Hostel: Part III (2011): Un epilogo inconcludente

Condividi su
Hostel: Parte III locandina

Hostel Part III

Titolo originale: Hostel Part III

Anno: 2011

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Horror, Thriller

Produzione: Raw Nerve, Stage 6 Films, RCR Media Group

Distribuzione: Sony Pictures Home Entertainment

Durata: 88 min

Regia: Scott Spiegel

Sceneggiatura: Michael D. Weiss

Fotografia: Andrew Strahorn

Montaggio: George Folsey Jr.

Musiche: Frederik Wiedmann

Attori: Kip Pardue, Brian Hallisay, John Hensley, Sarah Habel, Chris Coy, Skyler Stone, Thomas Kretschmann, Zulay Henao, Nickola Shreli, Kelly Thiebaud, Evelina Oboza

Trailer di Hostel: Part III 

Trama di Hostel: Part III 

Un timido ragazzo si reca in uno ostello e si dirige verso la sua camera che crede vuota. Nel momento in cui entra trova al suo interno una coppia ucraina: Victor e Anka, due giovani piuttosto disinibiti e socievoli. Dopo qualche istante d’imbarazzo ecco che il giovane, di nome Travis, offre ai due fidanzati una birra. Loro accettano ma dopo qualche sorso cadono a terra privi di senso. Proprio in quel momento fanno irruzione nella stanza degli individui che li catturano, mostrando anche che Travis in realtà un membro di un organizzazione criminale che opera su scala mondiale: la Elite Hunting Club, che si occupa di torture umane a pagamento per dei clienti vogliosi di provare l’omicidio.

La narrazione si sposta a Las Vegas dove Carter conduce il suo migliore amico Scott, in procinto di sposarsi con Amy, a festeggiare il suo addio al celibato insieme ad altri loro due amici, Justin e Mike. A Las Vegas i giovani incontrano due attraenti ragazze: Kendra e Nikki. La situazione però, inizialmente idilliaca, si trasformerà in un vero e proprio incubo.

Hostel Part III
Scena di Hostel: Part III

Trama di Hostel: Part III 

La saga horror di Eli Roth, iniziata nel 2005, termina con il suo terzo capitolo dedicato all’universo di Hostel che per la prima volta non vede al timone del progetto il proprio ideatore che non compare né alla regia, affidata a Scott Spiegel, né alla sceneggiatura, scritta ora da Michael D. Weiss, tanto che Hostel: Part III va a perdere quel suo lato autoriale e di stile che aveva così contraddistinto le prime due pellicole incentrate sulla Slovacchia e su un misterioso giro d’affari basato sulla tortura e l’omicidio. Difatti la prima annotazione che possiamo fare proprio a questa pellicola, uscita nel 2011 direttamente in home video, è proprio il mancato proseguimento della narrazione di Hostel Parte II, film che possedeva un finale piuttosto aperto per un suo proseguimento drammaturgico terminando con Beth Salinger (Lauren German), vittima divenuta carnefice, che va a uccidere colei che ha causato la morte dei suoi amici, ovvero la modella Axelle. La narrazione in Hostel Part III poteva ricominciare da qui, mostrando la caduta della misteriosa “setta” e del suo capo Sasha, oppure si poteva mostrare la fine tragica della vendetta di Beth, ma tutto ciò non viene mostrati anzi si ha un netto cambio di location passando dalla Slovacchia Europea alla Las Vegas Americana e il mondo in cui veniamo catapultati è piuttosto divergente tanto che nessuno dei personaggi conosciuti nei primi due lungometraggi faranno la loro comparsa all’interno di questa pellicola horror, tanto che asserire che Hostel: Part III sia un film a sé stante, seguibile anche da uno spettatore che non ha mai visto i primi due, non è sbagliato, dato che non appare per niente un finale ma piuttosto una versione americana – commerciale di Hostel.

Nonostante questa premessa però questo terzo capitolo si dimostra ben fatto a livello registico dove si nota la mano di Scott Spiegel che va a prediligere un horror diverso da quello di Roth, andando a incutere terrore nel pubblico più con l’immaginazione dell’orrore della tortura piuttosto che con il mostrare l’atto in sé. Un esempio eclatante di questa tendenza registica appare nella messa in scena dei personaggi dove vediamo, ad esempio, il torturatore andare a coprire il volto della vittima nel momento in cui gli taglia la pelle della faccia per togliergliela; la macchina da presa è messa in una posizione in cui l’elemento horror visivo viene quasi del tutto nascosto, ma nonostante ciò lo spettatore prova ugualmente quel senso di fastidio funzionale a un film impiantato alla Saw e sulle torture.

Scena del film Hostel Part III
Scena del film Hostel Part III

Altro settore tecnico valido appare la sceneggiatura che realizza un buon lavoro senza però riuscire a raggiungere i suoi due predecessori soprattutto per alcune scelte narrative che appaiono poco credibili, soprattutto nel personaggio di Victor (Nickola Schreli) che appare si come un carattere drammaturgico interessante ma che all’interno della storia viene totalmente sprecato sia a livello narrativo sia a livello horror, dove l’uomo sembra, per qualche motivo sconosciuto, non venire mai scelto per la tortura. Nonostante questa pecca e un colpo di scena finale immaginabile se stiamo attenti ai dialoghi, lo sceneggiatore Michael D. Weiss mostra alcuni elementi interessanti sia a livello ironico, con la prima scena che va a rovesciare completamente ciò che è avvenuto nei primi due capitoli creando un colpo di scena funzionante e ben fatto, sia a livello tematico in cui il modus di uccisione appare diverso e propriamente americano. Se in Hostel: Parte I e Parte II il torturatore svolgeva l’uccisione in solitudine e in un ambiente squallido ora si è in un ambiente prestabilito e ben tenuto, dove un pubblico pagante assiste alla tortura, da dietro un vetro, come se fossero davanti a una televisione o ad assistere uno spettacolo teatrale. Questo spunto mostra ancor di più la sete di follia presente nel mondo, di un mondo che spesso preferisce guardare piuttosto che fare o agire, dove colui che guarda pensa di rimanere immacolato e senza peccato nonostante stia con le sue azioni favorendo un omicidio. Hostel: Part III gioca con l’elemento televisivo dove colui che guarda diviene partecipe della tortura.

In conclusione, Hostel: Part III appare un buon film horror ma risulta quasi come una rivisitazione americana riguardo al progetto di Eli Roth piuttosto che un vero e proprio finale della saga. Se uno si aspettava di vedere proprio la fine della storia di Beth Salinger e dell’organizzazione capeggiata da Sasha non può che rimanere deluso.

Note positive

  • La regia nelle scene di tortura
  • La prima scena, che gioca con i primi due capitoli della saga
  • I personaggi creati

Note negative

  • Hostel: Part III appare un film sconesso donando una finale della saga falso
  • Un film troppo americano
  • Il personaggio di Victor viene utilizzato malamente apparendo più come un riempitov che altro.

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.