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Ruggine
Anno: 2011
Paese di produzione: Italia
Genere: drammatico
Produzione: Fandargo, Rai cinema, Zaroff
Distribuzione: Fandargo
Durata: 1h 49m
Regia: Daniele Gaglianone
Sceneggiatore: Daniele Gaglianone, Giaime Alonge, Alessandro Scippa
Montaggio: Enrico Giovannone
Dop: Gherardo Gossi
Musica: Evandro Fornasier, Walter Magri, Massimo Miride
Attori: Valeria Solarino, Filippo Timi, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea, Giampaolo Stella, Giuseppe Furlò, Giulia Coccellato, Giacomo Del Fiacco, Leonardo Del Fiacco, Annamaria Esposito, Alessia Di Domenica, Giulia Geraci, Michele De Virgilio, Anita Kravos, Cristina Mantis
Trama di Ruggine
Nella periferia di Torino a fine anni settanta, abitata da immigrati meridionali, arriva il dottor Boldrini, un uomo distinto che si aggiudica fin da subito il rispetto della comunità. Solo un gruppo di ragazzini non vede di buon occhio il nuovo adulto e, quando una di loro verrà rapita e uccisa, capiranno subito chi è il colpevole, mentre i loro genitori si scaglieranno contro lo scemo del villaggio.
Anni dopo vediamo tre dei piccoli protagonisti vivere le loro vite da adulti, ma lo spettro dei loro ricordi è dietro l’angolo.
Recensione di Ruggine
Il male, quando si manifesta, ha già vinto, perché cambierà la tua vita
cit. Daniele Gaglianone
Il quarto film di Daniele Gaglianone, Ruggine, è una trasposizione dell’omonimo romanzo di Stefano Massaron, dal quale il regista estrapola fedelmente le parti ambientate negli anni settanta, rielaborando invece le vite dei protagonisti da adulti, decidendo di raccontare tre personaggi in momenti specifici della loro vita. In queste piccole porzioni di quotidiano emergono riflessioni e piccole rivalse influenzate da quello che i tre protagonisti hanno vissuto.
Carmine da ragazzino (Giampaolo Stella) si comporta come un piccolo boss del quartiere, esercitando pressioni sugli altri ragazzi e atteggiandosi da adulto, fumando e umiliando gli avversari; lo ritroviamo da adulto (Valerio Mastrandrea) in un bar, luogo dove passa la maggior parte delle giornate a bere ed esprimere il proprio rammarico verso la società, parlando (molto superficialmente) dei privilegi immeritati di chi nasce in una famiglia ricca, o prendendo in giro chi gioca la schedina, chiamandola “tassa sulla povertà”. Dei tre è il più toccato dal suo passato, visto che ha dovuto fare qualcosa di orribile, rinunciando alla sua anima per salvare quella dei suoi amici. Per questo lo vediamo davanti hai creditori, verso la fine della pellicola, affrontarli a muso duro ed esortandoli a ucciderlo.
Hai mai ammazzato un uomo?
cit. Carmine in Ruggine
Sandro: da bambino (Giuseppe Furlò) lo vediamo spesso battibeccare con i genitori, specialmente col padre il quale lo esorta a crescere; questo fa si che lui non si fidi degli adulti. “Se lo raccontiamo ai grandi nessuno ci crederà” questo dice ai suoi amici riferendosi alla vera natura del dottor Boldrini. Una delle prime frasi che sentiamo pronunciare a Sandro da adulto (Stefano Accorsi)è:
Lascia stare. Sono solo soldi
Riferito al figlio che ha fatto cadere una monetina per terra. Questo ci fa capire la leggerezza del personaggio, interessato più alla felicità del figlio piuttosto che alla disciplina. Probabilmente questo suo atteggiamento infantile lo ha portato al divorzio, ma non leggiamo nessun tipo di frustrazione nel suo rapporto col figlio, col quale gioca ininterrottamente e al quale dimostra un affetto molto fisico, fatto di abbracci e giochi che richiedono molto contatto. Questo lo porta, verso la fine della pellicola, a spaventare il figlio, tendendogli un agguato nel buio della stanza; la reazione inquieta del bambino lo porta a ricordare come lui stesso si sia sentito nell’infanzia davanti al dottor Boldrini, un mostro reale da cui si è dovuto difendere. Sandro non vuole che il figlio soffra come ha sofferto lui, quindi cerca di tranquillizzarlo con un abbraccio.
Non sono un drago. I draghi non esistono
cit. Ruggine
Cinzia: da bambina (Giulia Coccellato) è la più giudiziosa del gruppo. Difende i più deboli e ha una forte voglia d’indipendenza. Per questi motivi è considerata “strana”. La ritroviamo da adulta (Valeria Solarino) come insegnate di educazione artistica, materia emblematica (spesso sottovalutata) che ci permette di capire la sensibilità del personaggio. Proprio lei si trova a dover difende un’alunna considerata “strana” dai suoi colleghi per come si veste e per come si comporta. Il modo di pensare che ha permesso al dottor Boldrini di operare indisturbato quando lei era bambina le si ripresenta davanti sotto un’altra forma. Il pensiero becero e superficiale che minimizza le sofferenze altrui è proprio dei colleghi di Cinzia, i quali non credono all’accusa di molestie che l’alunna dice di aver subito, fino a lasciarsi andare a battute sessiste.
Scrivi sul verbale (…) che vorrebbero scoparsela loro questa ragazzina. Avessero più coraggio
cit. Cinzia in Ruggine
Gli stilemi della fiaba si scontrano con la dura realtà; l’orco (Filippo Timi) si traveste da persona rispettabile conquistando la fiducia degli adulti, ma lo sguardo dei giovani protagonisti, non ancora assuefatti alle sovrastrutture sociali, riesce a rivelare la vera natura del personaggio: il dottor Boldrini, vestito come Paolo Bonacelli in Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini, rappresenta il “fascismo di costume” che l’uomo comune non riesce mai a riconoscere, perché vicino alla propria mediocrità.
La battaglia che i bambini affrontano contro il loro carnefice può essere paragonata ad una guerra partigiana, di autodifesa verso il male nascosto di un paese: la morte del loro nemico decreterà la vittoria dei protagonisti, ma una vittoria relativa, in quanto dovranno sempre convivere con un peso simile per tutta la vita. In guerra non esistono vincitori, questo vuole esprimere il regista.
Note positive:
- Tecnicamente ottimo, dalla fotografia (Gherardo Gossi) al montaggio(Enrico Giovannone), e con una regia che valorizza l’ottima performance di tutto il cast.
Note negative:
- La sceneggiatura è buona, anche se a volte rischia di cadere nel retorico.