici minuti.
- Il congresso degli astronomi
- la costruzione della navicella
- Gli avventurieri osservano Parigi dal tetto
- Si imbarcano sulla nave
- Il lancio verso la Luna
- La faccia della Luna e l’arrivo
- Allunaggio
- Il paesaggio Lunare
- Incontro con il Re dei Seleniti
- Fuga
- partenza
- Precipitazione
- Precipitazione in mare
- Il fondale marino
- Ritorno
- Accoglienza
- La statua e i festeggiamenti
Georges Méliès è un inventore del cinema e non conosceva ciò che sappiamo oggi e quindi la sua concezione d’inquadratura e di ritmo erano assai scarse.
Nei suoi film non esistono varie angolazioni e punti di vista all’interno delle scene ma lunghissimi quadri con macchina da presa fissa che come se fossimo degli spettatori di un teatro vediamo il tutto da un’unica angolazione visiva e tale assenza di varie inquadrature all’interno di una scena, per il cinema moderno è inimmaginabile.

Ogni quadro viene mostrato scollegato da quello precendete, non esistono gli accordi tra inquadrature ma solo un cambio netto di scenografia e di scena sempre ripresa in totale. Il collegamento non era neppure temporale ma assistevamo alle cosiddette “Grandi Ellissi” ovvero un salto temporale tra un’inquadratura e l’altra.
Le Grandi Elissi sono onnipresenti anche in Viaggio nella Luna, ma non in ogni scena, sopratutto nella parte finale in cui la fuga dal pianeta viene narrata siamo davanti a inquadrature più brevi e veloci e collegate dal punto di vista temporale abbastanza bene. La fuga dà una tensione attraverso il ritmo.
Un altro aspetto caratteristico del cortometraggio è la teatralità visiva: i personaggi recitano palesemente come se fossero attori teatrali, i loro gesti sono ampi e irreali in un contesto normale. Stesso discorso vale per le scenografie prive a tratti di una reale prospettiva e inverosimili ma se consideriamo l’epoca storica dobbiamo fare i complimenti a tutti quelli che hanno collaborato alla creazione di quei paesaggi di cartongesso.
Note positive
- La scenografia
- I trucchi
- Il montaggio primordiale non fastidioso tra un quadro e l’altro
- La narrazione è comprensibile
- Film d’avanguardia e fantastico per l’epoca storia
Note negative
- La regia è inesistente, anche per il fatto che all’epoca la figura del regista non esisteva
- La storia poco sviluppata
- Contesto emotivo assente, ma solo come intrattenimento