Fremont (2023): una pellicola pacata ricca di emozioni

Recensione, trama e cast di "Fremont" del 2023. Un dramma che segue una giovane immigrata alla ricerca di una nuova vita e identità a Fremont.

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Locandina di Fremont (2023)

Fremont

Titolo originale: Fremont

Anno: 2023

Nazione: Stati Uniti d’America

Genere: Drammatico

Casa di produzione: Marfa Peach Company, Coyote Films

Distribuzione italiana: Wanted Cinema

Durata: 91 minuti

Regia: Babak Jalali

Sceneggiatura: Carolina Cavalli, Babak Jalali

Fotografia: Laura Valladao

Montaggio: Katherin McGinnis

Musiche: Mahmood Schricker

Attori: Anaita Wali Zada, Jeremy Allen White, Greg Turkington, Siddique Ahmed, Avis See-tho

Trailer di Fremont

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Presentato al Sundance Film Festival del 2023 e vincitore dell’Indipendent Film Award nello stesso anno, Fremont è il quarto lungometraggio del regista iraniano-britannico Babak Jalali. Conosciuto al pubblico per il suo film d’esordio HEYDAR, AN AFGHAN IN TEHRAN, che gli è valso una candidatura ai BAFTA come miglior cortometraggio nel 2006, il regista torna dietro la macchina da presa dopo il suo ultimo film LAND, presentato in anteprima al Festival internazionale del cinema di Berlino 2018.

In Fremont Jalali parla di temi contemporanei come la ricerca di integrazione in un paese lontano da quello di origine e la sensazione universale che accomuna tutti coloro che cercano di ricostruire la propria identità in un mondo ben lontano dal proprio. Come ha dichiarato lo stesso regista:

Con questo film voglio guardare oltre l’idea che esistano differenze radicali tra gli esseri umani. In un mondo in cui si cerca tanto di descrivere le differenze e di esagerare l’alterità, è importante guardare alle somiglianze universali. Un immigrato e un non immigrato condividono molte delle stesse speranze, sogni e ambizioni.

A firmare la penna della sceneggiatura assieme al regista è Carolina Cavalli, conosciuta in Italia per il suo film d’esordio Amanda con protagonista Benedetta Porcaroli, pellicola selezionata alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia e presentata in anteprima internazionale al TIFF (Toronto International Film Festival) 2022. La scrittura stravagante e lo humor tipico della scrittrice si ritrovano anche in Fremont, riuscendo a creare un giusto equilibrio tra dramma e comicità.

A ricoprire il ruolo della protagonista Donya è la giovane attrice Anaita Wali Zada, nata in Afghanistan e diventata una figura mediatica per il proprio paese alla sola età di 19 anni, quando ottiene il ruolo di presentatrice e giornalista per la televisione nazionale. Nel 2021, a seguito della caduta di Kabul, è costretta a fuggire in America e decide di intraprendere la carriera di attrice, per onorare il lavoro delle donne dell’Afghanistan. 

Ad affiancare la protagonista in un ruolo chiave, seppur secondario, l’attore Jeremy Allen White, attualmente protagonista della pluripremiata serie FOX The Bear e conosciuto per aver ricoperto per più di dieci anni il ruolo di Lip Gallagher nella serie Shameless

Tra i volti noti del cast anche Gregg Turkington, nel ruolo di terapeuta della protagonista, conosciuto per i suoi ruoli in Entertainment, The comedy e Ant-man.

Trama di Fremont

Donya è una giovane donna fuggita dalla guerra in Afghanistan e arrivata negli Stati Uniti da pochi mesi. Chiusa tra le mura della cittadina di Fremont, conduce una vita solitaria e ripetitiva, lavorando per una fabbrica di biscotti della fortuna e cenando tutte le sere nello stesso negozio mediorientale. Ancora legata al dolore e i ricordi del suo passato, la giovane cerca di ritrovare lentamente la propria identità in America, partendo dal bisogno di riscoprire i sentimenti più comuni dell’uomo: l’amore e il senso di comunità.

Anaita Wali Zada in Fremont (2023)
Anaita Wali Zada in Fremont (2023)

Recensione di Fremont

Raccontare storie che toccano tematiche legate a fenomeni di immigrazione o di fuga dal proprio paese d’origine non è mai semplice, se da un lato risultano temi ancora fin troppo attuali dall’altro ricadere nella banalità del racconto è un rischio ben presente. Il taglio narrativo e il tono che si sceglie di dare alla pellicola detta il modo in cui leggere una narrazione come quella di Fremont, che già in partenza ha il limite di costruire attorno a sé preconcetti dettati dalla storia della sua protagonista. La vera svolta del film in questo senso si gioca su due elementi, scelte stilistiche del regista e la sua sceneggiatrice: l’uso del bianco e nero e l’altalena costante tra humor e malinconia che fa da filo rosso per tutto il film. 

Eliminando ogni colore Fremont diventa una pellicola che riflette la stessa alienazione che inizialmente colpisce la sua protagonista: Donya è costretta a vivere in una piccola città americana lontana dal suo paese ma allo stesso tempo si trova circondata unicamente da Afghani, che ogni giorno le ricordano le scelte prese e le persone lasciate indietro nella città di Kabul. Mentre da un lato Donya cerca di sciogliere i propri nodi con il passato, e il senso di colpa che la opprime per essere scappata via, dall’altro sente la necessità di creare una nuova vita per se stessa in America, a costo di allontanarsi dalla propria comunità e da quello che ha trascorso negli anni precedenti. 

La dolcezza e malinconia della protagonista, evidenziate dai movimenti quasi immobili della camera e i primi piani continui sulla sua figura, si alternano a una sottile ironia e sfrontatezza della stessa, che si ritrovano nei gesti calmi ma decisi con i quali si muove nella scena o nel rapporto buffo e quasi imbarazzato che ha con il suo terapeuta. Quest’ultimo, amante di Zanna Bianca e apparentemente d’ostacolo alle necessità di Donya, riesce con la sua particolare simpatia a costruire nella ragazza nuovi modi di guardare alla propria condizione attuale, per permetterle di uscire dal guscio chiuso che blocca i sentimenti e desideri che fatica ad accettare. 

Donya decide così di proiettare i propri pensieri nei biglietti della fortuna che scrive per lavoro, in una piccola fabbrica di biscotti guidata da una famiglia di origine cinese. Nelle frasi da scrivere che le vengono affidate dal proprietario, la protagonista lancia un grido d’aiuto verso se stessa e le emozioni delle quali si vuole riappropriare. I sentimenti, tema centrale della pellicola, non sono mai gridati o in primo piano nella scena, ma sono forti negli sguardi di Donya e nelle frasi che ogni giorno batte sul pc, così come nella scelta finale di ritornare a parlare con il ragazzo sconosciuto della rimessa per le automobili.  

La necessità di ricostruire la propria identità, uno dei temi centrali del racconto, si espande e riflette anche nelle persone che circondano la protagonista, tutte estranee rispetto al luogo in cui vivono ma accomunate dall’esperienza universale di avere bisogno di trovare il proprio spazio: dal vicino di casa Salim al proprietario della fabbrica di biscotti, fino ad arrivare al giovane solitario dell’autorimessa.

Frame di Fremont
Frame di Fremont

In conclusione

Con grande delicatezza e semplicità Jalali costruisce un racconto vero e intimo, che grazie alla bravura della sua protagonista riesce a mostrare sentimenti universali a tutti gli uomini. Una pellicola in cui i temi più complessi non esplodono, ma sono presenti nelle sfumature di Donya e vibrano attraverso la gestualità del suo corpo e la forma dei suoi discorsi; riuscendo a costruire un connubio tra malinconia e ironia che si presenta come accoppiata vincente dell’intero racconto.

Note positive:

  • Stile visivo unico: L’uso del bianco e nero non solo conferisce un’estetica distintiva al film, ma riflette anche l’alienazione e il senso di straniamento della protagonista, amplificando l’atmosfera malinconica e introspezione.
  • Bilanciamento tra humor e malinconia: La combinazione di momenti di dolcezza e malinconia con un sottile umorismo crea un equilibrio emozionale che rende il film toccante e genuino, evitando toni troppo pesanti o eccessivamente drammatici.
  • Caratterizzazione dei personaggi: I personaggi sono ben sviluppati e complessi, in particolare la protagonista Donya, la cui lotta interiore è rappresentata in modo autentico e profondo. Anche i personaggi secondari, come il terapeuta e i colleghi di lavoro, aggiungono ricchezza alla narrazione.
  • Riflessione sui temi dell’identità e dell’immigrazione: Il film tratta temi rilevanti e attuali come la ricerca dell’identità e l’esperienza di essere un migrante in modo sensibile e realistico, evitando stereotipi e preconcetti.
  • Uso simbolico dei biglietti della fortuna: L’idea di Donya che proietta i suoi pensieri e sentimenti nei biglietti della fortuna che scrive per lavoro è un espediente narrativo creativo e simbolico, che aggiunge profondità al suo viaggio interiore.

Note negative

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Caterina De Angelis
Caterina De Angelis